Capitolo 9- Maledizione

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Pov Laila

Mi guardai riflessa nello specchio.
"Per un primo appuntamento vai più che bene" mi sorrise Becky.
"Non è un appuntamento"
"Farò finta di crederci" disse sorridendo maliziosa.
" 'Oh Peter mi dispiace ma non ci sarà mai un noi, potremmo essere solo amici' " mi prese in giro Allison.
Becky scoppiò a ridere.
La guardai male dallo specchio.
"Sei bellissima, avanti non farlo aspettare" mi sorrise Allison.
Bellissima lo trovavo esagerato.
Mi ero a mala pena truccata, avevo dei semplici jeans chiari e una camicetta bianca infilata sotto la vita dei pantaloni.
"Vado" dissi.
"Buona fortuna" mi dissero insieme.
Afferrai la borsa, il telefono ed uscii dalla camera dopo averle salutate.

Raggiunsi il bar vicino la scuola ed entrai.
Mi guardai intorno cercando di vederlo.
Dopo pochi secondo finalmente lo vidi e mi avvicinai al tavolo dove era seduto.
"Ei" lo salutai e mi sedetti.
"Ei, sei splendida" mi sorrise.
Abbozzai un sorriso anch'io e lo ringraziai.
"Sai stavo iniziando a pensare che non venissi più" poggiò il suo telefono spento nel tavolo.
"Scusami, ho cercato di fare più in fretta possibile"
"Ordiniamo qualcosa?" mi chiese.
"Si, d'accordo" annuii.
Alzò una mano e il cameriere arrivò al tavolo.
"Cosa prendi?" mi domandò Peter.
"Quello che prendi tu"
"Due caffè, grazie" disse al cameriere che annotò l'ordine sul blocchetto.
"arrivano subito"

"Allora parlami un po' di te"
"Mi sono trasferita qui insieme alla mia migliore amica per studiare e laurearmi in economia, questa è l'unica cosa bella" sputai tutto d'un fiato.
"Le altre invece sono brutte?" chiese.
"Si ma preferirei non parlarne" sorrisi.
"Ma certo"
"E tu? Parlami di te" cercai di sciogliere la tensione che si era creata.
Il cameriere arrivò e ci diede i due caffè.
"Sono nato e cresciuto qui, vivo con i miei genitori e studio medicina"
"Laurea in medicina? sembra interessante" bevvi un po' di caffè.
"Si lo è" sorrise "Il lato negativo è quando tua madre e tuo padre pretendono la tua laurea più di qualsiasi altra cosa"
"Magari vogliono solo il meglio per te" dissi.
"Sicuramente, ma sono troppo rigidi"

Passammo circa mezz'ora a parlare prima che il suo telefono iniziò a suonare.
"Scusami" mi disse per poi rispondere.
Poi fece un paio di facce strane e infastidite.
"Elizabeth, ti avevo detto di non chiamarmi" disse alzando gli occhi al cielo.
Stava parlando con quel Elizabeth?
"Non mi interessano i vostri litigi, te l'ho detto mille volte che non devi passare il tempo con lui...va bene okay arrivo, aspettami lì" chiuse la chiamata e sbuffò.
"Va tutto bene?" chiesi vedendolo pensieroso.
"Quell'idiota di Josh ha lasciato mia sorella a piedi e devo andare a prenderla" Si alza mettendo il giacchetto.
Un'attimo...Elizabeth è sua sorella?
Oddio.
"mi dispiace davvero, tieni questi e scusami ancora" disse poggiando sul tavolo 5 sterline.
"Tranquillo non c'è problema" parlai riferendomi ai soldi.
"Insisto, ci vediamo domani" disse prima di allontanarsi e uscire dal bar.

Rimasi lì seduta.
Sapere che la causa fosse Josh mi innervosì.
Per affogare i pensieri presi un'altro sorso di cappuccino e vidi con la coda dell'occhio che qualcuno si stava avvicinando.
"Allora sei proprio tu" riconobbi quella voce.
"Ethan"
"In carne ed ossa, anche in muscoli" disse ammiccando.
Scoppiai a ridere.
"Modestamente egocentrico" aggiunsi sorridendo.
"Modestamente sincero, ma non parliamo di me. Non sono io che sono stato appena mollato in asso da Peter Walker per colpa della sorellina viziata" disse scherzoso.
"Ottimo tatto" sospirai "Ma la colpa è principalmente di uno stronzo arrogante e alquanto presuntuoso che... mh quanto lo detesto" continuai infuriata.
"Scommetto che ti riferisci a Josh"
"Solo lui può essere così tanto arrogante"
"Lo sai che stai parlando male del mio migliore amico vero?" scoppiò a ridere.
"È quello che penso" Alzai le spalle "E poi ci odiamo a vicenda"
"Lui odia poche persone e ti garantisco che tu non sei tra quelle" appoggiò i gomiti sopra il tavolo.
Lo osservai attentamente e sembrava sincero.
"Dico davvero" sottolineò ancora.
Poi mi venne in mente una cosa.
"Ma uno di quelli è Peter, vero?" chiesi annuendo.
Si irrigidì e sbuffò.
Avevo fatto centro.
"Si, uno di quelli è lui" confermò.
"Non capisco cosa gli abbia mai fatto, sembra così gentile"
"Ha i suoi motivi" sospirò
"Non posso parlartene, ma ti assicuro che sono più che validi"
"Certo, tranquillo" dissi.
"E tu?" mi domandò.
"Cosa?" chiesi confusa.
"Perché lo odi così tanto come dici?"
"Perché è un'idiota, è presuntuoso, pensa di imporsi sulle persone, è meschino" parlai con disprezzo.
"Però! Hai una buona impressione di lui" scoppiò a ridere.
"Giudico quello che ho visto"
"Che non sempre è quello che è davvero" aggiunse.
"Ma è come vuole farsi vedere"
Scoppiò a ridere e piegò la testa da un lato.
"Okay ci rinuncio" rise ancora, poi guardò l'ora nel suo orologio "Ora devo andare, ho finito il turno, se vuoi ti do un passaggio"
"Lavori qui?" chiesi e lui annuì "Comunque non ti preoccupare, vado a piedi" dissi.
"Come preferisci, ci vediamo"
Lo salutai e lui mi ricambiò con un cenno della mano.

Lost in Love - Persi nell'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora