tredici

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Beacon Hills

Un dolore lancinante gli disturbò il sonno. Era la prima notte in cui Derek era davvero riuscito a dormire decentemente per massimo una decina di minuti, eppure sembrava che qualcuno in cielo si divertisse a tormentarlo, a fargli patire le pene dell'inferno.
Inarcò la schiena quasi alzandola totalmente dal suo materasso a due piazze, ormai sempre vuoto da un lato. Sentiva dolore al petto, come se glielo stessero bruciando, e al massimo riusciva a respirare. Si sentiva addirittura soffocare, come se qualcuno gli stesse facendo pressione sui pettorali, come se gli stessero spezzando la cassa toracica con le mani.

-Is... Isaac.- sussurrò a denti stretti. Doveva ammetterlo, gli seccava parecchio cercare aiuto da qualcuno che non fosse sé stesso, ma quella situazione lo stava anche abbastanza spaventando. Perché l'invincibile Derek Hale era cambiato. Anche colui che si credeva immortale, aveva conosciuto la paura. Tremava... le sue mani sembravano come impazzite mentre cercavano un appiglio che avrebbe permesso al mannaro di respirare meglio, senza credere di stare per soffocare.

Si dimenava nel letto, si toccava il petto nudo e se lo graffiava di tanto in tanto con le unghie corte, ma nulla: non riusciva a respirare, e doveva combattere le peggiori battaglie affinché l'aria non fosse così avida da non volergli donare neanche un pò del suo vitale ossigeno.

-Isaac!- urlò finalmente, quando riuscì a prendere più aria del previsto grazie alla potenza del suo pugno destro sferrato contro il materasso. Pareva avesse le convulsioni per quanto si muovesse, urlasse e inarcasse la schiena all'indietro.

In poco tempo, non solo Isaac, ma anche Cora e Peter si precipitarono alla porta della sua stanza. Anche in quel momento di puro bisogno, di paura, Derek ebbe il coraggio di reputarsi un debole, vedendo quelle tre persone sul ciglio della porta della sua stanza preoccupate per lui. Perché odiava essere un peso, ma quella volta era inevitabile.

Non ebbe neanche l'ulteriore bisogno di aprire bocca, che il biondo corse da lui e gli afferrò il braccio sinistro, facendoselo passare attorno alle spalle per sostenere il peso. Derek aveva anche trovato la forza involontaria per trasformarsi, ma fortunatamente sapeva bene come controllarsi e riuscì a non fare del male ad Isaac.
Piuttosto ringhiò, talmente forte che Cora pensava si rompessero tutte le finestre della vetrata principale del loft. Era un ringhio di dolore, disperato, e ora anche quegli occhi blu elettrico non sapevano più di quella tonalità, di quella forza che Sierra Stilinski amava con tutto il suo cuore.

-Andiamo da Deaton.- disse Peter, affiancandosi ad Isaac e facendosi passare attorno alle spalle l'altro braccio muscoloso e olivastro di suo nipote, ricoperto da una sottile patina di sudore freddo.

Cora fu davanti ai tre, in modo tale che potè aprire la lunga porta scorrevole di ferro del loft e fare spazio agli altri. Si mangiava nervosamente le unghie delle dita. Non sembrava, ma era una ragazza parecchio ansiosa, e specialmente se si trattava di suo fratello che in quel periodo cercava sempre di capire come stesse. Ma come voleva che stesse? La ragazza che amava era morta, perciò il suo conforto risultava essere abbastanza inutile.

Avanzò fino alla Camaro di Derek, e contrariamente alla convinzione che suo fratello non le avrebbe mai lasciato guidare la sua macchina, lo vide talmente sofferente, che cercava di combattere sia con il dolore che avvertiva al petto, sia con zanne ed artigli che proprio non ne volevano sapere di rimanere al loro posto, che fu quasi costretta da Peter a salire al posto del guidatore, spingere la chiave nel quadro di accensione e mettere in moto, con Isaac seduto affianco a lei che non faceva altro se non guardare dietro, e constatare il fatto che il dolore al petto del maggiore stava lentamente scemando.

* * *

Quando la piccola Hale parcheggiò in quella piccola area rivestita di cemento accanto alla struttura sanitaria di Alan Deaton, suo fratello ansimava ancora con delle gocce di sudore che gli colavano lungo le tempie, ma il dolore era senz'altro passato. Riusciva a parlare, anche se a stento, con le sopracciglia aggrottate e lo sguardo assente. Che la presunta morte della sua ragazza lo avesse reso vulnerabile lo sapeva bene, ma ciò che gli era accaduto quella mattina presto... sembrava ai limiti del normale.
Nonostante il dolore fosse passato, Peter ed Isaac afferrarono di nuovo Derek per le braccia fino a condurlo verso la clinica. Proprio lì, nel parcheggio, Derek vide una Jeep, tre moto, una BMW e una Station Wagon grigia: il branco era a pezzi, certo, ma non per questo dovevano lasciare altri componenti indietro, perché d'altronde non l'avrebbero mai fatto. Era sicuro che Scott avesse avvertito i suoi ululati e l'avesse comunicato a tutti gli altri.

Quella visione di tutto il branco di nuovo unito, nonostante non lo ammise mai ad alta voce, gli fece parecchio piacere. Malia, Lydia e Allison, d'altronde, avevano capito che ci fosse qualcosa che non andava quando avevano visto l'Alpha scendere dalla macchina con i soliti jeans addosso, senza maglia a coprirgli il busto. Erano usciti di casa frettolosamente, perché il dolore era talmente tanto che non avevano trovato neanche il tempo di afferrare qualcosa che lo coprisse dal freddo mattutino.
I primi ad entrare all'interno furono proprio Isaac, Peter e Derek, seguiti da Cora che, quando entrò, afferrò il cartello esposto sulla porta di vetro che portava in grassetto la scritta closed, e lo girò dal lato dove c'era inciso open.

-Siete venuti insieme?- domandò retorica Allison a Scott alzando un sopracciglio. La mora aveva notato come, durante la loro "pausa" in quanto coppia, il suo ex ragazzo si fosse parecchio avvicinato a Kira, e ne aveva avuto la conferma quando li aveva visti entrare mano nella mano, con le dita intrecciate l'una all'altro.
-Non sapeva come raggiungerci, quindi sono passato a prenderla in moto.- aveva sussurrato Scott in risposta, a bassa voce, come se non avessero dovuto disturbare un momento del genere con quelle fesserie. Nonostante tutto, però, non lasciò la mano di Kira, e anzi, la strinse più forte e con il pollice ne accarezzò il dorso.
Senz'altro, la piccola Stilinski si stava perdendo parecchie novità.

-Deaton!- urlò sempre Scott, per ovviare a quel momento di leggero imbarazzo che si era creato nell'aria. Oltre a sentirla proprio nel sangue la responsabilità di badare a tutto e tutti, certe volte Scott McCall si sentiva in debito con Derek. In sintesi, il moro era diventato un uomo con quel sourwolf al suo fianco. L'idea che un suo amico, anzi, senza ombra di dubbio suo fratello, stesse così male, lo faceva preoccupare e non poco.
-Deaton!- urlò ancora Stiles, seguito a ruota dalla voce possente di Aiden ed Ethan, dato che il druido proprio non veniva fuori. All'udire di quelle voci sovrapposte, però, il veterinario di Beacon Hills venne fuori dal suo studio a braccia conserte.

Si era appena svegliato, per questo dava l'impressione di avere ancora addosso quel sonno che di prima mattina proprio non ne vuole sapere di lasciarti stare. Aveva il pizzetto scuro forse cresciuto un pò troppo; le labbra scure, inumidite dalla lingua che ci aveva appena passato sopra; una camicia azzurrina e leggera e lo sguardo spento: aveva ovviamente saputo anche lui di Sierra, e la notizia gli aveva fatto male al cuore.
-Ditemi.- sussurrò, con lo sguardo basso sulle scarpe lucide che portava. Anche lui era parecchio affranto, è vero, ma era pur sempre un druido, il loro druido, perciò non poteva lasciar passare in secondo piano tutti gli altri problemi.
-Derek.- dissero semplicemente in coro Cora ed Isaac, ovviamente convinti che il veterinario li capisse. Alan Deaton si prese un attimo per guardare il mannaro: gli occhi spenti non erano una novità, e neanche quell'espressione di chi non aveva più uno scopo nella vita... di chi aveva lottato abbastanza, nonostante avesse ancora tutta la sua esistenza davanti. Deaton notò anche le occhiaie sotto le sue iridi chiare, in netto contrasto con la pelle impallidita del viso che a sua volta veniva impreziosita dalla barba scura.
Il petto e gli addominali che presentavano alcuni graffi rossi, poi, spinsero il veterinario a farsi molte più domande, ed ecco che nella sua testa iniziava già a farsi una perfetta idea di ciò che potesse aver avuto Derek, ma lui in quel momento neanche immaginava...

-Venite.- disse proprio lui, voltandosi di spalle e dirigendosi verso il suo studio. I ragazzi aspettarono che la testa calva di Alan Deaton si allontanasse dal loro campo visivo, fino ad entrare nel suo solito studio nel retro della struttura, per poi avviarsi verso di lui.
Quella struttura, quello studio, aveva vissuto assieme a loro momenti per lo più di sconforto, ma vi erano anche dei bei ricordi: quelle pareti avevano visto Isaac assorbire dolore da un altro essere vivente per la prima volta... da un cucciolo, e poi l'avevano visto commuoversi come un bambino mentre sorrideva stupito sotto lo sguardo contento di Scott; quelle pareti avevano visto uno Stiles posseduto dallo spirito di una Nogitsune, e avevano vissuto insieme a tutto il branco tanti momenti difficili, da cui tutti, bene o male, si erano abbastanza ripresi.
E ora, quelle pareti dovevano vivere assieme a tutto il branco l'ennesima verità, l'ennesima scoperta, che loro ancora sapevano se fosse bella o brutta.

𝐓𝐚𝐤𝐞 𝐦𝐞 𝐛𝐚𝐜𝐤 • 𝐃𝐄𝐑𝐄𝐊 𝐇𝐀𝐋𝐄 •Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora