Capitolo 29

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Sofia

Negli anni avevo imparato l'arte della calma. Se prima, all'inizio, ero una di quelle che andava sempre in panico, che mi agitavo e cose varie, negli ultimi anni ero diventata quella che aveva la capacità di mantenere la pazienza e trasmetterla agli altri.

Ma sul serio. Adesso stavo per raggiungere il limite.

Non avevo perso le staffe durante i preparativi del matrimonio e nemmeno quando era saltato fuori che Fabio non aveva i documenti necessari e ora...ora non avevo granché da fare.

Inspirai, espirai, inspirai...

- Perché? - chiesi ad Ewan leggermente alterata.

- L'ho sentito per telefono e aveva detto di aver risolto quindi ho pensato di informarlo - si giustificò lui.

- E non hai pensato che forse avrei voluto dirglielo io? - chiesi.

Ewan aprì la bocca e poi si strinse nelle spalle.

Lidia sospirò e si accarezzò la pancia, pensierosa.

- Forse avresti dovuto chiedere a Sofia - disse poi - Era un suo diritto -

Li guardai mentre la nausea risaliva.
Non riuscivo a capire perché a Lidia non era successo.

Continuavo a vomitare all'infinito, anche se non avevo più nulla nello stomaco.
Non ero ancora andata da un dottore. Avevo fatto il test da casa e poi le analisi per esserne sicura.
Mi ero poi limitata a seguire i consigli dei libri che Lidia aveva preso per sé.

Il prof avrebbe voluto portarmi subito da un dottore perché secondo lui non era normale tutta questa nausea e vomito, ma poi Gillian aveva detto che lei aveva avuto lo stesso problema i primi mesi e che funzionava da persona a persona.
Io, volevo aspettare Fabio prima di andare da un medico. Non volevo andarci da sola.

E ora, grazie all'uscita di Ewan, avevo come la sensazione che ci sarei andata a breve.

Aveva sentito Fabio la sera prima e ancora non sapevo che cosa aspettarmi e quando sarebbe arrivato e in che condizioni sarebbe arrivato.

Io, Lidia e Ewan eravamo nello studio, mentre gli altri erano usciti, tranne Thomas che non mi staccava gli occhi di dosso, quando non c'era mio padre.

E proprio lui entrò in stanza con una tisana per me e per Lidia.
Io ero nervosa e la mia migliore amica, bè lei lo era sempre da quando era incinta.

- Bevi - si raccomandò Thomas.

- Ti prego, dammi almeno tu libertà - risposi - Già il prof è apprensivo e quando arriverà Fabio sarà anche peggio -

- Bevi Sofia, per favore - disse - Non stai mangiando niente e ricorda, ora devi pensare per due -

Sbuffai.
Avevo scoperto di essere incinta da due giorni e già mi parlavano come se stessi per partorire.

Lidia mi guardò con un sorriso mentre scuoteva il capo.

- Capisci ora? - mi chiese.

Alzai gli occhi al cielo.

Presi la tazza e trattenendo il fiato provai a mandarla giù.
Ci riuscii con qualche sorso e poi niente, mi salì di nuovo tutto su.
Mi alzai di corsa correndo in bagno mentre Lidia e Ewan mi chiamavano.

Arrivai giusto in tempo alla tazza che lo stomaco prese a svuotarsi, facendo bruciare la gola per quante volte ormai avevo fatto gli stessi gesti.

Mentre tenevo gli occhi chiusi per gli sforzi di stomaco mi sentii afferrare per i capelli e una mano calda mi si poggiò sulla fronte, sorreggendomi.

Gli sforzi continuarono anche se la pancia era vuota.
Chiusi gli occhi prendendo fiato e constatai che era finita, almeno per il momento.

Mi sentii afferrare per tornare in piedi e mi appoggiai al mio aiutante, sentendone il profumo alla menta.

- Sto uno schifo - borbottai.

- Eh...non hai pensato di dirmelo proprio è? - mi chiese Fabio sorreggendomi per arrivare al lavandino per farmi sciacquare la bocca.

- Non volevo farti preoccupare - dissi - Sto bene -

Lui sbuffò e poi mi mise una mano dietro la schiena e una sotto le ginocchia e mi sollevò tra le braccia.

Gli misi le braccia intorno al collo e mi lasciai portare fuori.
Mi aspettavo che mi riportasse in salotto invece prese le scale e mi portò in camera mia, facendomi stendere sul letto.
Si mise al mio fianco, mettendomi un braccio sotto la testa e avvicinandosi.

- Ewan non doveva dirtelo - dissi poggiandogli le mani sul petto - Non finché non avessi risolto i tuoi problemi-

- Ho risolto i miei problemi - rispose - L'avevo chiamato per dirgli che stavo tornando e mi ha dato questa notizia -

Lo guardai, poggiando la fronte alla sua, scrutando i suoi occhi di ossidiana.

- Davvero? È tutto ok? - chiesi.

Lui annuì, accarezzandomi i capelli con la mano libera.

- Siamo pronti a sposarci ora, sempre che tu sia sicura al cento per cento di non vomitare sull'altare -

Ridacchiai e mi acccocolai contro il suo petto.
Mi strinse a sé, lasciandomi un bacio tra i capelli.

- Come è successo? - mi chiese dopo un pó.

Sollevai la testa, guardandolo.

- Non vuoi? - chiesi.

Fabio scosse il capo.

- Certo che voglio ma...ecco, avrei preferito passare qualche anno solo io e te, marito e moglie...e in seguito avrei pensato a dei bambini, tutto qua - spiegò - Però va bene così, ne sono felice, anche se mi è preso un colpo -

Risi e gli baciai il collo, per poi strofinargli il naso contro la pelle, vendendolo rabbrividire.

- Solo tu esprimi la gioia in modo pragmatico - lo presi in giro.

Lui sbuffò.

- Sto cercando di digerirlo - disse - E tu poi, stai male e questo mi preoccupa -

- Questo è normale Fabio, rilassati per favore - dissi - Andrà tutto bene -

Lui annuì, poi si alzò e si posizionò sopra di me, scese lungo il mio corpo e mi sollevò la maglietta, per poi prendere a baciare la mia pancia con dolcezza.

Alzò gli occhi per guardarmi e sorrisi, li aveva lucidi e tanto mi bastava.
Li abbassò di nuovo e mi poggiò la testa sull'addome chiudendo gli occhi.

Fabio era così: a parole faceva davvero schifo, ma i suoi gesti valevano tanto quanto una dichiarazione.
Poteva sembrare restio a volte, ma lo sapevo, perché lo conoscevo meglio di chiunque altro. Amava e parlava con i gesti, gesti che solo io avevo il piacere di ricevere, gesti che presto avrei condiviso con l'esserino nelle mia pancia.

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