Capitolo 39

20.3K 693 110
                                    




MIA POV

«Dove andiamo?» Salgo in auto depositando le stampelle al mio fianco, il sedile tirato completamente indietro così da tenere la gamba completamente dritta.

«Megan ci ha invitato a cena. Ho preso del gelato.» Sorride smagliante mettendo in moto e affondando il piede nell'acceleratore. Il tragitto verso casa della mia amica è fortunatamente breve vista la mia poca resistenza a restare seduta sui bassi sedili dell'auto di Josh, ma mi stupisco quando invece di fermarsi sul vialetto della bella villetta della nostra amica, prosegue svoltando verso il piccolo giardinetto sul retro. «Che c'è? Ci sono meno scalini da questo lato» Si giustifica scrollando le spalle una volta sceso dall'auto e avermi aperto lo sportello. Allunga la mano destra verso di me e la stringe per aiutarmi ad uscire dall'abitacolo, sollevandomi e facendomi poggiare l'intero peso del mio corpo su di lui. «Andiamo adesso, ci staranno aspettando.» Termina controllando l'orologio come se fosse tardi, anche se sono appena le sei e ci attendono per cena.

Senza nemmeno bussare Josh abbassa la maniglia e apre la porta facendomi cenno di precederlo all'interno dell'abitazione. Aiutandomi con le stampelle mi sposto all'interno della cucina buia e silenziosa, domandandomi come mai la nostra amica non sia venuta ad accoglierci. Procedo chiamandola a gran voce verso l'accogliente salotto. La porta è aperta ma non sembra esserci traccia né di lei né di Robert. Esausta dei pochi passi compiuti mi accomodo su una delle grandi poltrone alzando il gesso e poggiandolo sul tavolino di cristallo nero con estrema delicatezza.

«MEGAN? ROBERT?» Li chiamo nuovamente immaginando il peggio. «Dove può essere?» Domando infine a Josh che mi fissa in silenzio a pochi metri da me.

«Vado a controllare fuori, magari ci aspettavano dall'ingresso principale. Tu riposati adesso.» Annuisco lievemente corrucciando la fronte appena mi accorgo, fissando le spalle del mio amico che si allontana, che tra le mani stringe entrambe le mie stampelle.

«Josh che diavolo... le mie stampelle!» Strillo realizzando di non poter muovere un solo passo senza.

«Tranquilla, non ti servono adesso.» Mi risponde senza nemmeno voltarsi senza di me. «Così almeno sono sicuro che non potrai scappare.» Sussurra chiudendosi la porta dietro le spalle e uscendo dall'abitazione.

Rimango sola all'interno del buio salotto, adagiata sulla poltrona e sbuffando sonoramente fissando la lancetta dei secondi del grande orologio a pendolo e contando ogni minuto che passa. «Maledizione» Sbuffo passandomi la mano tra i lunghi capelli. «Dove sono finiti tutti?»


JAKE POV

Come ogni giorno controllo dal portale delle infermiere gli appuntamenti della fisioterapia giornaliera. Già sapevo che lei non ci sarebbe stata ma è sempre meglio non rischiare. Se la rivedessi non riuscirei più a starle lontano. Hanna non riesce a capire perché mi sia deciso a non rivelarle la verità, nessuno degli altri ci riesce.
Il vibrare del telefono nella tasca dei Jeans mi riporta con i piedi per terra. Sorrido leggendo il nome del mio amico ritrovato dopo così tanto tempo.

"Ciao Robert. Come va?"
"Jake." Chiama il mio nome, il tono di voce teso e preoccupato. "Megan non sta bene."
"Che cosa succede? Avete chiamato un'ambulanza?" Gli domando immediatamente allarmato, la bambina?
"No. Non vuole, credo abbia paura. Potresti venire qua, magari riesci a farla ragionare."
"Certo. Arrivo subito, faccio venire anche il 911 nel caso abbia bisogno di essere portata in ospedale." Rispondo deciso, facendo cenno ad un paramendico seduto in fondo alla sala che mi raggiunge di corsa.
"NO!" Grida ancora più preoccupato. "Non vuole, conosci Megan, si agiterebbe ulteriormente. Vieni qua, se sarà necessario la accompagneremo noi."

Interrompo la chiamata sfilandomi il camice e fiondandomi verso l'uscita dell'ospedale. Se Robert ha sentito la necessità di chiamarmi sul lavoro significa che deve essere veramente preoccupato, spero che non sia nulla di tanto grave da aver paura perfino di chiamare un'ambulanza. Senza preoccuparmi di chi mi circonda inizio a correre verso il parcheggio, metto in moto l'auto e accelero non preoccupandomi dei limiti di velocità, sono un medico e questa è un'emergenza.
Parcheggio di fronte al vialetto d'ingresso e con il cuore in gola spalanco la porta trovandomi di fronte a me un tutto sommato non troppo preoccupato Robert.

THE RACERDove le storie prendono vita. Scoprilo ora