Seduta sul tappeto e con la schiena posata sulla parte finale del divano del soggiorno, osservava rilassata il via vai tra il salotto, la cucina e il piano di sopra: Jane correva su e giù per la casa e ogni volta che tornava di sotto proponeva ai ragazzi un gioco da tavolo, e ogni volta Charlie le diceva che ne avrebbe preferito un altro solo per fare in modo che prima o poi si stancasse e non ne proponesse più. Si avvicinava la luna piena e lui era il più restio nell'apprendere le basi per controllare i propri ultra sensi. Ogni volta che c'era la luna piena in vista diventava sempre più stanco, oltre che facilmente irritabile e scontroso. Ormai ci avevano tutti fatto l'abitudine, meno Oscar ovviamente, a cui seccava parecchio il fatto che il più piccolo della casa facesse ancora fatica a controllare i propri istinti. Ormai aveva sedici anni e per l'Alpha, che si era cresciuto e imparato a controllare da solo, era piuttosto irritante il fatto che un suo Beta non seguisse i suoi ordini e insegnamenti.
Ad interrompere i pensieri di Selene fu Jane che, ancora una volta, era scesa e si era seduta accanto a lei proponendole l'ennesimo gioco da tavolo. Le sorrise, annuendo, e promettendole che ci avrebbero giocato più tardi.
D'altronde il pomeriggio si prospettava piuttosto lungo.
La bambina allora si acquietò, e Selene si distese in maniera più comoda sul tappeto, con le gambe totalmente stirate. D'altro canto non poteva sperare in un posto migliore: quella casa era abitata da troppe persone, e quando capitava che si radunassero tutte nel soggiorno non c'era posto per tutti. Ma non le dispiacque, specialmente appena avvertì un braccio circondarle le spalle, e delle labbra che si posavano delicate sulla sua guancia: Daniel.
I suoi occhi azzurri la accolsero con un sorriso che le fece tremare le ossa. Non sapeva come fosse possibile, ma ogni volta che lo guardava pareva che il resto del mondo perdesse i suoi contorni perfettamente delineati, che tutto si sfocasse e che l'unica sagoma che vedeva benissimo fosse la sua.
-Selene.- cantilenò il ragazzo a mo' di saluto.
-Daniel.- lo imitò lei, utilizzando il suo medesimo tono. Non passavano neanche un attimo senza sorridere, se avevano lo sguardo l'uno sull'altra. Era come se vivessero in una bolla, la loro bolla. Daniel avrebbe sempre voluto che quei momenti non trovassero mai una fine, ma Selene non avrebbe potuto dire la stessa cosa. Quelli le sembravano i momenti più belli, stare con Daniel, ridere con lui, ma tutto veniva involontariamente rovinato da qualcosa dentro di lei.
C'era sempre qualcosa che le suggeriva di stare sbagliando. E non avrebbe neanche saputo spiegare come avvertisse quella sensazione, ma semplicemente sentiva che c'era qualcosa che non andava. Anche quando si erano baciati la prima volta, era come se un campanello d'allarme fosse scattato dentro di lei ma l'aveva appositamente ignorato, perché avere le labbra di Daniel contro le sue la faceva stare così bene. Ma dopo un pò l'aveva avvertito, aveva avvertito la sensazione che forse... forse Daniel era la persona sbagliata.
Mando giù a forza il groppo che aveva in gola, che quasi le impediva di respirare, e ricambiò il sorriso al ragazzo.
-Allora, Sel.- fortunatamente, la voce squillante di Austin l'aveva salvata in calcio d'angolo. Distolse lo sguardo da Daniel.
-Hai finito il libro?- le chiese l'amico, e lei annuì ancor prima che potesse finire la frase. Non aveva aspettato altro che quel momento.
-Mi è piaciuto, da morire.- disse, un sorriso in grado di farle tremare le labbra.
Si era immersa così tanto in quel mondo fatto di carta che, quando i suoi occhi si posarono sull'ultima parola dell'ultima pagina, quasi si sentì vuota.
-Anche a me, se solo non fosse che Dorian Grey è decisamente il personaggio peggiore di tutto il libro.- quest'ultima affermazione da parte di Austin spezzò l'entusiasmo di Selene.
-Perché?- domandò, lei che si era fatta un'idea totalmente diversa di quel personaggio. Stavano entrando nel vivo della conversazione: ecco che il cuore prendeva a battere più forte, una scarica di adrenalina le correva lungo tutta la spina dorsale, per qualcosa che agli occhi degli altri sarebbe risultato così semplice e così banale...-Dorian Gray era un pazzo, è stato lui stesso la sua rovina.-
La ragazza scosse la testa, con un sorriso sulla faccia e il bisogno di parlare del libro da cui non si era mai staccata un secondo mentre lo leggeva. -Perché ti limiti a pensarla come tutti?- domandò, la testa inclinata verso un lato come se stesse cercando di cogliere la più vera essenza di quel personaggio. -Dorian Gray è stato rovinato, sì, ma lui non ha alcuna colpa.- e nel dirlo, sentì gli occhi di tre quarti dei suoi ormai coinquilini puntati addosso.
Con un temporale fuori e la disponibilità di pacchi interi di cioccolata calda, avevano tutti quanti preferito starsene accanto al camino.
Austin la guardò con interesse, d'altronde la guardava sempre così.-Continua.-
Selene non aspettava altro se non quella frase. In quel frangente tornava il batticuore, come se fosse stata al cospetto di qualcuno di importante e dovesse presentarsi. Lo sfogliare le pagine, avvicinare il naso al libro per annusarlo, – anche se Brad l'aveva presa in giro e le aveva detto fosse una cosa da psicopatici – l'immaginazione che faceva tutto il resto e adesso il poterne discutere con qualcuno, poter esprimere a parole tutto ciò che aveva sentito con il solo aver letto delle parole allineate in più righe... la faceva stare dannatamente bene. In quei giorni si disse che se non avesse dedicato la sua vita a leggere, a scrivere, allora avrebbe condotto una vita inutile, perché del suo passato non ricordava nulla, ma sentiva che niente l'aveva mai fatta stare bene tanto quanto prendere un libro in mano e scoprire cosa contenesse.
Dopo una lunga pausa per scegliere bene le parole, tornò all'attacco.
-Dorian Gray era una creatura innocente, era appena un ragazzino quando posava per il dipinto. La compagnia di Lord Henry Wotton l'ha logorato con il tempo, e d'altronde Basil l'aveva avvertito: Henry non avrebbe dovuto portargli via Dorian, invece l'ha fatto.-
-Dorian poteva scegliere da che parte stare, Sel. E non ha scelto Basil.- la corresse Austin, guadagnandosi l'attenzione di Jasmine e Jane sul tappeto; Brad, Logan e Phoebe erano sul divano e Henry e Mia sulla poltrona, l'una seduta sull'altro.
Charlie, seduto accanto a lui, gli posava la testa sulla spalla quasi addormentato. Aveva già letto quel libro troppe volte, e aveva sentito il cugino parlarne abbastanza. Selene sbuffò.
-È stato chiaramente influenzato dall'apparente eleganza di Henry. Chiunque rimarrebbe incantato da tali modi di fare, Austin!- si spostò delle ciocche di capelli finitele in prossimità delle labbra.
-Prendi esempio da Socrate, lui ci parla di volontarismo etico: dice che è inconcepibile che un uomo che sia a conoscenza dell'idea del Bene scelga comunque di agire seguendo il Male. Se questo dovesse accadere, l'uomo sarebbe considerato inconsapevole o ignorante. È esattamente la condizione di Dorian Grey che, da giovane, non riusciva a capire cosa fosse giusto e cosa sbagliato. Lord Henry Wotton è un personaggio particolare, che sceglie i suoi amici a seconda dell'aspetto, le relazioni a seconda del buon carattere delle donne e i nemici per la loro acuta intelligenza. Dorian è affascinato da ciò. Ma c'è differenza tra Harry e Dorian: quest'ultimo, sebbene sedotto dai bisbigli velenosi di Wotton, è sempre più interessato alle conseguenze morali del suo comportamento. Rimane in piedi davanti al suo ritratto decadente, a comparare la degradazione morale rappresentata nel dipinto a olio con l'incontaminata innocenza riflessa dallo specchio. Dorian Gray decide di uccidersi di fronte al dipinto che l'ha tormentato per tutta la vita. Nel compimento dell'atto estremo, si rende conto che neanche la giovinezza eterna l'avrebbe mai salvato dalla sua anima ormai contaminata, terrificante, disgustosa. Dorian è riuscito in questo modo a spogliarsi della sua ignoranza, della sua inconsapevolezza: è un chiaro esempio di redenzione, Austin.-
Finì di parlare con l'affanno. Non conosceva molto della sua vita prima di quell'anno, ma in cuor suo aveva la consapevolezza di non essersi mai sentita così viva.
Erano tutti rimasti in silenzio, colpiti, affascinati dal suo intervento. Sentiva lo sguardo di Daniel bruciarle addosso, ma non si girò per incontrarlo volontariamente. Le bastava l'espressione impressionata di Austin.
-E tutto questo da dove l'hai imparato?- esclamò, gli occhi spalancati. Persino Charlie, che due minuti prima era quasi del tutto addormentato, annuì in segno di approvazione.
Selene scrollò le spalle, minimizzando le sue precedenti parole.
-E' solo una cosa che ho letto su un libro di filosofia. L'ho trovato accanto al comodino di Charlie.- confessò, accennando ad un leggero sorriso.
Prese la parola Jane, dopo aver fatto una leggera smorfia per essersi scottata con la cioccolata calda: -Ti ricorderai di noi, quando diventerai famosa?- domandò con un tono così autentico che Selene non potè fare a meno di ridere imbarazzata.
-E perché mai dovrei diventare famosa?- domandò, piuttosto lusingata.
-Ha ragione, Sel.- fu Logan a risponderle. -Sembri proprio appassionata di tutto ciò di cui parli. Mentre parlavi del libro ti si sono illuminati gli occhi. Forse è questa la tua strada, ciò che diventerai... una scrittrice.-
Le sembrava un pò eccessivo che si delineasse già il suo futuro solo per un momento del genere, ma anche quella volta non potè fare a meno di sorridere e lanciare uno sguardo di gratitudine a Logan, che lo colse al volo e annuì in risposta, come a voler specificare che ciò che le aveva detto non erano complimenti, ma la semplice verità.
-Sei stata bravissima.- ancora una volta la voce di Daniel di fianco a lei, che abbassando lo sguardo ancor più imbarazzata rispose con un: -Grazie- piuttosto flebile, ma non per questo meno sincero.
La sua attenzione, però, fu subito attirata da colui che, scendendo rumorosamente le scale del piano di sopra, si diresse verso la cucina senza dire una parola e, sopratutto, senza salutare nessuno: Oscar.
Era come se si fosse appena svegliato: probabilmente anche lui, nonostante l'esperienza, doveva aver avvertito la stanchezza con l'avvicinarsi della luna piena.
Selene si sentì subito ansiosa, seccata di dover per forza avere un confronto definitivo con lui ma allo stesso tempo ne sentiva l'impellente bisogno. Non voleva rimanere in conflitto con un membro di quella casa, sopratutto perché era quello in grado di darle più problemi.
Non si erano mai piaciuti, ma ormai era passato un anno da quando Selene era parte del branco e continuare con il gioco del silenzio non avrebbe giovato né a lui né a lei.
Si alzò e, non potendo più aspettare, si diresse verso la cucina, mentre ormai si lasciava alle spalle Jane che aveva costretto tutti a partecipare al suo gioco da tavolo preferito.
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𝐓𝐚𝐤𝐞 𝐦𝐞 𝐛𝐚𝐜𝐤 • 𝐃𝐄𝐑𝐄𝐊 𝐇𝐀𝐋𝐄 •
FanfictionSEQUEL DI: Push me back • DEREK HALE • NON leggere, se non hai ancora letto la prima storia. Secondo la mitologia greca, gli umani originariamente furono creati con quattro braccia, quattro gambe e una testa con due facce. Temendo il loro potere, Ze...