Capitolo 31

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Ewan

Lidia gridò ancora e io rischiai seriamente di svenire.

Non. Potevo. Farcela.

Ero in sala parto, la mia ragazza urlava e mi stritolava la mano con forza, mentre i dottori le dicevano di spingere.

Lidia mi guardò male mentre le lacrime le uscivano dagli occhi e il suo volto si contorceva per il dolore.

- Ti giuro...se solo osi dire che ne vuoi un altro...ti ammazzo! - sbottó.

E poi urlò di nuovo.

Andavamo avanti così da un'ora anche se a me sembravano passate ore e ore da quando eravamo lì dentro.

- Ci siamo quasi Lidia. Vedo la testa della bambina - disse la dottoressa - Un ultimo sforzo, puoi farcela -

Lidia prese a gridare di nuovo, stringendomi la mano con più forza, mi infilò le unghie nella carne e urlai anche io e mentre le infermiere mi guardavano scioccate e alle urla si aggiungeva il pianto della bambina.

- Eccola, eccola - disse la dottoressa.

L'avvolse intorno ad un telo verde e me la diede tra le braccia.
La guardai scioccato e con il terrore di farla cadere a terra, poi la mia bambina smise di piangere e mi fissò con i suoi occhioni azzurri.
Non resistetti all'impuloso di sorridergli e sentii le lacrime rigarmi il viso.

Era bellissima.

Era la cosa più bella che avessi mai visto in vita mia.

Fece uno strano verso con la bocca e allungò una mano nella mia direzione. Scoppiai a ridere e, anche se era tutta sporca, gli lasciai un bacio sulla testa, stringedola.

- Ciao tesoro - dissi - Benvenuta -

- Ewan - mi chiamò Lidia debolmente - Mi dai mia figlia? -

                                ***

Uscii dalla stanza con il cuore in gola e la mia bambina tra le braccia che dormiva beata.

La dottoressa aveva detto che non era propriamente il caso ma quando gli avevo detto che fuori da quella porta c'era una decina di persone che aspettavano la mia bambina, aveva acconsentito, più che altro perché Lidia aveva bisogno di riposare e non era il caso di farle troppe visite.

Le prime persone che vidi furono Sofia e Fabio, ancora perfettamente vestiti per il matrimonio e mi ricordai che c'erano delle persone che li aspettavamo al ristorante e che avrei dovuto mandarli via a breve.
Sofia in realtà dormiva, poggiata alla spalla del marito e fu Fabio a vedermi. Mi sorrise, stupito. Mentre guardava il fagotto rosa che avevo tra le braccia.

"Grazie" dissi mimando con le labbra.
Lui mi fece un gesto di noncuranza e fece un sorriso sgembo.

Anche se Fabio era Fabio, era grazie a lui se non me l'ero fatta sotto quando avevo saputo che Lidia era incinta. Ed era giusto che lo avessi scelto come padrino della mia bimba.

Mi sarei sdebitato con lui, prima o poi.

A quel punto anche gli altri mi notarono e si alzarono; mia sorella e Karl, mia madre e il prof con Thomas.

Sorrisi e abbassai di poco la coperta.

- Signori, vi presento Alexandra McAllister - dissi orgoglioso.

Si avvicinarono tutti per guardarla e mia madre scoppiò a piangere.

- Alla fine... - disse Karl - L'avete chiamata come la nonna di Lidia -

Annuii guardando mia figlia.

Quando avevamo saputo il sesso della bimba c'era stata una lotta per il nome e alla fine avevo chiesto a Lidia qual'era il nome di sua nonna e l'avevamo scelto.

Mi ero giustificato ricordando la nostra avventura a Palermo. Il nostro primo bacio l'avevamo scambiato là quando avevo deciso di distrarre gli Assoggettati per permettere a Lidia di trovare la parte del frutto di Thuban. Ero andato là con lei, e mi ero fidato di lei perché conosceva Palermo perché l'aveva visitato con sua nonna.
Ero dell'idea che dovevo a sua nonna l'amore che avevo cominciato a provare per Lidia, quindi la scelta del nome aveva senso.

- Posso? - chiese mia madre.

- Certo nonna - dissi ridendo dandogli Alexandra tra le braccia.

Guardò la nipote ammirata.

- Come sta Lidia? - mi chiese Karl.

- Sta riposando, è stata dura - risposi sospirando - Ma ci siamo riusciti -

- È bellissima - disse Chloe - Davvero Ewan -

- Lo so -

Lo sapevo. Avevo una figlia bellissima, ci eravamo impegnati parecchio a quanto pare, anche se non era prevista, però era il dono più bello che la vita potesse farmi ed ero felice così.
Ora l'unica cosa che mi era rimasta da fare era chiedere a Lidia di sposarmi, di diventare mia moglie e di venire a vivere con me.
Dopo aver visto Sofia e Fabio sull'altare cominciavo a sentire questo bisogno impellente di fare Lidia mia anche davanti alla legge e a Dio.

E speravo fortemente che avrebbe accettato altrimenti non avrei saputo cosa fare, soprattutto ora che c'era di mezzo anche la bambina.

- Posso vedere la mia figlioccia? - disse Sofia arrivandomi da dietro.

Mi girai, si era svegliata e sorrideva abbracciata al marito.

- Si...ma sarebbe ora che ve ne andate voi due, avete degli ospiti da intrattenere - dissi - Resto io con Lidia. Andate a godervi il matrimonio -

Si lanciarono un'occhiata e poi guardarono me.

- Sei sicuro? - mi chiese Sofia.

- Non potete mica lasciare quella gente ad aspettarvi ancora - dissi - Andate a godervi questo giorno, è tutto vostro -

- Grazie - disse Fabio allungando una mano nella mia direzione.

Gliela strinsi.

- A voi, ragazzi - risposi.

Aspettai che se ne andassero tutti, non senza proteste e tornai da Lidia con Alexandra tra le braccia.

La mia donna mi guardò e fece un sorriso luminoso, aspettando che la raggiungessi con nostra figlia.

- Voglio ringraziarti - dissi.

Ne stavo dicendo parecchi quel giorno di Grazie.

- Per cosa? - mi chiese lei.

- Per questa meravigliosa bambina, mi hai fatto il regalo più bello del mondo -

Lei sorrise e, mentre teneva tra le braccia la nostra bambina, mi baciò.

- Grazie a te, senza di te, non sarebbe mai arrivata - mi disse.

Mi misi a ridere e le accarezzai i capelli.

- Lidia? -

- Mh? -

- Mi sposerai vero? - chiesi.

- Solo se me l'ho chiederai fatto bene, solo in quel caso -




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