Capitolo 30

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CAPITOLO 30

JAKE'S POV.

Esco dalla stanza e percorro i lunghi corridoi dell'ospedale a passo veloce, non guardo in faccia nessuno, ignoro persino la voce di uno degli specializzanti che cerca di attirare la mia attenzione mentre prego che la mia fuga non causi la morte di nessuno, infondo non sarei nemmeno di turno. Scuoto la testa cercando di cancellare dalla mia mente l'immagine della sua mano, di quell'anulare cerchiato da un anello decisamente pacchiano per i gusti di Mia ma soprattutto non mio. È tutto così sbagliato, sono passati solo due anni e lei sta già progettando di sposarsi con un altro.

Oltrepasso la porta di sicurezza che conduce alle scale antincendio appena tempo, in tempo per sottrarre il mio attacco di rabbia agli occhi curiosi di decine di persone tra infermieri, medici e specializzandi, mentre incapace di trattenermi scaglio un pugno contro lo stipite della porta accompagnato da un ringhio non troppo soffocato.

Si è fidanzata con un altro, si sposerà. Non ho avuto nemmeno bisogno di sentirmelo dire, i suoi occhi colpevoli hanno parlato per lei, non sono mai stati capaci di mentire.

Dovevo aspettarmi che lei si sarebbe rifatta una vita, infondo è stata lei a decidere di lasciarmi, ad andarsene, ma sposarsi così presto?

Inspiro profondamente più volte cercando di immagazzinare più ossigeno possibile, che tuttavia non è mai abbastanza. Non pensavo che avrebbe fatto così male.

Quando l'ho rivista l'altro giorno, bellissima, le guance arrossate per la corsa e i capelli dolcemente spettinati, ho capito che nonostante tutti i miei sforzi una parte di me ha continuato ad amarla come se non fosse trascorso un solo giorno da quella notte. E prima quando i miei occhi hanno incrociato i suoi in quel corridoio mentre travolgeva la povera piccola Leslie per scappare da me e poi ha praticamente ammesso di essere gelosa dell'infermiera Olivia, ho creduto che fosse lo stesso anche per lei. E invece lei si sposa.

Certo, non che io sia rimasto in religiosa attesa del suo ritorno, ma io sono un uomo, è diverso, ed sono io quello abbandonato a cui bisognava leccare le ferite. Ho frequentato anch'io altre donne, molte donne, finchè dopo un lungo anno ho creduto di averla dimenticata. Invece mi è bastato rincontrare quegli occhi un solo istante per riaprire le vecchie ferite e riportare a galla quell'amore che credevo dimenticato.

Il desiderio di conoscere il volto dell'uomo che ha preso il mio posto nel suo cuore mi tortura al punto che prima di rendermene conto le mie nocche colpiscono ancora una volta la parete alla mia sinistra, e poi ancora finchè il candido muro si colora di lievi schizzi rosso sangue.

Idiota, devi aver cura delle tue mani, ti servono per salvare delle vite. Domani le userai direttamente sul cuore di suo padre, devi salvarlo altrimenti lei non ti guarderà più in faccia. E tu riuscirai ancora a guardarla in faccia adesso che sai che lei non è veramente più tua.

***

«Jake Haiden?» Una voce femminile mi costringe a voltarmi, chi può conoscermi nel reparto di ginecologia ostetricia? Mi giro lentamente notando una persona conosciuta comodamente seduta su una delle poltroncine verdi della sala d'aspetto. È sempre uguale, non sembra essere passato un solo giorno per lei, i capelli più lunghi le ricadono in morbidi boccoli sulla spalla sinistra e il suo smagliante sorriso è ancora capace di illuminare l'intera sala.

«Megan ciao.» La mia vecchia amica fa perno sui braccioli della seduta per sollevarsi a fatica, spostando dal grembo la giacca e lasciandola ricadere sul sedile. Rimango a bocca aperta notando che al posto di quello che una volta era un ventre completamente piatto ora c'è piccola protuberanza delle dimensioni di una palla da basket. «Sei – sei incinta?» Balbetto sorpreso.

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