CAPITOLO 19

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Girai un po' per casa. Di mio padre non c'era traccia. Mi diressi così nella stanza di fianco della mia, quella di mia madre. Non è mai stata aperta da quando....... beh da quando lei non c'è più. Ora avevo bisogno di qualche risposta, o almeno quelle che mio padre non mi aveva dato. Non mi sono mai fidata di lui e mai il farò. La stanza di mia madre era proprio due piani sopra al seminterrato dove ricevevo le varie torture. Mi venirono i brividi quasi a pensarci

<< alohomora>> sussurrai piano, abbassai la maniglia aprendo la porta. Per la prima volta, dopo anni senza averne il coraggio, aprii finalmente la porta entrando nella spaziosa stanza. Completamente viola, da cima a fondo, ma non un viola brillante, uno scuro. Tuttavia la stanza era confortante. Mi misi a guardare un po' in giro. C'erano molti libri e collane varie, gioielli, orecchini e anche vestiti. Ma era tutto pieno di polvere. C'era una copia di molti libri. Una delle mensole era piena di libri di William Shakespeare. Ne presi uno, iniziai a sfogliarlo. Ne cadde un foglio. Molto rovinato, ma la calligrafia era capibile. La lettera era di poche righe e ne cadde anche un foglio. Iniziai a leggere prima la lettera

Cara Beatrix, se hai trovato questa lettera vuol dire che non trovi risposte. E non ti fidi di tuo padre. Non ti sono potuta stare accanto ma sono sicura che in questo momento ti senti confusa. E anche molto. Ma  non posso dirti tutta la verità solo che....... non sei mezzosangue, sappi solo questo. Non farti mettere i piedi in testa, tu sei una purosangue e devi tenere la testa alta. Sono sicura che troverai le risposte che cerchi.

Mi stavano scendendo lacrime salate dagli occhi. Mia madre non era mia madre? Oppure ha mentito e non era mezzosangue? Quindi per tutto questo tempo sono sempre stata una purosangue? Ma io sono figlia di mia madre e mio padre giusto? Cosa centro con i Lestrange? Era tutto confusionato, non ci stavo più capendo niente, dovevo calmarmi. Spostai lo sguardo dalla lettera al piccolo foglio che si trovava a terra. Lo presi in mano, era una fotografia. All'interno c'erano 4 adulti e una bambina. I due uomini si stringevano la mano mentre le due donne tenevano in braccio una bambina. Quello era mio padre, mentre la donna era mia madre, ma l'altra coppia non la riconoscevo. Non gli avevo mai visti in vita mia. Il mio cervello stava lavorando talmente in fretta che mi venne da svenire. Dovetti sedermi sul letto. Mi serviva un momento di pausa. Misi via il biglietto insieme alla foto e continuai a guardare la camera. Si trovava un pianoforte in mezzo alla stanza, di un legno talmente scuro, quasi nero. Mi misi a suonare. Mi sedetti sul piccolo sgabello toccando i tasti, componendo così una melodia dolce e delicata. Passarono ore e non mi resi conto che la giornata era praticamente finita finché non alzai lo sguardo. L'orrore percorse i miei occhi. Mio padre. Era in piedi vicino allo stipite della porta a guardarmi con sguardo omicida. Le mie mani si fermarono, arrivò in due passi

<< che cosa ci fai qui dentro?!>> sbraitò vedendomi a prendere. Mi trascinò per un braccio fino fuori dalla stanza. Dire che era infuriato sarebbe stato riduttivo

<< ti stavo organizzando la cerimonia per il marchio nero e appena torno a casa ti ritrovo a strimpellare con questo coso!!>> mi trascinò fuori dalla stanza portandomi fino alle scale. Mi diede una spinta facendomi cadere per due rampe di scale, avevo un equilibrio molto precario e infatti non riuscii a scostarmi in tempo. Mi ritrovai alla fine delle scale piena di lividi

<< adesso andremo a farci un giretto>> mi prese per il colletto della maglietta strascinandomi, senza pietà, fino nelle segrete. Ho sempre odiato quel posto, ogni volta che ci finivo era colpa mia. Sempre. Avevo solo 5 anni quando sono iniziate le torture, non ho mai capito perché. La prima volta è stato completamente a caso, mio padre mi ripeteva che dovevo essere una serpeverde forte ed era questo quello che dovevo subire per diventarlo. Voi vi starete immaginando la solita segreta nei libri, lugubre, buia, angusta e con acqua che gocciola di qua e di là, magari con qualche ratto che gira. Beh è peggio di tutti i vostri film mentali su come possa essere. Ha diverse stanze, tutte in pietra protette da un incantesimo. Grazie ad una piccolissima finestra si può vedere fuori, anche se da fuori non si può vedere dentro. C'è anche una palestra dove di solito combattevo, anche a mani nude. Ormai quando mi unirò al signore oscuro non servirà neanche fare addestramenti, so tutto. Si trovava anche una piccola cella, venivo lasciata là dopo le torture, incosciente, sporca di sangue, a volte anche con tagli profondi. Non pensavo che sarei tornata presto in questa parte della casa

<< come sei potuta entrare un quella stanza?! >> mi lanciò contro la parete, tirò fuori la sua bacchetta e in pochi secondi la mia pelle bruciava sotto all'incantesimo che mi stava scagliando Ormai mi ero anche abituata a quei piccoli coltelli che attraversavano il corpo senza pietà e instancabilmente. Continuò per qualche minuto

<< sai, mentre ero via ho incontrati Lucius >> il mio cuore si era fermato per la paura

<< e mi ha detto che sei stata da loro a dormire, perché sei andata addosso al loro foglio, Draco se non sbaglio>> riprese con la maledizione. Ero stremata

<< non hai il permesso di parlare con quella famiglia, quante volte te lo devo ripetere!>> ruggì arrabbiato. Lo guardai supplicante ma lui stava...... ridendo, mentre io mi stavo dissanguando, lui stava ridendo! Ero incazzata nera, anche se priva di forze. Lo guardai per l'ultima volta prima che i miei occhi si chiusero. Il buio più totate. Nero, vedevo completamente nero, mi accasciai stremata e senza forze sul gelido pavimento. L'ultimo suono che sentì fu la porta della cella che si chiudeva e i passi di mio padre che si allontanavano seguiti da una risata. Fottuto stronzo pensai prima che persi completamente le forze.

&quot;COUSINS&quot; Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora