Capitolo 5

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CAPITOLO 5
Prima di avere la possibilità di oppormi Jake afferra la mia mano, palmo contro palmo, e intreccia le nostre dita. Senza separarle mi guida fuori dall'ingresso fino alla sua Audi R8 già pronta per la partenza. Apre lo sportello del lato passeggero e mi aiuta a salire al mio posto allacciandomi la cintura di sicurezza. Solo allora separa le nostre mani lasciandomi con un profondo senso di vuoto finchè non si siede al mio fianco all'interno del veicolo.
Per tutta la durata del viaggio Jake rimane in silenzio, guarda attentamente la strada: si sta concentrando per la gara. So bene cosa attira la sua attenzione, i ragazzi con in mano i cartelli "lavori in corso" che si preparano a deviare il traffico. Capire quale sia il tragitto prima è sicuramente d'aiuto. Ogni tanto guarda verso di me e sorride, poggiando la sua mano sulla mia e disegnando cerchi immaginari con il pollice sul dorso.
Il cuore mi batte così velocemente nel petto che ho paura che da un momento all'altro potrebbe squarciarlo e balzare fuori. Cos'è questo strano bruciore allo stomaco, non fa male, è quasi piacevole.

Arrivati al molo Jake scende dall'auto e, prima ancora che sganci la mia cintura di sicurezza, apre lo sportello e mi porge la mano per aiutarmi a scendere. Ancora una volta però, invece di lasciarla andare, intreccia le nostre dita e, facendomi strada, mi accompagna fino alla postazione di Mr Crab.
«Daniel!» Lo saluta allungando la mano sinistra a palmo aperto affinché l'uomo batta la sua. «Chi sono gli altri driver stasera?» gli domanda guardando le auto parcheggiate accanto alla sua sulla linea di partenza.
«Tranquillo Jake, stasera si sono proposti solo novellini. Hanno puntato tutti su di te per adesso» gli risponde scrollando le spalle e continuando a digitare sul suo palmare. «Non si vinceranno grosse somme stasera, tranne noi ovviamente!» Ammicca spostando finalmente il suo sguardo su di noi. Solo in quest'istante si accorge della mia mano intrecciata a quella di Jake e i suoi occhi risalgono dalle nostre dita fino al mio volto, dove si sofferma un po' troppo a lungo per i miei gusti e facendomi avvampare.
«Daniel ti presento una mia amica, Amelia. Amelia lui è Daniel, alias Mr Crab, l'organizzatore del The Racer» allungo timidamente la mano destra verso l'uomo sorridendo.
Lui però attende qualche secondo prima di afferrarla grugnendo. Continua a fissare il mio volto e dopo quella che a me è sembra un'eternità, alzando il sopracciglio sinistro mormora: «Amelia?» annuisco arrossendo violentemente, perché mi sta fissando con tanta insistenza? «Ti ho vista guidare ieri sera. Potresti gareggiare ogni tanto. Saresti l'unica donna...»
Un colpo di tosse di Jake attira la nostra attenzione e Mr Crab lascia cadere il discorso, non prima di aver fissato il mio viso ancora una volta, a lungo. «La gara inizierà tra dieci minuti. Cerca di concentrarti» dice alla fine rivolgendosi di nuovo verso Jake.
«Certo. Non che ne abbia bisogno comunque. Posso lasciarla qui con te mentre vado nel mio box con Charlie? Sai che lui non vuole donne lì dentro. Dice che poi non mi concentro.» Alle ultime parole scoppia a ridere scuotendo la testa. Conoscendo le vecchie abitudini di Jake non mi sembra strano che suo cugino e suo manager gli abbia messo questo divieto.
Mr Crab grugnisce in risposta continuando a pestare le dita sul palmare.
«Mia cara, tornerò subito da te. Non scappare.» finisce Jake rivolgendosi verso di me e portandosi la mia mano destra che ancora stringe nella sua alla bocca per depositarci un candido bacio e rischiando di farmi crollare a terra svenuta. Un quantitativo non indifferente di sangue confluisce alle mie guance e questa volta non c'è niente che possa celare il mio rossore improvviso ai suoi occhi, e dal sorriso soddisfatto che gli si dipinge sul volto intuisco che la cosa non gli è sicuramente sfuggita. Perché non sono in grado di nascondere le mie emozioni? E perché Jake mi fa sempre quest'effetto? Non posso essere stata lontana così a lungo per poi tornare qui e scoprire che non è cambiato nulla.
Quando finalmente rimango sola con i miei pensieri mi rendo conto che Mr Crab mi sta ancora fissando con insistenza dall'alto della sua postazione. Imbarazzata per il suo sguardo invadente, volto le spalle all'uomo e faccio un passo per allontanarmi. «Posso aspettare Jake anche là, prenderò una birra» dico senza nemmeno guardarlo e indicando il baracchino che funge da bar. Tuttavia uno strano rumore di passi mi blocca. Mr Crab è saltato giù dalla sua postazione e corre nella mia direzione. Non faccio in tempo nemmeno a pensare di voltarmi, la sua mano stringe con forza il mio gomito e mi trascina oltre le auto, oltre la folla, dietro un piccolo capannone, lontano da occhi indiscreti e da qualsiasi persona che potrebbe anche solo cercare di aiutarmi. Non oppongo nemmeno resistenza per lo stupore finché la mia schiena sbatte violentemente contro la parete.
Che intenzioni ha?
«Amelia?» mi domanda bloccandomi con le spalle al muro. Il volto di Mr Crab a pochissimi centimetri dal mio. «Amelia?» ripete fissando i suoi grandi occhi neri nei miei.
«è il mio nome» gli rispondo terrorizzata dall'uomo che mi sovrasta senza tuttavia avere il coraggio di divincolarmi o urlare.
«Che... Diavolo Mia. A che gioco stai giocando? Quello stordito di Jake può non essersene ancora accorto ma..» Brontola scuotendo la testa a destra a sinistra.
Spalanco gli occhi per lo stupore mentre avvampo violentemente. Sono stata scoperta. «Come te ne sei accorto?»
«Lo avevo sospettato l'altra sera quando ti ho vista guidare l'auto di Megan e stasera ne ho avuto la certezza.»
Ovviamente lui mi aveva vista guidare tantissima volte ma cosa può avermi tradita stasera?
«Amelia! So bene che è il tuo vero nome» risponde alla mia domanda quasi potesse leggermi nel pensiero.
A New York quasi tutti mi conoscevano unicamente con il soprannome di Mia con cui venivo chiamata dall'età di quattro anni. Avevo iniziato ad utilizzare il mio nome completo solo una volta arrivata ad Union, come se potesse farmi diventare un'altra persona. Ovviamente il mio vecchio vicino di casa, uno studente universitario di nome Daniel Crab che ogni tanto si occupava di noi come baby-sitter per guadagnare qualche soldo in più, li conosceva entrambi. Era stato lui ad inventare quel nomignolo per aiutare un piccolo Scott che non riusciva a pronunciare la lettera "L". Dall'età di quattro anni tutti iniziarono a chiamarmi Mia, dimenticandosi che all'anagrafe ero registrata diversamente.
«Cosa diavolo hai in mente. Tornare qui e fingere di essere un'altra persona? Che gioco è questo?» continua scuotendo il mio corpo per svegliarmi dai miei pensieri. «Lo stai facendo per Jake? Sei tornata irriconoscibile e bellissima per conquistarlo? Maledizione pensavo fossi cresciuta e avessi dimenticato le corse!»
«Nessun gioco. E non è per Jake. Daniel, sul serio, io non volevo nemmeno tornare ma sono stata ammessa alla Columbia e mio nonno mi ha costretta. Non ho detto niente a nessuno perché non ero pronta. Sono qui da giorni e i miei, pur essendo stati avvisati, mi hanno ignorata. Volevo star fuori dal giro ma poi ho incontrato Megan e lei ha avuto quest'idea. Mi ci sono trovata in mezzo e ora non so come uscirne. Cosa penseranno di noi gli altri quando capiranno come li abbiamo presi in giro?» butto fuori tutto d'un fiato cercando di trattenere le lacrime. La smorfia di dolore che mi si dipinge in volto lo addolcisce leggermente e Mr Crab allenta la presa dalle mie spalle e mi sorride leggermente.
«Chissà perché ma non mi stupisce che sia un'idea di quella pazza di Megan» Scuote la testa desolato. «Guardati Mia, sei bellissima, intelligente e finalmente sei fuori da tutto questo schifo. Ti stavi rifacendo una vita perché sei tornata qui? Potresti avere tutti gli uomini che vuoi perché Jake?»
Abbasso lo sguardo incapace di rispondere alle sue domande. Ha maledettamente ragione. Cosa ci faccio di nuovo qui? E cosa ci faccio con Jake? Perché mi sono lasciata trascinare da lui senza reagire? Perché?
«Ora devo tornare alla mia postazione. Ne riparleremo domani. Hai sempre lo stesso numero vero?» sussurra accarezzandomi gentilmente il volto. Annuisco lievemente. «Bene! Ti telefono domani mattina.»
A queste sue ultime parole lascia definitivamente la sua morsa e si allontana di corsa verso la sua postazione, pronto per dare il via alle auto. «Piloti, accendete i motori. Il The Racer sta per cominciare!»
Lentamente mi dirigo verso il mio gruppo di amici che sembrano non essersi accorti del "rapimento" di Mr Crab. Io però sono veramente troppo tesa per restare indifferente con loro. Ha ragione Daniel, cosa mi è passato per la testa? Tornare qui e fingere di essere un'altra persona. Mi avvicino a Megan che sta ridendo animatamente con Robert.
«Megan scusa, mi presteresti la tua auto? Vorrei tornare alla Eaton House. Sono molto stanca e domani devo fare studiare per lunedì otto lezioni diverse» le sussurro evitando di guardarla in volto per non lasciarle cogliere il mio malessere. Ovviamente però alla mia migliore amica non sfugge nulla.
«Amelia, tutto bene? Cosa... è successo qualcosa con Jake?» mi domanda tutta agitata attirando anche l'attenzione di Robert che mi si affianca costringendomi a guardarlo in volto.
«Ha fatto qualcosa che non doveva?»
Oddio! Stanno travisando tutto. «No! No! Assolutamente. Non riguarda Jake. Robert potresti portare tu Megan a casa?»
«Ma certo! La riaccompagno io. Ma sei sicura di riuscire a guidare?» Conosco Robert da così tanti anni e non siamo stati così amici come in questo momento. Chissà se lo sarà ancora quando scoprirà la verità sul mio conto.
Afferro tra il pollice e l'indice l'adorabile portachiavi di Gucci della mia amica e, dopo averli abbracciati entrambi, mi incammino verso la sua auto parcheggiata poco distante da noi. Apro lo sportello e poggio la borsetta sul sedile del passeggero prima di inchinarmi per prendere posto dal lato del guidatore. Due mani afferrano entrambi i miei fianchi e mi riportano fuori dall'auto.
«Dove vai?» Jake Haiden, un'espressione sconcertata sul volto, fissa i suoi splendidi occhi azzurro cielo nei miei.
«Jake perdonami. Vado a casa. Domani ho una giornata piena e devo riposarmi» sussurro cercando di scusarmi, in fondo gli avevo promesso che lo avrei aspettato alla postazione di Mr Crab.
«Dai aspetta.. La gara non durerà molto e poi ti riaccompagno io» insiste. Gli occhi luminosi pieni di speranza. Cosa ti è successo Jake?
«No! Non posso!» Sono determinata ad andarmene. Non posso continuare a prenderlo in giro. Devo andarmene e sparire.
La delusione si dipinge sul suo volto. Vuole che mi fermi.
«Va bene, Amelia. Buonanotte» sbotta leggermente nervoso. Deve essersi offeso.
«Notte Jake» sussurro tristemente voltandomi per rientrare nell'abitacolo.
«Aspetta.»
La voce di Jake mi spinge ad uscire nuovamente e guardarlo ancora una volta. Prima di potergli chiedere se ha bisogno di altro Jake chiude le sue mani sul mio volto e avvicinandosi repentinamente fa incontrare le nostre labbra.
Un semplice bacio, casto, solo uno sfioramento di labbra. Non cerca di approfondirlo, non fa pressioni per aver accesso all'interno della mia bocca. Un semplice bacio.
E allora perché è il bacio più bello che io abbia mai ricevuto in tutta la mia vita?
Le sue labbra sono così calde, e soffici, e carnose. Il lieve contatto dura solo alcuni secondi che vorrei non finissero mai, poi con una lentezza disarmante si allontana dal mio volto di qualche millimetro. «Avevo bisogno del mio portafortuna» soffia sul mio viso inondandomi con il suo fantastico profumo che mi fa girare la testa e tremare le gambe. O forse è solo l'effetto del bacio. «Notte Amelia. Aspetta la nostra partenza prima di andar via così avrai la strada sgombra» si raccomanda prima di lasciarmi sedere all'interno della vettura.
Aspetto in silenzio la partenza delle auto, facendo attenzione a non far troppo rumore nemmeno con il mio respiro. Incapace di metabolizzare la realtà.
Ma cosa è successo?
Jake mi ha baciata?
Ok, non è stato un vero bacio, era più un bacetto, ma lui ha baciato me?
Sento il suo clacson suonare quando sfreccia accanto con la sua auto accanto a me. Solo ora che sono certa che se ne sia andato alzo lo sguardo per vedere se la strada si sia effettivamente liberata e rimango spiazzata nel realizzare che solo pochissimi metri mi separano dai miei amici. Posso leggere chiaramente dall'espressione sui loro volti che hanno visto tutto, TUTTO. L'espressione sognante di Megan, delusa di Robert, rabbiosa di Jessica e nervosa di Daniel Crab.
TUTTI HANNO VISTO TUTTO.
Cosa sto combinando? Perché mi sono cacciata in questo pasticcio?
***
Accendo il motore e accelero leggermente per uscire fuori dal parcheggio del molo, attenta a non colpire nessuno dei ragazzi che si sono riversati sullo starter appena dopo la partenza. Alzo la mano destra in cenno di saluto ed esco.
Svolto a sinistra e poi a destra e poi ancora a sinistra, desiderosa di arrivare nel mio letto caldo, lontano da Jake e dalle sue labbra, lontano da Mr Crab, lontano da tutti. Ma soprattutto lontana da quelle labbra calde e soffici. Per mia sfortuna il semaforo è ovviamente rosso: detesto fermarmi in questo quartiere malfamato, soprattutto alla guida di un'auto di lusso come quella di Megan. Rallento e controvoglia mi fermo allo stop, guardandomi intorno nella speranza di non attirare alcun malintenzionato.
La prima non attirò la mia attenzione, e non diedi peso nemmeno alla seconda, ma dopo la quinta pattuglia che a sirene spente correva verso il molo un campanello d'allarme si accese nella mia testa. È un'imboscata.
Arresteranno tutti, arresteranno Jake.
Con il cuore in gola ingrano la retromarcia e intanto telefono a Mr Crab per avvisarlo trovando però l'utenza occupata. DANNAZIONE. Imbocco una stradina secondaria e accelero sperando di arrivare prima di loro. In meno di un paio di minuti raggiungo l'ingresso del molo, giusto con qualche secondo di anticipo rispetto alla polizia. Senza riflettere mi frappongo tra le pattuglie e il cancello in modo da non permettergli di entrare e guardo verso l'interno. Non vedo quasi più nessuno, solo alcuni ragazzi che corrono verso l'uscita secondaria.
Qualcuno deve averli avvisati. Ecco perché il numero di Daniel era occupato.
Due mani, dopo aver aperto lo sportello, mi afferrano per le spalle e con forza mi estraggono dall'auto.
«Lei è in arresto» la voce del poliziotto che mi sbatte sul cruscotto dell'auto mi rimbomba nelle orecchie mentre le sue mani ciccione e invadenti mi perquisiscono, come se con questo vestito potessi nascondere armi o altro. Reprimo un singhiozzo dall'orrore di sentire quelle mani su di me.
«Toglimi le tue manacce di dosso. Non ho fatto niente» replico sperando che mi lasci andare. Speranza inutile.
«Hai il diritto di rimanere in silenzio. Qualunque cosa dirai potrà essere usata contro di te.»
Merda. Mi stanno arrestando. Sono tornata fin qua per avvisare gli altri di scappare, inutilmente perché si sono già dati tutti alla fuga, e per di più sono riuscita a farmi arrestare? Complimenti a me e alla mia intelligenza. Se non avessi le mani ammanettate dietro la schiena me le batterei da sola, perché cotanta stupidità merita un applauso.
«Hai il diritto di nominare un avvocato per la tua difesa. Se non sei in grado di pagarlo, un avvocato difensore verrà nominato dalla Corte. Ora sei in arresto»
Il poliziotto finisce di recitare la formula relativi ai miei diritti e mi trascina verso la sua volante obbligandomi a salire sul sedile posteriore.
«La sua auto è sotto sequestro finché non decideremo cosa fare con lei!»
Oggi non è decisamente serata.


Una volta arrivati in centrale mi viene concessa la mia telefonata di rito. Per alcuni interminabili istanti fisso quel sudicio telefono scervellandomi su chi chiamare.
Mio nonno? No! Starebbe così male a causa di quest'ennesima delusione che potrebbe venirgli un'accidenti. Capirebbe che gli anni passati con lui e la nonna non sono serviti a nulla e che io sono sempre la stessa sedicenne scapestrata.
Mio padre? No! Mi lascerebbe marcire in prigione. Riaggancerebbe la cornetta solo sentendo la mia voce.
Mr Crab? Non penso che sia molto furbo da parte mia far venire qui l'organizzatore delle corse.
Mi rimane una sola persona sperando che sia in grado di darmi una mano. Ovviamente scatta la segreteria telefonica.
«Cazzo Megan, sono Mia e ho bisogno di te. Mi hanno arrestata. Raggiungimi alla centrale e inventati qualcosa per farmi uscire. Ah, la tua auto è sotto sequestro.»
***
«Allora signorina...» guarda ancora una volta il mio documento d'identità «... River. Mi vuole dire cosa ci faceva al molo questa sera?» Domanda fissandomi dritta negli occhi. Il poliziotto non sembra intenzionato a mollare, ma io serro ancora più strette le mie labbra. È da un'ora che continua a farmi la stessa domanda ma ciò che ha ottenuto è stato solo il mio silenzio. La mia bocca è cucita.
«Di nuovo. Signorina River immagino che una belle ragazza di buona famiglia come lei non abbia nulla a che spartire con le corse illegali, ma se lei si ostina a non volermi dire come e perché era lì questa sera mi costringe a trattenerla per questa notte, schedarla e al processo sarà un giudice a farle le mie stesse domande, con l'eccezione che a lui dovrà rispondere» sentenzia minaccioso.
Giudice? Non posso permettermi di arrivare al processo, verrò espulsa dall'università e posso anche dire addio ad ogni possibilità di carriera in procura. Ma non posso nemmeno dire la verità. Devo assolutamente inventarmi qualcosa di convincente.
«Io.. Ero lì... per caso. Ero ferma al semaforo ... le vostre auto mi sono passate davanti. Mi avete incuriosita e vi ho seguiti fino al molo.» balbetto cercando di farmi il più piccola possibile sulla sedia della sala interrogatori, quasi a volerlo convincere di essere realmente intimorita.
«Ah. Per caso? E come mai ci ha sbarrato la strada, con un'auto nemmeno di sua proprietà?» Mi domanda nuovamente, sicuramente poco convinto dalla mia storia.
«Sbarrato? No! Ho preso paura e mi sono fermata. La prego agente, ero lì per sola curiosità, credo di essermi trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato» pigolo tristemente, sperando di riuscire ad impietosirlo.
«Che fosse nel posto sbagliato al momento sbagliato è sicuro, ma non credo però che la sua presenza al molo fosse un semplice caso!»
Una voce alle mie spalle mi fa sobbalzare, quasi quanto lo stupore che mi assale quando ne scorgo il proprietario. Sulla porta, appoggiato allo stipite, un giovane uomo elegantemente vestito ci osserva. A primo sguardo non sembra molto più grande di me, ma le piccole rughe sotto gli occhi e intorno al suo sorriso smagliante, e un'ombra quasi impercettibile di capelli bianchi tra la folta chioma castano chiara, mi lasciano intuire che deve avere almeno più di trent'anni. Chissà da quanto stava ascoltando il mio interrogatorio. Il poliziotto davanti a me balza in piedi per salutarlo «Buonasera Dottore.»
Dottore?
L'uomo avanza sinuosamente verso di noi, sino alla sedia accanto a quella da me occupata. Io seguo ammaliata ogni suo movimento, è terribilmente affascinante. Si accomoda al mio fianco porgendomi la mano destra. «Buonasera Signorina River, Avv. Ryan Bass, viceprocuratore di questo distretto.»
Di male in peggio. Ora posso dire addio alla mia intera carriera.
«Per quanto trovi interessante la sua prontezza ad inventare qualunque fandonia pur di difendere il suo segreto, noi non abbiamo tempo da perdere.» Fandonia? Mi ha scoperta! Cosa gli racconto adesso? «Le sue amiche sono venute a farmi visita e hanno già provveduto a dirmi tutto» A queste parole fa un cenno con il capo verso la porte oltre la quale noto Spencer e Megan «sicura di voler continuare a mentirmi?»
Mi volto terrorizzata per la seconda volta verso le mie amiche, non possono aver veramente vuotato il sacco. Megan fa un passo avanti fissandomi dritta negli occhi supplicandomi silenziosamente di fidarmi di lei. Cerca di dirmi qualcosa, ma io non sono ancora capace di leggerle nel pensiero quindi mi limito ad annuire sperando che intuisca di parlare al mio posto.
«Mia basta. Capisco che l'iniziazione sia importante ma non puoi giocarti la carriera. Capiranno oppure rinuncerai alla Eaton House ma almeno potrai laurearti.»
Perché non ci avevo pensato? Mi ha servito una scappatoia su un piatto d'argento.
«Iniziazione? Eaton House?» domanda il poliziotto grassoccio e manolunga che da un'ora abbondante mi sta interrogando.
Abbasso lo sguardo fingendo un inesistente imbarazzo e inizio a parlare «La Eaton House è una delle confraternite della Columbia, io sono stata ammessa però sono solo una matricola e devo superare l'iniziazione per diventare un membro effettivo. E questa era la mia iniziazione, dovevo trovare il The Racer e fare delle foto. Era una settimana che giravo per New York e in particolare nel Bronx e un paio di volte li avevo anche individuati ma non ero abbastanza veloce per seguirli e trovare il posto esatto. Stanotte invece ero riuscita ad arrivare i cancelli per fotografare qualche auto, ma voi mi avete arrestata!» Nascondo il volto tra le mani disperata simulando qualche singhiozzo. «Adesso non solo non sarò un membro della Eaton ma sarò anche espulsa dalla Columbia. Ho rovinato la mia intera vita. Chi lo dirà a mio padre?»
L'affascinante uomo al mio fianco poggia una mano sulla mia schiena accarezzandola lievemente e provocandomi un intenso brivido che percorre il mio intero corpo.
«Si calmi signorina, non sia così tragica. Credo che per questa volta si potrebbe chiudere un occhio e lasciar perdere, a patto che prometta di star lontana da quel luogo. Non è sicuro e non è adatto ad una bella ragazza come lei. Poteva succederle di peggio che essere arrestata.»
Ma cosa pensa? Che il The Racer sia un covo di stupratori o assassini?
«Cosa ne pensa agente? La lasciamo andare? Si è trattato unicamente di una bravata da confraternita» domanda al poliziotto seduto di fronte a noi che annuisce insicuro. «Faremo finta che non sia successo niente. In futuro evitate di darle delle prove così pericolose però.» Quest'ultima frase rivolta alle mia amiche che battono le mani per la felicità.
«La ringrazio dott. Bass, non tutti avrebbero capito.» Ogni riferimento è puramente casuale, anche se il rossore che noto sul volto del poliziotto seduto di fronte a me mi lascia intuire che ha colto la mia velata accusa.
«Si figuri. Non mi sono laureato da così tanti anni e facevo parte di una confraternita anch'io. So bene quanto perfide possono essere le iniziazioni. Mi raccomando però, non si faccia più trascinare in situazioni così pericolose. La prossima volta sarò costretto a confermare l'arresto e rimandarla a giudizio.»
Annuisco senza proferire più parola, quindi raggiungo le mie amiche e ci congediamo.

Una volta fuori dalla stazione di polizia abbraccio Megan fino a toglierle il fiato. «Sei stata grande!» urlo, prima di passare a Spencer.
Megan si sistema il vestito e ci indica un'auto parcheggiata pochi metri davanti a noi. «Ti giuro che fino alla fine ho avuto paura. Il bel procuratore sembrava non aver creduto ad una sola parola del nostro racconto ma poi è voluto venire da te» sorride scrollando le spalle.
Dall'interno dell'auto balzano fuori Jake e Robert che mi corrono incontro afferrandomi contemporaneamente per ciascun braccio, mentre Mr Crab rimane seduto al posto del guidatore.
«Che ci fate tutti qua?» domando lasciandomi stringere da loro.
«Amelia, cosa ti hanno fatto?» «Come stai?» Urlano in contemporanea alla mia destra e alla mia sinistra.
«Ragazzi state calmi, sto bene. Mi hanno solo interrogata ma grazie alla geniale idea di Megan mi hanno mandata via senza problemi» rispondo cercando di liberare le braccia dalla loro presa.
«In verità l'idea è stata mia» sbotta Jake gonfiando orgogliosamente in petto e guadagnandosi un'occhiata maligna da parte di Robert.
«Si. È stato geniale. Appena ho sentito il tuo messaggio ho chiamato Spencer. Lei e Micheal avevano appena raggiunto Jake che era con Mr Crab e siamo corsi tutti qui. Eravamo così in pena per te. TUTTI QUANTI» sottolinea maliziosamente le ultime due parole. Non riesce proprio a rimanere seria nemmeno in situazioni come questa.
«Ti è andata bene per questa volta, ma non fare più una pazzia del genere» mi rimprovera Robert.
«Grazie. Io, in verità, volevo solo aiutarvi. Volevo avvisarvi dell'arrivo della polizia e sono corsa da voi.» cerco di giustificarmi.
Mr Crab scende dall'auto e si avvicina a noi. «Beh, non era necessario. Tu ovviamente non puoi saperlo ma io conosco sempre tutti i movimenti della polizia ed ero già stato avvisato. Noi avevamo già evacuato il molo prima del loro arrivo.»
Guardo stupita il mio interlocutore. Chi li aveva avvisati? Ovviamente chi la persona con cui parlava mentre cercavo di chiamarlo anch'io!
«Si. Anch'io e gli altri piloti eravamo già stati avvisati!» esclama Jake allargando le braccia come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
«Avvisati? Ma chi vi ha avvisati?»
«Ah ah.» ride Mr Crab «Abbiamo i nostri contatti. Come pensi che non siano ancora riusciti ad arrestare nessuno, prima di te ovviamente! Ora andiamo che è tardissimo.»
Leggermente offesa dalle sue parole mi accomodo sul sedile posteriore della sua auto tra Megan e Robert.
«A proposito Amelia, mi devi 485 dollari. Il bel procuratore non è stato altrettanto gentile con me e dovrò pagare la multa per dissequestrare la mia auto!!!»
***
Arrivate alla Eaton House ci fiondiamo nella camera mia e di Spencer e ci tuffiamo tutte e tre sul mio letto. Fortuna che è largo e noi siamo tutte molto magre. Megan e Spencer si stringono al mio fianco.
«Mia certo che le fortuna capitano tutte a te!» Esclama Megan stiracchiandosi e abbracciandomi.
Non può averlo detto sul serio. «Fortune? Sono stata arrestata Megan! E palpeggiata da quell'agente mangia ciambelle» Sbotto indignata.
«Non guardare il pelo nell'uovo! Sei stata salvata da quel Dio Greco mozzafiato. Ti giuro che ho dovuto ricorrere a tutte le mie forze per non chiedergli di uscire con me.»
«Beh potrai farlo la prossima volta, quando verrai arrestata TU e sarai TU ad essere palpeggiata da quel viscido poliziotto». Insomma Megan, era sicuramente un bell'uomo ma è stata la serata peggiore della mia vita! «E poi adesso ho altre cose per la testa che il culetto sodo del bel vice-procuratore» ammetto sconsolata.
Le mie amiche mi guardano sorprese e stupite.
«Mr Crab mi ha riconosciuta e presto capiranno anche gli altri chi sono. Ci odieranno. Posso fingere di aver tenuto anche te all'oscuro ma cosa ne sarà di me?» Gli occhi iniziano a bruciarmi mentre le lacrime iniziano a bussare prepotentemente ai miei occhi. «Mi odieranno ancora di più e non mi vorranno più vedere.»
«Oh Mia. Non dire così. Dirò la verità, dirò che è stata una mia idea. E se ci dovranno bandire ci bandiranno insieme.» risponde Megan stringendomi ancora più stretta a lei.
«Si. E anch'io mi prenderò le mie responsabilità. Anche se ancora non so di cosa state parlando, niente ci dividerà!» annuncia Spencer facendoci scoppiare a ridere tra le lacrime.
«Ma io non voglio perdere di nuovo tutti. Non voglio perdere Robert, tengo troppo alla sua amicizia. E non voglio perdere Jake. Non di nuovo.»
Jake Haiden è stato per anni il mio migliore amico, un fratello acquisito e il mio primo vero amore. Sono stata lontana da New York quattro anni, QUATTRO ANNI. Sono cresciuta, sono cambiata, sono migliorata. Ho conosciuto decine e decine di ragazzi e alcuni li ho anche frequentati, baciati e altre cose che non voglio descrivere. E nessuno di loro mi ha provocato le stesse sensazioni che ho provato baciando Jake. UN BACETTO! UN CASTO BACETTO.
Ho amato Jake profondamente quando ero una ragazzina brutta, maschile e cicciottella.
E adesso?
«Io credo di amare ancora Jake!»

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