POV JAKE
Appena varco l'ingresso del pronto soccorso corro incontro alla piccola infermiera paffutella seduta dietro il bancone dell'accettazione. Le gambe mi tremano ancora per la sconvolgente scoperta e fatico a rimanere lucido pensando a Mia in lacrime sulla porta della mia camera da letto, gli occhi fissi su me e Hanna immaginando inevitabilmente il peggio. Se solo lo avessi saputo. «Sono qui, cosa succede?»
«Dott. Haiden, l'ambulanza sta arrivando. So solo che c'è stato un incidente e che riguarda la dottoressa Summer.» Balbetta agitata portandosi una ciocca di capelli rossi dietro l'orecchio e cercando invano di sostenere il mio sguardo senza arrossire. «Non hanno riferito nulla sulle condizioni della dottoressa ma so che è stata lei a chiedere di farla chiamare quindi deve essere coscente.»
Inspiro profondamente un paio di volte cercando di non perdere il controllo, di male in peggio. «Maledizione.» Sussurro pensando ad Hanna, cercando di immaginare ciò che può essere accaduto e pregando che non sia successo nulla di grave a lei o al bambino. Senza attendere che la giovane ragazza pronunci anche solo un'altra parola mi dirigo verso l'ingresso delle ambulanze facendo cenno a Megan e Josh di attendermi accanto all'accettazione: potrebbe non essere un bello spettacolo, soprattutto per Megan.
Il mio cuore perde un battito quando scorgo l'esile corpo di Hanna disteso sulla barella spinta da due paramedici in divisa blu notte, un taglio profondo all'altezza della tempia sinistra le ricopre di sangue l'intero volto. Lei però è sveglia e apparentemente cosciente.
Mi affretto verso di lei aiutando il personale a trascinarla all'interno e controllando la ferita che per quanto profonda non sembra preoccupante. Scruto con lo sguardo l'intero suo corpo alla ricerca di altre ferite, ma salvo qualche escoriazione qua e là non sembra aver riportato altri danni, almeno apparenti. «Un ecografo, subito!» Urlo alla figura alla mia destra, senza preoccuparmi di verificare che si tratti di uno specializzando o di un infermiere. «Tranquilla Hanna, adesso controlliamo il bambino.» Le sussurro accarezzandole delicatamente il volto e asciugandole con la punta del pollice una lacrima.
«Jake.» Singhiozza il mio nome cercando di mettersi a sedere e fissando i suoi grandi occhi nei miei. «Il bambino... Non sono io.» Blatera pronunciando parole alla rinfusa senza riuscire a formulare una frase sensata.
Con la mano destra faccio forza sulla sua spalla per spingerla delicatamente all'indietro e impedirle di sollevarsi, dovrebbe sapere che in questi momenti non è indicato muoversi troppo. «Stai ferma Hanna, sei solo confusa. Hai avuto un incidente.» Le rispondo con voce ferma cercando di mantenere la calma, come insegnano i primi giorni di specializzazione. Mai mostrare la propria paura al paziente, devi essere forte anche per loro. «Vi muovete con quest'ecografo.» Sbotto infine verso lo specializzando alla mia destra.
«No Jake, ascoltami. L'auto non ha investito me.» Termina portando lo sguardo verso le porte scorrevoli alle mie spalle e istintivamente mi volto seguendo la traiettoria dei suoi occhi. In un istante sento il mio torace stringersi in una morsa dolorosa e il cuore dapprima saltare un battito per poi accelerare improvvisamente come se avessi corso per chilometri a perdifiato, le gambe sembrano volermi cedere da un momento all'altro e la testa gira vorticosamente. Tutto il mondo mi crolla addosso appena i miei occhi inquadrano la seconda barella alle nostre spalle e il corpo di Mia privo di sensi, gli abiti ridotti in brandelli e completamente ricoperti di sangue, un paramedico a cavalcioni sopra di lei intento a praticarle il massaggio cardiaco. «Mi ha salvata.»
Le sue parole mi scivolano addosso senza che riesca a comprenderle appieno, il mio sguardo fisso sulle mani del paramedico che ritmicamente premono sul torace di Mia. La sta rianimando. Lascio la barella di Hanna biascicando al dottore accanto a me di occuparsi di lei e mi avvicino alla mia ex fidanzata pregando che non sia veramente quello che penso. «Cosa abbiamo?» Domando con finta freddezza dopo aver inspirato profondamente più volte.
«Donna, recuperata in strada dopo essere stata investita da un'auto. Non c'è battito da oltre dieci minuti, è morta dottore.» Risponde semplicemente il volontario della croce rossa, con la stessa leggerezza che avrebbe usato per indicarmi l'ora o riferirmi le condizioni meteorologiche, comprimendo con le sue sudice mani il suo delicato petto un'ultima volta.
MORTA
MORTA
MORTA
MORTA
Prima che possa emettere anche solo un'altra parola lo spingo con entrambe le mani con talmente tanta forza da farlo crollare al suolo, richiamando l'attenzione dell'intera accettazione, mentre io con un balzo prendo il suo posto per non interrompere la rianimazione. «Sta lontano da lei.» Sbotto premendo con tutta la forza che ho in corpo sul suo esile torace, rischiando di romperle qualche costola, un'infermiera mi fissa con la bocca aperta sconvolta per il mio gesto. «Cosa aspetti a portarmi un defibrillatore?» Le grido addosso incapace di controllarmi.
Mia non può morire, non senza sapere che io la amo ancora e che non l'ho mai tradita.
«Veloci, portiamola in sala operatoria.» I miei occhi incrociano per un breve istante quelli di Josh, colmi di terrore e disperazione, le sue braccia sorreggono Megan comprimendole il volto al suo petto per impedirle di guardare l'amica stesa sotto di me.
Giunti in una delle stanzette di primo intervento vengo raggiunto dal dottor Bauer che mi intima di scendere dalla barella. «Dottor Haiden si sposti.» Con una forbice taglia il tessuto saturo di sangue proveniente dalle diverse ferite presenti su tutto il corpo, quindi la passa all'infermiera affinché faccia la stessa cosa con i sottili leggins mentre lui la collega alla macchina per il monitoraggio dei parametri vitali. La lunga linea dritta è una pugnalata al fianco. «Carica duecento. Libera.» Urla avvicinando le piastre del defibrillatore a lei e facendola sobbalzare con una potente scarica elettrica. Entrambi fissiamo in silenzio lo schermo sperando in una qualche reazione ma la situazione rimane però invariata. «Carica trecento.» Ordina all'infermiera alla macchina quindi si rivolge a me che ho ripreso il massaggio manuale. «Jake spostati. Libera.» Urla irradiandola ancora una volta con una scarica elettrica molto più potente.
Un primo bip attira la mia attenzione bloccandomi il respiro in gola e facendomi rimanere in apnea, ma quando poi viene seguito da un secondo e da un terzo socchiudo gli occhi ringraziando chiunque abbia accolto le mie preghiere. «L'abbiamo ripresa.» Annuncia Bauer monitorando la linea zizzagata. «Intubiamola e chiamate la banca del sangue, ha bisogno di una trasfusione.»
«Che gruppo?» Domanda la bella infermiera castana, quella più grande e sposata. Non mi ero accorto che ci fosse anche lei all'interno della stanza.
«Zero negativo.» Le rispondo immediatamente senza farle perdere il tempo di andare a recuperare la sua borsa e controllare la targhetta conservata nel portafoglio.
«Ne è sicuro Dottor Haiden? Sbagliare potrebbe esserle fatale.» Mi risponde la donna inarcando entrambe le sopracciglia sorpresa che conosca un dato così personale della paziente.
«Certo! Conosco tutto della donna che stavo per sposare, tutto.» Le rispondo asciutto portando una mano ai capelli incrostati di sangue della mia ex fidanzata e accarezzandole delicatamente il capo.
«Mi avete chiamato?» Un nuovo medico entra nella stanza ormai fin troppo affollata portando immediatamente gli occhi su Mia che giace ancora sulla barella, ora solo in biancheria intima. Lui, come tutti gli altri, nella sua professionalità non sembra far caso al suo bellissimo corpo quasi totalmente svestito e fissa la sua attenzione sulla gamba visibilmente più corta di qualche centimetro.
«Donna, ventisette anni, investita da un'auto. L'abbiamo appena rianimata, ora il cuore è stabile anche se debole.» Riassume Bauer sfiorando con la punta delle dita un enorme livido nero che ricopre il suo intero fianco destro.
«Il femore è evidentemente fratturato e sospetto un'emorragia interna.» Riferisce immediatamente la sua diagnosi costringendomi a trattenere ancora una volta il respiro. Non mi preoccupa l'osso rotto, possiamo aggiustarlo, ma una lesione interna potrebbe essere fatale se non la prendiamo in tempo.
«Portiamola a fare una TAC allora.» Con entrambe le mani afferro la sponda laterale della barella e aiutato dal restante personale la conduciamo nuovamente in corridoio verso l'ascensore. «Resisti Mia, adesso ti rimettiamo in sesto.» Sussurro avvicinandomi al suo orecchio e depositandole un bacio sulla tempia sporca.
La salverò, fosse l'ultima cosa che faccio in vita mia ma la salverò.
«Dottor Haiden mi scusi.» Bauer stringe la mano intorno al mio braccio trattenendomi con forza. «Posso parlarle?»
«Adesso?» Gli rispondo sgranando gli occhi e scrollando il braccio per non dover abbandonare la presa dalla barella che procede spedita verso le porte dell'ascensore già aperto.
«Il dottor Smoak può occuparsi della TAC, non è necessaria la sua presenza. Ho bisogno di parlarle, adesso!» Ordina perentorio obbligandomi a slacciare le dita dal freddo lettino metallico.
«Dannazione Bauer, cosa c'è di così urgente?» Sbotto mentre Mia sparisce dal mio campo visivo diretta ai piani più alti.
«Jake.» Inizia passando ad un confidenziale "tu", segno che non mi aspetta nulla di cui essere entusiasta. «Non puoi entrare in sala operatoria, sei troppo coinvolto. Aspetterai fuori insieme ai tuoi amici.» Il suo sguardo gelido fisso nei miei occhi sembra non volermi lasciare possibilità di scelta.
«Ma... NO!» Alzo la voce di un paio di toni cercando di impormi sul medico più anziano. «Non posso, io la amo.»
«Appunto!» Annuisce rivoltandomi contro la mia rivelazione. «Resterai fuori.»
«No, no, no.» Scuoto il capo con forza utilizzando anche tutto il mio corpo per negare la sua imposizione. «Non se ne parla. Se il suo cuore dovesse cedere ancora una volta? Devo esserci per poter intervenire.»
«Ascoltami bene Jake, sei il miglior cardiochirurgo che abbia mai incontrato in tutta la mia carriera ma anch'io sono un ottimo medico. Me ne occuperò personalmente e ti garantisco che farò tutto il possibile per tenerla in vita. Ma tu.. rischieresti di essere di intralcio. Non sei abbastanza lucido per intervenire.» Mi ritrovo ad annuire consapevole di quanto le sue parole corrispondano al vero, incapace di trattenere ulteriormente le lacrime. «Va da Hanna e vedi come sta. Manderò qualcuno ad aggiornarti continuamente.»Ecco qui un altro piccolo capitolo... Spero vi sia piaciuto! A presto
STAI LEGGENDO
THE RACER
ChickLitAmelia River, dopo quattro lunghi anni torna a New York per frequentare la Columbia University. Era scappata da un passato che non riusciva ad affrontare, ma soprattutto dimenticare. Nonostante tutti i suoi sforzi il passato tornerà a bussare alla s...