Capitolo 21- Guardami

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Pov Josh

Non l'avevo persa di vista nemmeno per un secondo.
Non pensavo nemmeno di aver sbattuto le palpebre pur di averla sempre sotto controllo.
Non mi erano sfuggite le occhiate che molti coglioni gli riservavano.
A lei, al suo viso genuino e al suo sedere.
Che per quanto mi infastidirono, finché non toccavano o guardavano troppo a lungo, poteva anche andarmi bene, per il momento.

Erano passati più di cinque minuti da quando l'ho vista salire le scale e scomparire al piano di sopra.
Solitamente chi andava al piano di sopra è perché andava in camera da letto con qualcuno, ma lei non era quel caso.
Quindi l'unica opzione ed era quella che speravo, è che cercasse solo il bagno.

Passarono altri minuti e qualcosa dentro di me scattò.
Staccai Elizabeth di dosso e mi alzai in piedi.
"Ei, ma dove vai?" mi chiese infastidita sbuffando.
Non gli diedi mezza risposta.
Quello che facevo, come e dove era affar mio.
Ed in quel momento avevo una certa fretta.
Dovevo vedere che fosse tutto apposto e poi forse sarei tornato seduto in quel divanetto.

In due falcate feci le scale.
Vidi il cugino di White mezzo nudo entrare in una stanza con una ragazza e qualche passo dopo davanti agli occhi avevo qualcosa che mi innervosì e non poco.
Laila aveva le ginocchia contro il pavimento e White la stava tirando su per un braccio.
"Vuoi che ti porti a casa?" le domandò.
Ma lei non era in grado per rispondere.
Le mani mi formicolarono e in un secondo ero lì a pochi centimetri da lei.
"White" il mio tono era duro e scontroso "Ci penso io"
Mi abbassai leggermente e la sollevai.
Le mie mani finirono una sulla schiena e l'altra sotto le sue gambe, con cui cercavo di non far sollevare il vestito.
Sentii la sua pelle liscia e fredda.
La sua testa si appoggiò sul mio petto.
"Sei sicuro? Ti do una mano" si avvicinò ma prima che la potesse toccare lo fermai.
"Ho detto...ci penso io"
"Come vuoi allora" alzò le mani in aria e dopo aver lanciato uno sguardo a Laila se ne andò.
Guardai il suo viso poggiato contro di me.
I capelli le ricadevano intorno, ma non mi coprivano la visuale che avevo di lei.
Dovevo ammettere che non mi infastidiva la sua testa poggiata sul mio petto.
"Guardami Laila, apri gli occhi" dissi.
Non si mosse di un millimetro.
"Penserò io a te" sperai mi sentisse ma non lo fece.
Quanto cazzo aveva bevuto!?
Dovevo portarla a casa, la musica della villa non l'avrebbe aiutata a sentirsi meglio.

Scesi giù e mentre passavo per la stanza incontrai Allison e Becky.
Quando si accorsero di Laila tra le mie braccia la loro espressione cambiò.
Allison sembrava sull'orlo di piangere, Becky della disperazione.
"Cosa è successo?" disse Becky.
Allison si avvicinò e le toccò il viso mentre cercava di chiamarla per farle aprire gli occhi.
"Secondo te? " gli lanciai uno sguardo truce.
Non glie ne facevo una colpa a loro, ma nemmeno le escludevo totalmente.
"Cazzo" imprecò.
"Laila, per favore apri gli occhi" parlò Allison disperata.
"La porto a casa, mi assicurerò che si riprenda per bene" dissi.
"Cosa? No" disse Allison. "Ci penseremo noi"
"No ha ragione Josh, siamo fuori orario e se la governante si accorge che rientriamo a quest'ora e che lei è in questo stato, probabilmente ci espelleranno" pensò Becky.
"È la prima cosa furba che esce dalla tua bocca" dissi.
Allison sembrò capire che la mia era la scelta migliore.
"Mi dovrai dire come sta ogni minuto, mi dovrai far chiamare da lei non appena starà meglio.
Perché altrimenti vengo lì e ti spezzo qualcosa in testa, intesi?"
"Intesi" mi limitai a dire.
La sua espressione era tutto meno che finta, ci avrei scommesso che l'avrebbe fatto davvero.
Era disperata e teneva alla sua amica, tutto comprensibile.
Quando cercai di superarle per andarmene Becky mi bloccò.
"Aspetta, vado a prendere la sua giacca, così la copriamo dal vento" disse e corse via subito.
Dopo pochi secondi ritornò con in mano una giacca di pelle imbottita dentro.
Glie la sistemò sopra e dopo di che uscii dalla villa senza aspettare altro tempo.

Mi seguirono anche fuori fino a raggiungere la macchina.
Erano dietro di me e in silenzio.
Mi aprirono la portiera e l'accomodai sul sedile del passeggero.
Era tutta accoccolata contro il sedile con la giacca sopra di lei.
Glie la rimboccai e dopo avergli lanciato un'altra occhiata chiusi lo sportello.
"Mi raccomando" mi disse una delle due.
Non risposi, feci il giro della macchina e mi misi alla guida.

Il mio sguardo scivolò di nuovo su di lei.
Al mio fianco.
Le spostai i capelli dal viso e la guardai ancora.
Vidi la palle d'oca lungo le sue gambe.
Distolsi lo sguardo come se avessi appena preso la corrente.
Non dovevo perdere ancora tempo.
Così accesi la macchina e partii.
Non andai forte, ma nemmeno piano e in pochi minuti arrivai.
Mi accorsi solo dopo, una volta spenta la macchina davanti casa, che la mia mano era rimasta sopra di lei per tenerla e non fargli fare bruschi movimenti mentre guidavo.
Dannazione...

Scesi dalla macchina e prima di andare da lei, feci una corsa per andare ad aprire la porta.
Una volta spalancata andai al sedile del passeggero e la ripresi in braccio.
Andai su per le scale ed entrai.
Con il piede diedi un calcio non troppo forte per chiudere la porta.

Avanzai lungo il corridoio illuminato dalla lampada in soggiorno che tenevo sempre accesa.
Aprii la porta della stanza di schiena e raggiunsi il letto.
La misi seduta sopra di esso e tenendola afferrai la prima cosa che trovai sul letto.
Una camicia bianca.
Non gli avrei mai tolto il vestito con lei in questo stato, così glie l'avrei messa sopra ad esso.
Non era il massimo ma era più coperta almeno.
Dalle sue labbra uscì un lamento.
Gli occhi erano ancora chiusi.
Le sue mani mi trovarono e cercò di alzarsi.
"Cenerentola, non è il caso di alzarsi ora" dissi.
Barcollò e le sue gambe si piegarono.
La mantenni e la ritirai delicatamente su.
Il suo viso era poco distante dal mio.
La vidi avvicinarsi e le sue labbra quasi sfiorarono le mie.
Dio...
Cercai di allontanarla per quanto non volessi.
La sua bocca tentava la mia.
Si avvicinò sempre di più.
"Non così, Laila" sospirai contro il suo viso "non così" poggiai la mia fronte sulla sua.
Le sue labbra tentavano le mie e respingerle era quasi impossibile.
Volevo fiondarmi su di loro e sentirne il sapore.
Ma non l'avrei fatto, non così.
Non mi sarei mai approfittato del suo stato per baciarla.

La feci distendere e la coprii con le coperte.
Vederla stesa sul mio letto era strano.
Vedere una donna sul mio letto era strano.
Ma non era male.
Vederla lì, vedere lei lì.
Seduto di fianco a lei la osservai.
Le misi i capelli dietro l'orecchio e li toccai.
Erano morbidi come seta.

Guardai il suo viso rilassato e mi rilassai leggermente anch'io.
Il mio sguardo scese sulle sue labbra semiaperte.
Le stesse labbra che per pochi millimetri erano quasi sulle mie.
Mi limitai a poggiare le mie sulla sua fronte.
E a chiudere gli occhi mentre lo feci.

Mi alzai e mi fermai sulla soglia della porta.
Cercai sul registro delle chiamate fatte l'ultimo numero che c'era.
Quello di Allison.
Dopo pochi squilli rispose.
"Josh, come sta? sta bene? si è svegliata?" mi riempì di domande.
"Sta riposando, quando si sveglia te lo dico"
Dopo aver ricevuto la sua risposta chiusi la chiamata.
Mi venne in mente se potesse sentire ancora freddo.
Così accesi i riscaldamenti al massimo.

La guardai ancora prima di voler raggiungere la cucina.
Ma ci ripensai.
Non riuscivo a distaccare lo sguardo da lei.
Volevo tenerla sotto controllo.
Così andai sul lato libero del letto e mi distesi al suo fianco, ma sopra le coperte.
Il suo viso era volto verso di me.
E passai infiniti minuti a guardarlo.
E per altri ancora.

Nell'attesa che quegli occhi si sarebbero aperti e mi avrebbero osservati confusi.
Così passai la notte, aspettando di rivedere i suoi occhi riaprisi.
Aspettando che il verde delle sue iridi puntassero me.

~Elis
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Lost in Love - Persi nell'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora