Capitolo 26- Rabbia

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Pov Laila

Il giorno dopo, non appena finii scuola, presi la macchina e andai nel posto in cui mai avrei pensato di andare da sola e di mia spontanea volontà.
Eppure nonostante questo, mi trovavo davanti la casa di Josh con la macchina parcheggiata dal lato opposto della strada.
Scesi dalla macchina e avanzai verso la sua proprietà.
Feci le scale e quando alzai la mano per bussare mi accorsi che la porta era leggermente aperta.
"Josh" lo chiamai mentre entrai.
Accostai di nuovo la porta e riprovai a chiamarlo.
"Ti avviso, sto entrando, fatti trovare presentabile" dissi mentre andai in soggiorno.
Non c'era.

Così tornai in corridoio e avanzai verso la sua camera da letto.
La porta era semiaperta.
Infilai la testa dentro e guardai se fosse almeno lì. Ma di lui neanche l'ombra.
Sbuffai e tirai fuori la testa dalla sua stanza.
Dove diavolo era?

"Cosa stai facendo, cenerentola?"
Balzai indietro e me lo ritrovai a due centimetri da me.
"Stavo cercando.." la saliva non mi arrivò più alla bocca quando mi accorsi che non aveva la maglietta.
La sua pelle era umida, i suoi capelli bagnati e scompigliati, i suoi occhi erano corrucciati ma meno oscuri del solito.
"Cosa cercavi nella mia camera?" sorrise divertito.
"Cercavo te, razza di idiota" lo spintonai indietro e tornai in soggiorno.
"Beh mi hai trovato" mi seguì.
Poggiai la borsa sul bancone e la mia mente non fece altro che ripensare a cosa era capitato lì.
Buttai giù la saliva.
"Che c'è?" disse mentre aprì il frigo.
Non guardai altro che la sua schiena contrarsi e..
Mio dio.
Non riuscii ad aprire bocca.
Prese una birra e la stappò con i denti.
"Ne vuoi un po'?" chiese.
"N-no, grazie" dovevo essere ridicola ma non riuscivo a distogliere lo sguardo.
Se la portò alla bocca e ne bevve un sorso mentre si appoggiava al bancone al mio fianco.
"Volevi qualcosa?" disse prendendo poi un altro sorso.
"Veramente ero qui per riprendere ciò che mi hai rubato" dissi incrociando le braccia al petto.
"Rubato? Non ti ho rubato nulla"
"Dammi le mie ciabatte, capitano" dissi guardandolo male.
"Non le ho rubate cenerentola, le ho trovate a terra"
"Va bene, ma sono mie"
"No, le ho trovate io e ormai sono di mia proprietà" Disse prima di andare verso la porta.
Lo seguii.
"Josh, ridammele" lui uscì ed uscii anche io.
"Non ci penso neanche"
"Josh"
Entrò nel garage ed entrai anche io.

Mi guardai intorno e vidi la quantità industriale di macchinari da palestra che aveva lì dentro, tra cui un sacco da box.
Chissà perché questo non mi stupiva.
Mi lanciò un'occhiata mentre afferrò un paio di guantoni.
"Ti stavi allenando?" gli chiesi.
"Prima che arrivassi tu si" disse.
"Potrei anche andarmene se solo tu la smettessi e mi-" mi interruppe.
"Puoi restare qui" disse mentre si allacciò un guantone.
Il respiro mi si mozzo.
Mi guardò dritto negli occhi.
Non mi mossi, non dissi nulla.
Mi misi seduta nella panca per gli addominali e lo guardai prepararsi per allenarsi con il sacco.

Tirò qualche colpo, con le braccia e con le gambe.
"Perché lo fai?" chiesi.
Sferrò un colpo e mi guardò.
"Mi piace farlo"
"È un modo alternativo per dire che ti piace la violenza?"
"Mi piace solo combattere"
"Quindi ti piace essere violento contro qualcun altro", giusto per il gusto di farlo" feci un espressione di disgusto.
"Smettila con il tuo buonismo" disse afferrando il sacco.
Mi alzai e mi avvicinai a lui.
Gli presi le mani e gli slacciai i guanti.
Mi guardò confuso.
"Cosa stai facendo?"
"Metto da parte il mio buonismo" dissi allacciandomi i guanti.
Nascose un accenno di sorriso.

Sferrai un colpo di prova e rimasi spiacevolmente sorpresa di quanto fosse poco morbido il sacco.
"Cenerentola, vacci piano, non sei nemmeno in posizione"
"Posizione? Ci vuole un posizione per colpire un sacco?"
"Preferisci una persona con cui assumere una posizione?" disse ridendo per i suoi soliti pensieri maliziosi circondando il sacco.
"Se la tua faccia è davanti perché no?!" Sferrai un colpo destro che schivò.
"Vieni qui Cobra Kai" si piazzò dietro di me.
"Cos'è hai paura di prendere un colpo in quel bel faccino?" dissi mentre le sue mani mi sistemarono nella posizione giusta.
Mi posizionò le braccia e sentii il suo respiro contro la pelle del mio collo.
"No ho paura che il mio bel faccino ti deconcentri"
"Ti piacerebbe, capitano" dissi.
"Concentrati" mi pizzicò il fianco.
"Giù le mani se non vuoi che ti stendo"
Scoppiò a ridere quando mi girai contro di lui.
"Cosa hai da ridere? Pensi che non sono in grado di farlo?"
"Non la prendere sul personale, ma ho i miei dubbi"
Gli sferrai un colpetto sull'addome ma un po' più in basso, poco più su delle parti più delicate.
Non se lo aspettò e indietreggiò un po'.
Mi rigirai verso il sacco.

Quando meno me l'aspettai mi afferrò i polsi e me li portò sopra la mia testa girandomi verso di lui.
"Un colpo qui e saresti già a terra" mi puntò il dito nella pancia.
I suoi occhi si alzarono sui miei.
Lo sguardo mi sfuggì sulle sue labbra.
Umide e semiaperte ma soprattutto poco distanti da me.
Sudavo freddo.
Non riuscii a muovermi.
Il suo tocco era così caldo contro la mia pelle che non aiutava affatto il mio autocontrollo.
Con lo stesso dito mi sfiorò la pelle sotto il tessuto della felpa.
Dio..
"Allora, menomale che tu non sia un vero rivale" dissi inumidendo un po' le mie labbra con la poco saliva che mi era rimasta.
"Per il mio autocontrollo non posso dire lo stesso di te"
Quando mi resi conto di quello che aveva detto trasalii.
Le sue labbra erano sempre più vicine e a me mancava l'aria solo al pensiero che anche le mie fossero vicine alle sue.
Mio dio..
Non avrei più resistito.
Non ce l'avrei fatta se..

Se solo il suo telefono non cominciò a suonare.
Mi guardò prima di andare per rispondere.
Tornai a respirare seppur il mio cuore era accelerato.
Tolsi i guanti mentre lo fissai.
Non appena vide il display illuminato si incupì.
"Sbaglio o non dovevi chiamarmi!?" disse.
Non sembrava più lo stesso Josh di poco fa.
"Cosa? Come è possibile?"
"Cazzo" si portò una mano alla fronte.
"Si arrivo, due minuti e sono lì" disse chiudendo.
"Cazzo" disse sbattendo il telefono.
Afferrò il sacco e sganciò un colpo che mi fece balzare indietro.
Non avevo paura di lui, ero certa che non mi avrebbe mai fatto del male, ma era più che arrabbiato.
La rabbia pulsava e scorreva nelle sue vene.
Si appoggiò al muro con la testa chinata.
"Cosa è successo?" dissi avvicinandomi a lui.
"Vattene" disse.
Era freddo.
"Josh.." appoggiai la mano sulla sua spalla delicatamente.
"Laila, vattene" Si scosse dal mio tocco.
"Smettila di dirmi di andare via, io rimango qui con te, stavolta non ti lascio solo"
Mi guardò in un modo indecifrabile.
"Tu non capisci, non voglio nessuno, nemmeno te" disse.

Ammetto che le sue parole mi arrivarono dritto nella pancia taglienti come una lama.
Afferrò la maglia che aveva lasciato sopra un attrezzo e la infilò.
"Dove cazzo sono le chiavi della macchina" si guardò intorno.
"Erano qui, porca puttana" alzò la voce.
Sembrava che stesse per esplodere da quanto era arrabbiato.
Non riuscii a capire cosa potesse mai ridurlo così.
"Torna a casa, non te lo dirò un altra volta"
"Nemmeno io, non vado da nessuna parte"
Si lamentò, imprecò ancora.
Trovò le chiavi a terra sotto la panca ed uscì subito.
"Josh, aspetta"
Fece il giro della macchina e salì.
Aprii lo sportello e salii nella sua macchina.
"Sei proprio testarda, cazzo" disse sbattendo una mano sul volante.
"Fattene una ragione" dissi guardando dall'altro lato.

Accese la macchina e partì chissà dove.
Guardai la strada scorrere veloce dal finestrino, stava andando molto forte.
Mi girai e gli lanciai un occhiata prima di distogliere di nuovo lo sguardo.
La rabbia lo aveva totalmente accecato.
La sua espressione non nascondeva l'ira che aveva dentro.
Le sue sopracciglia erano corrucciate e i suoi occhi erano ridotti a due fessure.
Era fuori di se.
Non mi sentivo d'aiuto, ma non potevo lasciarlo così.
Non di nuovo.

Dopo un paio di minuti accostò.
Slacciò la cintura e lo feci anche io.
O meglio ci provai perché mi fermò con la mano.
"Tu aspetti qui, torno subito" disse prima di scendere.
"No vengo con te" dissi.
"Non ti muovere, è già abbastanza che ti ho lasciato venire fin qui" mi fulminò.
Non replicai.
Chiuse la portiera e lo guardai arrivare dall'altra parte della strada.
Mi sbilanciai per vedere dove stesse andando e lo vidi entrare da un cancello di una grande casa.
Ma non riuscii a vedere nient'altro.
La siepe che circondava la casa era troppo alta per riuscire a vedere qualcosa.

Così aspettai.

~Elis
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Lost in Love - Persi nell'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora