Non so da quanto sono qui, ma ora fuori è sera, forse sono le 21 o le 22? Siamo intorno a quell'orario.
Sono ancora qui appoggiata alla porta, con la testa sulle ginocchia. Sono riuscita a calmarmi da un po' ma, come al solito dopo un pianto, mi scoppia la testa.
Sono venuti un paio di volte per vedere come stavo ma io non ho risposto neanche una volta e non ho fiatato finché non se ne andavano.
L'ultima persona che è venuta è stata Hope che mi avvisò che era pronta la cena, a lei ovviamente non potevo non risponderle quindi le ho detto semplicemente che non avevo fame. Cosa assolutissimamente vera.-Amy. Ti ho portato la cena, apri la porta.- ecco che ricominciano.
-Non ho fame.- dico alzandomi finalmente da terra.
-Amy se non apri sfondo la porta.-
-Non lo faresti.-
-Sicura?-
-Al cento per cento.-
-Dai apri. Elijah mi uccide se torno col piatto pieno. Non che possa uccidermi ma devo conservare le mie forze. Quindi apri.- inizio a ridere.
-Sarebbe figo vedere Elijah ucciderti.- dico ironicamente.
-Beh se rimani chiusa in camera non potrai vederlo.-
Touche. Mi avvicino alla porta e giro la chiave, andando poi a coricarmi sul letto.
Klaus apre la porta ed entra con un vassoio in mano.-Sembra di essere in ospedale.-
-Beh non sarei venuto qui se fossi venuta a mangiare quando ti ha chiamata Hope.-
-Sono seria, non ho fame. Dillo ad Elijah prima che ti uccidi.-
-Io non posso essere ucciso.-
-Si, come vuoi.-
-Amy devi mangiare qualcosa.-
Scuoto la testa.
Quando sono triste o arrabbiata mi si chiude sempre lo stomaco e farmi mangiare porterebbe ad una Amy accovacciata davanti al cesso che vomita l'anima. Direi che non è il caso.-Perché piangevi?-
-Nulla di grave.- dico facendo un mezzo sorriso.
-Cazzate, hai pianto per più di 3 ore direi che è qualcosa di grave.-
Scuoto la testa.
-Amy se vuoi puoi parl-
-Rivedrò mia mamma?- lo interrompo.
-Non lo so sinceramente. Non voglio darti false speranze e dirti che la rivedrai presto.-
-Vorrei solo rivederla.-
-Standole lontano la proteggi.-
-Lo so ma...-
-È difficile.- conclude la frase per me.
Annuisco leggermente.
-Capisco cosa provi, è difficile sì, ma lo fai per lei. Se le dovesse succedere qualcosa non te lo perdoneresti mai.-
-Ma se sbagliassi a tenerla lontana? E se stando lontano da me rischierebbe di più? Magari stando qui con noi sarebbe più protetta.-
-Quindi vorresti farla entrare in questo tipo di vita?-
-Si.- rispondo senza pensare.
-No.- dico tentennado leggermente.
-Io non lo so ok? È tutto così nuovo per me e come nuovo inizio di vita fa schifo. Sento i miei amici dire che vogliono uccidere un tipo, sono stata rapita da una psicopatica per portarmi da sto altro tizio, vengo salvata dal tipo che i miei amici volevano uccidere, scopro l'esistenza del sovrannaturale e in più non posso più vedere mia madre. Io non so davvero cosa pensare Nik.-Fa una faccia confusa? Sorpresa? Ma che è? Io non lo capisco davvero. Sto qui è una persona indecifrabile.
-Nik?- chiede.
Ok ora sono io a fare una faccia confusa.
-Alla fine hai detto 'io non so davvero cosa pensare Nik'.- dice notando la mia confusione.
-Oh. Mi è uscito così sai è l'abbreviazione di Niklaus perché Niklaus fa schifo come nome e Klaus è troppo lungo quindi Nik è più figo capisci?- gesticolo parecchio e alla fine lo guardo, ovviamente è ancora confuso. -No non capisci. Lascia stare dimenticati del soprannome, ok basta dimenticato puff.- dico facendo un gesto strano con le mani e parlando velocemente. Madonna Eminem spostati qui c'è Amy Cooper.Klaus scoppia a ridere. Ma che cavolo ride? Aaa non lo capisco. Potrei avere una crisi isterica, probabilmente prima o poi distruggerò la casa, ovviamente non questa camera e quella dei dipinti perché loro meritano di meglio della mia ira.
-Tranquilla puoi chiamarmi Nik, mi chiama così anche Rebekah è solo che non ti avevo mai sentita chiamarmi così quindi è stato... strano.-
Non rispondo. Rimaniamo in silenzio per un po' ma non è un silenzio imbarazzante anzi.Sono curiosa.
-Perché?-
-Cosa?-
-Hai detto che sei curiosa.-
-Ho parlato ad alta voce?-
-A quanto pare.-
-Me lo passi?- chiedo indicando il vassoio con dentro il cibo.
Lui me lo passa ed io, notando che c'è un coltello, sorrido.
-Dammi la mano-
-Come?-
-La mano.- dico allungando la mano per prendere la sua.
Lui me la passa esitante mentre io sorrido come un ebete. Un brivido percorre la mia schiena appena dopo il contatto. Sembra averlo sentito pure lui da come mi guarda ma magari sto immaginando tutto e lui è confuso per quello che sto per fare.Giro la sua mano, mettendo il palmo della sua mano verso il soffitto, prendo il coltello sotto il suo sguardo confuso e gli faccio un taglio al centro della mano.
-Ma cosa fai?- urla leggermente cercando di togliere la mano dalla mia ma non glielo permetto e la riprendo tra le mie.
-Aspetta.- dico guardandolo un attimo per poi riportare il mio sguardo sul taglio.Il taglio inizia a rimarginarsi.
-Nooo ma che ficata.- dico sorridendo. Alzo lo sguardo verso di lui che sta sorridendo e gli chiedo
-Ma quindi potrei usarti come sfogo? C'è tipo se sono incazzata, posso venire da te e ficcarti una matita nel braccio?-
-No.-
-Ma perché?-
-Hai una casa piena di vampiri e vuoi venire da me a ficcarmi una matita nel braccio?-
-Nella mano? Gamba? Guarda che va bene ovunque.-
-No Amy.-
-Perché??-
-Perché no.-
-Sei crudele. Non vuoi far placare la mia ira? Bene la sfogherò distruggendoti casa.- dico mettendo su un finto broncio.
-Sei fortunato che la tua cara stanza dei dipinti è off limits e che non la distruggerò solo perché mi piacciono quei dipinti.- aggiungo.
Lui sorride e dice
-Certo li ho fatti io.-
-Dopo questa giuro che te li brucio tutti.- mi alzo dal letto staccando il contatto e corro verso la stanza dei dipinti.
Che poi non li brucerei mai ma voglio vedere cosa farà.Ad essere sincera non mi dispiaceva affatto quel contatto che ho avuto con lui e poi quei brividi che ho continuato a sentire? Cos'erano?
Metto da parte i miei pensieri e corro velocemente verso la stanza, giuro di non aver mai corso così veloce in vita mia (aggiungerei un flash spostati).
-Amy!!- urla Nik dall'altra stanza.
Io inizio a ridere continuando a correre.
Arrivo davanti alla porta ma prima di aprirla mi ritrovo davanti Klaus.-AAAA! Dio mio ma sei scemo?!- urlo.
Lui cerca di non ridere e dice
-No tesoro, io sono Niklaus Mikaelson.-
Alzo gli occhi al cielo.
-Te l'hanno mai detto di non esagerare con la modestia? No perché allora te lo dico io. Non esagerare con la modestia Nik che potresti rimanerne a secco. Chissà cosa succederebbe se rimanessi senza modestia.- dico.
Lui scoppia a ridere e dopo essersi calmato mi chiede
-Cosa volevi fare?-
-Ma chi io? Pfff niente.- feci una faccia innocente.
-Niente?-
-Si stavo andando da...- mi guardo intorno finché non vedo in lontananza un maschio.
-Ecco lui.- lo indico.
Gli vado incontro e lo abbraccio, lo sento esitare ovviamente.
-Stai al gioco ti prego.- gli sussuro all'orecchio.
-Guarda che ti ho sentita.-
-Si ma che palle. Usi i tuoi poteri contro di me ma se ti chiedo un semplice favore non accetti?- dico sbuffando.
-Piccolo favore? Vuoi ficcarmi una matita nel braccio ogni volta che sarai incazzata.-
-Te l'ho già detto, va bene anche la mano o la gamba. E poi tu guarisci in fretta, di cosa ti lamenti?-
-Beh perché il dolore lo provo lo stesso e poi io cosa ne guadagnerei io?-
-Intanto aiuti una conoscente e poi non ti distruggerò casa, mi sembra un ottimo compromesso.- dico semplicemente.
-Ah ovviamente perché non ci sono arrivato prima.- dice ironicamente.
-Daiiii ti pregoooo.- dico avvicinandomi a lui e facendo la faccia da cane bastonato a cui tutti dicono di sì e la lasciano passare liscia.
-Guarda che con me non attacca.-
Sbuffo.
-Che palle che sei.- dico appoggiando la testa sulla sua spalla.Non so neanche perché l'ho fatto ma, come prima, questo contatto non mi dispiace affatto e credo neanche a lui perché non mi sposta neanche di un millimetro.
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𝔼𝕋𝔼ℝℕ𝕀𝕋𝕐
Vampiro• SOSPESA • Amy Cooper è una ragazza di 19 anni che vive a Mystic Falls con la madre Violet. Le sue giornate passano sempre allo stesso modo: va a scuola, torna a casa, pranza, esce con gli amici, ritorna a casa e dorme. La sua quotidianità viene...