Chapter 33 - It's lightening up my mind, your Flashlight

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Buon Ferragosto a tutti, e...vi avviso già! Settimana prossima non ci sarà l'aggiornamento, lo avrete tra il prossimo lunedì/martedì perchè stasera parto e sarò all'estero per una settimana!

Plus...il capitolo lo dedico a ANNA E AI RAVIOLI CHE MI HA FATTO MANGIARE IERI DAL CINESE!

Canzone del capitolo: Safe inside, James Arthur 

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Jungkook si morse l'interno guancia, le braccia incrociate al petto e lo sguardo fisso dinnanzi a sé mentre se ne stava poggiato contro lo stipite della porta scorrevole che divideva il salone dalla cucina. Era a casa di Taehyung, o meglio, era lì da qualche minuto, ma...ma c'era solo il silenzio ad avvolgerli. Il modello di Gucci indossava un pigiama di seta rosa chiaro, delle nuvolette disegnate sopra ed era...era bellissimo anche in quel modo così ordinario. Ed era così in contrasto con lui, perennemente vestito di nero, anche in quel momento. Il giorno e la notte. La luce e il buio. Opposti. Diversi. Lontani, forse. Eppure, nonostante tutte quelle differenze, Taehyung continuava ad essere una delle pochissime persone con cui si sentiva a suo agio, con cui poteva essere libero di esprimersi senza paura di essere giudicato. Era un dettaglio importante quello, e Jungkook lo sapeva. Lo capiva. Il ragazzo dai capelli d'argento fece cadere la tazza mentre provava a versarci il caffè, sobbalzando appena e imbronciandosi. Era dannatamente maldestro, ma quel dettaglio, quel piccolo e insignificante dettaglio lo rendeva ancora più carino ai suoi occhi. Certo, non che averlo svegliato a quell'ora lo rendesse più attento del normale, tutt'altro. Se era ancora più maldestro del solito, era anche colpa sua probabilmente. Jungkook si ritrovò a mordersi il labbro per evitare di ridacchiare, per poi scostarsi da dove era poggiato e avvicinarsi al ragazzo più piccolo. Tolse lo straccio dalle mani di Taehyung senza dire nulla, pulendo al posto suo e versando il caffè nella tazza color verde pastello. Prese l'altra tazza, quella bianca con dei fiorellini sopra, mettendoci il latte e il miele, per poi porgerla al minore e riprendendo quella verde tra le mani. Taehyung si stava mordicchiando il labbro inferiore, lo sguardo scuro da cerbiatto puntato sulla propria tazza e Jungkook...Jungkook emise un sospiro, prendendo un sorso di caffè, prima di poggiare la tazza sul ripiano della cucina.

"Tae..."

"Koo" dissero all'unisono, incrociando lo sguardo ed entrambi si ritrovarono a sbuffare un sorriso. L'aria nella stanza che divenne molto più leggera di poco prima.

"Mi dispiace averti svegliato – disse il moro, leccandosi il labbro inferiore – Ma volevo parlarti"

"Non fa niente, Koo. Sono contento di vederti – gli sorrise dolcemente Taehyung – So che...so che negli ultimi giorni sei stato piuttosto impegnato e..."

"Taehyung – lo frenò Jungkook, ammutolendolo e costringendolo a guardarlo negli occhi – Volevo chiederti scusa per aver reagito in quel modo l'altro giorno. E' che...non sono bravo quando si tratta di capire le persone, non riesco nemmeno a capire me stesso il più delle volte e..."

"Lo so, Koo. Lo so – mormorò l'argenteo, prima di ridacchiare appena – E so anche che non sei molto incline a chiedere scusa, e in questo caso non ce n'era bisogno, so che avevi solo frainteso e che non volevi rispondermi in modo così freddo o...pensavi volessi forzarti ad aprirti e hai reagito d'istinto. Lo capisco"

"Non è vero che non sono incline a chiedere scusa" si accigliò il moro, ma il modello sbuffò una risata, scrutandolo.

"No?"

"No, non è...ok, forse un po'" ammise infine e Taehyung alzò gli occhi al cielo, scuotendo il capo con fare divertito. Il fatto che Jungkook fosse andato fino a casa sua, dopo non averlo ne visto ne sentito per tre giorni, significava molto. Certo, era più che sicuro che Yugyeom avesse giocato una parte importante nel convincerlo, ma alla fine...se Jungkook non avesse voluto, non sarebbe stato lì in quel momento.

You Calling My Name |Taekook  Jinson  SopeminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora