Capitolo 1.

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Cammino per il lungo corridoio dell'edificio che mi ha accolta per dei lunghi quindici anni, guardando ogni singolo dettaglio, cercando di imprimermi nella mente ogni cosa per non dimenticare. Ho tanto desiderato questo momento, non vedevo l'ora di andarmene ed essere finalmente libera, ma ora non sono più sicura di questo. Ho paura del mondo e ciò che il destino ha in serbo per me. Ma devo vivere, soprattutto dopo quindici anni passati in un orfanotrofio.

Voglio provare tutte le emozioni che non ho mai provato. Beh, un'emozione so molto bene... Il dolore. Il dolore per i miei genitori morti quando avevo solo tre anni per colpa di un dannatissimo incidente stradale che gli ha portato via la vita e dal quale io sono uscita indenne. Avrei preferito morire e stare con loro, nell'aldilà o magari in qualsiasi altro luogo dove vanno le persone decedute, ma se Dio mi ha fatto questo 'regalo' un motivo ci sarà. Ho imparato a sopravviverci con questo dolore e ci sono riuscita, ma mi riesce difficile parlarne. Di loro non ricordo nulla, ho solo una collana d'oro bianco con un ciondolo a forma di angelo che portava mia mamma quando è morta. È l'unica cosa che è rimasta integra ed è l'unica cosa che mi colleghi a lei.

«Berenice! Oh tesoro, quanto mi mancherà la mia piccola peste» mi dice Caroline con le lacrime che le rigano il viso, non appena arrivo vicino ad un grosso bancone all'entrata che mi fa venire in mente quando ho messo piede qui dentro per la prima volta. Non ricordo esattamente tutto, sono solo dei frammenti, ma ricordo bene il buonissimo profumo di questa donna che mi ha cresciuta come se fossi sua figlia.

«Ti prego non piangere o non me ne vado più da qui!» mi avvicino e la abbraccio, inspirando quel profumo ormai familiare.

«Sono sicura che i tuoi genitori sarebbero felicissimi della donna che sei diventata oggi. Hai vinto una borsa di studio e sei stata accettata in una delle università più famose di Barcellona! Non è roba da tutti i giorni... Oh Nice! Non mi sembra vero che hai già diciotto anni» Le lacrime le inondano il viso, e a vederla così non resisto e a mia volta comincio a liberare tutto lo stress che ho accumulato queste ultime 24 ore.

«Mi mancherà tutto questo. Mi mancherai soprattutto tu.»

«Anche tu, piccolina. Ma ora vai a cambiarti, altrimenti farai tardi all'aereoporto.»

Faccio come mi dice e mi incammino per l'ultima volta nella mia camera da letto che condivido, o meglio, condividevo con una ragazza più piccola di me di due anni. Lei è stata fortunata in qualche modo, ha trovato qualcuno che la adottasse al contrario mio. Mi sono sempre chiesta il perché nessuno mi abbia voluto adottare, ma una risposta non l'ho mai trovata. Comunque, sono veramente felice per Davina e spero che si trovi bene nella sua nuova famiglia. Io non ho mai avuto amiche qui dentro. Non potevo permettermi di affezionarmi a qualcuno perché sapevo che questo qualcuno prima o poi se ne sarebbe andato. Non ho nemmeno mai avuto una 'relazione' con un ragazzo dato che in questo orfanotrofio ci sono solo femmine. Quindi, ho diciotto anni e non sono mai stata fidanzata. Forse non so nemmeno com'è fatto un maschio.

Mi guardo attorno per l'ultima volta e mi siedo sul letto che è stato il mio vero migliore amico perché ha saputo asciugarmi le lacrime quando nessuno lo poteva fare. Apro il piccolo armadio e prendo le ultime cose che ho lasciato. Mi dirigo in bagno e decido di farmi una doccia rinfrescante per cominciare al meglio la giornata. 20 minuti dopo sono pronta. Ho asciugato i capelli con una phonata, indosso una maglia a tre quarti color verde militare e un paio di jeans a pinocchietto con dei sandali di cuoio alla schiava. Mi guardo allo specchio e comincio a spazzolare i miei lunghi capelli neri indomabili. Oggi i miei occhi azzurri sono quasi grigi e sicuramente è colpa del mio umore.

Io e la mia adorata Caroline, usciamo dall'edificio che tanto ho odiato e amato. Respiro per l'ultima volta l'aria di metà maggio di Mogi e mi infilo nel taxi.

Dopo mezz'ora arriviamo all'aereoporto di São Paulo.

«Nice! Non puoi immaginare quanto mi mancherai.» Caro mi abbraccia forte facendomi macare il respiro, ma io ricambio facendole sentire tutto l'amore che provo per questa donna meravigliosa.

«Tu mi mancherai di più, mamma.» Dopo questa parola si mette a piangere ancora più forte. È la prima volta che la chiamo così.

«Ti prego vieni a trovarmi presto!»

«Lo farò. »

Veniamo distratte da una voce meccanica che ci ricorda che il volo per Barcellona partirà tra dieci minuti.

«Và piccola gabbianella, prendi il volo e fa vedere a tutti quanto vali.»

«Ciao, Caro» le stampo un bacio in fronte e mi allontano mentre le lacrime escono sempre più velocemente.

Una nuova vita sta per iniziare.

SPAZIO AUTRICE
Ciao gente!
Eccomi con una nuova ff sul mio amato Neymar
Spero davvero tanto che gradiate e prima di continuare volevo dirvi che è una ff con un tono erotico... Perciò ci sarà un linguaggio esplicito.

Al prossimo capitolo

She will be loved.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora