Capitolo 19- Rose bianche

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Pov Laila

"Laila"
Mi accorsi solo in quel momento che accanto a lei c'erano due uomini.
"Come conosce il mio nome?"mi avvicinai.
Ero abbastanza vicina da poter vedere i suoi occhi e dire che erano lucidi.
"Sei qui" le tremarono le mani.
Ero così confusa.
"Credo che mi abbia confusa con qualcun'altro, io non la conosco" parlai.
La donna si portò le mani in viso, asciugandosi qualche lacrima sfuggita al suo controllo.
Sembrava come che le mie parole l'avessero ferita in qualche modo.
Come se fosse una cruda realtà.

Dei fari mi illuminarono da dietro e una macchina venne verso di me di corsa, girò e frenò di colpo.
Riconobbi subito la macchina e la persona all'interno.
"Tu devi piantarla" si avvicinò in preda alla rabbia Josh.
"Piuttosto tu, piantala di seguirmi" dissi "Come sapevi dove fossi?"
"Ho visto la scatola aperta nel tuo letto e la lettera affianco, non era difficile da capire, al contrario per te che non capisci quanto non fosse sicuro che tu venissi da sola, cazzo" urlò sbracciando.
"Sei entrato di nuovo in camera mia?!" dissi alzando le sopracciglia.
Prima o poi si sarebbe fatto vedere dalla persona sbagliata e mi avrebbe messo in qualche guaio.
"Ti preoccupi per questo e non per altro?" sbracciò di nuovo.
"Smettila di urlare, non serve che tu mi faccia la ramanzina ne tanto meno che tu cerchi di proteggermi da chissà cosa"
Spalancò gli occhi.
"Non ti sto affatto proteggendo, sto risparmiando preoccupazione alle tue amiche che hanno chiamato me, pensando fossi con me" Mi sovrastò "Perché non solo cenerentola è venuta qui, senza dire o avvertire qualcuno con un fottuto messaggio o una chiamata, ma nemmeno rispondeva al telefono" Riuscivo a vedere la vena del suo collo pulsare, così tanto che credevo esplodesse.
Non risposi ma alzai la mano con il telefono per fargli vedere in che condizioni era.
Mentre lo feci un pezzettino di schermo cadde a terra.
Prese in mano il telefono e lo guardo.
"Sei un disastro"
Sospirai e lo ripresi guardandolo male.
Non c'era bisogno me lo dicesse.
Tutto era un disastro e lo sapevo da sola.
"Ciao Josh" lo salutai non risparmiandogli un'occhiataccia e mi incamminai a piedi per cercare un taxi.
"Dove pensi di andare?"
"In dormitorio, dove altro potrei andare secondo te!?"
"Dimmelo tu, sei esperta ad andare in posti in cui non dovresti"
"Ma senti chi parla" dissi senza girarmi.
Poi calò il silenzio.

Improvvisamente qualcosa di caldo mi coprì le spalle.
Avevo la sua giacca sopra e le sue mani sopra di essa.
"Così non vai da nessuna parte, ti riaccompagno io" disse.
"Scordatelo" dissi e cercai di togliere la giacca.
"È notte, sei mezza nuda e fa freddo" sbottò.
"Non sono mezza nuda e non ho paura di farmela a piedi" continuai a camminare.
A volte mi stupivo per quanto il mio orgoglio mi faceva mentire.
Diciamo che avevo, in parte, paura.
"Oh non lo metto in dubbio" rise "ma potresti anche accettare un favore ogni tanto"
La prima frase era chiaramente una presa in giro.
La seconda, invece, sembrava sincera.
"Di nuovo Josh, ciao" cercai di togliere la giaccia ma le sue mani ai lembi non me lo permettevano.

"Laila" mi chiamò e mi fermai.
"Per favore" disse poi.
Spalancai gli occhi.
Josh e la gentilezza era risaputo non fossero conoscenti.
Eppure...
Eppure lo era stato, a modo suo.
Se pur il suo sguardo era supplichevole, potevo toccare e sentire la sua rigidità.
Forse era strano anche per lui essere gentile o esserlo con me.
Sembrò riflettere su qualcosa.
Mi incantai a guardarlo.
"Va bene" dissi "si, okay" ingoiai.
Andai con lui verso la macchina poco distante.

"Laila" qualcuno mi chiamò prima che io potessi salire.
Alzai lo sguardo e vidi ancora quella donna.
"Non andartene, aspetta" mi corse incontro.
Guardai un attimo Josh che fece una faccia strana confuso.
"Posso sapere che vuole?" si avvicinò Josh infastidito dalla sua presenza.
"Ragazzo non sto parlando con te" gli affilò un'occhiataccia.
"Io si e ti dico che ci stai trattenendo...Laila, andiamo"
"Josh" lo richiamai "ti prego, aspetta in macchina"
"Hai due minuti-"
"Okay" dissi interrompendolo "due minuti sono sufficienti"
Sbuffò e ci pensò ma poi fece come gli avevo gentilmente chiesto di fare.
"È lei che mi ha scritto di venire?" chiesi.
Annuì leggermente sorridendo.
"Perché ci teneva così tanto che io venissi qui così che potessi incontrarla?" dissi.
"Capisco che tu abbia molte domande per la testa e io voglio darti tutte le risposte che cerchi, ma-"
La incoraggiai a continuare.
"Ma preferirei parlarti in privato" lanciò un'occhiataccia a Josh che la stava guardando male dalla macchina.
Prese dalla borsa un foglietto.
"Tieni, c'è il mio numero, chiamami non appena vorrai" me lo mise nella mano e me la richiuse dolcemente.
Lasciai la sua mano e sorrisi a malapena.
Dopo averle fatto un cenno con lo sguardo raggiunsi lo sportello della macchina.

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