Capitolo 5.

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Sono appena le 6 del mattino ed io sono già nella doccia. Non sono riuscita a dormire e quello che ho fatto per tutta la notte, è stato pensare. In un giorno sono successe così tante cose! E tra queste cose c'è anche il fatto che il fratello della mia coinquilina è un calciatore bellissimo per il quale ho provato delle emozioni e figuriamoci se potessi piacere ad uno che può avere le migliori modelle. Ha ragione Rafaella... Devo lasciarlo stare, d'altronde lo conosco pochissimo.

Chiudo il getto d'acqua fredda ed esco dalla doccia. Mi asciugo velocemente ed indosso una T-shirt con scollo a V color rosso mattone, una gonna di jeans che arriva alle ginocchia e un paio di vans nere. Okay, lo ammetto, sono una schiappa nel vestirmi!

Vado in camera di Rafaella e noto che sta ancora dormendo. Sono le 6 e mezzo e tra un'ora dobbiamo assistere ad una lezione di storia d'Europa. Ma come faccio a svegliarla? Forse ho un'idea...

Un quarto d'ora dopo, rientro a casa con due cornetti e due tazze di caffè comprate in un bar ad un solo isolato dall'appartamento. Entro in camera di Rafaella che sta ancora dormendo, scosto le tende della finestra cosicché la luce di prima mattina possa filtrare nella stanza e poggio il vassoio con la colazione sopra il suo letto. Riluttante, è costretta ad aprire gli occhi.

«Ehy... Che ora è?» chiede stropicciandosi gli occhi.

«Buongiorno! Sono le 7 meno dieci.»

«Che cosa? Ma sei pazza? È prestissimo» dice per poi rimettersi sotto le coperte e facendo scaraventare il vassoio per terra.

«Rafaella! Hai fatto cadere cornetto e caffè!» mi abbasso e li raccolgo. Per fortuna è tutto intatto ed il caffè è rimasto dentro il bicchiere chiuso col coperchio.

«Cornetto?» chiede uscendo dalla tana.

«Sì. E sei fortunata a non aver combinato un guaio.» le allungo la sua colazione.

«Quanto sei dolcee!»

«Dai, fisici la colazione ed usciamo.»

«Nice, oggi non vengo. Non mi sento tanto bene...»

«Rafa! Perché non me lo hai detto prima? Vuoi un'aspirina?»

«Non preoccuparti, faccio dopo.»

«Va bene. Io vado. Mi raccomando, rimani a letto e riposati.» le do un bacio sulla guancia e mi incammino all'uscita di casa.

Due ore dopo sono fuori dall'università. Chi l'avrebbe detto che due ore di storia sarebbero state così distruttive. Però... C'era lo stesso ragazzo che ieri mi aveva preso la matita che mi fissava in maniera strana... O forse è solo una mia impressione?

Guardo l'orario e vedo che sono più delle 10 e mezza! È tardissimo! Sta mattina, quando sono andata al bar, c'era un avviso che diceva di star cercando una cameriera e, dato che mi serve un lavoro, sono riuscita a farmi dare un colloquio che sicuramente perderò se non mi muoveró di qui.

A passo veloce, mi incammino al bar e dopo una decina di minuti mi trovo dentro il locale ad aspettare dietro un bancone. Un uomo sulla quarantina sbuca da una stanza che presumo sia la cucina.

«Berenice Cruz, giusto?» chiede il signore dagli occhi marroni e simpatici.

«Sí, sono io!»

«Guardi, non voglio sapere niente della sua esperienza lavorativa, l'importante è che sappia prendere le ordinazioni.»

«Beh, penso di sì...»

«'Penso' è meglio di niente.» ridacchia.«Domani alle tre del pomeriggio la voglio qui.»

She will be loved.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora