Capitolo 14

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Per tutta la settimana seguente mi concentro solo sulla fine mio stage e sui miei studi, gli esami sono alle porte e non ho tempo da perdere. Ryan fortunatamente non sospetta nulla della mia fuga, non voglio e non posso più rischiare di rovinare tutto quindi da venerdì sera non ho più né visto né sentito Jake e credo che sia la cosa migliore.
D'altra parte nemmeno lui mi ha più cercata, perché dovrebbe? Ha detto chiaramente che non vuole più avere niente a che fare con me. La nostra sarà solo una convivenza pacifica e a me non basta, non è sufficiente.

È venerdì sera e come tutte le settimane tre quarti della Columbia si prepara per andare al Victrola con la speranza di poter entrare. Io però non ho alcuna intenzione di uscire e, dato che il mio ragazzo ha nuovamente il turno di notte, mi si prospetta una lunga serata in compagnia dei miei carissimi libri e di un sacchetto formato gigante di M&M's. Spencer è già uscita con il suo ragazzo con chiare intenzione di voler approfittare della sicura assenza del coinquilino di Micheal per avere la stanza tutta per loro. Un po' la invidio, ma in fondo nemmeno così tanto.

«Mia posso?» Megan bussa alla porta già aperta, esitando sull'ingresso.

«Certo che puoi.» Sbuffo girandomi verso l'ingresso della mia camera e invitandola a chiudere la porta in modo da non essere disturbate. «Hai bisogno di qualcosa?»

La mia amica si accomoda sul bordo del letto accavallando le lunghe gambe. «Stasera Ryan lavora?»

«Si. Ha il turno di notte.» Annuisco accomodandomi al suo fianco.

«E tu cosa fai?» Megan congiunge la mani in grembo eliminando delle inesistenti pellicine dalle unghie smaltate viola scuro.
«Studierò e mangerò gustosissimi confettini al cioccolato e arachidi.» Le rispondo prelevando il sacchetto giallo di M&M's dal comodino.

Megan in risposta sbuffa sonoramente. «Mia insomma.. non hai voglia di uscire?»

«Non ci vengo al Victrola se è questo che intendi.» Affermo risoluta. Non ho la minima intenzione di incontrare Jake, finchè gli sto lontana posso illudermi di averlo dimenticato.

«Ci sono anche altri posti sai?»

«Ma Robert sarà al Victrola.» Controbatto.

La mia frase la fa avvampare violentemente. «Cosa vorresti dire?»

«Non credere che non me ne sia accorta» sussurro sorridendole amorevolmente «e non ci trovo assolutamente nulla di male. Robert non è più il ragazzino stupido di un tempo. Io approvo!»

«Ma Mia, io... Sto riscoprendo e rivalutando anch'io Robert però... Non so..» nasconde lo splendido viso tra le mani. «lui non è...»

Le poggio una mano sulla spalla costringendola a guardarmi. «Robert non è Scott, lo so bene. Ma Scott non c'è più e lui non sarebbe felice di vederti così.»
«Tu credi?» Le lacrime inumidiscono le lunghe ciglia.

«Eravamo gemelli, pensavamo le stesse cose. Quindi no, non lo credo, ne sono sicura.» Allungo le braccia e stringo la mia amica a me.

«Grazie Mia.» Sussurra tra i miei capelli. «Mi sei mancata tantissimo.» Scioglie il nostro abbraccio e i nostri occhi ai incontrano. «Quindi questa sera usciamo io e te.»
«E Robert?»

«Robert posso raggiungerlo dopo. Però voglio almeno cenare con te. Sono stanca di vederti chiusa qui dentro. Quindi fatti una doccia che usciamo.»

Inarco il sopracciglio destro. «Guarda che io non voglio venire al Victrola però! Né in qualunque altro posto in cui potrei rischiare di incontrare Jake. Ho già rischiato troppo con Ryan.»

«Tranquilla. Usciamo io e te, per cena. E poi ti porto a casa.» Insiste Megan senza perdere le speranze.

«Ok. Ma prima chiamo Ryan e glielo chiedo.» In fondo non c'è nulla di male se usciamo a cena io e lei.

«Non ci credo! Gli devi anche chiedere il permesso.» Sbuffa indignata. «Vabbè fammi sapere se il tuo 'padrone' ti permette di uscire con me.» Detto questo esce dalla mia stanza per lasciarmi telefonare con tranquillità.


Ryan non sembra così contento appena gli comunico l'invito di Megan ma non riesce a trovare una motivazione valida per obbligarmi a non uscire. Alla fine acconsente avvertendomi che mi avrebbe comunque chiamata, e infatti solo durante la cena ricevo ben cinque telefonate da parte sua facendo innervosire non poco la mia amica. Percepisco la sua tensione ma comprendo anche la sua paura, in particolare nei lunghi istanti di silenzio in cui lo immagino mentre allunga l'orecchio e cerca di cogliere possibili voci maschili intorno a me. Mi conforta solo la consapevolezza che è unicamente colpa mia e chi è causa del suo mal...Paghiamo il conto e torniamo in auto. Megan ha bevuto qualche bicchiere di troppo quindi le sfilo le chiavi dalla tasca dei pantaloni obbligandola a salire sul sedile del passeggero.

«Allora? Hai sentito Robert?»

«Si! L'ho sentito prima di uscire e mi ha scritto dieci minuti fa... Vanno tutti al The Racer, ha chiesto se li raggiungiamo.» Borbotta senza guardarmi in faccia.
«Megan..» La rimprovero. «Ti ho già detto che io non ci vengo.» Le rispondo risentita costringendola a voltarsi verso l'esterno dell'auto per non vedere il mio disappunto. «Ma tu puoi andarci se vuoi.» La incoraggio alla fine.

Lei torna a guardarmi stupita non credendo alle proprie orecchie, ma subito il suo sorriso si spegne. «No, siamo uscite insieme. Non ti lascio.»

«Ma io adesso torno alla Eaton, sono piuttosto stanca e sono sicura che Ryan sta andando letteralmente fuori di testa sentendomi fuori.» Scrollo le spalle sorridendo. «Però ti scordi di guidare. Ti porto al molo e ti fai riaccompagnare a casa da Robert.»


Quando arriviamo troviamo Charlie e Robert di fronte al grande cancello di ferro del molo intenti a guardare tutte le auto che transitano lungo la strada. Appena rallentiamo si affiancano alla nostra auto, le facce stravolte.

«Che succede ragazzi?» Chiede Megan preoccupata dai loro sguardi.

«Jake.. doveva già essere qui.» Biascica Robert allungandosi per depositare un bacio sulla guancia della mia amica.

«Quella non è la sua auto?» Dal posto del guidatore indico l'Audi R8 parcheggiata sulla linea dello starter oltre l'ingresso del molo.

«Si, ma lui è con la mia.» Mi interrompe Charlie. «C'era un rumore al motore che non mi convinceva e ci siamo scambiati le auto per controllarla.»

«Quando l'avete visto l'ultima volta?» Domando loro preoccupata, questo ritardo è tremendamente strano e ho paura che possa essergli successo qualcosa per strada.

«Al Victrola, eravamo lì insieme e lui ha detto che ci avrebbe raggiunti.» Risponde Robert scrollando le spalle.
«Avete provato a chiamarlo?» Interviene Megan con la domanda più ovvia.

«Certo, più di una volta ma non risponde» mentre Charlie ancora una volta compone il numero di Jake sul telefono e portandoselo all'orecchio.

Guardo oltre il cancello e vedo chiaramente Mr Crab e accanto a lui uno dei proprietari dell'Extra, quello che voleva vendermi la droga.
«Qualcuno dovrebbe andare a vedere.» Sussurro sovrappensiero.

Charlie annuisce, i muscoli della mascella tesi. «Andate a vedere al Victrola. Deve essere ancora là!» Ordina a Robert chiudendo definitivamente la chiamata.

«Certo! Ma la gara comincia tra pochi minuti. Dovremo dare forfait.» Contesta il moro cosciente che ormai c'è ben poco da fare.

Charlie scuote la testa sconsolato prima di riportare i suoi occhi marroni nei miei. «So di non poterti chiedere un favore per mio cugino, ma sei l'unica abbastanza veloce da potercela fare.»

«No Charlie. Non sono così veloce. Il Victrola è a quindici minuti da qui e la gara comincia tra meno di dieci, non potrei mai andare e tornare in tempo. E non voglio esserci io se per caso...» Le parole sdrenano dalla mia bocca come un fiume in piena.
«Non intendevo questo!» Il suo volto serio. «Sono sicuro che non sia successo niente di così grave, sono il suo numero in caso di soccorso, mi avrebbero già chiamato. So di chiederti molto ma lo sai anche tu che non può più ritirarsi. Dovresti correre al posto suo.»

«No, no, no.» Scuoto la testa in senso negativo. «Io non corro più Charlie, men che meno per Jake. Perderete un po' di soldi, ne avete a palate in fondo.» So bene che dare forfait dopo aver accettato di gareggiare significa dover rifondere una quota delle scommesse, ma in fondo loro non hanno problemi economici.
«Non si tratta dei soldi.»

«E di cosa?» Inarco entrambe le sopracciglia per lo stupore.

«Jake ha scommesso la sua auto.» Biascica Charlie abbassando lo sguardo.

Non posso credere alle mie orecchie. «Cosa? Ma si è bevuto il cervello?»

«Voleva quella del suo avversario...»

Pronunciando le ultime parole con il dito indica le auto già pronte alla linea di partenza. Devo uscire dall'auto per vederle tutte e in particolare l'ultima della fila. Trattengo il respiro per non gridare, mentre copro la bocca con il palmo della mano destra. Parcheggiata in quarta posizione, dal lato diametralmente opposto all'Audi di Jake, una Maserati nera. Un modello vecchio di qualche anno ma ancora bellissimo. La carrozzeria è stata tirata a lucido e non si vedono più o segni dell'incidente. È bella ora come allora, la mia Maserati.Non vedo quell'auto dalla notte in cui Scott è scappato dalla nostra casa alla sua guida.

«Jake ha detto che non doveva averla nessun altro.»

Mentalmente ringrazio me stessa e tutti i santi che conosco per aver indossato un paio di semplici ballerine.

Guiderò io.

Corriamo alla posizione di Mr Crab per comunicargli il cambio pilota, è costretto ad accettare la mia decisione senza però nascondere tutto il suo disappunto. Non mi importa quello che pensa, quella era la mia auto, credevo fosse andata distrutta nell'incidente o che i miei l'avessero demolita, e invece deve essere stata recuperata e risistemata. Nessuno può guidare quell'auto e non posso permettere che Jake perda la sua auto a causa mia.
«Amelia, hai deciso di cominciare anche tu a correre?»

«No, Daniel. Da stasera sono definitivamente MIA»

Fiancheggio l'R8 e allungo una mano verso lo sportello aprendolo. Alla vista di quel gesto il proprietario dell'Extra mi si avvicina .

«Ci rivediamo signorina.»

«Così pare.» Gli rispondo oltrepassandolo per salire nell'auto.

«Cosa credi di fare? Quest'auto non può partire senza il suo pilota.» Sorride maligno convinto di aver già vinto.

«La macchina è in gara, indipendentemente dal pilota che può essere sostituito.» Gli sorrido a mia volta. «Quest'auto taglierà il traguardo e mi riprenderò la mia Maserati.»

«La tua?» Stringe il mio polso con tanta forza da costringermi a gemere per il dolore.

«Io terrei le mani apposto se fossi in te.» Charlie si mette in mezzo tra noi e obbligandolo a lasciare la presa.
«La sua auto?» Ripete la sua domanda incredulo.

«Si, Logan. Ti ricordi di Mia River. Correrà lei questa sera.»

«Mia River?» Strabuzza gli occhi facendoli scorrere dalla punta delle mie ballerine verde bottiglia per tutto il mio corpo fino a riportarli sul mio viso. «Non è possibile.. sei così.. diversa?»

«È lei! E ti conviene non giocarci altri scherzi altrimenti questo verrà pubblicato.» Charlie alza il telefono e gli mostra alcune immagini del video che ho registrato due settimane fa all'interno del suo locale.

Logan sbianca e si allontana di qualche passo, il viso distorto per la rabbia. «Che cosa hai fatto?»

«Aria.» Lo intimo ad allontanarsi con un gesto della mano. «E tranquillo, non è l'unica copia che abbiamo!»
Io e Charlie ci battiamo il cinque e lui mi riapre lo sportello per farmi salire all'interno dell'auto.

«Mi raccomando Mia, guida come sai fare ma non fare cazzate. Cerca di essere prudente.»

«Non preoccuparti per me.» Lo tranquillizzo strizzandogli l'occhio destro.



Accendo il motore e spingo l'acceleratore un paio di volte per familiarizzare con l'auto. Sorrido all'idea di tornare al cambio manuale, non ho mai veramente apprezzato l'auto di Megan per l'assenza della frizione. Tamburello nervosamente con le dita sulla pelle del volante e inspiro profondamente assaporando l'odore del mio ex amico di cui gli interni sono saturi. Tutto quel profumo riporta la mia mente a quella sera all'Extra, alle mani di Jake avide del mio corpo e alle sue labbra affamate di baci. Scuoto la testa ricacciando quel ricordo, adesso l'ultima cosa di cui ho bisogno è distrarmi. Affondo ancora una volta il piede nell'acceleratore fremendo al soave suono del motore e fisso il mio sguardo su Mr Crab che annuisce serio dalla sua postazione invitando la sua donna a spostarsi accanto a noi per darci in via.Tolgo il freno a mano, ingrano la prima e inizio a rilassare la gambe che trattiene la frizione. Silenziosamente prego di rimanere calma e di non fare alcun errore, soprattutto in fase di partenza e appena il fazzoletto della fidanzata di Daniel sferza l'aria di fronte a me do gas rilasciando la frizione attenta a non essere troppo veloce ma nemmeno troppo lenta. Un errore in questa fase comporterebbe lo morte del motore e la perdita di secondi preziosi per la gara. Fortunatamente le ruote cominciano a muoversi e come un fulmine spingo ancora una volta la ballerina sul pedale della frizione e la rilascio ingranando la seconda, e poi la terza, lasciandomi alle spalle il cancello del vecchio molo. Non avevo fatto caso ai segnali stradali mentre accompagnavo Megan e adesso devo prestare ancora più attenzione alla strada non avendo idea del percorso prescelto. Una volta ingranata la sesta posso lasciare il cambio e impugnare con entrambe le mani il volante per concentrarmi sui miei avversari. Dallo specchietto retrovisore noto che uno dei concorrenti deve essersi già ritirato in partenza perché di lui non c'è alcuna traccia, un altro è pochi metri alle nostre spalle, mentre la mia Maserati nera è esattamente al mio fianco. Il ragazzo alla guida non è uno sprovveduto e sa come mettermi in difficoltà infatti alla prima curva mi stringe quel tanto da costringermi a rallentare per evitare di scontrarci. Anche se mi ha sorpassata però non mollo la presa e gli rimango attaccata pronta ad affiancarlo appena la strada me lo consente. I ragazzi con i telefoni cellulari alla mano segnalano il secondo step, ho ancora cinque chilometri per ribaltare la situazione. Inaspettatamente mi ritrovo nuovamente all'interno del molo, le luci guida conducono dritte fino alla lunga lingua di cemento che collega la sezione nuova con quella vecchia dove ci aspettano Mr Crab e l'arrivo. È la prima volta che le corse utilizzano questo percorso, forse perché troppo pericoloso. Siamo di nuovo testa a testa mentre corriamo alla massima velocità, le urla dei ragazzi che stanno filmando rimbomba nel porto completamente vuoto; la banchina che dobbiamo attraversare è larga poco più di tre metri e un'auto dovrà lasciare il passo all'altra. Affondo con tutte le mie forze il piede sull'acceleratore decisa a non rallentare, o il mio avversario rinuncerà o cadremo entrambi in acqua. A poche decine di metri dall'imbocco inspiro profondamente supplicando mentalmente il mio avversario che alla fine, intuendo la mia determinazione e spaventato dalle immagini del nostro possibile incidente, inchioda permettendomi di sterzare e occupare la corsia per la vittoria.
Il boato che mi avvolge appena la mia auto taglia il traguardo è indescrivibile. Tiro il freno a mano facendo fischiare le ruote sull'asfalto e bloccandomi a pochi metri dalla postazione di Mr Crab. La mia vittoria è indiscutibile, ho distanziato gli altri di oltre un minuto. Vengo immediatamente raggiunta dai miei amici che mi aiutano ad uscire dalla vettura e Josh, che intuisce subito che fatico a trattenermi in piedi sulle mie ginocchia per la tensione e l'emozione, mi circonda la vita per sostenermi. Tutti urlano, mi abbracciano e perfino Mr Crab corre al mio fianco, il megafono alla mano.
«SOLO UNA RAGAZZA FINO AD OGGI HA VINTO IL THE RACER» Grida al pubblico. «E OGGI QUELLA RAGAZZA E' DI NUOVO QUI. SIGNORI E SIGNORE, IN SOSTITUZIONE DI JAKE HEIDEN, MIA RIVER!» Mentre pronuncia il mio nome afferra il mio polso destro e con slancio lo alza verso il cielo e in quell'istante un altro boato esplode all'interno del molo.

«Gli altri hanno trovato Jake.» Mi sussurra Chiarlie all'orecchio. «Era stato fermato dalla polizia che l'ha trattenuto per alcune domande, controllo documenti e alcool test.»
Annuisco sollevata, almeno adesso sappiamo che sta bene.

«Dov'è?» Gli domando titubante. So che non dovrei vederlo ma ho bisogno di sapere perché ha voluto rischiare di perdere la sua auto per la mia.

«Al Victrola.»

Saluto i miei amici e salgo nuovamente a bordo dell'Audi per raggiungerlo nel locale ormai chiuso. Lascio la vettura parcheggiata fuori dall'ingresso completamente vuoto e, scavalcata la postazione di Adam, spingo la pesante porta per entrare. Jake è solo all'interno, seduto ad uno degli sgabelli accanto al bancone del bar intento a bere quella che, a giudicare dalle gote arrossate e dall'espressione assente, deve essere l'ennesima birra. Quando mi vede sbuffa sonoramente e torna a concentrarsi sulla sua bibita ambrata.

«Queste sono tue!» Lancio sul bancone due mazzi di chiavi, quello della mia auto e della sua.
«L'hai fatto per tornare a correre vero? Hai pianificato tutto?» Grugnisce svuotando il bicchiere e allungandosi verso la spina per riempirlo di nuovo.

«Cosa diavolo stai dicendo?»

«I poliziotti.» Grida frustato passandosi la mano tra i capelli. «Cercavano della droga, a quando pare avevano ricevuto una soffiata, per questo mi hanno bloccato per tutto quel tempo e mentre mi interrogavano, mi facevano soffiare all'interno di quella dannatissima cannuccia, e controllavano l'auto e i miei effetti personali, TU CORREVI ALMIO POSTO.»
«E si può sapere perché dovrebbe essere un mio piano? Pensi che abbia chiamato io la polizia?»

«Credi che sia così stupido da non capire, li avrà mandati il tuo ragazzo. Volevi tornare ad essere la campionessa?» Alza lo sguardo verso di me, colmo di disprezzo.

«Non dire sciocchezze Jake. Ryan non sa nulla del The Racer e non è mia intenzione parlarne con lui. Se ho corso è stato solo per l'auto, puoi chiedere a Charlie, prima che mi dicesse cosa c'era in gioco, mi ero rifiutata di correre.»

«L'hai fatto per riavere la tua auto?» Sorride ironico.

«Sbagli se credi che io voglia anche solo toccare quella macchina.» Alzo anch'io la voce. Come può pensare che io voglia ricominciare a correre con la macchina su cui è morto mio fratello.

«E allora perché l'avresti fatto? Per me?» Sbuffa divertito bevendo un altro generoso sorso dall'ennesima birra. Gli sembra impossibile che io l'abbia fatto per lui? Eppure non è la prima volta che lo aiuto.

«Jake, basta. Mi sono stufata di litigare con te e credo che tu sia troppo ubriaco. Pensala come vuoi.» Sbotto alzando le mani in segno di resa. «Se è così difficile per te sopportare anche solo la mia presenza, non ti graverò ulteriormente.» Gli volto le spalle e a grandi passi mi dirigo verso la porta di ingresso.

«Dove pensi di andare? Sei qui a piedi o preferisci chiamare il tuo ragazzo?»
Ignorandolo abbasso il maniglione antipanico e spingo forte, tuttavia mi ritrovo a sbattere la spalla e la testa sulla porta che non si è mossa nemmeno di un millimetro, facendo ridere il ragazzo alle mie spalle. Imbarazzata porto anche la mano sinistra sul tubo metallico e spingo di nuovo invano.

«Hai bisogno di una mano?» Mi schernisce Jake senza però accennare ad alzarsi dalla sedia.
«Tu cosa credi? Si Jake ho bisogno di aiuto.»

Svogliatamente il biondo posa il bicchiere di birra sul bancone e si solleva in piedi avanzando verso di me. Sorridendomi malizioso afferra la grande maniglia accerchiandomi con le braccia e si spinge in avanti facendo aderire i nostri corpi contro la porta che di nuovo rimane perfettamente chiusa.

«Jake se hai chiuso la porta a chiave non è divertente.» Sbraito innervosita dalla nostra posizione e divincolandomi per uscire dalla sua presa.
Capisco che qualcosa non va quando il suo volto cambia espressione, mi sposta di lato, e nuovamente cerca di forzare l'ingresso. E ancora, e una terza volta.

«Jake, cosa sta succedendo?» Corro verso l'uscita di sicurezza ma anche questa porta sembra bloccata.

«Che ore sono?» Mi domanda Jake bianco in volto.

«Le tre e dodici minuti. Perché?»

«Merda! È il nuovo antifurto di Charlie. Porte e finestre si bloccano alle tre in punto. Me ne ero dimenticato.» Esattamente tre minuti dopo il mio ingresso nel locale il sistema dall'allarme ha bloccato tutte le uscite, questa si chiama sfortuna.

«Che cosa? Te ne eri dimenticato?»

«Si Mia, ho avuto troppi pensieri per stanotte grazie al tuo fidanzato.» Grugnisce infastidito.

«Ti ho già detto che lui non c'entra nulla. Come poteva sapere del The Racer? Saranno stati quelli dell'Extra.» In effetti erano loro i più interessati a far dare forfait a Jake per vincere anche la sua auto.

«Come vuoi!» Risponde poco convinto ed estrae il telefono dalla tasca per chiamare suo cugino. «Dannazione è scarico!» Sbraita lanciandolo su uno dei divanetti.

«Prendi il mio e chiamalo, è dentro la borsa.» Jake ritorna verso il bancone e beve un altro generoso sorso di birra, quindi estrae il telefono dalla mia pochette nera abbandonata sulla lastra di mogano.

Nell'istante in cui lo stringe tra le mani la voce di Pink risuona all'interno della stanza. «Devo rispondere?» Agita in aria il mio IPhone mostrandomi il volto sorridente di Ryan che mi sta chiamando!

«Non osare Jake!» Come un fulmine mi fiondo verso di lui per recuperare il mio cellulare.

«Perché? Potrei chiedergli se ha mandato lui i poliziotti! Ma aspetta! Lui ti aveva vietato di venire al Victrola e di vedermi. Cosa direbbe a saperti qui e soprattutto sola con me?»

«Per favore Jake, non farlo!» Mi allungo verso di lui che solleva l'apparecchio sopra la mia testa e allontanandolo dalle mie mani.
«Dai lo saluto e te lo passo.» Ride, fingendo di premere il cerchietto verde sul fondo dello schermo.

«Jake.» Decisa a riprendere il mio telefono allungo di più il mio braccio destro mentre lego il sinistro attorno al suo collo per fare perno e sollevarmi maggiormente da terra, quindi salto. Preso alla sprovvista da mio gesto, e dalla troppa birra che ha in corpo, Jake barcolla all'indietro e perde l'equilibrio trascinandomi con sé al suolo. Soffoco un gemito quando la mia spalla incontra malamente il suolo. La canzona risuona ancora all'interno della stanza, segno che Ryan non ha ancora riagganciato e io, ignorando lo sguardo preoccupato di Jake fisso su di me, mi porto sopra di lui bloccandogli entrambe le mani in tempo per far terminare la musica.Jake, preso alla sprovvista dal mio gesto, ride ancora più sonoramente.
Solo quando le mie orecchie non sentono più la voce della mia cantante preferita tiro un lungo sospiro di sollievo, accasciandomi sul suo corpo.

Madornale errore.

Attraverso i vestiti sento i suoi possenti addominali irrigidirsi e le sue braccia circondare i miei fianchi. Punto le ginocchia al terreno per sollevarmi leggermente ma peggioro solo la situazione già critica, ottenendo soltanto un contatto troppo intimo dei nostri bacini.

«Così non mi aiuti.» sussurra vicino al mio orecchio stringendomi a sé e facendo aderire il mio petto al suo per impedirmi di divincolarmi.

«Jake..» Balbetto imbarazzata. Il contatto ravvicinato con il suo corpo mi manda allo stesso tempo in estasi e in confusione. Porto una mano sul suo torace e mi alzo in modo da poterlo guardare negli occhi e quando incontro l'azzurro che tanto mi era mancato mi ci perdo, non trovandovi più traccia della rabbia di poco prima.
Ed è in quelle meravigliose iridi color cielo che ricordo perfettamente il motivo per cui ero decisa a non avere più niente a che fare con Jake. Ogni cellula del mio corpo mi spinge ad azzerare la distanza che ci separa, ad unire le nostre labbra e baciarlo, e dalla luce e dal desiderio nei suoi occhi comprendo che è lo stesso per lui.
La voce di Pink mi sveglia dal mio sogno ad occhi aperti e mi costringe a distogliere lo sguardo da lui. Ryan mi sta chiamando di nuovo. Prendo l'apparecchio in mano e fisso per qualche istante il bel volto sorridente del mio ragazzo, lo stomaco mi si aggroviglia torturato dai sensi di colpa, non posso fargli ancora del male. Jake deve aver letto nella mia mente e intuito i miei pensieri perché inspira sonoramente e lentamente mi libera dalla sua presa.
Appena le sue dita si allontanano dai miei fianchi una sensazione di solitudine e di freddo mi travolge e io vorrei stringermi ancora una volta a lui e riprendermi quell'attimo di felicità che ormai sembra essersi distolto. Invece mi sollevo da Jake e mi siedo al suo fianco appoggiando la schiena al bancone.

«Non rispondi?»

Sposto lo sguardo verso di lui e lo trovo seduto nella mia medesima posizione, ma deve essersi alzato perché tra le mani stringe nuovamente il boccale di birra. «Non ti sembra di aver bevuto troppo?»

«Non rispondi?» Insiste senza guardarmi.

Scuoto la testa. «No. Non potrei dirgli dove sono, né tantomeno con chi, e non voglio mentirgli.» Ammetto dopo qualche istante di silenzio.

«Mi dispiace.» Biascica bevendo un altro generoso sorso. Se non fossi tremendamente vicina a lui sarei sicura di aver sentito male. Jake si sta scusando.

«Gli passerà prima o poi.» Scrollo le spalle sorridendogli. «Tornerà a fidarsi di me.»

«Non mi riferisco a lui.» Jake solleva le ginocchia nascondendoci nel mezzo il capo. «Non me ne frega nulla di Ryan Bass. Mi dispiace per tutto il resto.»

Fisso i miei occhi su di lui indecisa se avvicinarmi o se restare al mio posto e continuare ad ascoltare.
«Non lo penso sul serio.» Inspira profondamente come se gli mancasse l'aria. «Non penso sul serio che sia colpa tua e che dovessi esserci tu al suo posto.»

Le sue parole mi lasciano spiazzata. «Mi pare che tu l'abbia ribadito più volte.» Non mi rendo conto di aver cominciato a piangere finché grossi goccioloni di acqua salata cadono al suolo.

«Perché..» Lascia in sospeso la frase depositando il bicchiere a terra, ormai di nuovo vuoto. «Perché ti ho vista!»

Perché deve essere così complicato parlare con lui?

«Mi hai vista? Non capisco..»

«Quella notte. Ti ho vista quella notte, mentre parlavo con Robert» Jake nasconde il viso tra le mani «ma ormai era troppo tardi. So che mi hai sentito.»

Abbasso la testa e annuisco. Ricordo bene quella notte, ogni particolare, e anche quella precisa conversazione che mi ritorna alla mente come se la sentissi pronunciare di fronte a me ancora una volta.

"Mia? Ma stai scherzando? Le voglio bene ma... l'hai vista? Ahahah. Non potrei mai stare con una come lei.. Nemmeno se fosse l'ultima donna sulla faccia della terra. Jessica invece, ha un culetto che..."
Non ho mai sentito la fine della conversazione, sono fuggita credendo di essere passata inosservata, ma evidentemente mi sbagliavo.

«Avevo solo diciotto anni, uno stupido ragazzino. Davanti a Robert ho finto che non mi importasse che tu avessi sentito e non gli ho detto nulla, poi però ho iniziato a sentirmi in colpa e volevo scusarmi. Sono corso al The Racer, ma la gara era già iniziata e ho iniziato a seguire la tua auto.» Un singhiozzo gli muore in gola e sono sicura che stia piangendo, vorrei avvicinarmi a lui ma ogni muscolo del mio corpo è inchiodato al suolo, incapace di reagire. «Ho visto la tua auto uscire di strada, ribaltarsi e sbattere contro il muro di quell'edificio. Sono corso da te ma al posto del guidatore ho trovato Scott, ancora vivo. Non l'ho mai detto a nessuno, nemmeno a Charlie. Ho chiamato l'ambulanza ma perdeva troppo sangue, quindi gli ho preso la mano dicendogli che ero lì con lui per fargli forza, lui però rifiutava di stringere la mia.» Inspira profondamente un paio di volte. «Le sue ultime parole prima di morire... L'ultima cosa che mi ha detto era che mi odiava per quello che ti avevo detto, che lui stava correndo al posto tuo perché ti avevo distrutta.» Finalmente solleva la testa dal nascondiglio di braccia e gambe che si era creato. «è stata colpa mia in realtà.»
Le sue lacrime ricadono copiose lungo le guance rigandogli il volto, proprio come le mie. Ha parlato con Scott, l'ha visto morire, e non ha mai detto niente a nessuno.

Ricordo bene quella notte: ero riuscita a trattenere le lacrime fino a casa ma una volta distesa a letto ero crollata abbandonandomi al mio dolore. Mi ero illusa di potergli interessare, credevo che provasse qualcosa per me, e la consapevolezza che lui non mi avrebbe mai voluta nemmeno se fossi stata l'unica donna dell'intero pianeta mi stava distruggendo. Scott rincasò poco dopo di me e trovandomi in quello stato si arrabbiò, ma con me. Ricordo ancora le sue grida, diceva che dovevo smettere di correre dietro a Jake e di starci male, che dovevo aprire gli occhi e capire che non ero adatta a lui, e quando mi rifiutai di rispondere alla chiamata di Mr Crab per andare a correre andò su tutte le furie.

«Odiare te mi ha aiutato a lenire i sensi di colpa, ma so bene che il tuo unico errore è stato innamorarti di un coglione come me. Se il mio migliore amico è morto è colpa mia, e ho perso anche te quella notte. Ti ho cercata i giorni seguenti, al telefono, a casa, al funerale.. ma tu eri sparita.»
«Jake..» Da quanto tempo teneva dentro tutto questo dolore? «No, Jake. Non è colpa tua, è solo mia.»

Lui scuote la testa, un sorriso amaro e per niente divertito compare sul suo volto. «So che ti ha preso le chiavi, Robert me l'ha detto sperando che ti perdonassi. Tu eri distrutta per le MIE parole e lui ha corso al tuo posto.» alza leggermente la voce sulla parola 'mie' per accentuare la sua colpa. «All'inizio ho...»


«No Jake.» Porto il peso in avanti inginocchiandomi accanto a lui e allungando le braccia per cingere le sue spalle.

«Mia.» Le sue mani circondano i miei fianchi stringendomi al suo corpo. «Avrei voluto esserti accanto e affrontarlo con te, ma tu eri andata via e non hai mai risposto alle mie chiamate. Ho sempre pensato che tu mi odiassi per quello che vi avevo fatto.»

«Non ti ho mai odiato Jake, non è stata colpa tua.» Sussurro al suo orecchio.

«Ho lasciato che tutti pensassero che fosse colpa tua però, e alla fine me ne sono convinto anch'io perché incolpare te alleviava il mio dolore. E quando ho scoperto che eri tornata...» Un singulto spezza le sue parole.

«Shh.» Lo zittisco cercando di trattenere le lacrime anche se ormai i miei occhi sono due dighe aperte. «Basta Jake. Scott non ti odiava, era solo arrabbiato e sono sicura che dovunque lui sia in questo momento vorrebbe scusarsi con te e dirti che sei un idiota a colpevolizzarti così.»

Annuisce poco convinto. «E a te? Cosa direbbe a te?»

Non mi sono mai posta questa domanda. Oggi è la seconda volta che esprimo i possibili pensieri del mio gemello agli altri, ma a me? Cosa direbbe a me Scott? Mi sono ritirata in un altro Stato, non ho più parlato con i miei genitori accettando il loro odio per aver contribuito alla morte di mio fratello, mi sono allontanata da tutto e da tutti. Scuoto la testa affondando la testa nell'incavo della sua spalla.

«Ti direbbe che sei un'idiota a colpevolizzarti così, ma che è orgoglioso della sua sorellina e di quello che è diventata in questi anni.»

Vorrei tanto poter sentire quelle parole dalla bocca di mio fratello, sapere che non è arrabbiato con me. Darei tutto, anche la mia stessa vita per riaverlo al mio fianco. Un gemito di dolore mi si spegne in gola.
Jake afferra le mie spalle e mi allontana da lui per guardarmi negli occhi, e io nei suoi leggo il mio stesso dolore. «Mia ascoltami ci siamo fatti del male a vicenda per troppo tempo. Non possiamo cambiare il passato e le nostre azioni, però possiamo migliorare il futuro.»

Deglutisco rumorosamente cercando di comprendere le sue parole. «Cosa dobbiamo fare?»
«Io non smetterò mai di incolparmi per quel che è successo, e so per certo che non lo farai nemmeno tu, ma non continuerò a scaricare le mie colpe su di te per sentirmi meno peggio.» continua senza distogliere lo sguardo da me. «Ci ho provato ad andare avanti da solo ma non ha funzionato. Proviamoci insieme..»

«Pro - provarci in-sieme?» Ripeto titubante scandendo ogni parola.

«Si, aiutiamoci a rimettere in sesto. Io da solo non ce la faccio, ho bisogno di te.» Lascia scivolare le mani oltre le mie spalle stringendomi nuovamente al suo corpo. «Ho bisogno di te, voglio averti al mio fianco.»

«Oh Jake.» Sussurro al suo orecchio, inspirando profondamente, inalando il suo respiro misto al profumo del suo, un odore che ancora mi stordisce, che mi fa girare la testa e diventare le gambe molli: Profumo di Jake. Lo stringo a mia volta facendo aderire i nostri corpi e nascondendo il viso nell'incavo del suo collo. E tutto il dolore che da quattro anni tormenta ininterrottamente il mio cuore sembra affievolirsi improvvisamente lasciando un piccolissimo spazio alla felicità.Lui mi vuole al suo fianco e vuole me, non la bella Amelia. Vuole Mia, il pacchetto completo. E io? Io voglio stare con Jake? Il volto di Ryan fa capolino all'interno della mia mente ma ben presto viene sostituito dal sorriso smagliante di Jake. Voglio bene a Ryan, è bello, intelligente, intrigante, ma non è Jake. Sto bene con lui, ma io non lo amo e forse non potrò mai amarlo perché il mio cuore appartiene ancora al ragazzo che in questo momento mi sta stringendo a sé supplicandomi di rimanere al suo fianco, inconsapevole che io sono sempre stata sua. «Oh Jake. Sì.»

Le sue dita affondano nella mia carne e il suo respiro mi si scontra addosso solleticandomi il collo. «Rivoglio almeno la mia amica.»
Lascio cadere le mani al suolo, accanto alle ginocchia ormai insensibili per la scomoda posizione tenuta troppo a lungo. Le lacrime mi sfuggono incontrollate e la sua stretta inizia a soffocarmi, ma il mio corpo traditore sembra non voler sentire ragioni e si rifiuta di staccarsi da lui.

«Mia ti prego, perdonami.» Finalmente si scosta da me per tornare a posare le sue iridi umide sul mio volto, continuando a supplicarmi silenziosamente. «So di essermi comportato male ma... sono sicuro che ci sia ancora una possibilità per noi.»
Annuisco lievemente tirandomi indietro fino a riportarmi seduta con la schiena appoggiata al bancone del bar, allacciando le ginocchia al petto. Dovrei dirgli di no, dovrei dirgli che non posso essere solo sua amica, ma quelle sfere azzurre fisse su di me che mi implorano spazzano via tutta la mia forza di volontà. «Ok.» Biascico dopo qualche interminabile secondo. «Amici.»






Note:

AMICI?? AMICI???

Ma cosa gli passa per la testa??

Questo è un capitolo di grande rivelazione e credo che l'immagine dica tutto dei miei adorati JIA!!!

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