CAPITOLO 65

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La classe si riempì in poco tempo. Gli studenti prendevano posto velocemente. Tutti erano ancora addormentati, sopratutto i ragazzi di serpeverde che avevano fatto le ore piccole. Jassy entrò per ultima in classe, si sedette vicino a me anche se ci mise un po' a sedersi. Mi guardava cercando di capire se potesse ardire a quell'onore o meno. Dovevo avere un'aria veramente incazzata perché ci mise quasi dieci minuti a sedersi. Piton si mise a spiegare un nuovo argomento, non sembrava minimamente intenzionato a rispondere alle domande che volevano porre gli studenti con le mani alzate. Lui continuava per la sua strada come una macchinetta. Di tanto in tanto lanciava sguardi ai vari studenti. Io non ascoltavo la lezione, non ne avevo minimamente voglia. Ripensavo in continuazione a Draco. L'avevo davvero espulso dalla squadra, senza pietà né rimorso. Non ce la facevo più. Ero stanca di tutta questa situazione, ma non potevo andare dalla prima persona che mi capitava e dirle: " ehy ciao, ascolta, lord Voldemort mi ha costretta a lasciare il mio ragazzo e mettermi insieme a suo figlio se no lo avrebbe ucciso, sai per caso che posso fare perché possa ritornare con lui senza farlo morire?" Sembrerei veramente una pazza. Jassy cercava di capire se poteva parlare con me ma io non davo cenni di vita. Vorrei solo farla finita, smettere con tutto questo. Di punto in bianco mi arrivò una fitta alla testa. Qualcuno voleva entrarmi nella mente ma le mie difese sono sempre alzate, tutto il giorno, tutti i giorni. Mi guardai in torno però nessuno mi stava guardando. Una delle prime regole sulla legimanzia è quella di tenere gli occhi fissi sull'obiettivo. Scrollai il capo aspettando il suono della campanella che non tardò a mancare. La classe si svuotò in pochissimo tempo e insieme all'orda di studenti me ne andai anch'io. Vedevo Jassy cercarmi con gli occhi ma per oggi avevo finito le lezioni, anche se me ne mancavano ancora tre. Mi diressi verso il lago nero. Volevo stare in santa pace, calmarmi e stare tranquilla, da sola. Arrivata vidi subito il sole riflettere sull'acqua cristallina. Era uno spettacolo meraviglioso. Il lago nero ospitava infinite varietà diverse di specie, dalle sirene fino alla maestosa piovra gigante. Certe volte, in estate, ci lasciava solleticare i tentacoli. Inutile dire che la cosa non mi eccitava particolarmente. Alzai lo sguardo verso l'alto. Le nuvole si stavano addensando diventando sempre più nere. Il tempo perfetto per stare fuori, che cavolo. Mi alzai per andare dentro ma una fitta al braccio mi impedì di proseguire. Il signore oscuro aveva bisogno di me. Tuttavia ad Hogwarts non ci si poteva smaterializzare per ovvi motivi, per cui dovetti uscire dai confini. Ma prima di varcare il cancello una barriera mi respinse indietro. Era una barriera magica ma io non potevo attraversarla. Sfoderai la bacchetta. Lanciai incantesimi su incantesimi ma era tutto inutile, completamente inutile. Severus, avevo bisogno di Piton. Cercai di collegare la mia mente alla sua. Stranamente ci riuscì

B: "Perché c'è una barriera che circonda la scuola, non riesco a smaterializzarmi, il Signore Oscuro mi sta chiamando e io sto ritardando"

S: " ho dimenticato di dirti l'incantesimo per sorpassare la protezione. Prova ad attraversarla ora. Ti dirò l'incantesimo dopo, vieni nel mio uffucio"

Feci un passo avanti. Sorpassai la barriera. Non persi tempo a smaterializzarmi a Villa Malfoy. Ormai erano tutti in torno al tavolo ad aspettarmi. C'era anche Tom ma appena entrai non mi degnò di uno sguardo, il contrario fece Draco che mi stava guardando da quando ero entrata. A quanto sembrava il Signore Oscuro aveva escogitato un fantastico piano per conquistare il castello. Ma non ora. Bisognava pazientare

<< adesso che ci siamo tutti possiamo passare alla parte importante del piano>> mi sedetti nell'unico posto libero. Stranamente vicino a Tom. Il signore oscuro continuò il suo discorso

<< ho deciso che attaccheremo Hogwarts a fine dell'annoscolastico, ora Potter non proverà ad avvicinarsi alla scuola. Incarico te, Severus, di preparare i ragazzi all'imminente guerra. Il fallimento non è contemplato. Chi si ritirerà verra ucciso, sia chiaro>> sembrava che stesse parlando del pranzo di Pasqua. Era completamente tranquillo e senza pensieri per le vittime dell'imminente guerra. Sembrava come se stesse sorseggiando una tazza di the decidendo cos'avrebbbe mangiato a cena. Per quando le nostre anime fossero logorare la sua non esisteva per niente. Ci congedò poco dopo. Tutti tranne me, ovvio

<< Beatrix, come mai sei arrivata in ritardo? Non vorrei mai che avessi di meglio da fare>> mi girava in torno come un predatore con la sua preda. Era consapevole della paura che faceva percepire alle persone

<< mio Signore, sfortunatamente non sono stata infondata per tempo dall'incantesimo per superare la barriera che circonda la scuola >> la mia voce era delicata, tremante, leggera, quasi avessi paura di lui. Ma in realtà non era così, ero solo stanca, non ce la facevo più. Avevo sopportato troppo per continuare a combattere e tenergli testa guardandolo negli occhi. Per lui poteva essere un trionfo e per me era una sconfitta

<< sono sicuro che non riaccadrà più >> il suo sorriso era sadico, orrendo, i suoi denti erano gialli. Per non parlare dei vestiti, una semplice toga nera. Da quando è " resuscitato" è sempre quella. Nera e lunga che striscia per terra

<< sicuramente mio Signore>> mi inchinai più di quanto non lo fossi già, ma lo sentivo fin dentro le ossa che non sarebbe finita lì

<< serve comunque un promemoria non credi?>> fece un orrendo sorriso per poi puntarmi contro la bacchetta. Una parola e il mio corpo si contorse

<< crucio!>> mille coltelli mi si infilzarono nella pelle continuando a martellarmi con le loro punte affilate. Senza smettere. Continuamentente, uno dopo l'altro. L'Oscuro Signore non aveva intenzione di fermarsi, come io non avevo intenzione di mettermi ad urlare. La sua rabbia aumentava ad ogni colpo di bacchetta senza un singolo rumore proveniente dalla mia bocca. La sentivo. La rabbia che gli scorreva nelle vene fino ad arrivare a me. La sua bacchetta era un prolungamento del suo braccio, erano un tutt'uno. Lo guardai dritto negli occhi e fu lì che vide. Vide che ormai non avevo più niente per cui lottare, niente da perdere e niente da barattare. Ero rimasta con un pugno di mosche. E non c'è cosa peggiore di qualcuno che non possiede più niente. Non perché è solo, ma perché non hai niente con cui ricattarlo. Mi lasciò andare dopo cinque minuti abbondanti.

&quot;COUSINS&quot; Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora