Capitolo 13

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«Ti prego Ryan. Mi stai facendo male.» Supplico il mio ragazzo che mi sta trascinando verso la sua auto parcheggiata appena fuori il Victrola. La sua mano destra stretta intorno al mio polso con tanta forza che il sangue fatica a fluire. Lui però ignora la mia richiesta continuando per la sua strada. «Ryan...»

«Ryan cosa?» Grida spingendomi contro la sua auto e facendomi sbattere la schiena.

«Ah!» Gemo per l'urto. La mano destra di Ryan chiusa a pugno sbatte contro il montante a pochi centimetri dalla mia spalla sinistra.

«Allora? Cosa hai da dire?» Sbraita completamente fuori di sé per la rabbia.

«Io..» Comincio, ma mi rendo subito conto che non ci sono parole per giustificarmi. Sicuramente non posso raccontargli di come Jake è entrato all'interno dell'Extra e tantomeno del video in cui fingo di voler comprare la droga per poter ricattare il proprietario del locale senza rischiare un'incriminazione nei confronti di Jake o di Charlie, oltre alla mia ovviamente. In fondo questa notte abbiamo commesso più di un reato: effrazione, furto, oltre al tentato acquisto di sostanze stupefacenti.E comunque tutto ciò non mi sembra nemmeno vicina al poter giustificare quel maledetto bacio, perché è così, l'ho baciato. Anche se mi ero fermata vicinissima alle sue labbra, ed è stato lui a farsi avanti, a baciarmi per primo e a toccarmi. Il ricordo della mani di Jake che mi stringono e mi esplorano mi fa avvampare.
Perché non riesco ad essere arrabbiata con lui, soprattutto adesso che mi ha deliberatamente messo nella merda?

«E questo?» Persa nei miei pensieri non mi ero accorta di quanto il mio ragazzo si fosse avvicinato al mio volto e vedendomi chiaramente sotto la luce del lampione al nostro fianco nota immediatamente un piccolo particolare a cui io ancora non avevo fatto caso. Con la mano destra mi afferra il mento costringendomi ad alzare il capo verso di lui, mentre con il pollice mi schiude le labbra esaminando quello inferiore. «È stato lui?»

Non capendo a cosa si riferisce mi libero dalla sua presa scuotendo la testa e mi inumidisco la bocca con la lingua sentendo un improvviso bruciore. Immediatamente tornano alla mia mente i denti di Josh che affondano per aprirsi un varco e approfondire il bacio. Presa dalla sua passione avevo dimenticato il dolore e non avevo controllato le conseguenze del suo gesto. Il bruciore provocato dal contatto con la saliva mi fa intuire che deve presentare un taglio non indifferente e che faticherà a rimarginarsi.
«Allora?» Insiste alzando ancora una volta la voce.

Abbasso lo sguardo, l'unica soluzione è ammettere le mie colpe e sperare che sia abbastanza comprensivo. «Mi dispiace.»
«TI DISPIACE?» Le sue mani tornano a stringersi con forza sui miei avambracci, spingendomi nuovamente contro la costosa vettura rossa parcheggiata alle mie spalle.

«Ryan, mi fai male.» Supplico invano con le lacrime agli occhi. «Mi dispiace. Ho sbagliato. Ero in buona fede e la situazione mi è sfuggita di mano.»

«Buona fede? Spiegati perché io proprio non riesco a capire.» La sua voce trasuda rabbia ed esasperazione.

«Lascia perdere Ryan, qualunque cosa ti farebbe solo arrabbiare di più. Ho baciato Jake, o quantomeno gli ho permesso di baciarmi. Mi dispiace e ti giuro che non succederà mai più.» Alzo la voce anch'io, e lui in risposta stringe ancora di più la presa sulle mie spalle. «Non posso costringerti a perdonarmi, ma ti prego.. Ho sbagliato. Sto bene con te e non voglio buttare tutto al vento per una cazzata.»

Lui lascia cadere le braccia lungo i fianchi e scuote la testa. Sta cedendo e io devo insistere. Afferro il suo volto tra le mani e mi avvicino il mio viso al suo.

«Perdonami Ryan, io voglio stare con te. Non succederà mai più.» Ripeto fissando i miei occhi nei suoi e cercando di essere il più convincente possibile.

Ryan mi scruta intensamente quasi a voler leggere i miei pensieri e dopo un lunghissimo minuto di silenzio, annuisce lievemente. «Tu non vedrai più quel ragazzo, mai più.» Il suo tono di voce è estremamente serio.
«Come?» Balbetto presa alla sprovvista dalle sue parole.

«Tu non lo vedrai mai più e non verrai più in questo posto.»


***

Dopo la nostra disastrosa discussione la situazione sembra essere leggermente migliorata. Ryan mi ha perdonata e ha deciso di continuare a frequentarmi nonostante il bacio con Jake, ma non senza conseguenze. Da lunedì ogni mattina alle otto in punto si presenta fuori dalla Eaton House per accompagnarmi in procura dove rimane sempre al mio fianco per l'intera giornata, costringendomi anche a pranzare insieme, e alla fine mi riporta al dormitorio solo dopo aver cenato. Quando non siamo insieme invece mi telefona ad intervalli regolari di circa trenta minuti fino alla buonanotte. Posso capire la sua gelosia e la sua totale mancanza di fiducia, in fondo sono stata io a baciare un altro ragazzo, ma spero che gli passi presto perché sarà dura continuare così. Inoltre ho paura del giorno in cui avrà fine il mio stage, vale a dire la prossima settimana, e della sua reazione alla mia ripresa dei corsi al College.
«Cavolo Mia, è venerdì! Non puoi diventare un'eremita perché il tuo ragazzo è completamente fuori di testa.» Si lamenta Megan stendendosi sul mio letto e allungando contemporaneamente gambe e braccia.
«Vuoi lasciarmi studiare?» Sbuffo chiudendo il libro e voltandomi verso di lei. «Tra la musica di quelle squinternate qui accanto, Spencer che cambia abito quattro volte al giorno e tu che fai irruzione ogni sera non supererò mai l'esame.»

«Mica colpa mia se a quanto pare ti sono state proibite anche le biblioteche, e comunque è l'unico modo che mi è rimasto per vederti, non ti lascia venire nemmeno in mensa.» Sbotta la bionda scrollando le spalle.
«Beh nemmeno mia se per questo.. Devi ringraziare Jake e la sua linguaccia. Sono fortunata che Ryan non mi abbia lasciata sabato scorso, l'unica cosa che posso fare è assecondarlo.»

«Ah ah ah..» Megan scoppia sonoramente a ridere. «Della sua lingua in tutti i sensi.»

«Non è divertente. Ryan pensa che io l'abbia tradito volontariamente e questo perché non posso dirgli la verità senza rivelargli del The Racer o altri fatti che un procuratore distrettuale non dovrebbe mai conoscere. Se ci avessero trovati sarebbe stata la fine, ho fatto la prima cosa che mi è venuta in mente ed io mi ero solo avvicinata. Guarda facevo meglio a lasciarlo lì dentro.» Grugnisco nervosa, il solo ricordo di Jake che urla contro Ryan mi manda fuori di testa.
«Si diciamo che non ti è nemmeno dispiaciuto..» Mi fa notare la mia amica, le curate sopracciglia inarcate.

«Beh ovviamente no, e nemmeno a lui sai..» Preciso non potendo dimenticare la sua passione, la sua eccitazione, e il solo ricordo mi fa arrossire violentemente. «E comunque è stato lui a infilarmi la lingua in bocca!»

«Secondo me è solo geloso di Ryan.» Sentenzia alzandosi in piedi.

«Io non credo...» Abbasso lo sguardo, già Spencer sostiene questa teoria. Se avessero ragione? «Non ne vuole più sapere di me...»

«Non direi, mi ha chiesto di te.»

«Che cosa?» Le domando sorpresa.

«Si, mi ha chiesto se stavi bene e perché non sei più uscita. Gli ho spiegato che Ryan ti ha messo sotto chiave e lui in risposta ha grugnito qualcosa che non ho ben capito su quanto sia stupido.»

«Beh la colpa è solo sua.» Constato amaramente.

«Tu non l'hai visto, quella sera intendo, se ne stava per le sue ma non ti toglieva gli occhi di dosso e appena ha visto Ryan baciarti è letteralmente corso da voi.»

Non ti toglieva gli occhi di dosso. È letteralmente corso da voi.

«Non farmici pensare. A momenti si mettevano le mani addosso.» Ancora mi mette i brividi l'immagine di Jake che con la guardia alzata si avvicina a Ryan, pronto a colpirlo.
«Io voglio andare a fondo a questa storia. Ti ribadisco che secondo me lui è perso di te ma è troppo orgoglioso per ammetterlo. Insomma stavate così bene insieme.»

«E anche se fosse? Io ormai sto con Ryan. Non cambierebbe nulla.» Questa è la verità, è inutile fantasticare su meravigliose congetture, Jake non è innamorato di me e non lo sarà mai.

«Ti prego andiamo al Victrola. Voglio solo capire se ho ragione. Poi ti lascerò in pace.» Insiste speranzosa Megan sfoggiandomi uno dei suoi migliori sguardi da cucciolo, di quelli che ti impediscono di rifiutare ogni sua richiesta.

«Ma scherzi? Sai che non posso, Ryan me l'ha vietato.» Scuoto la testa in senso di diniego mentre il senso di colpa e il desiderio di rivedere Jake comincia a farsi strada dentro di me.

«Ma dai.. Lui non sta lavorando? Digli che vai a letto perché non stai bene e spegni il telefono.» Non demorde. «Diciamo all'ingresso di non passarti telefonate ed esci senza farti vedere da nessuno.»
Le sue argomentazioni sono abbastanza valide in fondo e se le dimostro che le sue teorie sono sbagliate la finirà con questa storia.

Ma se avesse ragione?

«Dai Mia.. non farti pregare!» Pigola inginocchiandosi e portando il suo volto alla stessa altezza del mio.
«Dannazione Megan. E va bene. Ma non più di un'ora.» Alla fine accetto, anche se mi aveva già convinta un paio di battute prima.

Telefono a Ryan lamentando un terribile mal di testa, adducendo che sarei andata a letto presto. Lui è costretto in procura con il turno di notte e non verrà mai a sapere della mia innocente mini fuga.
Nel frattempo Megan sceglie i nostri outfit per la serata optando inizialmente per un grazioso tubino verde smeraldo senza spalline, che rifiuto immediatamente non volendo mostrare i segni lasciati da Ryan sulle mie braccia che ancora faticano ad andarsene. Quindi mi obbliga ad indossare un semplice abito blu scuro con le maniche lunghe a sbuffo molto corto che abbina ad un paio di scarpe altissime bianche e ad bauletto dello stesso colore.
Ovviamente spengo il telefono e lo ripongo nel cassetto del comodino, non prima però di aver inviato un messaggio a Ryan augurandogli buon lavoro, quindi comunico in guardiola che sarei andata a dormire e di non disturbarmi.
Sono decisa ad uscire, niente potrà fermarmi, nemmeno il senso di colpa che mi sta lacerando lo stomaco.

La strada verso il Victrola è breve e come sempre Adam ci fa entrare immediatamente scostando per noi la grossa corda e permettendoci di superare le pesanti tende rosse, elemento della precedente destinazione dell'immobile. Lasciamo i cappotti e le borse nell'ufficio di Charlie e torniamo nel cuore del locale, facendoci strada attraverso la pista, dirette alla zona sopraelevata riservata a noi e ai nostri amici. Seguo la mia bionda amica stringendole la mano sinistra, il suo fisico sembra ancora più magro e slanciato avvolto nell'aderente abito ciclamino che contrasta divinamente con la sua pelle chiarissima e l'oro dei suoi capelli. Nessuno sa vestirsi e vestirmi bene quanto lei, non ha idea di quanto le devo per tutto l'aiuto che mi dà sempre.
Alzo lo sguardo oltre i gradini di marmo che mi separano dal privè e un pugnale attraversa il mio torace da parte a parte, squarciando il mio cure e bloccando il mio respiro. Porto il peso dal piede destro al piede sinistro e lascio andare la mano di Megan che appena se ne accorge si volta interdetta.

«Che ti prende?» Mi domanda, mentre sul viso le si dipinge un'espressione stupita dopo aver poggiato lo sguardo sul mio, probabilmente per quello che ci ha letto. Istintivamente indirizza gli occhi nella mia stessa traiettoria. «Oh Mia.. Mi dispiace.» Mormora.

Esattamente al centro del privè c'è Jake. Questa sera indossa una semplice t-shirt bianca sopra un paio di pantaloni color cachi e una giacca elegante nera, oltre ad una non così bella biondina. La sta letteralmente indossando perché solo un abito riesce ad aderire così tanto ad un corpo. I loro bacini strusciano con indecenza, senza nemmeno seguire il ritmo della canzone che rimbomba all'interno del locale, e si baciano. Jake poggia le labbra sul collo di lei, risalendo lentamente verso la mascella e tornando alla sua bocca dove risucchia la sua lingua. Le mani viaggiano lungo quel corpo troppo esile e senza curve per i miei gusti, soffermandosi sullo spigoloso sedere per poi spostarsi senza problemi verso il davanti, sotto l'orlo del corto vestito e facendola sospirare.
Volto le spalle a quella scena trattenendo le lacrime e affondando le unghie nei palmi, come se il dolore fisico potesse sostituire la voragine che si è aperta all'interno del mio petto. Perché? Le parole di Megan e di Spencer mi avevano illusa che lui fosse attratto da me, che provasse qualcosa, e invece lui è tornato alle sue vecchie abitudini, o forse non le aveva mai abbandonate.

«Andiamo via se preferisci.» Scuoto la testa e mi giro per guardare la mia amica in viso, dopo aver ricacciato indietro le lacrime.

«No Megan, va a salutare Robert. Io intanto mi prendo qualcosa da bere. Però ci fermiamo poco, ok?»

La sua espressione lascia intravedere tutto il suo stupore. Non si aspettava che avessi intuito della sua nuova simpatia per il nostro amico. «Ne sei sicura? Vengo al bar con te.»

«Tranquilla, ho bisogno di stare sola. Dammi dieci minuti e ti raggiungo.» La spingo con la mano affinché non mi segua mentre io mi incammino nella direzione opposta, necessitando qualcosa da bere.



«Cosa prendi bellezza? Offro io.» Un ragazzo appoggiato al bancone accanto me avvicina il suo volto al mio, e dopo avermi scrutata dalla cima della testa alla punta dei piedi, mi sorride smagliante. Non mi sembra di averlo mai visto prima di oggi.
«Faccio da sola, grazie.» gli rispondo atona senza nemmeno voltarmi a guardarlo. «Una corona!» ordino alla barista allungando la banconota e corrucciando le sopracciglia per farle capire che non era mie intenzione lasciar pagare allo sconosciuto.

«Non fare la preziosa tesoro. Voglio solo offrirti da bere.» Allunga il braccio oltre la mia testa e afferra la birra dalle mani della barista prima che possa prenderla io stessa. Con il dito indice tuffa la fettina di lime all'interno della bottiglietta soffermandosi sull'imboccatura e me la porge sorridente. «Voglio solo conoscerti.»
«E io no!» grugnisco seccata. Fosse stata una serata diversa sarei stata meno maleducata ma adesso voglio solo bermi questa maledetta birra, chiamare Megan e tornare alla Eaton House per passare l'intera notte a piangere. Il tutto preferibilmente senza incontrare Jake.

Il ragazzo però non sembra recepire il messaggio. Si avvicina ancora di più a me tanto che posso sentire il suo fiato sul mio volto, arriccio il naso alla puzza di grappa e sigaretta. «Se vuoi ti posso offrire una birra a casa mia.»
«Ah ah» rido, ma senza alcuna ombra di divertimento. «Non ti permetto di offrirmi da bere qui, perché dovrei venire a casa tua?» Gli domando retorica declinando la sua offerta e senza aspettare la sua risposta cerco di allontanarmi dallo scocciatore che però me lo impedisce trattenendomi per un braccio e bloccandomi con il suo corpo contro il finto mogano del bancone.

Avvicina le viscide labbra a me e mi volto appena in tempo per scansare il suo bacio indesiderato che tuttavia deposita sulla mia guancia, quindi mi porge il mio drink sorridendo come se non lo avessi apertamente rifiutato. «Guarda che potresti divertirti.»
«Non hai sentito per caso? Ti ha detto di no!» Un paio di mani afferrano con delicatezza le mie spalle e mi trascinano lontano dallo sconosciuto mentre il corpo del mio salvatore si piazza di fronte a me.

«Jake!» Lo scocciatore sobbalza e indietreggia di qualche passo di fronte al muro umano che si è interposto tra noi. «Non ti riguarda, fatti gli affari tuoi!» Il sentire il suo nome mi lascia interdetta e stupefatta.
«Me li sto facendo Arthur. Lei è con me!» Non posso vedere il suo volto ma la sua voce è talmente minacciosa da farmi venire i brividi.

Lei è con me.

Tutta la determinazione di Arthur sparisce nell'istante in cui Jake pronuncia quelle parole, quindi alza le mani in segno di resa. «Scusami. Non lo sapevo. Era qui tutta sola.» E senza aspettare più una parola gira i tacchi e si allontana ... con la mia birra in mano.
Voleva offrirmi da bere e invece alla fine l'ho fatto io.


«Si può sapere cosa ci fai qui?» Jake si volta immediatamente verso di me, il viso ancora teso, la mascella serrata.

«Ciao Jake, che piacere vederti. Sto bene grazie.» Gli rispondo ironica inclinando di lato il capo. Che modi sono questi?

«Si Mia, stai bene grazie a me! Tu non hai idea di chi sia quell'Arthur. Anche se non è ancora stato beccato si dice che droghi le ragazze per portarsele a letto. E sai come lo fa? Semplicemente toccando i loro drink! È velocissimo ad infilare pastiglie solubili all'interno del bicchiere.» Nel preciso istante in cui le sue parole vengono immagazzinate dal mio cervello mi torna alla mente l'immagine dello sconosciuto che allunga l'indice all'interno della bottiglia per far scivolare lungo il collo la fettina di lime, soffermandosi a lungo sull'imboccatura. E se lui avesse... Non posso credere di essere così sprovveduta, stavo per caderci. Ecco perché non mi ha restituito la birra di fronte a Jake.
«Non lo sapevo...»balbetto sconcertata «Jake grazie.»

«Amelia hai idea di quello che sarebbe successo se non ti avessi vista? Dannazione, perché sei venuta qui da sola?» Mi chiede fissandomi ancora con rabbia.

«Scusami Jake. Stavo solo ordinando da bere.» Gli rispondo incassando il collo nelle spalle spaventata dalla sua reazione decisamente eccessiva per quanto giustificata.

Jake sembra rendersene conto e addolcisce la sua espressione sorridendomi leggermente. «Potevi venire in zona vip. Non mi piace vederti in giro tutta sola.»

«E a me non piace vederti impegnato con una qualsiasi biondina pelle e ossa» Borbotto indignata senza rendermi conto delle mie parole se non dopo averle sentite uscire dalla mia bocca. Anche se troppo tardi mi mordo il labbro inferiore sperando di creare una qualche barriera.

Immediatamente il suo fantastico ghigno fa capolino. «Sei gelosa?»

«No!» strillo poco convincente.

«Beh, e a me non piace vederti con il tuo dottorino.» sussurra divertito al mio orecchio. «Prendi un'altra birra?» Annuisco lievemente mentre lui ordina alla barista due Corona e me ne passa una prima di sbatterla sulla mia.

«Grazie.» Bevo un generoso sorso del liquido ambrato per farmi coraggio. È così difficile parlare con lui, credo che sia l'essere umano più volubile dell'intero pianeta terra, un attimo prima è rabbioso e terrificante, un secondo dopo è dolce e gentile... e bello. No, lui è sempre bello, anzi bellissimo.
Ma cosa mi passa per la testa, lui è solo completamente e irrimediabilmente pazzo, è come Dott. Jeckyl e Mr Hyde.

«Ho saputo che il tuo ragazzo dopo la discussione dell'altra sera ti ha vietato di venire qui.» Continua con meno decisione dopo aver bevuto quasi mezza bottiglia. «e di vedere me.» Mi scruta titubante in attesa di una risposta.
«Mm Mm.» Annuisco senza dare troppo peso al suo sguardo insistente.

«Quindi non vi siete lasciati?» Mi domanda fissando le sue iridi azzurre nelle mie, all'interno delle quali vi trovo... speranza?
«No! Per fortuna no.»

«Certo, che fortuna!» Una leggera nota ironica nella sua voce. «E allora cosa ci fai qui? E soprattutto perché mi stai parlando?» Il sopracciglio destro alzato.
«Ho accompagnato Megan.» ammetto scrollando le spalle. «E per quanto riguarda te.. sei tu che sei venuto a parlarmi!»

«Punti di vista!» Cerca di rimanere serio ma non riesce a trattenere gli angoli della bocca che nonostante i suoi sforzi si alzano leggermente. «Non ti sembra una reazione esagerata?»

Scuoto la testa stizzita. «Secondo te? Gli hai praticamente urlato che l'ho tradito. E il tuo resoconto non è stato poi così fedele.» Svuoto la mia bottiglietta e la poggio sul bancone. Jake fa lo stesso senza smettere di sorridere e attira l'attenzione della cameriera mimandole con le mani il numero due e indicando le birre vuote per ordinarne altre due.

«Forse ho esagerato.» Borbotta spingendo il lime all'interno del lungo collo e facendolo tuffare all'interno del liquido ambrato e sbattendo il vetro contro quello nelle mie mani. «Ma non è un po' troppo vecchio per te?»
La sua domanda mi spiazza totalmente. «Ryan non è vecchio! Ha solo undici anni in più di me, ragazzino.» Gli rispondo indignata, utilizzando lo stesso nomignolo con cui si riferiva a lui il mio ragazzo durante la discussione per sbeffeggiarlo.

«Ti ricordo che io ho due in più di te, se sono un ragazzino io, tu cosa sei ai suoi occhi?»
La sua frase mi lascia interdetta, non mi ero mai posta questa domanda, forse per lui sono solo una ragazzina.

«Chissà come la prenderà quando gli dirò che sei venuta qui?» Mi domanda improvvisamente bevendo un altro generoso sorso di birra, un ghigno malefico sul viso.

Sbianco alle sue parole, mentre l'ansia incomincia a farsi strada all'interno del mio petto. «Ti prego Jake non puoi dirglielo.»
Il mio cambio di umore lo irrigidisce e ogni ombra di sorriso sparisce dal suo volto. «Perché non dovrei?»

«Jake!» piagnucolo stringendo il suo polso. Le mie dita faticano a coprire tutta la circonferenza. «Ti prego.» Supplico fissando i miei occhi nei suoi e avvicinando i nostri volti.

«Tranquilla..» Sussurra sorridendomi di nuovo, e io posso tirare un sospiro di sollievo. «Non glielo dirò. Vieni?» Chiede indicando la zona sopraelevata riservata a lui e ai nostri amici, solo ora noto che ci stanno fissando.

«Sicuro che posso?» domando titubante.
Un giorno non vuole più avere a che fare con me e il giorno dopo mi invita a seguirlo.

«Certo. È già la terza volta che discuto su questa pista per causa tua, per stasera sono a posto.» Risponde fissando i suo occhi nei miei. «E poi sono rimasto l'unico ad avercela con te! Non credo di voler essere tuo amico ma posso cercare di avere una convivenza pacifica.»
Non so se dover essere felice o meno per questa sua ultima frase. Vuole una convivenza pacifica ma non vuole essere mio amico. Però è corso da me non appena ha visto quel tipo e ha detto che non gli piace vedermi insieme a Ryan.

Senza pensarci ancora lo seguo lungo la pista fino ai nostri amici ai quali ci uniamo a ballare. Poco distante da noi la secca biondina ci sta osservando dondolandosi sullo sgabello su cui è seduta e facendo alcuni cenni per attirare l'attenzione di Jake che però la ignora finché lei, senza nascondere il suo disappunto, si allontana imprecando.
L'occhiata di intesa che mi lancia Megan non lascia dubbi.




Un'ora più tardi torno nella mia stanza, appesi alla porta trovo quattro bigliettini che segnalano diverse chiamate del mio ragazzo. In preda al panico giro la chiave nella toppa e mi fiondo all'interno della stanza e recupero dal comodino il mio Iphone. Premo il piccolo tasto in alto e sbatto il piede per terra attendendo che sparisca la mela nera su sfondo bianco. Non appena recupera la linea inizia a suonare ininterrottamente segnalandomi l'arrivo di diversi messaggi. Superata la decina rinuncia a tenere il conto e solo quando finalmente all'interno della mia camera torna il silenzio lascio scorrere il dito sullo schermo e inizio a leggerli uno alla volta.In realtà sono per la maggior parte segnali di avviso di chiamata, e solo un paio contengono anche testo.

Messaggio da Ryan ore 20.15: "Piccola ho provato a chiamarti. Vorrei sapere come stai.."

Messaggio da Ryan ore 21.30: "Sono preoccupato, vorrei venire a vedere come stai ma qui è un disastro. Ci sono stati ben tre arresti."

Messaggio da Ryan ore 22.15: "Avrei voluto augurarti la buona notte ma hai il telefono ancora spento. Ho chiamato anche in sede, più di una volta, ma mi hanno detto che hai chiesto di non essere disturbata. A domani amore mio."

Rileggo più volte le frasi del mio fidanzato e il senso di colpa inizia a farsi strada lentamente dentro di me. Gli ho mentito di nuovo, ho finto di stare male solo per scoprire se Jake è interessato a me. Per passare la serata con Jake.

Non credo di voler essere tuo amico ma posso cercare di avere una convivenza pacifica.

Non credo di voler essere tuo amico.

E a me non piace vederti con il tuo dottorino.

Non vi siete lasciati?

Perché deve essere così contraddittorio e volubile. Credo seriamente che debba iniziare a frequentare un bravo psicanalista, soffre chiaramente di uno sdoppiamento di personalità.

Il pensiero della serata trascorsa insieme mi fa sorridere e per un istante mi sembra di essere tornata ai tempi in cui per lui ero solo Amelia. Senza pensarci oltre digito velocemente alcune parole e invio un messaggio.

Messagio a Jake, ore 22.45. "Grazie ancora per prima. Non so cosa sarebbe potuto succedere se non fossi intervenuto".

La sua risposta non tarda ad arrivare, infatti il mio telefono vibra tra le mie mani pochi secondi dopo.

Messaggio da Jake ore 22.46. "Figurati Mia, in fondo te lo dovevo. Non ti ho ancora ringraziato per avermi tirato fuori dall'Extra. Siamo pari adesso. Buonanotte."

Rimango di sasso di fronte allo schermo illuminato.

Te lo dovevo. Siamo pari.

Lo ha fatto solo perché non voleva sentirsi in debito come me, perché io l'ho tirato fuori dai guai.
Chissà perché ci rimango così male? Jake ha solo ribadito per l'ennesima volta che a lui di me non gli importa praticamente nulla, non è una novità e non dovrebbe stupirmi.

E se fosse successo la settimana prima? Avrebbe permesso a quell'Arthur di farmi bere la birra corretta e di farmi non oso nemmeno immaginare che cosa. Il solo pensiero delle mani di quel ragazzo sul mio corpo mi fa rabbrividire.

Mi distendo sul letto allacciando le ginocchia al petto e nascondendovi il viso ormai completamente bagnato dalle salate lacrime che rovinosamente cadono lungo le mie guance inzuppando il mio vestito e le lenzuola e piango, piango ininterrottamente e a lungo finché non sento la chiave inserirsi nella toppa. Spencer, in punta di piedi e con le scarpe in mano, rientra silenziosamente all'interno della nostra stanza, richiudendo la porta alle sue spalle e dirigendosi verso il suo letto.
Trattengo il respiro e stringo gli occhi sperando di non essere scoperta ma ben presto l'ennesimo singhiozzo si fa strada verso la mia bocca.

«Mia che paura!» La mia coinquilina accende la piccola lampada sul suo comodino e avvicinandosi al mio letto. «Pensavo dormissi.»

Faccio sprofondare di più il volto tra le ginocchia non volendo mostrarmi a lei in quello stato.

«Che succede?» Sento la sua mano accarezzarmi il volto tra i capelli ormai umidi e un sospiro giunge alle mie orecchie.

«Hai litigato con Ryan?» Mi domanda sconsolata. Neanche lei apprezza il mio fidanzato dopo l'ultima settimana, nonostante sia stata proprio lei in principio a convincermi a dargli un'opportunità. I segni lasciati sul mio corpo e la cosiddetta prigionia a cui mi ha obbligata negli ultimi giorno, l'hanno etichettato come un uomo violento e possessivo.

Scuoto la testa in risposta.

«E allora? Cosa è successo tesoro?»

La luce si fa più intensa, segno che anche la mia lampada è stata accesa. Un altro sospiro interrompe il mio silenzio.

«Sei ancora vestita. Sei uscita per caso?»

Annuisco lievemente mentre Spencer mi aiuta a tirarmi su e mi sfila il vestito dalla testa.

«Devi dirmi qualcosa se vuoi che ti aiuti Mia..» Sconsolata mi infila la maglia del pigiama e dopo essersi cambiata anche lei, si infila con me sotto le coperte.

«Spencer. Sono andata al Victrola e ho visto Jake.» Balbetto stringendomi al corpo della mia amica e ricominciando a piangere. E quel pensiero che da quasi un'ora mi sta tormentando non riesce ad uscire dalla mia mente. «E ha ribadito per l'ennesima volta che a lui di me non gli importa praticamente nulla. Devo dimenticarlo Spencer, devo dimenticarlo.»





Note: Crede che a Jake non importi nulla di lei??? Siete anche voi della stessa idea???

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