-Per Dio, Derek!-
Peter corse nella stanza del nipote in fretta e furia, seguito da Isaac e Cora.
Il suo ululato aveva fatto tremare l'intera Beacon Hills, aveva squarciato le strade, fatto vacillare i lampioni. Era un grido sofferente, stanco.
L'ululato continuò per due minuti all'incirca, Derek si contorceva sul letto, gli occhi blu ghiaccio brillavano, le vene delle braccia erano nere, il busto statuario imperlato di sudore.
Quando quella scarica di dolore terminò, il mannaro si sedette sul letto portandosi le mani sul viso.
Isaac si accostò sul bordo del letto. -Che ti succede?-
Derek abbassò le mani, lasciando intravedere uno sguardo attento, strabiliato.
Non parlò, si limitò a scattare in piedi e ad infilarsi al volo una canottiera aderente senza dare spiegazioni.
Cora era perplessa e dannatamente infastidita dall'atteggiamento del fratello.
-Derek, ci vuoi dire che cazzo ti succede? Prima muori di dolore e adesso...-
-Sierra!- tuonò il fratello.
I tre mannari assunsero la stessa espressione perplessa: incrociarono le braccia e lo guardarono come se fosse pazzo, di nuovo.
-Sierra è viva, ve l'ho sempre detto! Si è ricucito il legame e io devo trovarla adesso. Non mi interessa che mi crediate o meno, fate come volete. Io vado a cercarla.-
Isaac indietreggiò di un passo: gli credeva, voleva fidarsi un'altra volta di lui come aveva sempre fatto, forse per illudersi di poter nuovamente riabbracciare la sua migliore amica.
-Riesci almeno a vedere dove si trova?- Peter decise che assecondare il nipote era la cosa migliore da fare. Nonostante fosse convinto del fatto che quella fosse un'altra delle allucinazioni del corvino, sapeva anche che quella scarica di dolore non poteva essere stata generata dal nulla.
A tutto c'era una spiegazione, e alla fine pensò che valeva la pena fare un ultimo, disperato tentativo.
Derek si portò una mano alla fronte e chiuse gli occhi per visualizzare il luogo apparente da cui partire con le ricerche: la sua mente viaggiò lungo un bosco fitto, intuì fosse a molti chilometri di distanza da Beacon Hills, ma alla fine riuscì a visualizzare una rustica casa di legno cosparsa di neve.
Riaprì gli occhi. -Sì, so dove si trova.- affermò sicuro.
Senza dire altro, si avviò all'uscita. I tre mannari non poterono fare altro che seguirlo: seppur diffidenti, non l'avrebbero mai lasciato solo.Stiles era seduto alla scrivania del padre, nella centrale di polizia.
Sfogliava svogliatamente delle pagine di uno dei tanti libri, sbuffando per ogni riga che leggeva.
Aveva da sempre voluto tentare di entrare nelle forze dell'ordine come suo padre, e il desiderio si era acuito da quando Scott era diventato un lupo mannaro e i due erano venuti a conoscenza dell'intera faccenda del sovrannaturale.
Se non posso avere gli ultrasensi ed essere come Scott, come Isaac, come Derek, pensava, almeno posso rendermi utile in altro modo.
Ma ora che aveva l'età giusta per farlo –a breve avrebbe compiuto vent'anni– non aveva più la motivazione.
Da un anno la sua routine era completamente monotona, fatta di svogliatezza, noia e un briciolo minimo di speranza... speranza di poter superare quella fase completamente buia della sua vita.
Quando suo padre lo spronava a studiare, per non deluderlo cercava di motivarsi, di farsi forza, e allora immaginava sua sorella accanto a lui che appoggiava la testa sul tavolo e leggeva di sfuggita qualche parola insieme a lui.
La sentiva parlare, la sentiva ridere quando lui non ricordava qualche passaggio da studiare e si schiaffeggiava da solo per auto imporsi di rimanere concentrato, ma molto spesso l'immaginazione aveva la peggio su Stiles, e quando si accorgeva di essersi solo illuso di averla ancora accanto accartocciava le pagine di quegli stupidi libri, li lanciava dalla scrivania e si gettava sul letto, con la rabbia che gli scorreva lungo tutta la spina dorsale.
Era cambiato, non era più lo stesso ragazzino indulgente e buffo di una volta, era stato costretto a crescere ed era diventato più forte, violento nei suoi stessi confronti e cercava in tutti i modi di autodistruggersi per sfuggire ai ricordi.
Infatti, se con lo studio non aveva molto successo, per un anno seguì allenamenti intensi di pugilato, così da abbandonare quel corpo da ragazzino minuto e sviluppare bicipiti ben definiti e un petto ampio.
Tuttavia non era soddisfatto, non era soddisfatto più di nulla.
Proprio quando aveva deciso di chiudere il libro, sfinito, sentì il rumore della Camaro di Derek che parcheggiava fuori dalla stazione di polizia.
-Papà! Vieni fuori!- esclamò, affrettandosi ad andare verso l'uscita.
Anche lui e lo sceriffo Stilinski avevano sentito l'ululato sofferente del mannaro quella mattina, e mentre lo sceriffo pensava che fosse normale, una cosa da tutti i giorni per il modo in cui Derek si comportava ultimamente, a Stiles era parso differente.
Sentiva che c'era qualcosa di diverso quel giorno.
Padre e figlio accorsero nella direzione dei mannari e incontrarono immediatamente lo sguardo agitato del corvino.
-Derek rilassati...- mormorò lo sceriffo.
-No, non posso.- farfugliò affannato.
-Sierra... si è ricostruito il legame.- vide che Stiles e suo padre non riuscivano a seguirlo, così chiuse gli occhi, inspirò e fece chiarezza.
-L'ululato che avete sentito questa mattina è perché ho di nuovo avvertito il legame tra me e Sierra. Sono riuscito a vedere dove si trova. Lei è...-
-Viva.- sussurrò Stiles, dandosi un pizzicotto sul braccio. Lo faceva talmente spesso che il padre fermò con un gesto pronto la sua mano prima che se ne desse un secondo.
Appena pronunciò quelle parole il parcheggio della stazione di polizia si affollò di altri veicoli: il rombo della moto di Scott, seguito da Allison al posto del passeggero si fermò accanto ad Isaac, mentre la moto di Aiden e Ethan si posizionò accanto a Cora; da un mini van, invece, scesero Theo, Liam, Kira, Lydia e Malia, che guardò immediatamente Stiles con gli occhi lucidi.
Le cose tra di loro non erano andate per il verso giusto.
Che Stiles avesse sempre avuto un debole per Lydia si sapeva, e si erano avvicinati parecchio dopo la morte di Sierra.
Per quanto Malia ci stesse male, avrebbe fatto di tutto per lui.
Un ultimo motore parcheggiò accanto a loro. -Scusate il ritardo, siamo arrivati appena possibile.- esclamò con fermezza Chris Argent seguito da Deaton.
Di fronte quello che pareva un allegro quadretto di famiglia, lo sceriffo Stilinski si lasciò ad andare ad una risata che pareva tutt'altro che divertita. Era carica di amaro sarcasmo.
Li guardò tutti, uno per uno. -Cosa vi siete messi in mente, eh?- domandò severo.
-Non capite? Sierra è morta!- esclamò duramente, con le lacrime agli occhi.
Il suo sguardo si spostò fisso su Derek, mentre avanzava verso di lui.
-E tu, mettiti l'anima in pace. Smettila di fare l'eroe. Non sei in grado di salvare te stesso, figuriamoci mia figlia.-
Derek imitò lo stesso sorriso sprezzante dello sceriffo. Ci volle tutto il suo impegno per non mettergli le mani addosso.
-Forse non ti è chiaro.- la figura del mannaro torreggiò su quella più bassa e meno imponente del padre della ragazza. -Riesco a percepire perfettamente dove si trovi Sierra in questo momento, in una casa persa in un bosco, molto lontana da qui. Ci conviene partire, piuttosto che stare qui a discutere.-
-Io sono stanco, Derek!- tuonò lo sceriffo. Aveva fatto dei passi indietro, guardandolo dall'alto al basso. Solo in quel momento il corvino riuscì a distinguere sul volto dell'uomo rughe che non gli aveva mai visto prima, occhiaie profonde e viola.
-Per troppo tempo ho sperato che mia figlia tornasse da me, che mi abbracciasse ancora. Ad un certo punto ho smesso di sperare, adesso perché vuoi farmi questo? Perché vuoi che mi illuda un'altra volta?- l'ultima domanda la pronunciò con la voce rotta, incrinata. In risposta Stiles gli appoggiò una mano sulla spalla.
Tutto il branco lo guardò senza dire una parola, comprensivi del dolore che provava lo sceriffo in quanto padre. Derek lo fissava, questa volta carico di una tacita compassione.
D'un tratto fece qualcosa che nessuno si sarebbe mai aspettato dall'imponente e presuntuoso Derek Hale: si avvicinò allo sceriffo e lo strinse in un breve ma significativo abbraccio, tanto che l'uomo sgranò gli occhi così come il resto del branco che si girò a guardare Scott, l'Alpha, come per avere una spiegazione da lui.
In risposta, il ragazzo scrollò le spalle sorridendo, fiero di colui che considerava suo fratello.
Sierra, seppure non fosse lì fisicamente, continuava a cambiarlo in meglio.
-Voglio che tua figlia torni qui tanto quanto lo vuoi tu. La mia priorità è mettere la sua vita prima della mia. Non avrei mai mobilitato tutti quanti se non fossi stato sicuro di ciò che dico. Sierra è viva, e io voglio solo riabbracciarla.-
Nonostante quel momento strappalacrime, Derek pronunciò tutto in maniera solenne, impossibile da scalfire. Non si sarebbe mai lasciato andare davanti a tutte quelle persone, nonostante fossero ciò che più somigliava ad una famiglia per quanto lo riguardava.
Solo in quel momento lo sceriffo Stilinski annuì in maniera muta.
Alzò il dito come monito. -Se non la riporti indietro giuro che ti uccido con le mie mani, Derek Hale.- mormorò l'uomo.
Il mannaro e lo sceriffo si trovarono ad una stretta di mano. Derek avrebbe accettato di buon grado la possibilità di morire nel caso si fosse sbagliato, nel caso Sierra fosse davvero morta.
A quel punto non avrebbe avuto nulla da perdere.

STAI LEGGENDO
𝐓𝐚𝐤𝐞 𝐦𝐞 𝐛𝐚𝐜𝐤 • 𝐃𝐄𝐑𝐄𝐊 𝐇𝐀𝐋𝐄 •
FanfictionSEQUEL DI: Push me back • DEREK HALE • NON leggere, se non hai ancora letto la prima storia. Secondo la mitologia greca, gli umani originariamente furono creati con quattro braccia, quattro gambe e una testa con due facce. Temendo il loro potere, Ze...