dodici

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Si perse ad osservare quella massa di capelli corvini né troppo corti e né troppo lunghi, e quelle guance e quel viso che sapeva di schiuma da barba. Quel ragazzo dagli occhi chiari era uno sconosciuto, un altro, eppure era come se lo conoscesse da tutta la vita, o almeno... come se le ricordasse qualcuno. Di nuovo.

-He... Henry?- domandò la ragazza, notando la netta somiglianza tra il tipo che aveva ad un soffio dal naso ed il ragazzo biondo nel soggiorno.
Aveva indietreggiato lentamente quando aveva capito che di quel tocco delicato, di quella mano posata sulla sua guancia per asciugarle le lacrime, ne aveva abbastanza. Nel senso che era spaventata anche da quello, ma non in senso propriamente negativo. Quel viso... quegli occhi verdi le avevano tolto il respiro sin dal primo momento.

In risposta, sia Henry - che era sbucato da dietro un pilastro portante del soggiorno - sia il ragazzo che le era di fronte, sorrisero, guardandosi per un secondo negli occhi.
-Scusa, Guance Rosse. Non ho avuto abbastanza tempo per dirti che ho un fratello gemello.- si fece avanti il biondo, indicando l'altro con i capelli corvini.

-Mi chiamo Daniel.- sussurrò il tipo di fronte a lei, scostandosi un ciuffo ribelle di quei capelli neri.
-E tu?- domandò, tendendogli una mano per suggellare una stretta di conoscenza piuttosto formale, anche se quei due parevano essere entrati in confidenza nello stesso momento in cui i loro rispettivi sguardi si erano posati l'uno sulla figura dell'altra.

La ragazza non si irrigidì a quella domanda, e anzi, si alzò in piedi, rifiutando gentilmente la mano da parte di quel Daniel. Solo allora gli tese la mano.
-Mi chiamo Selene.- disse con un sorriso sul volto, scegliendo il primo nome che le era venuto in mente. Selene, in greco antico Σελήνη. Luna.
Perché sì, la luna è l'unico particolare ben visibile di notte; l'unica fonte di luce in un mare di oscurità che è il cielo. E lei si sentiva un po' come la luna, perché non conosceva nient'altro se non il suo presente.
Non conosceva nient'altro se non ciò che aveva davanti, e tutto il resto era buio, scuro, ancora da scoprire.

Voleva riacquisire un'identità, e che fosse una nuova o quella vecchia, in quel momento, non faceva alcuna differenza. Da allora sarebbe stata Selene e basta, senza neanche il bisogno di avere un cognome. Sierra Stilinski era definitivamente sparita.
Quando la ragazza pronunciò quel nome, vide Charlie lanciare un'occhiata perplessa a Brad, e allora lei intervenne prima che potessero fare altre domande.
-No, non me lo ricordo. Ma da oggi mi chiamo così.- esalò, accogliendo di buon grado il sorriso speranzoso che le faceva Jasmine dal soggiorno, seduta su una poltrona e affiancata da una bambina che avrà avuto al massimo nove anni.

Aveva la pelle olivastra come la ragazza che le era seduta di fianco; le sopracciglia folte e le labbra poco carnose; anche lei di una bellezza particolare, che in pochi avrebbero potuto capire.
-E' mia sorella.- la anticipò Jasmine, capendo con lo sguardo che la più piccola aveva notato la netta somiglianza tra lei e la sua sorellina minore. La mora le sorrise in risposta, e si perse ancora un attimo a guardare i tratti di quella bambina che sembrava tanto pacata, dolce.

Gettò ancora uno sguardo a Daniel, e vide che la fissava con un'espressione interrogativa.
-Daniel è fuori per alcune... questioni. Tornerà tra un paio di giorni, e allora lo conoscerai.- le parole di Brad le tornarono in mente, e allora tutto sembrò assumere un senso.
Daniel non aveva avuto notizie della ragazza che avevano trovato morente all'interno di un cinema abbandonato lontano dalla periferia di Beacon Hills, di conseguenza non era nemmeno aggiornato sulla sua memoria.

Poco dopo, infatti, Henry posò una mano sulla spalla del fratello, e lo prese in disparte per fargli un riassunto di tutto ciò che era accaduto in quelle settimane che era stato via.
-Andate a chiamare di nuovo Oscar.- annunciò Logan. -Ti dobbiamo un sacco di spiegazioni, Selene.- aggiunse, rivolgendole un occhiolino a metà tra il cortese ed il preoccupato per la situazione. Detto ciò, le labbra della ragazza si curvarono in un sorriso, mentre Brad attraversava il soggiorno per dirigersi alla porta della stanza dell'Alpha.

𝐓𝐚𝐤𝐞 𝐦𝐞 𝐛𝐚𝐜𝐤 • 𝐃𝐄𝐑𝐄𝐊 𝐇𝐀𝐋𝐄 •Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora