Capitolo 31

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Capitolo 31

«JAKE?» Domanda non appena fuori dalle uscite di sicurezza dell'ospedale, la voce decisamente più alta del normale per coprire il suono fastidioso delle sirene delle ambulanze. Come una furia sotto gli occhi increduli di mia madre, Jake e il restante staff, Ryan mi ha trascinato fuori dalla stanza di mio padre, per l'intero corridoio, due rampe di scale, attraverso l'accettazione del pronto soccorso fino all'uscita, ignorando totalmente ogni mia protesta e la forza con cui stringeva il mio sottile polso che ha decisamente rischiato una slogatura. «JAKE HAIDEN?» Ripete incredulo abbandonando la presa, passandosi entrambe le mani tra i capelli e inspirando profondamente per trovare la calma.

«Ryan io...» Vorrei dire qualcosa per giustificarmi ma la verità è che non ho scuse, gli ho appositamente mentito e non c'è nulla che io possa dire per farmi perdonare. Il senso di colpa si fa strada amaro dalla bocca dello stomaco fino al petto, dove mi si blocca il respiro affannato.

«Per quanto pensavi di potermelo tenere nascosto?» Stranamente il tono sembra più pacato del precedente, e mi rendo conto immediatamente che si sta sforzando per non far degenerare la nostra discussione, cosa mai successa in passato quando l'argomento di conversazione era Jake. Ricordo ancora la violenza con cui si rivolgeva a me quando parlavamo di lui, i suoi scatti d'ira e i lividi sul mio corpo a seguito di ogni discussione. Ora invece si sta tenendo a debita distanza e dal suo respiro eccessivamente affannato capisco che sta facendo di tutto per mantenere il controllo.

Si sta impegnando per noi e gli devo almeno un po' di sincerità. «Te lo avrei detto, presto! È che...» Inizio titubante, nonostante tutto temo una reazione spropositata alla scoperta, non è mai stato bravo a trattenere la rabbia. «... che adesso siamo entrambi troppo stressati. Tu hai la campagna elettorale e io sto già così male per mio padre, non volevo discutere con te. Ho bisogno di averti al mio fianco adesso.»

Il sospiro secco di Ryan mi sorprende, mi aspettavo di sentirlo urlare, di vederlo colpire con troppa forza una qualsiasi parete, degenerare, e invece si limita a sospirare ancora una volta alla ricerca di tutto il suo autocontrollo. «Quindi è un medico adesso?»

Annuisco senza riuscire a trovare il coraggio di guardarlo negli occhi. «Già, il nuovo bravissimo cardiochirurgo che tra meno di ventiquattro ore opererà mio padre.»

«Devo dedurne che vi incontrerete tutti i giorni?» Scandisce bene ogni singola parola pronunciata con una calma innaturale che mi costringe a sollevare lo sguardo e incrociare i suoi grandi occhi chiari.

«Credimi Ryan, se potessi lo eviterei, tra me e Jake è tutto finito. Sai bene che ho cambiato casa e numero solo per non avere più niente a che fare con lui. Pur di non incontrarlo ho permesso che lui e Josh arrivassero alle mani, eri presente anche tu. Non è cambiato nulla adesso, ci parlerò solo se ne sarò costretta e finchè mio padre non sarà dimesso.»

«Se potessi sapere per quale motivo è finita tra voi forse mi sarebbe più facile capirti e crederti.» Le sue mani delicate si poggiano sulle mie spalle mentre con i pollici accarezza la base della mandibola e mi costringe ad alzare il volto per incatenare gli occhi ai suoi. «Il lavoro non c'entrava nulla vero?»

Scuoto il capo velocemente e affondo gli incisivi sul labbro inferiore fino a farmi male. «No. Ma ti basta sapere che ho avuto le mie ragioni e sono ancora valide, non devi preoccuparti.»

Ryan annuisce titubante, so che vorrebbe conoscere la verità, forse più per curiosità che per sicurezza, ma io non sono ancora pronta a parlargliene. Forse non lo sarò mai. «Una settimana e tornerò da te. Ti chiamerò tutti i giorni.» Promette infine stringendomi al suo corpo tonico, incurante del fatto che gli stropicciando la camicia perfettamente inamidata dalla lavanderia.

Mi sollevo sulle mezze punte permettendo alle mie labbra di unirsi alle sue che si schiudono subito approfondendo il bacio forse un po' troppo per essere in un luogo pubblico. «Ryan torna presto e stai tranquillo. Ti ho dimostrato di non essere più la ragazzina di un tempo e non ho intenzione di rovinare tutto.»

Con un altro bacio saluto il mio fidanzato che con la sua Ferrari rossa si allontana dall'ospedale diretto in aeroporto. Sorrido orgogliosa di lui, di quanto sia maturato e di tutto l'autocontrollo che ha acquistato in questi anni o forse ero semplicemente io a renderlo più inquieto, con la mia indecisione e la mia tendenza a farmi circuire da Jake. L'ho tradito più di una volta e Ryan mi ha sempre perdonata, come posso biasimarlo se ogni tanto le sue reazioni non sono state propriamente docili. Quando potrò rimettere le distanze tra me e Jake potrò finalmente essere la moglie che merita. Senza smettere di sorridere attraverso nuovamente le porte scorrevoli del grande ingresso, supero l'accettazione ignorando gli occhi dell'infermiera quarantenne fissi su di me e le sue chiacchiere sussurrate alla sua collega dai capelli rossi, dalla sera in cui ho travolto quella povera specializzanda sembrano decise a tormentarmi. Chissà cosa si sono immaginate o cosa le avrà raccontato Jake per giustificare la mia reazione. E lui comunque l'ha lasciata per raggiungermi in camera di mio padre con caffè alla mano, gongolo tra me e me prima di rendermi conto di esserne felice e di quanto sia inadatta tanta soddisfazione. Scuoto la testa cercando di scacciare questi strani pensieri fermandomi davanti all'ascensore e premendo il testo di chiamata, il display segna che è fermo al quarto piano e sembra non volerne sapere di scendere. Osservo un paio di volte la porta metallica che conduce alle scale antincendio alternando lo sguardo tra essa e il numero quattro fisso, indecisa se salire a piedi o attendere ancora.
Su Mia, sono solo due piani e non ti farà sicuramente male fare un po' di esercizio fisico.



«Mia aspetta.» La voce di Jake rimbomba nella tromba delle scale sopra la mia testa, i suoi occhi azzurri mi puntano oltre la ringhiera mentre solo una rampa ci separa e io mi maledico per non aver aspettato l'ascensore. Senza nemmeno rispondergli e senza interrompere il contatto visivo scendo un paio di gradini all'indietro ma appena lo vedo affrettarsi per raggiungermi, faccio dietro front e velocizzo il passo per raggiungere la porta del primo piano e scappare da lui. Peccato che io sia sempre stata una schiappa nella corsa, a differenza sua ovviamente che scende i gradini a due a due.
A pochissimi passi dall'uscita di sicurezza le sue mani si stringono ai miei avambracci obbligandomi a voltarmi, le lunghe dita impresse nella carne mentre mi spinge, piano, costringendomi ad arretrare fino ad incontrare la fredda e triste parete di cemento. Perché nessuno sembra utilizzare le scale tranne noi, eppure viene sempre raccomandata una certa attività fisica? E perchè adesso che lui è così vicino a me, troppo vicino, la mia idea di "attività fisica" non comprende certamente il salire e scendere le scale a piedi?

«Ryan Bass?» Sibila a pochi centimetri dal mio volto, il suo alito caldo direttamente sulla mia pelle. «Non ci posso credere.» Sicuramente non potevo aspettarmi una reazione diversa da lui. Già non aveva preso bene la notizia del matrimonio, la scoperta che il mio promesso sposo altri non è che l'uomo che avevo lasciato per stare con lui non poteva non scuoterlo. Un ritorno al passato?

«Ti prego Jake, lasciami.» Supplico cercando di sfuggire alla sua presa salda che mi incastra tra il suo corpo caldo e accogliente e il freddo muro impedendomi di spostarmi di un solo millimetro. I miei occhi istintivamente attirati dalle sue labbra rosa e leggermente screpolate mentre con la punta della lingua le inumidisce con un gesto tutt'altro che naturale le inumidisce quasi invitandomi a fare altrettanto.

Il suo splendido ghigno fa capolino mostrandomi la linea di perfetti denti bianchissimi. «Adesso hai paura di me? Pensi che potrei farti del male?» Sussurra senza accennare ad allontanarsi dal mio volto, l'odore del suo dopobarba mi penetra nei polmoni attraverso le narici inebriandomi e destabilizzandomi.

«Non ho paura.» Riesco a biascicare dopo un interminabile manciata di secondi cercando di ignorare il calore improvviso delle mie gote, segno che nonostante i miei sforzi sto avvampando, i suoi occhi fissi nei miei, il corpo premuto contro il mio, le lunghe gambe intrecciante alle mie.

«E allora perché stai tremando?»

Tremando? Non ho certo paura di Jake e non mi sta nemmeno facendo male eppure il mio corpo viene scosso da interminabili brividi ogni volta che il suo respiro si infrange sulla mia pelle. «Io...»

I suoi occhi guizzano velocemente dai miei alle mie labbra mentre il suo pomo d'Adamo si abbassa e si alza velocemente. «Dopo tutto quello che ti ha fatto, come hai potuto tornare con lui?» Sussurra teso, il tono serio, il volto contratto per la rabbia. «E sai cos'è peggio? Che io lo sapevo che era questo quello che voleva, per questo che ti ha offerto quel maledetto tirocinio e tu ci sei caduta con tutte le scarpe.» Inspira profondamente senza interrompere il contatto visivo, quasi a voler risucchiare tutto il mio odore mentre si sporge in avanti accorciando la distanza che separa i nostri volti. «Mia non puoi aver dimenticato tutto quello che è successo... a meno che... non ti avrà ricattata di nuovo?»

«No!» Alzo la voce indignata schiacciandomi il più possibile contro la parete dura e fredda e guardando oltre le sue spalle per cercare possibili orecchie indiscrete. «Sta attento a quello che dici Jake, non è più una storia tra ragazzini. Ryan è candidato a sindaco di New York, la stampa non aspetta che una cavolata del genere per sbatterlo in prima pagina.» Sibilo con un fiato di voce fissando nuovamente gli occhi nei suoi e avvicinandomi per essere sicura che solo lui possa sentirmi.

«Non sia mai che si scopra la verità su quell'uomo.» Ghigna maligno. «Ad ogni modo non è un mio problema.»

Sgrano gli occhi per lo stupore, non può essere tornato lo stesso ragazzino di sette anni fa, incurante dei propri gesti per il solo divertimento. «Jake puoi avercela con me se vuoi ma non fare cazzate.»

«Lo fai per la carriera forse? Andare a letto con lui ti aiutata a diventare la più "giovane e bella" viceprocuratore degl...» Le parole gli muoiono in gola appena il mio palmo colpisce la sua guancia destra con tanta forza da costringerlo a piegare il volto. Come può anche solo pensare una cosa del genere, come se non mi conoscesse. Le sue parole mi feriscono più di qualunque altro gesto, forse anche di... No! Quello no, è stato decisamente peggio.

«COME TI PERMETTI DI DIRMI UNA COSA DEL GENERE? NON HAI IL DIRITTO DI PARLARMI COSI'!» Nervosa alzo la voce non curandomi più di poter essere sentita da qualcuno di passaggio. Ingoiando le lacrime carico nuovamente il braccio per colpirlo ancora dando sfogo a tutta la mia rabbia repressa ormai da due anni ma lui è più veloce e decisamente più forte, mi circonda entrambi i polsi costringendomi ad alzare le braccia e bloccandomele sopra la testa. «Non permetterti Jake, io non sono come le ragazze che sei abituato a farti.» Ringhio arrabbiata mentre il mio intero corpo si divincola per liberarsi dalla sua presa mentre lui ancora una volta mi schiaccia contro la parete facendo aderire i nostri petti.

«Ne sei sicura? Eppure sei fidanzata e non riesci a togliere gli occhi dalla mia bocca.» Sussurra avvicinando le nostre labbra che si sfiorano appena. «So perché lo fai, è lo stesso per me Mia. È da quando ti ho vista entrare nella camera di tuo padre, con le guance arrossate per la corsa e per l'imbarazzo di aver lasciato cadere tutti i fascicoli, gli occhi sgranati per lo stupore di trovarti di fronte a me. Eri bellissima e mi ci è voluto tutto il autocontrollo per non afferrarti e baciarti davanti al Dottor Bauer, tua madre, gli specializzandi e le infermiere, e lo stesso vale per l'altra sera anche se eravamo da soli.»

Spalanco gli occhi la sorpresa dalle sue rivelazione, incapace di muovere un solo muscolo. «E adesso?» Domando con un filo di voce arrendendomi al suo corpo che riprende possesso del mio, esattamente come due anni fa. Maledetto corpo traditore.

«Adesso è diverso.» Biascica inclinando il capo e scendendo verso il mio collo. «Adesso ho terminato tutto il mio autocontrollo.» Termina poggiando le labbra calde sulla pelle ricettiva, sento il suo sorriso premere sulla carne nell'istante in cui mi lascio sfuggire un sospiro di piacere dovuto a quel contatto che bramo da giorni. Con una scia di umidi baci sale fino al lobo che stringe delicatamente tra i denti prima di seguire la linea della mascella e tornare vicino alla mia bocca, troppo vicino. Unisce le nostre fronti inspirando profondamente ancora una volta e istintivamente sorrido ripensando come dopo tanto tempo giusto ieri ho cambiato il mio shampoo tornando al gusto di vaniglia, per lui. «Sii sincero Mia, dillo che lo vuoi anche tu.»

Le sue labbra calde e carnose sfiorano le mie ad ogni parola e devo trattenermi dal desiderio di avventarmi su di loro, stringerle tra i denti e far incontrare le nostre lingue che sembrano sentire la mancanza l'una dell'altra come mai prima. E poi cosa? Fare ancora una volta l'amore con lui per poi sentirmi di nuovo sola e abbandonata? Però ora che è qui, di fronte a me, il suo corpo proteso verso il mio, le nostre gambe intrecciate e le sue mani che mi costringono i polsi sopra la testa... dovrei essere indignata o arrabbiata, e invece mi ritrovo attratta da lui e stranamente eccitata. Lo voglio? Lo voglio! «Io...» Balbetto imbarazzata mentre la mia mente urla solo una parola: "SI".

«I tuoi occhi non sono mai stati capaci di mentire.» Sussurra con voce roca mentre le sue labbra si serrano sul mio labbro superiore assaporandolo ed io d'istinto schiudo la bocca desiderosa di qualcosa di più.

Debole. Sei la stessa stupida e debole ragazzina di sette anni fa, incapace di resistere al fascino di Jake Haiden. Incapace di amarlo.


«Scusate, sto interrompendo qualcosa?» La voce di Josh alle spalle di Jake mi fa sobbalzare per lo spavento, ho pregato a lungo che qualcuno arrivasse per fermare l'assalto di Jake ma ora che le nostre labbra si sfiorano e la mia lingua è pronta ad intrecciarsi alla sua non sono più così sicura di volerlo veramente. Il ragazzo di fronte a me invece rimane immobile, la fronte che aderisce alla mia, le mani che mi stringono i polsi sopra la testa, l'espressione corrucciata per essere stato disturbato.

«Veramente si, Josh! Ci stai interrompendo.» Sbuffa mentre un lampo di rabbia attraversa i suoi occhi azzurri scuriti per l'eccitazione. «Potresti lasciarci soli?»

«Potrei, ma solo dopo essermi accertato che è quello che vuole anche Mia.» Constata il mio amico sporgendosi oltre la sua spalla per cercare di vedermi in volto.

«Fidati sono abbastanza sicuro che lei sia pianamente d'accordo con me.» Gli risponde senza distogliere i grandi occhi chiari dai miei, le lunghe dita si stringono intorno ai miei polsi ma senza causarmi dolore.

«Lascialo dire a lei e io sarò felice di andarmene Jake.» Continua serio senza alcun tentennamento nella voce. «E comunque sono venuto per avvisarla che lui è qui, visto che il suo telefono è spento.»

Capisco immediatamente che per "lui" intende il mio fidanzato. Non solo non ha problemi ad affrontare Jake o chiunque altro possa a suo avviso farmi del male, ma ha anche attraversato l'intera città solo per riferirmi che Ryan è in ospedale. È ovviamente arrivato troppo tardi ma l'ha fatto. Come potevo anche solo immaginare di trovare un migliore amico migliore.
E io che persona sono? Ho appena rassicurato il mio fidanzato di essere cambiata e che non sarei caduta tra le possenti braccia del mio bellissimo ex fidanzato eppure ora, meno di qualche minuto più tardi, le mie labbra sfiorano fameliche le sue e il desiderio di essere nuovamente sua scuote il mio intero corpo.

«Puoi stare tranquillo, lo abbiamo già incontrato e come vedi stiamo entrambi benissimo, dannatamente bene.» Risponde ironico, ma il suo tono divertito scema sulle ultime parole che vengono quasi sussurrate e destinate unicamente a me. «Ora puoi andartene.»

«NO!» Grido in preda al panico al solo pensiero di restare ancora una volta da sola con lui, non ora che i miei neuroni sembrano aver deciso di funzionare di nuovo. Nono posso permettermi di sbagliare ancora una volta, Ryan non se lo merita e Jake? Per lui è solo un gioco, lui non si merita nulla. «Non andartene Josh.» Lo prego mentre gli occhi di Jake si sgranano per lo stupore e la sua espressione cambia visibilmente. Si aspettava che rimanessi con lui.

«Bene Jake, penso che sia stata abbastanza chiara. Ora lasciala.» Josh poggia cauto la sua mano destra sulla spalla dell'ex amico per indurlo ad allontanarsi da me e ciò che ottiene è una spallata non troppo forte ma sufficiente ad allontanarlo da noi. Istintivamente porto le mani finalmente libere alla bocca soffocando un grido.

«Cosa vuoi Josh? Perché continui a metterti in mezzo?» Sbotta nervoso allontanandosi di un paio di passi e dallo sguardo che mi riserva capisco che non vuole arrivare di nuovo alle mani, almeno non davanti a me.

Josh lo fissa leggermente stordito e in risposta scuote la testa mesto, quindi mi si avvicina togliendomi gentilmente le mani da davanti il volto. «Andiamo Mia, ti accompagno da tuo padre.» Sussurra senza smettere di controllare con la coda dell'occhio il mio ex fidanzato.

«Josh smettila, non le ho mai fatto del male e non la costringerei mai a fare qualcosa che anche lei non voglia. È un'adulta ormai e può prendere le sue decisioni, non ha bisogno di una balia.» Sbuffa passandosi nervosamente le mani tra i capelli e sedendosi sull'ultimo gradino.

«Potrei dissentire, le hai già fatto del male e lo stai facendo adesso destabilizzandola.» Gli risponde con eccessiva calma il mio amico al mio fianco passandomi un braccio sulle spalle. «Ma hai ragione. Siete due adulti e Mia è FIDANZATA.» Alza leggermente la voce per sottolineare il mio stato sentimentale facendomene vergognare. Dovrei essere fedele. «Poteva entrare chiunque da quella porta e vedervi. Non avete più vent'anni, quando vi baciavate in un qualsiasi angolo del Victrola, ora dovreste essere due adulti, lei deve rispettare il suo impegno con Ryan e tu... Maledizione tu devi smetterla di fare quello che fai!» Josh non salva nemmeno me dalla sua predica. Una strana sensazione di déjà vu mi assale, esattamente come il nostro primo capodanno insieme quando lui stava con Jessica e io con Ryan e Josh ci ha beccati in cucina mentre stavamo per baciarci.

«Cosa è successo?» Biascica portando lo sguardo al suolo e stringendosi la testa con le lunghe dita. «Perché siamo arrivati a questo? Ho perso la mia ragazza e la mia migliore amica.»

Josh mi guarda perplesso e accenna ad un lieve sorriso indeciso se rispondergli o meno. Cosa è successo? Come ho potuto dimenticare quello che è successo, anche solo per un secondo. Come ho potuto dimenticare il perché non siamo più insieme. «Jake tra noi è finita, sia come coppia che come amici, e non c'è cosa che tu possa dire o fare per farmi cambiare idea. I nostri rapporti devono limitarsi a medico-parente del paziente.» Scandisco bene le parole indicando prima lui e poi me con l'indice della mano destra. «Quando mio padre sarà dimesso non ci vedremo né sentiremo più.» Concludo decisa non riuscendo tuttavia a incrociare il suo sguardo. Intreccio la mano di Josh e insieme al mio amico lo supero ricominciando a salire le scale verso il secondo piano, ripromettendomi che d'ora in avanti prenderò solo l'ascensore accertandomi prima della sua assenza all'interno dell'abitacolo.

Prima di poter raggiungere la curva della scala Jake si solleva in piedi fissandoci dal basso verso l'alto. «Guardati Mia, cosa sei diventata? Io non ti riconosco più. Posso accettare che non vuoi più avere a che fare con me, ma gli altri?»

Mi blocco con un piede sul gradino di fronte a me, inspirando profondamente prima di pronunciare una sola parola per evitare di mettermi ad urlare contro di lui. «Tu non sai niente della mia vita. Non sai cosa è successo negli ultimi due anni.»

«Già! Non so più niente della tua vita, ma so che hai tagliato fuori tutti tranne Josh!» Sbotta indicando con un gesto del capo il mio amico che ancora mi tiene la mano. «E a differenza tua so che Megan, la tua migliore amica di sempre, è incinta di oltre cinque mesi e sta malissimo per non averti accanto nel momento più bello della sua vita.»

«Me-gan...?» Balbetto pensando a lei e cercando di immaginarmela con il pancione rigonfio e occupato da una piccola creatura. Avrebbe potuto dirmelo se tiene ancora alla mia amicizia così tanto. Ma come? Non le ho mai dato il numero nuovo né il mio indirizzo, e quella volta che è venuta a cercarmi a lavoro per pranzare insieme è stata allontanata da Ryan stanco di sentirle ripetere che lui non sarebbe mai stato l'uomo per me e che dovevo tornare da Jake. «E il bambino è...» di Robert? Termino mentalmente la frase, sarà lui il padre? Infondo non so più niente di lei.

Jake sorride sornione. «è stato il mio stesso pensiero! Praticamente le stesse parole. Comunque si, è suo. Tu sembri sicura nell'identificarmi come il peggiore dei fidanzati ma un uomo che ti fa del male e che ti allontana dai tuoi amici, dalle persone che ti vogliono bene, non è sicuramente migliore.»

E su queste ultime parole spinge maniglione antipanico della porta ed esce dal vano scale allontanandosi da noi.


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