7) Non è tutto come sembra

Capitolo 20

Esco dall'aeroporto in lacrime.
Molti passanti mi chiedono se avevo bisogno di qualcosa, ma nessuno era in grado di fermare un aereo in volo.
"Signorina i miei soldi! Sono ore che aspetto!"
Perdo la pazienza.
"Ore? Sono stata dentro meno di venti minuti e lei mi viene a dire che sta aspettando da molto? Odio le bugie, eppure le persone che amavo, mi hanno sempre mentito, oppure mi hanno girato le spalle.
Lei, non sa il dolore che sto provando in questo momento e ha il diritto di trattarmi in questo modo? Pensavo di fermare il mio amico, ma lui ha scelto di partire per sempre, perché crede che qui non ha nessuno, ma se fosse lui il padre, di questi bambini che ho qui in pancia, lei crederebbe che tornerebbe qui? Io non lo so e preferisco non saperlo...e continuare a fare finta di nulla!
Non so manco come sia possibile che sia lui il padre...ma non importa! Adesso mi riporti a Roma Centro!"
Salgo in macchina e per tutto il viaggio il tassista non mi parla nemmeno per un secondo.
"Ecco a lei i soldi e mi raccomando non essere sempre così scontroso, perché non sai cosa le persone stanno passando! Sii gentile sempre, anche quando non hai voglia..."
Gli ormoni mi stavano facendo impazzire.
Un ora prima ero felice e adesso ero arrabbiata e triste allo stesso tempo.
Mi avvicino al portone del palazzo, frugo nelle tasche per trovare la chiave, ma mi accorgo di non averla manco presa.
"Cavolo!"
Provo a chiamare Aurora, ma non mi risponde.
"Vai a quel paese te è tutto il tuo pigiama party del cavolo"
Dó un calcio ad una bicicletta che finisce per terra.
Il portone si apre e vedo un fattorino della stessa pizzeria che lavoravo io, quando mi sono trasferita a Milano, molto tempo fa.
"Consegni le pizze da Milano?"
Lui mi guarda sconvolto.
"Il proprietario ha aperto una pizzeria anche a Roma... ma poi tu chi saresti? E perché mi hai buttato la mia bicicletta per terra? Ci devo lavorare con quella!!"
"Scusami!" Provo a dire, ma nulla da fare.