Capitolo 4

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Sono costretta a sedere sul sedile anteriore accanto a Robert. Da quanto sono arrivati nel parcheggio della Eaton House e Micheal è balzato fuori dall’auto per correre incontro a Spencer, è stato impossibile separarli. Rob sorride indicandomi con il mento il sedile posteriore su cui la mia amica e la sua nuova fiamma scontrano furiosamente le loro labbra. Imbarazzata da quella scena quasi raccapricciante sorrido a mia volta a Robert sperando che non creda che possa succedere anche tra noi.
Quando parcheggiamo davanti all’ingresso del Victrola noto subito Jake alla corda di velluto mentre ride insieme al corpulento Adam. Lo sta aiutando a selezionare le ragazze all’ingresso e ovviamente lascia passare solo quelle particolarmente svestite e belle da mozzare il fiato. Non capisco perché questa cosa mi dà così tanto fastidio.
Appena i nostri occhi si incontrano concentra tutta la sua attenzione su di me, dimenticandosi delle altre ragazze in coda. Mi sorride appena, quasi felice del mio arrivo, e sussurra qualcosa all’orecchio di Adam indicandomi. Il suo splendido sorriso tuttavia si spegne nell’istante in cui Robert poggia il suo braccio sulla mia spalla stringendomi a sé e avanzando verso l’ingresso. Adam, che ovviamente non coglie il cambio di umore del cugino del proprietario, fa aprire un varco nella coda per lasciarci avanzare verso l’ingresso. Robert, senza smettere di abbracciarmi saluta Jake con un buffetto sulla spalla, mentre lui non distoglie i suoi occhi da me, scuri, rabbiosi, indispettiti. È arrabbiato. È arrabbiato che io sia venuta insieme a Robert? Senza nemmeno rivolgermi nemmeno un cenno di saluto si volta ed entra nel locale portandosi dietro un paio di biondine slavate.
In quell’istante, quello che fino a prima sembrava un fantastico piano, diventa il peggior parto della mia mente insana.
 
Entriamo anche noi e prima che possa dirmi qualcosa mi slaccio dalla presa di Robert, lasciandolo interdetto. L’espressione sul suo volto mi turba, lasciare che mi abbracciasse deve averlo illuso. Mi scuso con lui dicendogli di aver bisogno di andare al bagno, verso il quale mi precipito. Una volta dentro mi sento al sicuro, nel bagno delle donne non posso incontrare né Jake né Robert, mi fermo davanti allo specchio sorreggendomi con le mani al freddo marmo del lavandino e scrutando la mia immagine riflessa nello specchio. Cosa avevo in mente di fare? Perché sono venuta qui stasera? Perché sto ancora fingendo di essere chi non sono? Se dicessi la verità adesso come la prenderà Megan? Si arrabbierebbero con lei? Ma soprattutto cosa penserebbero di me? Perché mi sono lasciata incasinare così?
L’ingresso di Jessica all’interno del bagno mi riporta alla realtà. Mi fissa inorridita.
«Ciao» la saluto alzando una mano impacciata.
«Sei l’amica di Megan?» mi domanda senza cambiare l’espressione del suo volto.
«Si» mi limito a rispondere, notando l’assenza di saluto da parte sua.
«Ma Megan stasera è a cena dalla sua famiglia? Cosa ci fai qui se lei non c’è’?»
Lascio cadere il discorso dirigendomi verso l’uscita del bagno. Non merita nemmeno una risposta da parte mia. Odiosa prima, ancora più odiosa adesso.
Lei però decide che il discorso tra noi non è ancora terminato e mi blocca stringendomi il gomito e intromettendosi tra me e la porta. «Ti ho vista ieri con Jake. Non montarti la testa, non credere che possa volere da te qualcosa che non sia una semplice notte di sesso. Se fossi in te gli starei lontana.» Alzo un sopracciglio stupita dalle sue parole. «Lontana? Come fai tu? Qualcosa mi dice che abbia usato anche te e che tu non veda l’ora di continuare ad essere usata.» L’espressione di rabbia che si dipinge sul suo volto mi fa intuire di aver centrato il bersaglio, tanto vale infliggerle il colpo di grazia. «O forse lui si è stancato di usarti?»
A queste mie ultime parole libera il mio braccio e scivola alla mia destra permettendomi di uscire. Che serata assurda. Non mi bastavano Robert e Jake? Doveva pensarci anche Jessica a mandarmi fuori di testa? Una serata come questa necessità di alcool, decisamente. Mi fiondo al bancone del bar, ignorando le ragazze semivestite con i vassoi di Champagne, ho bisogno di qualcosa di molto più forte. Poggio entrambi i gomiti al bancone e sovrastando la musica ordino alla barista un Vodka-Tonic ghiacciato, che mi viene servito pochi secondi dopo. Apro la borsetta per estrarre il portafoglio e pagare quando due mani afferrano possessivamente i fianchi.      
«Mettilo sul mio conto Janin.» La voce alle mie spalle è inconfondibile e devo respirare profondamente più volte prima di trovare il coraggio di voltarmi.
«Ti ringrazio Jake, ma non serviva» sorrido appena sperando che non colga il fremito che attraversa il mio corpo quando me lo trovo ad un paio di centimetri dal mio volto.
«Beh. Avrebbe dovuto pensarci Robert, ma lui non è troppo sveglio» dice ridendo, ma il tono aspro con cui pronuncia il nome del suo amico conferma ciò che pensavo. Gli ha dato fastidio che io sia venuta con lui.
«E perché? Posso tranquillamente pagarmi da bere da sola.» Avvicino la cannuccia alla bocca e prendo un grosso sorso della mia bibita. Mi brucia la gola al solo passaggio, la barista deve aver abbondato con la Vodka e aver lesinato con la Tonic. Appena stacco le labbra dal tubicino nero lui si avvicina facendomi sobbalzare. Afferra la cannuccia e assaggia il contenuto del bicchiere.
«Ti piacciono le cose forti? Mi domando allora cosa ci fai con Robert?» domanda malizioso, senza allontanarsi da me.
«Cosa vorresti dire? Robert sembra un bravo ragazzo e …» ribatto ma vengo immediatamente interrotta.
«Appunto. Non mi sembra che a te piacciano i bravi ragazzi. Ti ho vista correre. Tu ami le emozioni forti. Non ti accontenti del vino, ti piacciono i super alcolici. Ed è così anche per i ragazzi. Non ti piacciono i bravi ragazzi! A te piacciono quelli come me!»
«Che cosa te lo farebbe credere?» gli domando pentendomene nell’istante in cui lui accorcia ancora di più la distanza tra i nostri volti.
«Semplice. La mia vicinanza ti fa avvampare. Al mio tocco il tuo corpo freme. E mi sono accorto di come mi guardavi quando ieri sera ho baciato quella ragazza, volevi essere al suo posto, non negarlo.»
Tutte le mie speranze che non si fosse accorto di nulla erano ovviamente state vane. «Ti sbagli. Io non avvampo se non per la frustrazione di sentirmi intrappolata da te, non fremo se non per il freddo e non ho voluto né voglio baciarti»
«Davvero?» La sua mano destra si sposta dal mio fianco, lentamente, salendo fino al collo mentre le sue dita si allacciano ai capelli scostandoli dietro le spalle, mentre l’altra mano, ancora ancorata al mio fianco sinistro, mi attira ancora più vicina al suo torace. La sua bocca si poggia alla base del corpo lasciata scoperta pochi istanti prima, per poi risalire lenta fino la mascella e all’angolo della bocca, lasciando una scia di candidi baci.
«Non mi sembri ancora convinta» Ansima alla fine tremendamente vicino alla mia bocca. Non colgo subito il significato della sua frase ancora rapita dal pensiero di quelle labbra così soffici e calde a contatto con la mia pelle e desiderosa di sentirle a contatto con le mie. Ha ragione. Io voglio baciarlo. Io voglio annientare la minima distanza che ci divide e che mi sta facendo impazzire. Ma non posso dargliela vinta così e non prima di aver risolto la questione Robert. Prima di essere totalmente incapace di allontanarmi da lui poggio entrambi i palmi aperti sul suo petto e con tutta la forza che ho in corpo, aumentata dalla vodka che è in circolo, lo allontano quanto più possibile da me.
«Si, Jake. Hai ragione, non sono per niente indifferente. Sei un bel ragazzo e devo ammettere di essere attratta da te. Tuttavia questo non vuol dire che ti permetterò di fare di me ciò che vuoi. Non puoi prendermi e cercare di sedurmi sul bancone di un bar ignorando che io sia venuta qui insieme ad un tuo amico» sbotto infastidita. Le braccia ancora tese contro il suo petto per tenerlo lontano dal mio corpo sensibile al suo tocco.
«Ancora Robert? Ti piace o no?»
«No» mi esce dalla bocca prima di rendermi conto di averlo detto. Un sorriso beffardo gli si dipinge sul volto. Lo fermo prima che possa parlare ancora. «Ma questo non vuol dire nulla. Ovviamente credo di dover chiarire questa situazione, ma con lui, non certo con te!»
A queste parole sguscio fuori dalla sua presa e senza dargli il tempo di dirgli nulla scappo via senza voltarmi nemmeno per salutarlo.
 
Individuo immediatamente Robert dall’altra parte della sala, e anche se sono consapevole di avere ancora gli occhi di Jake fissi su di me non posso fare altro che correre verso di lui, maledicendomi per aver accettato di uscire.
«Dov’eri finita?» mi domanda allungando un braccio per cingermi le spalle. Mi lascio abbracciare mantenendo una certa distanza.
«C’era coda in bagno e ho incontrato la tua amica Jessica» rispondo scrollando le spalle sperando di poter giustificare la mia quasi mezz’ora di assenza. Lui fortunatamente sembra accontentarsi della mia risposta e non domanda nient’altro. «Ti dispiace se andiamo?»
«Di già? Siamo qui da poco?» Mi domanda stupito.
«Hai ragione, scusami, ma ho un gran mal di testa. Prendo un taxi, tu resta pure qui con gli altri» gli rispondo disegnandomi un falso sorriso in faccia.
«No. Non esiste. Ti riaccompagno, poi torno a prendere gli altri.» E senza smettere di stringermi a sé mi conduce verso l’uscita. Mi volto ancora una volta verso il bancone del bar, curiosa e speranzosa di trovarvi ancora Jake, ma di lui non c’è più traccia.
 
«Grazie» sussurro mentre l’auto di Robert si ferma di fronte all’entrata della Eaton House.
«Figurati. È stato un piacere per me» risponde slacciandosi la cintura di sicurezza e allungandosi verso di me. «Sono stato contento che tu mi abbia scritto oggi.»
Arrossisco leggermente imbarazzata. Perché mi devo cacciare in queste situazioni. «Robert.. anche a me ha fatto molto piacere… Grazie ancora» Apro lo sportello e metto un piede sull’asfalto, ma lui mi trattiene per un braccio. Mi volto verso di lui sorpresa e stupita dal suo gesto. «Hai bisogno di qualcosa?»
Lui fissa i suoi splendidi occhi marroni nei miei, serio e timoroso allo stesso tempo. «A-aspetta solo un minuto» balbetta e si avvicina ancora un po’ a me. «Amelia, se non l’hai ancora capito tu mi piaci, e non poco. Mi piacerebbe conoscerti meglio, uscire con te, ma senza Victrola, senza Micheal, Josh, Jessica e Spencer. Vorrei invitarti fuori a cena, o al cinema, o ovunque tu voglia. Mi piacerebbe aspettarti ogni mattina, accompagnarti a lezione, pranzare insieme e riaccompagnarti a fine giornata. Insomma mi piacerebbe frequentarti.»
Rimango in silenzio ad ascoltare ogni singola parola che esce dalla sua bocca. Da quando è diventato così romantico e sensibile? È così dolce e carino. «Oh, Robert. È… è così… non so cosa dire..»
«Dì di si» Mi interrompe, gli occhi lucidi di speranza.
Inspiro profondamente. Non posso prenderlo on giro. «No.» Alla mia risposta china improvvisamente il capo e lascia andare il mio gomito. «Robert… Tu sei fantastico e sono sicura che se mi conoscessi sul serio non ti piacerei più così tanto.» Se sapessi chi sono realmente mi odieresti per averti preso in giro.
«è per Jake?» Mi domanda sena alzare lo sguardo dalle sue mani che ora stringono con tanta forza il volante che ho paura possa romperlo da un momento all’altro.
«Jake?»
«Vi ho visti. Vi ho visti l’altra sera, e anche prima. E so che anche lui ti ha contattata. È per lui?»
«No!» Gli rispondo con voce stridula mentre il mio cervello urla “SI, SI, SI”
Sembra leggere nella mia mente perché sul suo volto si disegna un ghigno che di divertito aveva ben poco. «Chissà perché non ti credo. Ma voglio darti un consiglio. Sta attenta a Jake. Non è propriamente un bravo ragazzo, anzi. Non ama legarsi a lungo, o meglio più di qualche notte. Non permettergli di prenderti in giro!»
«Oh, ma io lo conosco bene» gli rispondo ridendo. Dal suo sguardo che improvvisamente ritorna curioso su di me mi rendo conto di aver detto qualcosa di azzardato. Mi correggo immediatamente. «Cioè, conosco bene i tipi come lui. Tranquillo, sono stata già avvisata da Jessica sulla reale natura di Jake e comunque io non mi concedo molto facilmente. Può usare tutte le sue migliori tecniche di seduzione con me ma non mi farò imbambolare da lui.» Robert mi sorride debolmente. «Però mi piacerebbe frequentarti, come amica intendo. Possiamo uscire a cena e andare al cinema ogni tanto, e possiamo pranzare insieme quando i nostri orari ce lo permettono. E puoi anche accompagnarmi a lezione se ti fa piacere, ma a condizione che ti faccia trovare provvisto di un choco-cappuccino bollente» azzardo speranzosa. Mi piacerebbe essere sua amica e vorrei avere una possibilità.
«Choco-cappuccino?»
«Si! Cappuccino allungato con la cioccolata calda. È DELIREVOLE.»
«Se lo dici tu!» Sorride ancora, ma con più naturalezza. Poi inspira profondamente. «Non che il mio orgoglio maschile non ne sia rimasto ferito ma va bene. A che ora passo domani?»
 

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