39 - Una cometa brillante

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Sugawara accosta a lato della strada per permetterci di scendere e riparte verso chissà dove lasciandoci soli davanti al ristorante in cui ho scelto di portare quest'uomo incredibilmente affascinante. La cameriera mi riconosce e mi saluta calorosamente e dopo aver riservato fin troppe occhiate al mio accompagnatore, ci fa sedere al nostro tavolo. Posso affermare con certezza di avere la sua completa attenzione perché non ha degnato di uno sguardo la giovane che ci sta servendo visto che ha costantemente gli occhi su di me

"Spero che questo locale non sia troppo inadeguato per i tuoi standard. Ammetto che è il mio preferito"

"Io non ho alcuno standard" mi scruta con aria seria

"Dubito che con la tua carriera tu possa permetterti di mangiare al Mc Donald's"

"Non lo faccio solo perché si tratta di cibo spazzatura e se qualcuno mi riconoscesse finirei per riempire il locale di giornalisti impazziti"

"Ci sono molte cose a cui devi rinunciare?" chiedo un po' preoccupata per la sua situazione

"Se non organizzo nulla non ho nulla a cui rinunciare" mi fa notare con tono ovvio

"Mi sembra così triste" sospiro "Come fai ad essere felice di vivere in questo modo? Non senti la mancanza di qualcosa?"

"Cerco di non crearmi troppe aspettative che poi verrebbero deluse"

"Non è giusto" commento a bassa voce

"Molte cose non sono giuste in questo mondo e non sempre possiamo migliorare la situazione"

"Beh, nel tuo caso si potrebbe fare qualcosa di più"

"Non credo"

"Ti basterebbe mollare un po' la presa su certi punti"

"Ovvero?"

"Tutta questa privacy, persino con i dipendenti, ti impedisce di avere una vita normale perché ti costringe ad alzarti ad orari assurdi e trattenerti fino a tardi per incontrare meno gente possibile"

"Se creassi degli standard poi sarei costretto a mantenerli e non sono il tipo di Presidente caritatevole che tutte le mattine passa a salutare i propri dipendenti con una tazza fumante di caffè"

"Nessuno ti chiede di arrivare a tanto, ti basterebbe recarti in ufficio insieme a tutti gli altri e sono sicura che nessuno ti giudicherebbe come un cattivo capo. Anzi, forse ora hanno persino paura di incontrare il tuo sguardo"

"Probabile" sospira rumorosamente rilassando i muscoli delle spalle

"Se ne sei consapevole allora perché non fai qualcosa per cambiare la situazione?" chiedo con un sopracciglio alzato

"Non è così facile come sembra" borbotta

"A me sembrano solo scuse"

"Come puoi-"

"Anche Oikawa dice così quando non vuole fare qualcosa: ci gira attorno e trova migliaia di scuse per evitare di fare la cosa giusta. Mi stupisce che abbiate litigato visto quanto siete simili"

"Immagino sia una caratteristica comune ai palleggiatori" sorride

"Anche tu eri un palleggiatore!?" esclamo quasi gridando

"Hai giocato?"

"Sì, fino al liceo poi ho dovuto smettere. Un po' mi manca" prendo un boccone dal mio piatto per non doverci pensare

"Anche a me in realtà" sospira "Ma cerco di non pensarci" mi sorride dolcemente

"Eri in una squadra diversa dagli altri?"

Haikyuu!! ¦ BUSINESS MANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora