Chapter 18 - I didn't know it back then

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Canzone del capitolo: Firework, Got7

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Mark trattenne il respiro quando Jackson gli aprì la porta di casa, l'aria assonnata mentre si stropicciava un occhio con un pugno. Poteva qualcuno essere così bello in un ambiente così ordinario e quotidiano? A quanto pareva, Jackson ci riusciva sempre, e lui si ritrovava sempre ad incantarsi a guardarlo. Ogni singola volta. Il suo migliore amico indossava i soliti pantaloni della tuta e una felpa, come ogni volta che si ritrovava in casa avendo un po' di tempo di libero, ma Mark lo trovava bellissimo anche in quel modo, senza per forza dover indossare capi firmati o il leggero velo di trucco.

"Come mai non sei entrato da solo? Conosci il codice..." lo salutò Jackson, strappandolo dai suoi pensieri incentrati proprio su di lui. Mark si strinse nelle spalle, passandosi una mano tra le ciocche bionde. Solo in quel momento Jackson si rese conto del suo nuovo colore di capelli e si ritrovò a spalancare gli occhioni castani.

"E questo quand'è successo?" sbottò. Mark ridacchiò, mentre si sfilava le scarpe e si richiudeva la porta alle spalle.

"Ieri pomeriggio – gli rispose – E non ho inserito il codice perché volevo assicurarmi che fossi sveglio. Se non mi avessi aperto sarei tornato a casa" aggiunse. Jackson lo fissò confuso, ma poi annuì, stiracchiandosi. Mark lo osservò dirigersi in cucina, mentre lui andava a sedersi sul divano in salone. Jackson tornò pochi secondi dopo, porgendogli una bottiglia di birra e lui gli rivolse un sorriso con il modello che si sedette al suo fianco subito dopo.

"Sono offeso, Markiepooh! Potevi dirmi che volevi tingerti i capelli, ti avrei accompagnato" disse Jackson mettendo su il solito broncio, e Mark alzò gli occhi al cielo, l'espressione divertita.

"Non avevi uno shoot ieri?"

"Sì, ma nel pomeriggio – precisò il castano – Ieri mattina non sarei mai riuscito a svegliarmi, l'altra sera sono tornato tardi"

"Com'è...com'è andato il compleanno di Park?"

"Lo chiamerai mai per nome?" ridacchiò, Jackson. Mark si strinse nelle spalle, minimizzando la cosa e osservando come Jackson sospirasse e alzasse gli occhi al cielo.

"Benissimo"

"E com'era la festa? Molto incasinata come quella di Jungkook?" domandò il biondo. Jackson scosse il capo, sorridendo subito dopo.

"Non era una festa, Yien. E' stata una cena piuttosto intima, eravamo solo in sei" gli rispose e Mark si accigliò, fissandolo confuso.

"In sei? Quindi hai conosciuto i suoi amici?" si ritrovò a chiedergli il biondo, adesso ancora più sconvolto di poco prima. Park Jinyoung aveva sul serio presentato Jackson ai suoi amici più intimi? Lo aveva già reso parte della sua vita fino a quel punto? Qual era il prossimo passo? Presentarlo alla sua famiglia? A che punto erano nel loro rapporto? E perché Jackson ne parlava con così tanta semplicità? Voleva forse dire che...che ora voleva presentarlo a lui? Perché Mark poteva sopportare di osservare il tutto a debita distanza, poteva sopportare i racconti di Jackson e cominciare pian piano ad abituarsi all'idea di dover, con tutta probabilità, vedere Park Jinyoung sempre più spesso attorno a Jackson. Ma non era pronto ad una vera e propria presentazione. Non era pronto a dover passare del tempo con Park Jinyoung. Non era pronto a vederli assieme, quello no.

"Sì, anche se li avevo già conosciuti. Im Jaebum è il suo migliore amico e lo avevo già incontrato alla sfilata a New York e un altro paio di volte, con lui c'era anche Youngjae, il suo ragazzo, che è anche il proprietario del negozio di animali in cui Jinyoung mi ha portato per il nostro primo appuntamento – gli disse Jackson, e lui annuì – Credo che tu conosca Bambam, il rapper thailandese, e Yugyeom il suo ragazzo. Anche loro li avevo già incontrati, ma l'altra sera ci siamo conosciuti meglio" Mark si leccò il labbro inferiore, continuando ad annuire.

You Calling My Name |Taekook  Jinson  SopeminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora