Capitolo 17

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Il regalo più bello che io abbia ricevuto in vita mia? La neve. Così tanta neve da impedire il decollo del mio aereo e da farmi passare una giornata così insieme al ragazzo che ho sempre amato. Oggi ho conosciuto un lato di lui di cui ignoravo l'esistenza, la parte più vera che riserva solo per le persone che ama, come sua sorella e forse anch'io. Un Jake gentile, premuroso e affettuoso.
Il Natale più bello della mia vita.


Facciamo incontrare le nostre labbra ancora una volta, le sue dita sfiorano delicatamente il mio viso anticipando una scia di baci lungo la linea della mascella fino all'incavo del collo sul quale si sofferma ben sapendo l'effetto che mi provoca. E infatti sento chiaramente il suo sorriso sulla mia pelle quando a stento trattengo un gemito ma non posso fare a meno che inclinare di più il capo per concedergli un accesso più ampio e comodo a quella parte tanto sensibile di me. Sappiamo entrambi però che sua sorella e proprio accanto a noi e che sua madre potrebbe ritornare dalla cucina da un momento all'altro e controvoglia ci costringiamo a staccarci. «Non ti muovere.» Sussurra con voce roca al mio orecchio baciandomi un'ultima volta.


«Su piccola peste, ti porto a letto.» Jake solleva Alice dal divano e la stringe tra le sue braccia forti, guadagnandosi un brontolio sommesso per aver disturbato il suo riposo.

«Mia vieni anche tu...» La sua manina si allunga da oltre le spalle del fratello per farmi cenno di andare con loro mentre l'altra stropiccia gli occhi assonnati.
Mi alzo dal divano e li seguo per le scale fino alla sua camera dove aiuto Jake a depositare la sorella ancora mezza addormentata sul grande letto a baldacchino, pensando inconsciamente a quanto bello sarebbe un giorno avere una famiglia tutta nostra.

«Il mio orsetto Jake, l'ho lasciato in salotto.» Borbotta guadagnandosi un sonoro sbuffo da parte del fratello e facendomi sorridere.

«Arrivo subito, ma quando torno voglio vederti in pigiama e sotto le coperte.» Sentenzia fingendo un tono serio e autoritario e correndo al piano di sotto. Io intanto iuto la biondina a togliere il vestito rosso, ad infilare il pigiamino e a coricarsi sotto le pesanti coperte.

«Sai Mia, vorrei tanto che tu diventassi la fidanzata di mio fratello.» Biascica tra uno sbadiglio e l'altro.

Lo vorrei tanto anch'io.

Le sorrido gentilmente rimboccandole il piumone fino al collo. «Dovresti dirlo a lui.»

Lei annuisce lievemente sbadigliando di nuovo. «Tu mi piaci molto di più di quell'altra.»

Per un istante dimentico di respirare mentre tutti i muscoli della schiena si irrigidiscono. «Quell'altra? Chi?»

«É passata ieri sera per portargli un regalo, mi sembra che si chiami Jessica.»

Ma allora l'ha vista? Aveva detto di avere un regalo per lui. E lui? «Perché credi che lei sia la sua fidanzata?» Non dovrei mettere in mezzo la bambina ma io devo sapere.

«Si sono baciati, e non c'era nemmeno il vischio. Ma non lo dire a Jake, lui non sa che li stavo spiando.»

Ha baciato Jessica.

Il mio cuore perde un paio di battiti mentre cerco di ingoiare tutto il dolore che sento crescere in me. Inspiro ed espiro velocemente, ma il fiato inizia a farsi sempre più corto e l'iperventilazione è tremendamente vicina. Mi sforzo comunque di sorriderle per non turbarla.

«Eccomi qui.» Jake ritorna nella stanza con in mano il piccolo orsetto della sorella. «Adesso dormi però.»

Si siede sul letto dalla parte opposta rispetto a me e le accarezza teneramente il volto con la mano destra mentre con la sinistra sfiora la mia abbandonata sul letto, al suo contatto però mi ritraggo come se scottasse, guadagnandomi un'espressione sorpresa e preoccupata.

Jake ha baciato Jessica.

«Io- Io scendo giù.» Balbetto alzandomi e affrettandomi verso la porta, la stanza è diventata troppo piccola per contenere entrambi. «Vi lascio soli.»

Non faccio in tempo però a chiuderla alle mie spalle che Jake la riapre con tanto impeto da farmi quasi cadere per terra. «Mia, è successo qualcosa?» Gli occhi azzurri fissi nei miei.

Successo qualcosa? Vorrei urlargli in faccia tutto quello che penso di lui, che so di Jessica, ma ho promesso ad Alice che non l'avrei tradita e chi sono io per poter parlare, io che ufficialmente sono ancora fidanzata con Ryan. Scuoto la testa cercando di scacciare l'immagine di lui e Jessica insieme nell'elegante portico di casa Haiden. «No, non è successo nulla. Devo avvisare Ryan della cancellazione del volo però.» Conosco abbastanza bene il mio amico e quanto poco sopporta colui che dovrebbe essere il mio fidanzato. Non ho ancora capito se sia geloso o se si tratti solo di una forte antipatia, ma so bene quale sarà la sua reazione alle mie parole.

«Ryan?» Sputa il suo nome come se fosse veleno. «Certo! Prendi le tue cose, ti riaccompagno in dormitorio.» Sbotta nervoso distogliendo lo sguardo da me, i pugni stretti lungo i fianchi.

Senza pensarci troppo entro nella sua stanza e recupero la mia valigia e i vestiti di stamattina anche se ancora bagnati, soffermandomi per un istante sulla felpa verde della N.Y.U. So che mi sta fissando appoggiato allo stipite della porta ma non ho il coraggio di voltarmi, di incontrare le sue iridi colme di rabbia. «Posso chiamare un taxi.»

Jake sbuffando e con passo pesante raggiunge il mio fianco, mi toglie la mia valigia dalle mani ed esce dalla stanza. «Ti accompagno io, andiamo.» Scende le scale velocemente e, continuando a darmi le spalle, si infila la giacca e apre la porta di ingresso.

Senza aggiungere una sola parola indosso il mio piumino e lo seguo lungo il vialetto salendo sul sedile del passeggero della sua Audi. In auto accendo immediatamente la radio e alzo il volume creando un muro impenetrabile tra noi, ma nemmeno la voce di Ellie Goulding mi aiuta contro le dolorosissime fitte che torturano il mio petto né dalle lacrime che bussano pericolosamente ai miei occhi.

Jake ha baciato Jessica.

«Eccoci.» Annuncia debolmente mentre rallenta nel parcheggio della Eaton House, le mani si stringono attorno al volante con talmente tanta forza da farlo quasi cigolare.
Scuote ancora una volta il capo e, aperto lo sportello, scende dall'auto e recupera dal bagagliaio le mie borse. In silenzio raggiungiamo il portone e saliamo le grandi scalinate in marmo fino al corridoio del primo piano, svoltiamo a destra e mi precede verso la porta con indicati il mio nome e quello di Spencer. Infilo la chiave e la giro all'interno della toppa facendo scattare la serratura ma prima di poter dire una sola parola Jake mi segue all'interno della stanza lasciando sul pavimento le borse e sedendosi sul mio letto.

«Ti ringrazio, per tutto.» Biascico senza guardarlo in faccia.

«Tutto qui? È stato bello, grazie, ma vattene?» Come sospettavo la pace di oggi sta andando a farsi benedire, lasciando spazio alla rabbia. Mi sforzo di guardarlo in volto, non ho voglia di litigare con lui, non dopo oggi.

«Si, è stato bello. Quindi grazie ma è ora che tu te ne vada. Non so che idee ti sia fatto ma...»

«CHE IDEE? STAI PENSANDO CHE... » mi interrompe alzando la voce di diversi toni. «IO NON SONO QUI PER QUELLO MA... MIA CI STAVAMO BACIANDO E DUE MINUTI DOPO...»

«ABBASSA LA VOCE O TI SCOPRIRANNO.» Non mi rendo immediatamente conto di aver urlato anch'io ma la rabbia inizia a farsi strada anche dentro di me. Mi sta accusando di qualcosa? Lui che ha baciato quell'altra.

«Scusa, non voglio metterti nei guai.» Si alza dal letto e si avvicina lentamente a me afferrando le mie spalle e costringendomi a guardarlo in volto. «Vorrei solo capire se...» Socchiude gli occhi e avvicina il suo volto al mio, e il desiderio di baciarlo è forte ma dentro di me prevale la consapevolezza che quelle labbra invitanti meno di ventiquattro ore fa hanno incontrato quelle di Jessica, tanto da costringermi a voltare il capo e sfuggire alla sua presa.

Ho appena rifiutato Jake Haiden e nei suoi occhi leggo il suo orgoglio ferito che sta per avere il sopravvento.

«Ok Mia, ho capito! Me ne vado così sei libera di chiamare quel fesso di Ryan!» Sibila maligno voltandomi le spalle, ma dopo solo un paio di passi si blocca e torna a guardarmi tirando un sorriso falso.«Anzi, rimango qui. Voglio proprio sapere cosa pensa del fatto che sei stata con me oggi, e soprattutto che mi hai baciato di nuovo.»

«Finiscila Jake, il mio rapporto con Ryan non ti riguarda!» Eccolo di nuovo, il ragazzo vendicativo e un po' stronzo a cui ero abituata.

«Povera Mia, non riesci ad essere fedele al tuo ragazzo e te la prendi con me. Ti senti forse in colpa?»

«Come ti permetti? Beh non sono l'unica infedele a quanto pare, perché intanto non saliamo un piano e ne parliamo con Jessica?» Jake sgrana gli occhi come un bambino scoperto dai genitori con le dita nel barattolo della nutella. «Credevi che non lo sapessi? Su andiamo.»

Jake in risposta ghigna divertito. «Puoi anche dirglielo. Lei sa bene che tra noi è solo sesso.»

Mi soffermo qualche secondo sulle sue parole sperando di non aver sentito bene, ma quando ormai sono certa di ciò che ho udito inspiro profondamente un paio di volte, non riuscendo più a trattenere le lacrime. Come ho potuto illudermi che si trattasse solo di un bacio, loro vanno a letto insieme, e ora le immagini nella mia mente sono cambiate, non c'è più l'elegante portico di casa Haiden, ma un letto e i loro corpi completamente nudi che si incontrano.
«ESCI DALLA MIA STANZA!» Urlo con tutto il fiato che ho in corpo.

«Mia..» Improvvisamente la sua rabbia sembra essersi placata, fa un passo incerto verso di me fissando il suo sguardo nei miei occhi umidi ma lo blocco allungando le mani verso di lui a palmi aperti.

«ESCI DALLA MIA STANZA JAKE, VATTENE!»



Trattengo il respiro fino all'istante in cui lo vedo chiudersi la porta dietro le spalle, senza nemmeno preoccuparmi di chiuderla a chiave mi stendo sul letto e, affondando il volto ancora truccato nel candido cuscino, lascio libero sfogo al mio dolore versando ad una ad una tutte le mie lacrime.
L'orologio analogico sul mio comodino scandisce i minuti e le ore che trascorrono lenti mentre mi ripeto di essere solo una stupida illusa.
Ho creduto che a lui importasse qualcosa di me, dei nostri baci, delle nostre carezze, ma questo vale solo per me.

Loro vanno a letto insieme.

Il chiarore delle prime luci dell'alba fa capolino attraverso gli scuri dimenticanti aperti disturbando i miei occhi stanchi e gonfi. Con non poca fatica mi infilo sotto il piumone e lo tiro quel tanto da riuscire a coprirmi il capo e chiudo finalmente gli occhi.

Quando li riapro sono ancora completamente coperta e il fastidioso suono della suoneria del cellulare giunge ovattato da qualche angolo della mia stanza. Mi ci vuole qualche secondo per ricordare tutto, la fantastica giornata passata con Jake, il nostro bacio e infine la raccapricciante scoperta e proprio quando mi illudo di aver terminato tutte le mie lacrime eccole che tornano a rigarmi le guance, ad inzuppare il cuscino. Senza controllare l'ora o rispondere alle numerose chiamate in arrivo affondo ancora una volta il volto nel cuscino sporco di mascara colato e mi abbandono di nuovo al mio dolore, fino al momento in cui, stremata, permetto di nuovo al sonno di trascinarmi tra le braccia di Morfeo.


Quando mi alzo dal letto è ormai sera. Ho trascorso l'interno giorno di Santo Stefano a dormire e piangere ed è ora di reagire perché se Spencer o Megan mi trovano in questo stato potrebbe scoppiare la terza guerra mondiale.
Anche se con fatica mi trascino fuori dalla mia stanza fino alle docce, mi spoglio e mi infilo sotto il getto bollente e rigenerante.

Loro vanno a letto insieme.

A forza di ripeterlo mi sto abituando all'idea, forse tra non molto riuscirò anche ad accettarla.

Loro vanno a letto insieme.

Di cosa mi stupisco, né lui né tantomeno lei sono mai stati dei santi e credo che la cosa vada avanti da anni ormai. Contenta lei... No, non sono contenti tutti, io non lo sono.
Premo il tubetto dello shampoo alle fragole e ne deposito una buona dose sul palmo della mano e, passandomelo sul capo, massaggio dolcemente il cranio placando quel fastidioso mal di testa che non mi vuole abbandonare.

Loro vanno a letto insieme.

Chissà se è da lei adesso, o magari sono da lui. Chissà se le ha mai permesso di indossare la felpa verde con il cappuccio dopo... ma perché mi fisso con quella maledetta felpa adesso? Devo smettere di pensare a Jake e al giorno di Natale, in fondo non è successo niente di eccezionale. Ci siamo solo baciati, più volte, e abbracciati, e abbiamo giocato.
Dannata giornata perfetta, perché siamo stati così bene insieme?
Cosa sarebbe successo se Alice non mi avesse detto di Jessica? Se io lo avessi aspettato seduta su quel divano senza seguirli al piano di sopra?
Forse sarei ancora con lui, forse avrei indosso quella odiosissima felpa, forse sarei felice.
No, no, no. Sul serio sto pensando che sarebbe stato meglio non scoprire la verità e illudermi di essere amata da lui. Perché l'ho pensato, per l'intera giornata ho creduto che lui provasse veramente qualcosa per me.

Loro vanno a letto insieme.

Esco dalla doccia avvolgendomi all'interno del mio caldo accappatoio mentre con un asciugamano tampono i capelli bagnati. Guardo la mia immagine riflessa nello specchio e quasi stento a riconoscermi con gli occhi gonfi e arrossati. Recupero i miei vestiti e torno a passo veloce all'interno della mia stanza, soffermandomi per alcuni secondi all'altezza delle scale e tirando l'orecchio, nemmeno potessi sentire da lì se Jake è nella stanza di Jessica. Una volta in camera recupero il telefono da dentro la borsa e lo trovo spento, deve essersi scaricata la batteria. Collego l'apparecchio al cavo sul comodino e attendo che ci sia abbastanza carica da poterlo almeno accendere e appena compare sullo schermo la caratteristica mela morsa, inizia a suonare e a ricevere numerosissimi messaggi. La maggior parte sono avvisi di chiamata ma ci sono anche messaggi di testo.

Messaggio da Jake. Ore 23.00. "Mi dispiace Mia."

Messaggio da Jake. Ore 23.20. "Mia ti prego, è stata una giornata meravigliosa. Non roviniamo tutto."

Tu hai rovinato tutto, tu hai rovinato la nostra giornata perfetta.

Messaggio da Jake. Ore 00.13. "Buonanotte."

Messaggio da Jake. Ore 3.27. "Stai dormendo? Ho bisogno di parlarti, voglio chiarire questa cosa."

Messaggio da Jake. Ore 5.01. "Non importa, ci sentiamo domani."

Messaggio da Jake. Ore 8.37. "Ho provato a chiamarti un paio di volte ma non hai risposto, stai ancora dormendo?"

Messaggio da Jake. Ore 9.12. "Ok, posso capire se non vuoi più parlarmi ma ti prego..."

Messaggio da Jake. Ore 11.53. "Mia sorella vuole salutarti, non so il motivo ma è convinta che tu sia arrabbiata con lei, ti prego rispondimi."

No Alice, crede me la sia presa per quello che mi ha detto.

Messaggio da Jake. Ore 12.04. "Dannazione Mia, è solo una bambina. Sta piangendo."

Messaggio da Jake. Ore 12.45. "Hai spento il telefono? Ricominci con la storia del non rispondere, molto matura!"

Ecco quando deve essersi scaricato il telefono. Per forza, deve avermi chiamata almeno una quindicina di volte.

Messaggio da Jake. Ore 17.09. "Non hai ancora riacceso il telefono, mi sto preoccupando. Forse non vuoi solo parlare con me e ti sto tormentando. Mi dispiace. Almeno chiama mia sorella, non la vedevo così felice da prima della morte di mio padre e adesso è chiusa nella sua stanza a piangere."

Non ci posso credere: undici messaggi e ben ventitré chiamate da parte sua. Lo manderei a quel paese se non fosse per la piccola Alice, non voglio che soffra per colpa mia.

Loro vanno a letto insieme.

"Mia." Jake risponde al secondo squillo, deve aver avuto il telefono in mano. "Finalmente, mi stavo preoccupando."
"Passami Alice." Gli ordino seria, anche solo il suono della sua voce mi ferisce.
"Aspetta, parliamo un attimo. Questa cosa con Jessica non è come pensi tu... è che..."
"Jake non mi interessa. Qualunque cosa ci sia tra te e Jessica non mi riguarda. Ho telefonato solo per parlare con tua sorella." Lo interrompo decisa a non voler sentire le sue giustificazioni.
"Io credo che ti importi invece, proprio come a me importa di te e Ryan..."
"No Jake, sei libero di fare quello che vuoi, non mi devi rendere conto di chi ti scopi!" Forse alzo un po' troppo la voce sull'ultima parola. "Come io non devo rendere conto a te. Per me è tutto a posto, amici come prima. Ora o passi il telefono a tua sorella o metto giù." Lo prego stanca di continuare a parlare.
Amici come prima? Da dove mi è uscita questa frase?
"Amici?" Inspira profondamente e trattiene il respiro per qualche secondo. "Tu vuoi essere mia amica nonostante quello che è successo tra noi?"
"Si Jake, è stato un errore."
"Un errore che si sta ripetendo forse un po' troppe volte! Ci sarà un motivo se..."
"Tranquillo Jake, non succederà mai più."
"Ti passo Alice."

Mi ci vogliono oltre dieci minuti per tranquillizzare Alice, non è stupida anche se piccola e sa che la mia fuga è stata causata dalla sua rivelazione. Non mi ha permesso di mettere giù finchè non le ho promesso che sarei tornata a trovarla prima del nuovo anno, già mi sono pentita di questa promessa che non sono sicura di poter/voler mantenere, non posso far soffrire quella bambina.

Scendo al pian terreno e cerco qualcosa da mangiare, ovviamente quasi tutte sono tornate a casa loro per le feste e le dispense sono praticamente quasi vuote ma non voglio uscire da sola e men che meno chiamare Megan che deve essere in compagnia di Robert o ancora peggio Ryan, visto che ormai sono decisa a lasciarlo. Mi preparo una tisana e torno in camera ignorando i morsi della fame.

Trascorro anche i due giorni successivi in completa solitudine chiusa nella mia stanza, salvo la veloce fuga al supermercato per comprarmi qualcosa da mangiare. Jake non ha più chiamato né mandato messaggi ed era quello che volevo, però ogni volta che controllo il cellulare la delusione è grande.
A volte mi ritrovo improvvisamente a ripensare alle sue ultime parole, al suo tentativo di chiarire, al fatto che a lui importi di me e Ryan. Il suo tono sottomesso e triste sembrava sincero, eppure ha rinunciato a me con tanta facilità.


Il ventinove ritorna Spencer in dormitorio, sono contenta di rivederla anche se mi ero abituata alla tranquillità e il silenzio. Trascorre un'intera ora a raccontarmi come ha trascorso i giorni di festa e della sorpresa di Micheal che il giorno di Santo Stefano è comparso in Conneticut dopo ore e ore di auto pur di rivederla. Io invece deciso di non raccontarle di Jake, non credo di essere pronta ad affrontare tutte le sue innumerevoli domande.
Verso le diciotto chiamiamo Megan e la invitiamo a raggiungerci alla villa per cenare tutte insieme e ordiniamo delle pizze. Da persone civili apparecchiamo uno dei tavoli della sala da pranzo invece di mangiare distese sul letto come avevo proposto io. Con grande dispiacere scopro che nonostante la mia amica si sia vista ogni giorno con Robert tra loro non sembra ancora essere successo nulla, a quanto pare il ragazzo sembra più timido del previsto.

«E per l'ultimo? Cosa avete deciso?» Domanda Spencer curiosa di essere informata sui nostri progetti.

«Beh pensavamo di cenare tutti insieme a casa di Josh, i suoi torneranno prima della befana, e poi di andare al Victrola. Voi che ne dite?» Ci spiega Megan. «Cuciniamo tutti insieme.»

«Per me va bene, e anche Micheal sarà sicuramente d'accordo. Ma a Josh va bene?»

«Certo! L'abbiamo sentito ieri e ha acconsentito, chiede però di invitare anche Greta. Tu che dici Mia?» Incontro un attimo gli occhi di Megan e distolgo immediatamente lo sguardo perché non vi legga i miei pensieri. «Per te va bene vero?» Insiste aspettando una risposta.

«Io...» Comincio titubante, ma vengo interrotta dalla porta che viene spalancata con forza alle nostre spalle. Mi volto di scatto e gelo nel vedere Jake, evidentemente ubriaco, con il braccio intorno alle spalle di Jessica entrare in villa.

«Ciao.» Ci saluta Jessica senza smettere di ridere, credo abbia bevuto molto anche lei. Jake invece si limita ad un cenno del capo evitando accuratamente di posare il suo sguardo su di me, decisa a fare altrettanto gli volto le spalle.

«Ragazzi stavamo parlando di capodanno, vi unite a noi?» Li invita Megan dopo essersi soffermata un po' troppo a lungo a guardarmi.

«No!» biascica Jake serio.

«Preferiamo andare in camera.» Sogghigna lei stringendosi ancora un po' al ragazzo. «Ma a noi va bene tutto, diteci»

Loro vanno a letto insieme. Loro stanno per andare a letto insieme.

Chino il capo sul cartone della mia pizza giocando con alcune fettine di salame avanzate, sentendo gli occhi della mia amica ancora fissi su di me.

«E Greta?»

«Si, mi ha già detto che si unisce a noi volentieri! Jake andiamo?»

Trattengo il respiro sentendo lo schiocco di un bacio alle mie spalle e aspetto di sentire i loro passi che si allontanano per rilassarmi.

«Scusate ma io non ho più fame. Buona serata ragazze.» Saluto le mie amiche e mi allontano prima che possano farmi anche solo una domanda, infilo il piumino ed esco dalla Eaton House. Non so dove andare ma stasera anche la grande villa è troppo piccola per contenere me e Jake contemporaneamente.


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