Capitolo 35- Peccato

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Pov Laila

Alcuni minuti dopo ci trovavamo davanti casa sua.
Spense il motore e scese dalla moto.
Lo feci anch'io e lo aiutai a riporre i caschi.
Gli lanciai un occhiata e lo vidi strano, come se qualche pensiero gli tormentasse la testa.
Si incamminò per raggiungere la porta mentre io rimasi a guardarlo camminare in modo goffo e questo mi fece sorridere.
Con l'aria divertita e le braccia incrociate al petto lo seguii.
Mi trovavo dietro di lui mentre lo guardavo salire i gradini  del suo ingresso con fatica.
Dopo due scalini fatti con successo, il terzo lo prese a metà.
Lo afferrai subito per il braccio cercando di dargli equilibrio.
Raggiunto il pianerottolo davanti il portone iniziò a tastare le tasche della sua giacca di pelle.
Mi fissò mentre tirava fuori le chiavi e le dondolò in aria.

Confusa lo guardai alzando le sopracciglia.
Feci per prenderle ma le mise più in alto.
Alzai gli occhi al cielo.
"Dammele" dissi.
Sorrise divertito.
"Prendile" disse.
Sospirai scuotendo la testa.
Alzò il sopracciglio aspettandosi qualcosa.
Sbuffai e feci un passo avanti a lui.
Alzai il braccio e cercai di prenderle.
"Non ci arrivo" cercai di non guardare il suo viso poco distante dal mio.
Il suo respiro batteva contro di me.
"Sono sicuro che se ti impegnassi un po' di più ci arriveresti perfettamente"  rise.
Lo guardai dritto negli occhi mentre mi avvicinavo di più a lui.
Appoggiai la mano nel suo petto e mi misi sulle punte.
Il mio naso quasi sfiorava la sua bocca.
Alzai la testa e guardai le chiavi.
Alzando la testa però la distanza con il suo viso diminuì ancora di più.
La sua attenzione cadde sulle mie labbra.
"Credo che tu abbia ragione" afferrai le chiavi e gli diedi due colpetti sul petto mentre ristabilivo le distanze tra di noi.

Abbassò la testa per nascondere quel maledetto sorrisetto che aveva stampato in faccia.
Ed era così fastidiosamente attraente e piacevole da vedere che questo mi infastidì ancora di più di quanto già non fossi.

Con lui ero sempre incerta, lui mi metteva in difficoltà, metteva in dubbio ogni mia convinzione e certezza.

Mentre girai la chiave dentro la serratura si appoggiò contro il muro continuando a guardarmi.
"Sei incredibilmente attraente quando perdi la pazienza" disse.
Lo guardai alzando le sopracciglia per la frase appena uscita dalla sua bocca.
"Smettila" Aprii la porta ed entrai.
Era totalmente buio e per fortuna Josh accese subito la luce non appena entrò.
Tolsi cappotto e sciarpa e li posai sul divano.
Fece lo stesso con la sua giacca che lanciò accanto le mie cose.
"Incroci le braccia al petto e a volte ti mordi il labbro inferiore per far implodere qualsiasi cosa senti o pensi in quel momento" si avvicinò "Fai sbattere le ciglia lunghe un paio di volte mentre con gli occhi sprofondi in quelli di qualcun altro"  Era a pochi centimetri da me.
"E questo è molto eccitante" disse.
Lo guardavo e ascoltavo con le mani nelle tasche posteriori dei jeans che indossavo.
"Ma anche seccante quando lo fai con qualcuno che non sia io" Si buttò contro il divano.
Socchiusi gli occhi in due fessure.
"Presti così tanta attenzione a quello che faccio?"
"Non credo di essere l'unico dei due a dare attenzione all'altro"
Poggiò la testa contro il divano e chiuse gli occhi.
Mentre io rimasi ferma sulle mie gambe e lo seguivo con lo sguardo.
"Ne sei così sicuro?" domandai.
"Se così non fosse tu non saresti qui" disse tornando a guardarmi.
"Se sono qui è solo per non fare i conti con la mia coscienza"
"Sicura che sia solo per questo?"
Distolsi lo sguardo incapace di rispondere.

Cercai qualcosa per sviare a quella domanda e il mio sguardo cadde sulle ferite che aveva.
"È meglio se medichi quelle ferite" parlai.
Non mi ascoltò.
Mi ignorò completamente nonostante mi stesse guardando.
Mi avvicinai sotto il suo sguardo con le braccia incrociate.
Sospirò e si alzò lentamente fronteggiandomi.
Era dannatamente vicino.
Mi prese saldamente la mano e fui costretta a seguirlo.
Avanzammo verso il bagno e mi ritrovai chiusa dentro di esso con lui proprio davanti a me.
"Perché chiudi?" domandai appoggiandomi contro il lavandino.
"I ragazzi dormono, non vorrai mica svegliarli" mi fece l'occhiolino.
"No, infatti credo che me ne tornerò in dormitorio" feci per andare ma mi rimise sulla mia posizione.
"Non credo" disse.
Avevo il sedere schiacciato contro il mobile del lavandino.
"Che stai facendo?"
Prese da uno sportellino del mobile un po' di disinfettante e della carta e li posizionò di fianco a me.
"Ho bisogno di una mano" disse.
"Josh"
"Per favore" I suoi occhi erano nei miei.
Lo guardai perplessa prima di parlare.

Lost in Love - Persi nell'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora