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Nik's pov

Lei aprì gli occhi di colpo, puntando le sue iridi azzurre nelle mie.

Mi guardò confusa non capendo perché fosse ancora viva e sinceramente mi stavo chiedendo lo stesso pure io.

-Sei... sei viva.- balbettai come uno stupido.
Lei mi continuò a guardare confusa poi dopo un po' un barlume di lucidità le attraversò gli occhi e sembrò capire cosa le fosse successo.

-No... no no no.- disse continuando a ripeterlo scuotendo la testa.
Chiuse gli occhi e si portò la mano destra sul petto, nell'esatto punto in cui quel bastardo l'aveva sparata poco fa.

-Amy cosa succede?-
Lei puntò finalmente gli occhi nei miei e mi guardò spaventata.

-Dovevo morire. Io... io dovevo morire.- disse con voce tremante, sull'orlo di un pianto.
Presi le sue mani nelle mie e scossi la testa.
-No Amy, tu non dovevi morire, dovevi bere il mio sangue così saresti guarita.- le dissi cercando di calmarla. Dalla mia voce si poteva percepire una punta di rimprovero.

Se non fosse tornata da me non so cosa avrei fatto.
L'ho cercata per nove mesi senza sosta, senza pause, senza dormire, senza mangiare. Le mie uniche priorità erano Hope e trovare lei.

Se se ne fosse andata così senza dire niente, senza salutarmi, senza poterle chiedere scusa per quello che le ho detto, senza poterla abbracciare, senza poter guardare i suoi occhi azzurri, non avrei risposto delle mie azioni.

Probabilmente sarei impazzito, probabilmente avrei iniziato a uccidere persone a caso, sarei tornato il vecchio me, la persona che ero prima della nascita di mia figlia, sarei tornato quel mostro che ho cercato di sopprimere per anni, che ho chiuso in una gabbia cercando di non far scappare.

Però quel mostro è ancora lì, presente ogni giorno, presente in ogni istante. Presente soprattutto nei miei ricordi.

E lo sento, lo sento costantemente. Lo sento presente in ogni mia azione e ricordo, presente nei racconti del temibile Klaus Mikaelson, lo sento nella voce di mia figlia che mi chiede perché alcune persone si allontanano da noi quando usciamo di casa, lo sento sulla mia pelle, inciso come un tatuaggio che non si potrà mai rimuovere.

Ho cercato di sopprimere quella parte di me, ho cercato di uccidere il mostro che ero con tutte le mie forze... ma ho perso, sono semplicemente riuscito a farlo addormentare, però per quanto ancora durerà questo suo sonno?

Quello che la gente non sa però è che quella del mostro è solo una maschera, una dannata maschera che sono obbligato a indossare per non sembrare debole e per non soffrire.

Perché pure all'odiato Klaus Mikaelson non piace uccidere persone innocenti, pure l'odiato Klaus Mikaelson ha bisogno d'affetto, d'amore, di pace.
Vorrei semplicemente vivere una vita normale, una vita come quelle dei dipinti: serena, pacifica e piena di amore. Una vita dove si ama e si è amati.

Perché è questo ciò di cui ho bisogno, ciò di cui tutti hanno bisogno.

Ho collezionato molti rimpianti nel corso della mia vita, più di quanti se ne possano umanamente immaginare, però non chiederò mai scusa delle mie azioni, sono diventato così dopo tutto ciò che la vita mi ha servito, dopo ciò che Mikael mi ha fatto sopportare per secoli.

Paura, molta paura.

E forse tutto quello che mi succede lo merito, per il male che ho causato. Tutte le morti che mi circondano, sia di persone a cui tenevo che di persone che ho ucciso con le mie stesse mani. Ho causato dolore e sofferenza a tantissime persone e ne sto pagando e ne pagherò le conseguenze.
Però non voglio pagare le conseguenze vedendo qualcuno a cui tengo morire, non potrei sopportarlo.
Probabilmente lo meriterei ma non riuscirei a perdonarmelo.

𝔼𝕋𝔼ℝℕ𝕀𝕋𝕐Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora