Capitolo 8- Mittente sconosciuto

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Pov Laila

Stringevo forte tra le mani quella foto.
Papà mi teneva tra le braccia mentre ridevo.
Avevo pochi anni, forse appena otto.
Fissai quella foto con un sorriso amaro e gli occhi appannati dalle lacrime.

Avrei tanto voluto ricevere un'altro abbraccio da lui e sapere di non poterlo avere mi distruggeva.
Mi distruggeva sapere che la sua vita era appesa ad un filo e faceva male sapere che quel filo si sarebbe ben presto spezzato.

Le forze stavano svanendo.
Ero a pezzi ma per lui dovevo resistere.
Non potevo arrendermi, il dolore in due sembrava essere meno doloroso.
Se solo avessi potuto avrei fatto in modo che non ne sentisse più.
Non lo meritava.
Meritava di essere lì con me.
Meritava di stare con sua figlia ed io meritavo di avere mio padre accanto a me.
Di vederlo stare bene.
"Ei" mi si avvicinò alle spalle Allison.
"Non è giusto" sussurrai con la voce tremante.
"Andrà bene" mi rassicurò.
"Sai che non è così e lo so anche io"
Nessuno aveva il coraggio di dirmi che invece non andava affatto bene, ma io già ne ero a conoscenza.
Stava troppo male per guarire.
Peggiorava, giorno dopo giorno, istante dopo istante.
Avevo fatto di tutto per far accadere il contrario.
Quel giorno c'era la sua ultima possibilità.
Se quella cura avesse funzionato sarebbe tornato con me, a casa.
Se invece, così non fosse stato, non ci sarebbe stato più nulla da fare.
Temevo di doverlo lasciare andare.
Temevo di non poterlo rivedere.
Avevo paura di dirgli addio.
Avevo paura anche solo di pensarlo.

Il telefono squillò.
Sentii un vuoto allo stomaco e una sensazione inspiegabile nel petto.
Sentivo il cuore in gola.
Aspettavo da ore che il dottore mi chiamasse e sperai con tutta me stessa in buone notizie.
Lo afferrai immediatamente e risposi.
"si" dissi e il fiato mi mancò.
Ti prego, fa che stia bene.
Ti prego.
Non chiedevo nient'altro.
"Laila, mi dispiace, devi venire subito qui"
Non poteva essere.
Ti prego lui no.
Non lui.
Il fiato mi mancò e le lacrime mi impedirono di vedere.
Le ginocchia non mi ressero più.
Mi accasciai a terra in ginocchio con il telefono ancora in mano.
Sentii il cuore spezzarsi, sentii un dolore forte nel petto.
"se ne sta andando, no..no...no" singhiozzai.
Allison mi accorse subito e mi abbracciò.
"no" urlai straziata.

Mi svegliai di colpo.
Avevo il respiro accelerato.
"Laila" Allison si mise seduta accanto a me.
"Era solo un incubo, va tutto bene" mi rassicurò.
Feci dei respiri lenti per calmarmi o almeno è quello che cercai di fare.
"L'ho sognato di nuovo" mi portai una mano in testa.
La porta della camera si aprì e Becky entrò.
"Ei, stai bene? ti ho sentito gridare e-" disse.
"Tranquilla, è tutto okay"
"Ne sei sicura?" si avvicinò e si mise vicino ad Allison.
Sospirai ed annuii, poi mi alzai.
"Non è nulla" dissi.
Io dolore mi scorreva dentro e dovevo solo accettarlo, per quanto fosse possibile.
"Ed era per questo 'nulla' che stanotte eri in lacrime sopra una foto?" alzò le sopracciglia dispiaciuta.
"Non è vero" negai ma aveva ragione e evidentemente mi aveva vista .
Mise una mano sotto il cuscino e prese la foto che ci avevo nascosto sotto.
Feci per dire qualcosa ma mi bloccai.
"Sono sicura che tuo padre fosse una persona stupenda e sono altrettanto sicura che non vorrebbe di certo vederti così" Becky mi fece un sorriso.
"Come sai di mio padre?" gli chiesi.
Guardai Allison ma negò con la testa, non gli aveva detto nulla.
E nemmeno io.
Non ne parlavo con nessuno.
Non volevo che mi guardassero con occhi diversi, che mi guardassero come la povera ragazza sola che aveva perso il padre.
"Ti ho sentito nominarlo stanotte, mentre dormivi"
Oh.
Mi succedeva sempre ormai.
Annuii soltanto, incapace di dire qualcosa.
"Venite qui" Becky ci indicò di sederci vicino a lei battendo la mano sopra il letto.
"Parliamo un po' di noi, insomma siamo amiche, compagne di stanza, ma non sappiamo quasi nulla l'una dell'altra"
"si, va bene" dissi accennando un sorriso.

Lost in Love - Persi nell'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora