Torno in camera e mi stendo sul letto, ormai sono già le nove di sera e tra meno sette ore dovrò essere di nuovo in piedi.
Spencer è già partita nel pomeriggio e la mia stanza ora che sono sola sembra molto più grande e silenziosa. Infilo il pigiama e mi butto sotto le coperte accendendo il televisore guardando il solito film natalizio "Una poltrona per due". Alle undici spengo tutto e mi costringo a dormire per affrontare il lungo viaggio, ma passo un'interminabile ora a rigirarmi nel letto con la certezza di aver dimenticato qualcosa di importante, anche se non ricordo cosa.
Mi alzo e apro due volte sia la valigia che il bagaglio a mano per ricontrollare di non aver scordato nulla, ma sembra che ci sia tutto. Guardo l'agenda per verificare la possibile esistenza di un appuntamento con un docente o una consegna saltata, ma niente.
Alla fine torno a letto ma quella spiacevole sensazione non mi abbandona.
Dopo poco più di mezz'ora mi alzo di nuovo e ribalto l'intera borsa. Cosa diavolo può mai essere. Inserisco di nuovo il contenuto all'interno e mi soffermo a guardare la busta rimasta sulla mia scrivania. Non ho ancora dato a Jake il regalo che ho preso per lui e credo di essermi pentita della mia scelta, ormai però è troppo tardi per cambiare idea ed è passata l'una di notte. La rigiro tra le mani dubitando che sia quella piccola busta a tenermi sveglia, in fondo lo vedrò tra poche ore..
Mi siedo ancora una volta sul letto e accendo di nuovo il telefono. Non so nemmeno io per quale motivo ma mi ritrovo a controllare la vecchia casella e.mail, quella che utilizzavo quando ancora non conoscevano la mia identità, quando Jake non sapeva chi fossi ed era interessato a me, a conoscermi.
Rileggo un paio di volte il messaggio in cui mi invitava al nostro primo vero appuntamento da Tony, ed ecco che la strana sensazione che mi tormenta da ore diventa consapevolezza.
Come ho potuto dimenticarmene?
Digito velocemente il suo numero e attendo invano una risposta. Era a cena con Jessica, forse è ancora impegnato con lei. L'immagine di loro due insieme, abbracciati, intenti a baciarsi mi appare davanti agli occhi e mi costringe a riagganciare la chiamata. Non può essere con lei giusto oggi, non può essere Jessica la persona con cui vuole condividere un momento come questo.
Dieci secondi dopo però il telefono mi vibra tra le mani, è lui.
"Mia, tutto bene? Cosa è successo?" La sua voce non è assonnata, non stava dormendo.
"Niente, Jake, tranquillo. Ti sto disturbando? Sei ancora con Jessica?"
Percepisco il suo sospiro. "No. Non sono più uscito, sono andato da mia madre. Va tutto bene?"
"No, non va tutto bene. Me ne sono dimenticata, come ho potuto? Ieri.. tuo padre.. me ne sono dimenticata. Avrei dovuto starti vicina e invece.." Balbetto sconnessamente tra i singhiozzo, rendendomi conto che non dovrei essere io a piangere.
"Mia... Non fare così, ormai sono passati anni, ho accettato e superato la sua morte."
"Ma Jake, sono stata così scontrosa con te...dovrei essere tua amica.. "
"E lo sei... Ascolta io non ho sonno e non credo nemmeno tu ormai. Ti va se vengo lì e ci teniamo compagnia finché non ti accompagno in aeroporto?"
Guardo l'orologio incerta. "In fondo sono già le due.. Ti aspetto."
Sposto il cellulare dall'orecchio appena sento che ha riattaccato, realizzando che a breve Jake Haiden sarà nella mia stanza.
Guardo il mio pigiama vergognandomi di non avere niente di più sexy o accattivante e l'idea strampalata di aprire il cassetto della biancheria di Spencer e prendere qualcosa di suo attraversa la mia testa per qualche istante ma la scaccio immediatamente.
Quarantacinque minuti più tardi scendo silenziosamente le scale e apro la porta trovandomelo di fronte bellissimo anche con indosso semplici pantaloni della tuta blu e una felpa verde della NYU sotto la giacca pesante, e in testa un buffo cappello da Babbo Natale.
«Oh Oh Oh. Buon Natale Mia!»
«Shhh... Scemo, ci scopriranno così..» Trattengo a stento una risata. «Sai che non possiamo far entrare ragazzi di notte. Vieni!»
«Oh beh, io non ho mai avuto difficoltà.»
Inspirando profondamente, lo afferro per un braccio e lo trascino dentro fino alla mia stanza, chiudendo velocemente la porta. Nella camera di chi è stato di notte?
No Mia, Non puoi essere gelosa del suo passato.
«E Spencer?» Mi domanda guardando il suo letto vuoto.
«Lei è partita oggi pomeriggio. Sono da sola.» Bisbiglio imbarazzata mentre una strana sensazione prende possesso di me. L'ultima e unica volta che siamo rimasti da soli in questa stanza lui mi ha praticamente gettata sul letto e spogliata con la forza, e questo ricordo adesso non mi spaventa più, anzi, mi sta emozionando. Scuoto la testa per allontanare il pensiero. «Comunque Buon Natale Jake.» Annuncio sorridendo e porgendogli il suo regalo.
Lui lo prende tra le mani e mi guarda sconcertato. «Cos'è?»
«Aprilo!»
«Ma allora lo hai preso un regalo anche per me.» Sogghigna divertito. «Meglio, sarebbe stato imbarazzante darti questo altrimenti.» Apre il giaccone e ne estrae un pacchettino molto sottile.
«Jake, non dovevi.» Sussurro non cercando nemmeno più di nascondere il mio sorriso di pura felicità. «Prima tu.»
Jake apre la buste e ne estrae in contenuto. Dopo averlo fissato per alcuni secondi scoppia a ridere fragorosamente. «Ma scherziamo?»
Lo guarda allibita mentre lui continua a ridere ancora con il mio regalo in mano. «Ti fa tanto ridere? È un buono per un tatuaggio.»
«Questo lo vedo. Ma perché hai scelto proprio questo regalo?» Mi domanda con ormai le lacrime agli occhi.
«Guarda se non ti piace non c'è problema, ti posso prendere un altro regalo.» Metto il broncio indignata. Poteva almeno fingere. «Potresti farti un nuovo tatuaggio.»
«No Mia, non fraintendere, se sono felice. Ma l'hai scelto solo per questo?» Fissa il suo sguardo nel mio con l'aria di chi la sa lunga, in fondo ha sempre saputo leggermi dentro.
«No. In realtà ho pensato che il tuo tatuaggio sarà ormai sbiadito come il mio e visto che siamo tornati amici, non so... possiamo ribatterli, come nuovo patto.» Alle mie parole scoppia di nuovo a ridere sonoramente. Arrabbiata gli tolgo il foglio dalle mani e gli volto le spalle. «Adesso basta Jake, non sei divertente. Puoi farti quello che vuoi, non devi necessariamente sistemare il nostro.»
Lui si alza dal mio letto e mi stringe da dietro riprendendosi il suo regalo. Il suo petto aderisce perfettamente alla mia schiena e le sue braccia mi ingabbiano togliendomi ogni via di fuga e più di un battito. «Non ho detto che non mi piace. Sarò felicissimo di sistemare il tatuaggio. Ora apri il tuo regalo.»
Senza liberarmi dalla sua presa slego il nastro colorato e tolgo diversi strati di carta, trovandomi tra le mani una piccola busta. La guardo stranita mentre con mani incerte la apro e vi estraggo un buono identico a quello che ho regalato a lui.
«Abbiamo avuto la stessa idea.» Sussurra al mio orecchio divertito, stringendomi ancora di più a sé. «Il tuo è veramente troppo sbiadito e rovinato.»
Scoppio a ridere anch'io con lui e mi volto per abbracciarlo e ringraziarlo. «Allora ci andiamo insieme?»
«Certo! Appena torni prenotiamo l'appuntamento.» Concorda e mi stringe ancora più al suo corpo. Adoro la sensazione che mi regala, le sue braccia forti mi fanno sentire sicura, il suo profumo riempie i miei polmoni facendomi girare la testa. Sapore di buone, sapore di casa, sapore di Jake.
Mi scosto da lui di qualche centimetro prima di perdere il controllo di me stessa. «Sono quasi le tre, cosa dici di andare a fare colazione?»
«Certo! Vestiti, io intanto scendo con le tue valigie. Ti aspetto in macchina.» Sussurra ancora troppo vicino a me e la sua voce, più bassa di qualche tono, è così dannatamente sensuale che mi basterebbe solo un'altra parola per mandare a monte l'intero viaggio e costringerlo a trascorrere i prossimi giorni con me nella mia stanza.
Appena chiude la porta alle sue spalle prendo dalla sedia il pantacollant neri e il cardigan beige lungo con balze. Indosso il tutto e infilo ai piedi i miei nuovi mini Ugg marrone chiaro. Prendo dal guardaroba il piumone ed esco dalla mia stanza avvolgendomi la pesante sciarpa rossa al collo e coprendomi il capo con il cappello di lana dello stesso colore.
Durante il tragitto verso l'aeroporto il tempo cambia e quello di cui più avevo paura si realizza. Il brutto tempo che ormai il meteo annunciava da giorno sembra abbattersi sulla città di New York giusto questa notte. «Jake inizia a nevicare, ti conviene tornare a casa prima che vengano chiuse le strade, non hai nemmeno chiuso occhio stanotte. » Lo invito a lasciarmi sola appena parcheggiamo, anche se vorrei non dovermi mai staccare da lui.
«Non se ne parla Mia, aspetto il tuo imbarco.» Mi risponde togliendomi dalle mani il piccolo trolley e trascinandolo al mio posto fino al bar, dove ordina due muffin e un caffè macchiato per lui e un choco cappuccino per me. «Siediti e fai colazione dai.»
Prendo un pezzo del mio muffin, granella di nocciole e scaglie di cioccolato, e lo butto giù insieme ad un sorso del mio caffè. La mia attenzione però continua ad essere attratta dalla finestra e dai fiocchi di neve che si scontrano contro gli spessi vetri, ora sono molto più grossi e fitti di prima. «Sul serio Jake, guarda come nevica, torna a casa. Non voglio saperti in giro con questo tempaccio.»
Lui sorride allungando un braccio sulle mie spalle e stringendomi a sé. «Guarda che non sono così sprovveduto alla guida.» Sussurra al mio orecchio lasciandomi un bacio sul capo. «E voglio aspettare comunque, ho paura che con questo tempo...» Lascia in sospeso la frase sentendo il suono del campanellino dell'altoparlante.
SI AVVISANO I PASSEGGERI CHE A CAUSA DEL MALTEMPO TUTTI I VOLI DI OGGI SONO STATI CANCELLATI.
SI AVVISANO I PASSEGGERI CHE A CAUSA DEL MALTEMPO TUTTI I VOLI DI OGGI SONO STATI CANCELLATI.
La voce meccanica ripete due volte l'avviso che temevo, a causa dell'eccessiva neve nessun aereo è in grado di decollare per oggi.
«Me lo aspettavo. Andiamo a sentire cosa ti dicono.» Jake scuote la testa sorridendo sornione, ecco perché non voleva tornare a casa.
Mi accompagna fino al banco informazioni dove ci comunicano che il mio volo non è solo rimandato ma del tutto cancellato a causa della bufera che si è abbattuta anche sul Kentucky. L'impiegata mi chiede quindi di lasciarle il numero di telefono avvertendomi che i soldi del biglietto di oggi mi verranno rimborsati e che mi verrà comunicato quando saranno riaperte le vie aeree.
«Che sfortuna però.» Ammetto sconsolata digitando un messaggio di testo per comunicare a mio nonno il mio cambio di programma.
«Vabbè dai, vieni..» Poggia la mano sulla mia spalla trascinandomi verso l'uscita.
«Dove? Non so dove andare adesso. La Eaton è praticamente vuota e dai miei...» Non riesco a terminare la frase che mi rimane in gola come un amaro boccone.
«Vieni a casa mia. Ovviamente se hai piacere a stare con noi?»
«Ma non vorrei essere di troppo Jake.» Gli rispondo timidamente. Non vedo sua madre da oltre quattro anni e non si aspetta un ospite inatteso.
«Ma se eri praticamente una della famiglia? Sarà felice di vederti. E poi una faccia nuova non può che essere una cosa positiva, penseremo meno a mio padre, ci sono anche Charlie e sua madre.»
«Allora va bene.» Gli sorrido smagliante permettendogli di abbracciarmi e stringermi per l'ennesima volta.
***
«Mamma sono a casa.» Annuncia Jake aprendo la porta, la sua famiglia vive ancora nella stessa splendida villa a tre piani. Una cameriera ci raggiunge immediatamente pretendendo la mia borsa e la mia giacca.
«Jake tesoro mio, eccoti finalmente. Mi sono spaventata questa mattina quando non ti abbiamo trovato nella tua camera.» La signora Haiden si allunga ad abbracciare e baciare il figlio. È esattamente la ricordavo, alta e magrissima nell'abito rosso lungo fino ai piedi, i biondi capelli raccolti in un impeccabile chignon, il volto forse un po' troppo tirato ma perfettamente truccato. Alla vista di tanta eleganza mi vergogno un po' della mia tenuta decisamente poco formale. «Oh caro, hai portato un'amica?» Domanda appena si accorge della mia presenza ancora sulla porta.
«Si mamma, ti ricordi Mia River vero?»
«Mia?» La madre di Jake sbarra gli occhi incredula. «Oh santo cielo, non sembri nemmeno tu. Sei bellissima..» Afferra le mie spalle e mi stringe a sé stampandomi un grosso bacio sulla guancia. «Jake non fa altro che parlare di te da quando sei tornata e adesso capisco il perché.»
«MAMMA.» La richiama Jake, il volto rosso per l'imbarazzo. «Il suo volo è stato cancellato e non sapeva dove andare. Ho pensato di invitarla a passare il Natale con noi, se non ti dispiace.»
«Ma quale dispiacere. Sei la benvenuta tesoro.» Mi sorride amorevolmente stringendomi ancora una volta a sé, quindi si volta verso la domestica che ancora sorregge le nostre giacche. «Micaela sei sorda per caso! Su, su. Aggiungi un posto a tavola!»
«La ringrazio signora Haiden. È veramente gentile da parte sua.» Le rispondo timidamente congiungendo le mani in grembo.
«No, no, no. Quale signora Haiden, io sono Hellen cara. Vieni con me, voglio presentarti mia sorella.» Mi prende sottobraccio e mi trascina verso il salone principale. «Tu va a cambiarti invece, quella tuta proprio non mi piace.» Rimprovera al figlio che scuote la testa sconsolato e mi lanciando un ultimo sorriso prima di correre veloce al piano di sopra.
Io intanto vengo condotta nella stanza adiacente dove vi trovo Charlie, una signora bionda non troppo magra ma ugualmente bellissima che mi viene presentata come Priscilla, madre di Charlie, e una splendida bambina di circa sette anni. La bellezza deve essere un dono di famiglia.
«Tu devi essere Alice.» Le dico porgendole la mano.
«Tu sei la fidanzata di mio fratello?» Mi domanda puntandomi addosso i suoi splendidi occhi azzurri e facendo scoppiare a ridere Charlie.
«Ma cosa dici Alice? Tu non puoi ricordarti di lei perché eri troppo piccola quando è andata via ma è una sua cara amica.» La corregge la madre scompigliandole i capelli color oro.
Alice in risposta scrolla le spalle e mi sorride. «Peccato. Vuoi giocare con me?»
«Ali, non tormentare Mia.» La rimprovera Jake scendendo le scale con indosso un pantalone color panna e un maglione blu scuro.
«Ma Jake» Sbotta la piccolina incrociando le braccia al petto. «Io voglio giocare.»
«Dai Jake, infondo è ancora presto, possiamo uscire. Guarda ha smesso di nevicare.»
«Si, si, voglio fare un pupazzo di neve. Peeerfavoreeee.» Lo supplica saltellandogli intorno e aggrappandosi alle sue gambe.
Jake infila le mani sotto le sue ascelle e la solleva agilmente. «Se alla mamma va bene.» Le sussurra strizzandole l'occhio destro.
«Va bene ragazzi ma tornate dentro per l'ora di pranzo e non sporcatevi troppo.» Acconsente Hellen Haiden facendo esultare entrambi i figli.
Il giardino è coperto da un ormai abbastanza spesso manto bianco, fortunatamente la neve fresca è abbastanza soffice e Alice riesce fin da subito a sprofondarci all'interno, rotolandosi e bagnandosi tutta. Guardo Jake mentre la osserva assorto, gli occhi colmi di affetto e un sorriso sognante sul volto. Deve volerle veramente molto bene. «Venite. Facciamo un pupazzo.» Ci chiama iniziando ad impaccare una grossa palla. Io e Jake la raggiungiamo e mentre io la aiuto ad irrobustire quello che poi diventerà il corpo, Jake si occupa della testa. Tra le aiuole cerchiamo due sassi abbastanza grandi per gli occhi e alcuni più piccoli per la bocca, ma così non ci convince pienamente. Jake allora si arrampica agilmente su uno degli alberi del giardino e strappa un ramo per il naso e due più grossi per le braccia del nostro omino di ghiaccio. Alla fine lo guardo titubante insieme alla mia nuova amica ed è effettivamente molto carino ma ancora non va, è troppo spoglio, troppo poco colorato, manca qualcosa.
Srotolo la sciarpa rossa dal mio collo e la passo ad Alice affinché con l'aiuto di Jake la metta al pupazzo, e mi ritrovo di nuovo imbambolata a guardare i due fratelli. Lui la solleva da terra all'altezza giusta perché sia lei ad allacciare la striscia di lana al collo tozzo della nostra creazione e sono così dannatamente belli insieme.
Soprapensiero mi accuccio al suolo e prendo tra le mani un po' di neve soffice e bianca, compattandola e appallottolandola. Vorrei resistere, in fondo non sono io la bambina, ma la tentazione è troppo forte. Appena Jake rimette con i piedi per terra la sorella e si volta verso di me con il suo splendido sorriso smagliante, lancio la palla colpendolo in pieno viso.
«CHE COSA HAI FATTO?» Urla Jake con il volto completamente ricoperto di ghiaccio dopo qualche secondo di sbigottimento, mentre Alice ride sonoramente trattenendosi la pancia con entrambe le braccia. «Inizia a correre Mia, inizia a correre, perché adesso me la paghi.» Minaccia serio passandosi entrambe le mani sulle guance per pulirsi e finalmente riapre gli occhi seri ma allo stesso tempo divertiti.
Inizio ad indietreggiare di qualche passo. «Dai Jake, era solo uno scherzo.» Alzo le mani in segno di resa ma lui scuote la testa mentre il suo ghigno malefico fa capolino sul suo volto. Quando lo vedo avanzare verso di me gli volto le spalle e inizio a correre più velocemente che posso.
«Scappa Mia!» Mi incoraggia la piccola Alice senza smettere di ridere.
Unico problema: già con un paio di scarpe da ginnastica sono una schiappa nella corsa, figurarsi con ai piedi i grossi e ingombrati Ugg. Dopo una decina di metri il braccio di Jake afferra il mio costringendomi a voltarmi verso di lui.
«Era solo uno scherzo, non c'è bisogno di arrabbiarsi così!» Lo imploro cercando di impietosirlo. «Scusami.»
Lui mi sorride allegramente e si abbassa per prendermi da sotto le ginocchia e sollevarmi sulla sua spalla. «Adesso te lo faccio vedere io lo scherzo.»
«No, no! Ti prego Jake scusami.» Urlo battendo entrambi i pugni sulla mia schiena.
«Ah ah ah. Più fai opposizione più grande sarà la tua punizione cara.» Ride girando su se stesso. «Cosa ne facciamo di lei Alice?»
«NINTE, NIENTE.» Intimo ad entrambi e supplicando la biondina affinchè non suggerisca idee strane al fratello.
«RAGAZZI TRA POCO SI MANGIA.» Ci richiama la signora Haiden.
«Dai Jake, dobbiamo rientrare. Hai sentito tua madre?»
«Certo che l'ho sentita, non sono mica sordo.» Ride scuotendomi con forza. «ARRIVIAMO.» Urla infine ruotando di nuovo su se stesso.
Emetto un sospiro di sollievo rilassandomi sulla sua spalla e credendo erroneamente che abbia rinunciato alla sua vendetta, ma prima di riuscire ad emettere anche solo un suono sento la mia schiena sprofondare nella neve e il corpo di Jake immobilizzarmi con tutto il suo peso. «Dai Alice, sotterriamola nella neve.» E con entrambe le mani mi ricopre il volto di neve ridendo come un bambino.
«JAKE SMETTILA, POVERA MIA» urla sua madre, mentre il mio amico mi solleva di nuovo pulendomi il volto e sua sorella ci salta addosso abbracciandoci entrambi. Percepisco le sue grandi e forti mani circondare le mie guancie congelate e scaldarle e le sue calde labbra poggiarsi sulla mia fronte, e poi sul naso, e infine su entrambe le guance. «Va meglio?» Sussurra all'orecchio stringendomi al suo corpo disinteressandosi della presenza di sua sorella.
«Per fortuna che vi avevo detto di non sporcarvi!» Ci rimprovera appena rimettiamo piede in casa. «Dai qualcosa a Mia, non vedi che è tutta bagnata. Dovevi proprio ridurla così?»
«Ho dei vestiti nella valigia in auto.»
«Vado a prenderla, tu intanto vai nella mia stanza e asciugati.» Afferma lasciandomi uno schiaffetto leggero sul fondo schiena e facendomi sobbalzare.
«Vieni ti accompagno.» Alice stringe la sua manina alla mia e mi guida su per le scale fino alla vecchia camera di Jake. «Usa il suo bagno.»
Entro all'interno della stanza e mi sfilo gli indumenti fradici e ghiacciati sistemandoli ordinatamente sul termosifone in modo che si asciughino, quindi mi volto per dirigermi a piedi scalzi verso il bagno.
Non ho però fatto i conti con la velocità di Jake che spalanca la porta ed entra nella stanza.
Per un interminabile secondo rimane di fronte a me in silenzio scrutando il mio corpo coperto solo dalla biancheria intima finché la mia valigia gli sfugge dalle mani cadendo rumorosamente al suolo.
«Scu-scusami Mia, cre-credevo che fossi già in ba-gno» Balbetta ritornando in sé e dandomi le spalle.
«Scusami tu Jake, dovevo immaginare che saresti arrivato subito, non avrei dovuto farmi trovare così.» Prendo dalla sedia la felpa verde che indossava prima e la metto per coprirmi. «Non preoccuparti.» Gli sussurro passandogli accanto e recuperando il mio trolley. Lo vedo chiaramente alzare lo sguardo di nuovo sul mio corpo e soffermarsi sulla sua felpa.
«Ti dona! Posso regalartela se vuoi. Prendo qualcosa e vado a cambiarmi in camera di mia sorella. Ti aspetto giù.»
Annuisco sorridendogli appena e trattengo il respiro finché non lo vedo uscire dalla stanza, quindi mi lascio cadere sul letto coprendomi il volto con entrambe le mani. Dannato maltempo. Perché non sono partita un giorno prima? Già è abbastanza difficile rimanere con lui che continua a guardarmi, a sorridermi, ad abbracciarmi, a baciarmi... farmi trovare seminuda non è stato il massimo. L'immagine del suo viso, quella luce nei suoi occhi, sono ancora impressi nella mia mente. Devo andar via da questa casa prima che sia troppo tardi.
Mi sollevo dal letto ed apro la mia valigia, ne tiro fuori un collant nero velato e un abito nero inserto in pizzo, li indosso velocemente e mi sistemo i capelli ormai mossi in una coda alta.
Appena finisco apro la porta e scendo le scale per non fare attendere troppo i padroni di casa. Sono già tutti seduti in tavola e mi è stato riservato un posto tra i fratelli Haiden. Alice mi sorride raggiante mentre Jake mi rivolge un cenno imbarazzato e io mi siedo in mezzo a loro dando inizio al sontuoso pranzo.
Inizio a boccheggiare già dopo i tre antipasti e il primo, il solo pensiero che manchino ancora due portate alla fine del pasto mi tormenta.
«Inizi a cedere?» Mi domanda Jake sogghignando sotto i baffi e stravaccandosi sulla sedia. «Mia madre non conosce mezze misure.»
«Oddio non credo di riuscire ad ingoiare più un solo boccone.» Mi lamento massaggiandomi il ventre non più piatto.
«Possiamo fare una pausa se vuoi..» Sembra aver finalmente superato l'imbarazzo che si era creato tra noi. «Charlie ti fumi una sigaretta? Ti accompagniamo!»
Charlie annuisce e noi lo seguiamo attraverso la porta finestra fino alla terrazza avvolgendoci nei giacconi. «Certo che Micaela cucina proprio divinamente.» Esordisce il cugino accendendosi una Marlboro e stringendola tra le labbra sottili.
«Quella tartare di gamberi era spettacolare.» Continuo io ricordando l'antipasto che ho preferito in assoluto.
«Perché le capesante gratinate? Ne avrei mangiate a centinaia.»
«Io però non ce la faccio più! Non credo di riuscire a mangiare anche il secondo.» Jake allunga la mano sulla mia spalla stringendomi di nuovo a sé.
«Tranquilla, ci penso io. Tu conservalo e poi ci scambiamo il piatto.» Mi suggerisce poggiando il mento sul mio capo.
«Sei una fogna!» Scherzo fingendo di tirargli un pugnetto sulla spalla e approfittando per slacciarmi dalla sua presa, imbarazzata dallo sguardo sornione di Charlie che finisce la sigaretta e la getta in mezzo alla neve.
«Va bene dai, rientriamo e finiamo sto pranzo.»
Attraversiamo la porta finestra e mi fermo accanto a Jake aspettando che la chiuda per poter tornare insieme a tavola.
«Ragazzi.. guardate sopra la vostre teste!» Alle parole di Alice alzo lo sguardo fino al soffitto e sbianco notando la piccola pianta verde dalle foglie coriacee piazzata giusto sopra di noi.
La signora Haiden batte le mani entusiasta. «Sapete cosa dice vero?»
No, non può succedere veramente, non posso essermi fermata insieme a lui sotto una pianta di VISCHIO. Ma perché diavolo hanno appeso del vischio se avevano in progetto un natale in famiglia. E adesso?
«Dicono che porti sfortuna non baciarsi.» Ride Charlie pregustandosi la scena.
Guardo Jake in volto cercando di trattenere le emozioni, non posso baciarlo, tantomeno di fronte a tutta la sua famiglia. «Sono solo dicerie.»
«E se portasse sul serio sfortuna. Vuoi veramente correre il rischio?»
Jake Haiden circonda il mio volto tra le mani e accarezzandomi dolcemente le guance avvicina il suo viso al mio con una lentezza disarmante. Socchiudo gli occhi poco prima che le sue soffici e calde labbra incontrino le mie, delicatamente, dolcemente, sfiorandosi appena. Sento il suo respiro sulla mia pelle e lo inspiro a pieni polmoni come se fosse linfa vitale. La sua lingua accarezza gentilmente la congiunzione delle mie labbra solleticando quello inferiore ed io istintivamente le schiudo lasciandogli libero accesso alla mia bocca ma invece di approfondire il bacio lui si allontana titubante da me. «Non mi sembra il caso.» Sussurra infine al mio orecchio, lasciandomi inebetita e totalmente insoddisfatta.
Fortunatamente lui sembra essere l'unico a rendersene conto.
Un'ora più tardi termina finalmente il nostro pranzo, quando ormai fuori dalla finestra è già buio pesto. Charlie e sua madre si congedano e tornano a casa loro mentre io e Jake ci sediamo sul divano insieme ad Alice a guardare Mary Poppins, uno dei film preferiti della mia infanzia.
Jake si toglie le scarpe e allunga i piedi sul tavolino in vetro e abbraccia la sorella e facendola accoccolare sul suo petto. Sua madre invece si accomoda sulla poltrona alla nostra destra e riprende a leggere il suo libro.
«Grazie Mia.» Sussurra dopo un po' sorridendomi teneramente.
«Di cosa Hellen?» Le domando stupita. Lei però mi fa cenno di abbassare la voce indicando con un cenno del capo entrambi i suoi figli profondamente addormentati.
«Per tutto. Da quando mio marito è venuto a mancare il Natale non è più stata una festa per noi. Per la prima volta dopo anni ho visto i miei figli sorridere in questo giorno e il merito è solamente tuo.» Guardo la signora Haiden a bocca aperta senza riuscire a proferire parola. «Non so cosa ci sia tra te e mio figlio ma credo che lui ti voglia molto bene. Lo leggo nei suoi occhi quando ti guarda, dal modo in cui ti abbraccia e da come ti ha baciata. E non ha mai portato nessuna ragazza qui in tanti anni.»
Inspiro profondamente inalando il profumo del ragazzo seduto al mio fianco. «Hellen io.... Non credo che...»
«Non devi dirmi nulla, sono affari vostri, ma sono contenta che abbia una persona come te al suo fianco.» Risponde tranquillamente senza smettere di sorridermi e riponendo il libro sul tavolino. «Vuoi una tazza di tè?»
Annuisco accettando la sua offerta. La guardo uscire dalla stanza e dirigersi in cucina e appena esce dal mio campo visivo porto gli occhi su Jake che dorme tranquillamente abbracciato alla sorella. Perché ogni volta che mi decido di dimenticare Jake e andare oltre, lui riesce ad essere così fantastico da farmici ricadere come una pera troppo matura. Non se sia possibile ma credo di amarlo sempre di più, ad ogni istante che passo con lui.
Senza riuscire a controllare un solo muscolo del mio corpo traditore, nonostante il mio cervello gli urli di non farlo, avvicino il mio volto al suo e deposito un candido bacio sulla sua fronte.
«Mia?» Sussurra aprendo gli occhi.
«Dormi Jake, non volevo svegliarti.» Bisbiglio completamente rossa in volto per essere stata colta sul fatto.
Lui però si sistema meglio sul divano portando il viso alla stessa altezza del mio. «Era per caso un bacio? O stavo forse sognando?»
«Bacio?» Mento spudoratamente. «A quanto pare non riesci a starmi lontano nemmeno in sogno.»
«Evidentemente.» Sorride malizioso avvicinandosi ancora un po' a me. «Abbiamo lasciato qualcosa in sospeso prima però...» Sussurra unendo le nostre labbra e questa volta non attendo nemmeno che sia lui ad invitarmi a schiudere le labbra, sono io ad approfondire il bacio che sto desiderando da ieri notte, anzi, da settimane. Prende la mia mano sinistra nella sua e intrecciamo le nostre dita, mentre le nostre lingue si riscoprono, si accarezzano. Infine mordicchia leggermente il mio labbro inferiore e, con un ultimo bacio a stampo, si scosta da me controllando di non aver turbato il riposo di Alice.
«Buon Natale Mia.»
Questo è uno dei miei capitoli preferiti.. il capitolo natalizio...
So che è settembre.. ma spero vi piaccia comunque.. <3 <3 <3
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THE RACER
ChickLitAmelia River, dopo quattro lunghi anni torna a New York per frequentare la Columbia University. Era scappata da un passato che non riusciva ad affrontare, ma soprattutto dimenticare. Nonostante tutti i suoi sforzi il passato tornerà a bussare alla s...