CAPITOLO 27
UN ANNO DOPO.
Un altro anno è passato e finalmente ho terminato tutti gli esami e mi sto preparando ad esporre la tesi di laurea. La scelta dell'argomento non è stata affatto facile ma quando Jake si è offerto di darmi tutto l'apporto medico possibile la decisione è stata immediata e anche il professor Collins ne è stato entusiasta: l'eutanasia.
Devo ammettere però che questo ha peggiorato non poco la nostra situazione costringendo il mio ragazzo ad impegnare il poco tempo insieme a correggere le pagine del mio lungo elaborato piuttosto che guardare un film o semplicemente stringerci e amarci come solo noi sappiamo fare. Nessun dubbio ha però attraversato più le nostre menti perché la nostra forza è saldamente ancorata al mio annullare destro accompagnata da una proposta forse non troppo romantica ma totalmente spontanea.
Abbiamo deciso di sposarci tra circa quattordici mesi concedendoci un anno di convivenza prima di fare il grande passo. Una sera dopo aver fatto l'amore abbiamo progettato tutto nel dettaglio e Jake si è dimostrato ben lieto di accontentare ogni mio desiderio. Sarà una cerimonia molto privata a cui parteciperanno solo ovviamente la madre di Jake, Alice, Megan e Spencer che saranno altresì le mie damigelle d'onore, Micheal, Josh e Robert vale a dire i testimoni di Jake, Greta e ovviamente Mr Crab, quest'ultimo celebrerà l'evento. Per il luogo non abbiamo avuto alcuna indecisione, la spiaggia degli Hampton di fronte alla casa al mare della sua famiglia dove ci siamo amati per la prima volta, ed esattamente al tramonto mentre il sole a picco sul mare colora il cielo di quelle meravigliose sfumature rosse e arancioni che sembrano emozionare il mio fidanzato particolarmente.
Unico punto dolente è la mia famiglia, secondo Jake dovrei invitare anche i miei genitori con cui non parlo da circa otto anni ormai e dovrei rompere il ghiaccio avvertendoli già per la mia laurea.
«Cosa fai ancora a letto? Non hai appuntamento con Collins tra dieci minuti.» La voce di Spencer mi sveglia facendomi sobbalzare, con il cuore a mille afferro il telefono per rendermi conto che mancano esattamente dieci minuti alle nove, ora dell'appuntamento con il mio relatore per l'ultima revisione della mia tesi di laurea.
«Merda! Non mi sono svegliata!» Urlo lanciando in aria il piumone rosa e sfilandomi la maglia del pigiama mentre corro lungo il corridoio verso le docce con indosso solo un piccolo asciugamano.
«Sei stata tutta la notte a telefono con Jake, è ovvio che tu non abbia sentito la sveglia.» Impreca rincorrendomi con in mano i miei vestiti e il borsello del trucco per aiutarmi.
Venti minuti e una doccia fredda dopo busso alla porta del professor Collins pregando che non sia troppo infuriato per il mio ritardo totalmente ingiustificato, i capelli legati in cima alla testa nel tentativo di nascondere di non aver nemmeno avuto il tempo di pettinarli.
«Avanti.» La sua voce sembra inaspettatamente tranquilla. Apro la porta ed entro all'interno della stanza trovandolo seduto alla sua scrivania e impegnato a bere un caffè insieme a due individui dei quali riesco a vedere solo le spalle seppur familiari. «Prego si accomodi signorina River, aspettavamo solo lei.»
«Buongiorno a tutti.» Saluto spiazzata dalla presenza dei suoi ospiti, doveva essere un semplice incontro per discutere della modalità di esposizione della tesi. «Scusatemi per il ritardo ma...» inizio a giustificarmi ma vengo interrotta da una risata familiare.
«... ma sei sempre la stessa Mia, per la laurea ti regalerò una decina di sveglie così riuscirai almeno una volta a svegliarti in tempo.» La sedia di destra si gira di scatto verso di me mostrandomi il volto del misterioso interlocutore che altri non è che il mio caro amico Josh.
«Josh, che ci fai qui?» Domando stupefatta, lo trovo bene nel suo elegante completo nero e cravatta grigia.
«Si accomodi signorina River, il dottor Neill e il dottor Bass sono qui per parlarle.» Aggrotto la fronte nel sentir pronunciare il nome del mio ex fidanzato che lentamente si volta verso di me senza riuscire a guardarmi in viso dopo oltre tre anni di lontananza.
«Buongiorno Amelia.» Sussurra voltandosi nuovamente verso il mio professore mentre io gli rispondo con un cenno del capo.
Il professor Collins mi indica l'unica sedia libera all'interno della stanza invitandomi prendere posto con loro. «Caffè?» Mi domanda indicando il bollitore mezzo vuoto. Annuisco accettando la tazza che mi viene offerta mentre con la coda dell'occhio continuo a guardare Ryan Bass seduto al mio fianco. È ancora bellissimo come un tempo nel suo completo elegante grigio scuro e questi tre anni non sembrano averlo cambiato. «Come dicevo sono venuti per farle una proposta molto interessante che la prego di ascoltare.»
Josh poggia la mano sul mio gomito invitandomi a voltarmi verso di lui. «Non sai quanto ho faticato a non dirti nulla finché non fossi stato certo che eri stata selezionata tu. Tra meno di due settimane ti laurei e devi pensare al tuo futuro. So che hai già dei progetti a livello personale ma nulla sul piano professionale ed è per questo che siamo qui. Vogliamo proporti un lavoro, un anno di tirocinio presso la procura di New York. Io ho ultimato il mio e sarò nominato vice procuratore e adesso vogliamo offrirlo a te. Sei la candidata ideale.»
Ascolto le sue parole inaspettate totalmente stupefatta. «Ma Josh.. ti ringr – vi ringrazio ma io pensavo di trasferirmi a Washington.» Biascico non sapendo bene cosa rispondere.
«Lo so Mia, e non devi risponderci adesso, pensaci. A Washington non hai alcun tipo di aggancio e faticherai a trovare lavoro. Un anno qui invece ti permetterà di accedere a tutte le procure degli Stati Uniti. Sarebbe solo un altro anno.»
Come sempre Josh sa pesare bene le parole e conosce i miei punti deboli. A Washington mi attende il coronamento del mio sogno d'amore ma lavorativamente parlando? «Ci penserò, entro quando devo darti una risposta?»
«Una settimana, abbiamo altri candidati da contattare in caso di un tuo rifiuto.» Conclude ammiccandomi gentilmente.
Con la coda dell'occhio continuo a guardare Ryan che si muove nervosamente sulla sedia, accavalla le gambe, si tocca i capelli, allenta il nodo della cravatta. Che sia la mia vicinanza ad innervosirlo? Il professor Collins invece mi sorride sornione fiero che un altro dei suoi studenti sia stato reclutato dalla procura di New York, simbolo del suo eccellente ruolo nell'insegnamento nella procedura penale.
«Ci penserò.» Rispondo riportando lo sguardo sul mio amico, poteva avvertirmi, avrebbe reso tutto più facile quest'incontro.
«Amelia aspetta.» La voce di Ryan mi costringe a bloccarmi sul posto. Cosa ci fa ancora qui? Pensavo fosse andato via un'ora fa insieme a Josh e invece è fermo davanti al mio chiosco preferito di caffè sicuro di incontrarmi per la mia merenda mattutina. Lo guardo perplessa, immobilizzata a diversi metri da lui domandandomi perché voglia parlare con me dopo avermi praticamente ignorata per tutto l'incontro.
«Ryan.» Lo saluto con un cenno del capo indecisa se fermarmi o voltargli le spalle e andarmene alla velocità della luce. La curiosità purtroppo ha come sempre la meglio. «Hai bisogno di me.»
Il vice procuratore si avvicina a me di un paio di passi fissando per la prima volta dopo tanti anni i suoi occhi color ghiaccio nei miei e io istintivamente indietreggio per mantenere tra noi le dovute distanze. «Non avere paura Amelia, voglio solo parlarti.» Sussurra inspirando profondamente ma senza più avvicinarsi a me per il timore di turbarmi. Qualcosa in lui è diverso, non ritrovo nel suo volto quell'espressione di sfida che l'ha sempre caratterizzato, sembra triste e dispiaciuto. «Quanto tempo, sei cresciuta tantissimo.»
Annuisco lentamente sollevando lievemente gli angoli della bocca. «Infondo sono passati quasi quattro anni. Cosa devi dirmi Ryan.»
«Voglio scusarmi.» Distoglie lo sguardo da me prima di parlare, orgoglioso com'è non deve essere facile per lui pronunciare queste parole. «Non mi sono comportato molto bene con te in passato. Ero innamorato e avrei fatto di tutto pur di non perderti.»
«Ryan io...» Lo interrompo prima che possa dire anche solo un'altra parola, non mi piace rinvangare il passato men che meno i brutti ricordi.
«Tranquilla Amelia non ci sto provando, so che sei impegnata con lui e non è mia intenzione riaprire una porta chiusa da tempo. Sono felicemente fidanzato anch'io adesso e presto le chiederò di sposarmi.»
Le sue parole mi stupiscono, Ryan non è mai stato un argomento di conversazione con Josh ma non ha mai accennato nulla di tutto ciò nell'ultimo anno. «Sono felice per te, deve essere una ragazza fortunata.» Continuo poco convinta, se non ha cambiato i suoi modi e non controlla la sua gelosia non credo che le spetti una gran bella sorte.
«Direi più una donna, ha la mia età.» Cosa vuol dire? Che io ero solo una ragazzina avendo undici anni meno di lui mentre questa sarebbe una donna? Incrocio le braccia al petto indispettita «L'hai anche conosciuta, nel mio ufficio poco prima di Natale, Alessia.» Immediatamente ricordo la provocante avvocatessa semisvestita che mi aveva accolta scambiandomi per la "sorellina" di Ryan, già evidentemente interessata a quello che allora era ancora il mio uomo.
«Allora ci avevo visto giusto! C'era dell'interesse tra voi!» Mi sforzo di sorridere anche se in fondo l'immagine della mia sostituta non mi fa molto piacere.
«Anch'io avevo sempre visto giusto tra te e Jake.» Colpita e affondata. Ha ragione, lui era sempre stato geloso verso il mio fidanzato percependo meglio di me il sentimento che mi già legava a lui. «E io avevo occhi solo per te allora, ma non sono qui per ripensare al passato. Volevo solo scusarmi e consigliarti di pensare bene alla nostra proposta. Superato il tirocinio diventerai vice procuratore e potrai trasferirti in ogni procura degli Stati Uniti, è sempre stato il tuo sogno e potrai realizzarlo. Josh mi ha spiegato che vuoi trasferirti a Washington per riunirti a lui e lo capisco, ma lì sarai una semplice ragazza laureata in legge, non ti verrà data la possibilità di lavorare in Tribunale se non come praticante di un qualunque avvocato.» Le sue parole mi scuotono, come dargli torto. Ricordo bene come vengono trattati i giovani praticanti, costretti a fare da "schiavi" a qualche avvocato per uno stipendio praticamente pari a zero. Questo tirocinio potrebbe veramente essere il mio trampolino di lancio. «Sono sicuro che diventerai un ottimo procuratore distrettuale, migliore di me e di Josh. Ad ogni modo sei tu a decidere, riflettici bene. Io volevo solo scusarmi con te per come mi sono comportato sperando di non essere uno dei motivi che potrebbero indurti a rifiutare questa opportunità.»
Annuisco sorridendogli questa volta sinceramente, è cambiato molto, non serba rancore nei miei confronti come un tempo e sembra veramente dispiaciuto per quello che è successo tra noi riconoscendo appieno le sue colpe. «Ci rifletterò.» Quindi gli volto le spalle e lentamente mi allontano da lui, fermandomi dopo soli pochi passi. «E Ryan, grazie.» Sorrido e alzo la mano accennando un saluto.
***
Passo la settimana successiva a ripetere il mio elaborato ormai ultimato e appositamente rilegato. Il completo scelto per l'avvenimento e la toga sono già lavati, stirati e ordinatamente appesi alla porta della cabina armadio e al solo vederli, ogni santo giorno, Spencer versa qualche lacrima per la consapevolezza di non essersi laureata in tempo e che dalla prossima settimana io non potrò più condividere la stanza con lei.
Il pensiero dell'offerta di Ryan mi assilla continuamente, il mio cuore non vede l'ora di raccogliere le mie cose e raggiungere l'amore della mia vita a Washington, il mio cervello invece mi rimprovera anche solo per aver pensato di rifiutare un'opportunità così, in fondo è solo un anno. Mille dubbi tormentano la mia mente impedendomi di concentrarmi nello studio ed presto dovrò dare una risposta a Josh, una risposta che ancora non ho trovato.
Passo l'intera notte sveglia a rigirarmi nel letto incapace di dormire, tutto il mio futuro dipende dalla loro domanda, in ambito lavorativo e personale. Sì, perché posticipare il mio trasloco di un anno inevitabilmente posticipa anche il nostro matrimonio se vogliamo comunque convivere un anno prima. Ma in fondo cos'è un anno? Siamo riusciti a superare gli ultimi due abbastanza bene non tenendo conto della mia piccola crisi. Il solo pensiero di altri dodici mesi distante da lui però mi stringe il cuore in una morsa di dolore, non sono capace di prendere questa decisione da sola e domani Josh vorrà conoscere la mia risposta.
Attenta a non svegliare Spencer esco lentamente dalle lenzuola, afferro la felpa della NYU, un paio di leggins e le scarpa da ginnastica. Butto tutto ciò che trovo nella borsa ed esco dalla mia stanza. Fortuna che Megan alcuni mesi fa mi ha regalato una copia delle chiavi della sua auto così che io possa prenderla al bisogno, per questo salgo prima al secondo piano e le lascio un messaggio sulla lavagnetta per avvertirla, quindi corro nel parcheggio e metto in moto la sua Porsche bianca.
Due ore e mezzo dopo mi ritrovo nel vialetto della piccola abbinata locata dal mio fidanzato e in cui vive ormai da oltre due anni: la mia futura casa. Avanzo velocemente non preoccupandomi dell'ora, sono da poco passate le cinque del mattino e le prime di luci dell'alba iniziano a rischiarare il cielo ancora buio. Devo bussare svariate volte prima che Jake spalanchi la porta con indosso solo un paio di mutande, sicuramente stava ancora dormendo infondo è praticamente notte. Sollevo il sopracciglio destro sorridendogli maliziosamente. «Apri sempre così la porta?»
«Mia? Cosa fai qui? Dovevamo vederci la settimana prossima a New York.» Sgrana gli occhi meravigliato di trovarmi di fronte a casa sua, non curante del fatto che chiunque attraversi la strada in questo istante potrebbe vederlo così svestito.
«Non sei felice di vedermi?» Gli rispondo divertita dalla sua reazione sorpresa.
«Ma è successo qualcosa?» Continua avvicinandosi di un passo a me e puntando le mano sulle mie spalle per obbligarmi a guardarlo in volto, come se non volessi sostenere il suo sguardo.
«Avevo solo voglia di vederti Jake, ora possiamo entrare? Non mi piace che l'intero vicinato veda quanto sei bello senza vestiti.» Sussurro alzandomi sulle punte dei piedi per avvicinare le mie labbra alle sue e lui ne prende possesso immediatamente baciandomi con più desiderio di quanto aveva lasciato trasparire fino ad adesso. Le sue mani circondano la mia vita sollevandomi da terra e obbligandomi ad ancorarmi al suo bacino con le gambe, si volta su sé stesso e rientra all'interno di quella che un giorno sarà la nostra casa e senza attendere ulteriormente sale le scale diretto in camera da letto.
«Sei dimagrita ancora?» Sbuffa adagiandomi sulle lenzuola nere e sfilandomi i comodi vestiti che indosso per lasciarmi come lui in sola biancheria intima. Si stende sul mio corpo sorreggendosi sui gomiti per non pesarmi. Se solo sapesse quello che ho passato questa settimana capirebbe perché la voglia di mangiare sembra essere andata a farsi benedire. Ignorando la sua domanda unisco nuovamente le nostre bocche approfondendo il nostro bacio e assaporando il sapore del mio uomo, solo adesso che mi stringo al suo corpo ormai nudo mi sento veramente a casa e automaticamente mi domando come farò ad affrontare un altro anno lontano da lui. «Perché ogni volta che ti vedo sei sempre più bella.» Sussurra baciandomi di nuovo, e poi ancora, e sfila quel che resta della mia biancheria, ansimando e gemendo per il piacere, i nostri respiri accelerati e i nostri corpi tremanti, uno dentro l'altra, fino a raggiungere il piacere.
«Non posso ancora crederci che tra poco potrò vederti tutti i giorni, questi sono stati i due anni più duri della mia vita, quasi quanto i quattro in cui tu eri sparita.» Sussurra al mio orecchio stringendo il mio corpo nudo al suo mentre le sue mani disegnano cerchi immaginari lungo la mia schiena solcata dalle sue unghie che sono affondate più del dovuto. È stato veloce ma sicuramente il nostro rapporto più intenso.
Le sue parole mi fanno tornare in mente il motivo della mia visita inaspettata. Inspiro profondamente un paio di volte prima di trovare il coraggio di emettere un solo suono. «A proposito di questo, c'è una cosa di cui dovrei parlarti.» Balbetto costringendolo a sollevarsi dal cuscino per fissare i suoi occhi azzurri nei miei. «Per te sarebbe tanto grave se posticipassimo di un altro anno il mio trasloco?»
Il suo viso rimane impassibile per qualche istante, probabilmente il tempo necessario a metabolizzare ciò che gli ho appena detto. «E perché? Mia sono già stati così difficili questi due anni e solo undici mesi fa abbiamo rischiato di lasciarci perché tu non eri in grado di sopportare la distanza.» Risponde confuso dalla mia affermazione improvvisa.
Deglutisco l'ammasso di saliva che sembra essersi raccolta all'interno della mia bocca mentre con il braccio destro copro i miei seni vergognandomi per la mia nudità. «Lo so Jake, lo so. Ma siamo stati così bravi fino ad adesso e si tratterebbe solo di un altro anno.»
«Vuoi dirmi perché hai deciso di rimanere a New York?» La sua voce si alza di un paio di toni, chiaramente innervosito dalla piega che ha preso la nostra conversazione.
«Non ho deciso, non ancora. Josh mi ha offerto un tirocinio in procura.» Ammetto d'un fiato. Josh? Beh in fin dei conti quel giorno è stato lui a parlare davanti al professor Collins.
«Un tirocinio in procura?» Ripete sarcastico con una lentezza estenuante.
«Già, si tratterebbe di un solo anno, poi diventerei viceprocuratore e potrò chiedere il trasferimento in una qualunque procura degli Stati Uniti, compresa quella di Washington.»
«E se provassi direttamente a fare domanda qui?» Jake si alza dal letto e si infila le mutande e un paio di pantaloni di tuta neri. Non è positivo che senta il bisogno di vestirsi.
Mi sollevo anch'io e inizio a raccogliere i miei vestiti sparsi per l'intero pavimento della stanza non trovando tuttavia il mio reggiseno, chissà dove l'avrà lanciato nell'irruenza di spogliarmi. «Jake non funziona così, lì sono conosciuta per il mio stage di qualche anno fa. Qui non sono nessuno.» Gli rispondo semplicemente, decidendo di indossare la felpa verde sul petto nudo.
«Oh già, dimenticavo. Il tuo stage con Ryan Bass, immagino che c'entri anche lui in questa proposta?» Incrocia le braccia al petto nervosamente nel tentativo di nascondere i pugni chiusi.
Il mio tentativo di aggirare il nome del mio ex fidanzato è andato miseramente in fumo. «Ovviamente, è il capo procuratore adesso e Josh lavora per lui, ma io dovrò collaborare solo con Josh.»
«MA VI VEDRETE TUTTI I GIORNI.» Grida improvvisamente facendomi sobbalzare per lo spavento. Non può reagire così dopotutto sono passati anni e sa bene che io non ho mai amato Ryan.
«No, ti prego Jake non ricominciare ad essere geloso di Ryan.» Biascico passandomi entrambe le mani tra i capelli per la disperazione, credevo sarebbe stato felice per me. «È un'opportunità irripetibile per la mia carriera e si tratta solo di un anno.» Percepisco la mia voce tremare ma non voglio piangere, non adesso. Solo adesso che sto discutendo con lui per difendere il mio futuro mi rendo conto che ho già preso la mia decisione, forse speravo solo di trovare il suo appoggio per sentirmi meno in colpa.
Il mio tentennamento non gli passa inosservato e Jake sembra addolcirsi. «Sei brava e potresti comunque far carriera anche qui.»
Le sue parole tuttavia ottengono l'effetto contrario in me, con un gesto veloce scosto la sua mano che si avvicina al mio volto impedendogli di accarezzarmi. Io ho sofferto tantissimo permettendogli di allontanarsi da me solo perché era "il meglio" per lui. «Anche tu avresti potuto a New York ma io ho accettato il tuo trasferimento capendo che era la tua occasione. Qui dovrei cominciare dal basso e fare da portaborse ad un qualunque avvocato, sfruttata e sottopagata. Un solo anno e otterrò il trasferimento nella procura di questa città, potresti anche sopportarlo per me come io ho sopportato gli ultimi due anni incoraggiandoti e supportandoti.» Mi rendo conto di aver involontariamente alzato la voce solo dopo aver pronunciato l'ultima parola. Non è mia intenzione rinfacciargli ciò che ho fatto per lui ma forse mi aspettavo altrettanto.
Il mio ragazzo mi fissa per alcuni secondi prima di alzare le mani in segno di resa e recuperare dall'armadio una felpa qualunque. «Devo andare, il mio turno comincia tra meno di un'ora.»
«Ti prego aspetta Jake, dobbiamo parlare.» Faccio un passo verso di lui ma i suoi occhi freddi mi bloccano immobilizzandomi, è molto arrabbiato.
«Di cosa? È chiaro che tu hai già deciso, volevi solo avere il mio benestare.» Sbotta voltandomi le spalle. «Mi spiace ma non sono d'accordo, sarai tu a scegliere, o me o Ryan e la procura.»
«No, Jake. Non mi puoi chiedere di scegliere. Sarà solo un altro anno, dobbiamo solo portare pazienza per altri dodici mesi, come abbiamo resistito fino ad adesso...» Balbetto spiazzata dalle sue parole. «E Ryan non c'entra nulla, lui sa di noi ed è fidanzato ora.»
«Non cambia nulla.» Sbuffa e senza più degnarmi di uno sguardo corre giù dalle scale, appena sento la porta sbattere e il motore della sua auto rombare sul vialetto mi accascio al suolo lasciando libero sfogo alle lacrime e ai singhiozzi. Raccolgo le ginocchia al petto e vi nascondo il viso tendendo le orecchie nella speranza di sentirlo rientrare, corrermi incontro e rassicurarmi che tra noi è tutto a posto, che mi ama e che nulla potrà mai separarci, eppure non è questo che mi ha lasciato intendere. E infatti più passano i minuti più mi convinco che non tornerà almeno per ora e che non vuole vedermi.
Non si è mai arrabbiato così tanto da allontanarsi da me in questo modo, sono sempre stata io ad erigere muri tra noi e lui ha sempre combattuto per abbatterli. Ne sarò capace anche io?
Un'ora dopo sobbalzo sentendo il cellulare vibrare all'interno della tasca della felpa, lo prendo e controllo il display sperando che sia lui che mi dice di aspettarlo perché vuole parlare con me, chiarire, invece trovo un messaggio di Megan che mi domanda se sia successo qualcosa e mi avverte che purtroppo ha bisogno della sua auto per l'ora di pranzo.
Jake ormai deve aver iniziato a lavorare e non ha pensato per un solo istante a telefonarmi o mandarmi un messaggio. Controllo sul frigo il suo orario di oggi e come aveva annunciato il suo turno è cominciato da poco e terminerà solo nel tardo pomeriggio. Non potrò nemmeno vederlo.
Messaggio a Jake Haiden, ore 07.20: "Jake devo riportare a Megan l'auto. Ci possiamo sentire questa sera?"
Mi siedo al posto di guida della splendida auto della mia amica e accendo il motore, premo il pedale dell'acceleratore inebriandomi del rombo di tutti i suoi cavalli. Mi dirigo verso l'autostrada desiderosa di correre e superare qualche limite di velocità, infondo posso permettermi di perdere qualche punto della patente e pagare una piccola multa.
Devo scegliere tra Jake e la mia carriera.
Non doveva andare così, doveva capirmi, doveva appoggiarmi. Cosa devo fare adesso?
Non posso rinunciare a Jake, non dopo aver faticato così tanto per conquistare il suo amore. E che senso avrebbe la mia vita senza di lui.
Ma non vorrei nemmeno dover rinunciare ai miei sogni.
Messaggio da Jake Haiden, ore 15.35: "Mia ho bisogno di pensare. Ti chiamo io domani."
JAKE'S POVLa mattina dopo, ore 7.13.
Mi alzo dal letto disturbato dalla luce del sole che irrompe attraverso le finestre dimenticate aperte. La testa mi gira e il bisogno di vomitare è altissimo, non avrei dovuto bere così tanto ieri sera ma dopo la discussione con Mia e dieci ore di turno la prima Tequila è stata d'obbligo, le successive necessarie. Non ricordo nemmeno a che ora sono rientrato a casa e mi devono aver probabilmente trasportato di peso. Fortuna che alcuni miei colleghi sono anche miei amici.
Mia..
Non l'ho più sentita dopo quel messaggio, sono stato un idiota a chiederle di scegliere tra me e la procura ma questi anni sono stati difficili anche per me e il solo sentire il nome di Ryan non mi ha permesso di capire più nulla. Non dovevo assalirla così né tantomeno abbandonarla nella consapevolezza che stava per scoppiare a piangere, maledetto il mio orgoglio. Lei non mi ha ostacolato una sola volta accettando quello che io ho creduto essere il meglio per me, nonostante la facesse soffrire.
Mi guardo intorno alla ricerca del mio cellulare per chiamare la mia ragazza e chiederle perdono, voglio dirle che la amo e che nulla cambierà mai quello che c'è tra noi, che nonostante tutto noi ci sposeremo comunque l'anno prossimo negli Hampton, in riva al mare mentre il tramonto colora il cielo di quelle meravigliose sfumature rosse e arancioni, e che lei sarà meravigliosa nel suo abito bianco.
La amo e se per la sua felicità dovrò aspettarla per altri dodici mesi lo farò, con o senza convivenza.
Ecco cosa le dirò, ovviamente dopo essermi scusato per la mia stupidità.
Lascio vagare il mio sguardo per la stanza a mala pena illuminata dalle luci dell'alba alla ricerca di quel maledetto telefono quando finalmente lo vedo sopra il comò, esattamente dove lo lascio tutte le sere prima di coricarmi, mentre mi avvicino però sono costretto a rallentare nel notare al suo fianco un piccolo luccichio che ieri non avevo visto.
Inspiro profondamente un paio di volte realizzando il significato di ciò che vedo trattenendomi dal desiderio di urlare e distruggere tutto ciò che mi circonda.
Abbandonato sul grande mobile in mogano accanto alla porta della mia camera da letto la nostra promessa d'amore, l'anello di fidanzamento che solo un anno fa ho regalato a Mia.
Afferro il telefono e corro al piano di sotto digitando il numero della mia fidanzata, o forse ex a giudicare dal suo gesto inaspettato.
Il numero selezionato è inesistente.
Fisso sullo schermo l'immagine della mia ragazza abbinata al suo numero che a detta della sua compagnia telefonica non esiste più, un impeto di rabbia prende il possesso di me e scaravento il mio telefono contro il muro distruggendolo.
Non posso credere che mi abbia lasciato così, senza una parola, cambiando addirittura il numero e restituendomi l'anello. Le ho chiesto io di scegliere ma mai avrei potuto anche solo immaginare che sarebbe finita così. È di nuovo scappata da me esattamente come otto anni fa.
Stringo la testa tra le mani e mi accascio al suolo concentrandomi sulla mia respirazione e cercando di trattenere le lacrime che ormai ricadono incontrollate lungo le mie guance.
MI HA LASCIATO.
LE HO CHIESTO DI SCEGLIERE E NON HA SCELTO ME.
MI HA LASCIATO.
MIA'S POV
Messaggio a Josh Neill. Ore 18.00 "Ciao Josh, sono Mia. Volevo dirti che accetto la tua proposta. Ps: non dare a nessuno questo numero.
Messaggio da Josh Neill. Ore 18.03 "Sono contento, non te ne pentirai. Mi devi spiegare però perché hai cambiato numero di telefono e perché non posso darlo a nessuno. Ci possiamo incontrare per una birra o ci vediamo direttamente lunedì? Non vedo l'ora di chiamarti dottoressa."
Messaggio a Josh Neill. Ore 18.05 "In realtà puoi già farlo, ho fatto cambio con uno dei laureandi di oggi. Sto lasciando la Eaton in questo momento, ti dispiacerebbe ospitarmi finchè non trovo un appartamento?"
Messaggio da Josh Neill. Ore 18. 09 "Cosa??? Perché?? Mi stai facendo preoccupare Mia, si può sapere cosa stai combinando? Comunque la mia casa è la tua casa. Stacco tra un'ora, ci vediamo là."
Messaggio a Josh Neill. Ore 18.11. "Grazie, sei un amico. Dopo ti spiego, ma per favore non dire nulla a Megan o Jake o chiunque ti chiami. Ho bisogno di stare sola."
ANGOLO AUTRICE.
Per favore non odiatemi!!!!
Dal prossimo capitolo entreremo ufficialmente nella seconda parte della mia storia... Non siate arrabbiate né con me né tantomeno con Mia. Sapete bene che con me nulla è veramente come sembra e c'è sempre qualcosa sotto...
Grazie a chi ha letto fino ad adesso e spero che vi piacerà anche questo sequel....
STAI LEGGENDO
THE RACER
ChickLitAmelia River, dopo quattro lunghi anni torna a New York per frequentare la Columbia University. Era scappata da un passato che non riusciva ad affrontare, ma soprattutto dimenticare. Nonostante tutti i suoi sforzi il passato tornerà a bussare alla s...