Epilogo.

3.8K 134 21
                                    

NOVE ANNI DOPO.

«Bambini? Dái, José ci sta aspettando!» dico entrando nella loro camera e mi si spezza il cuore quando vedo piangere entrambi.

«Matheus, Shannon» mi inginocchio sul pavimento e prendo le loro piccole mani. «Non piangete, piccoli miei.» tiro su col naso e guardo entrambi. Sono dei bambini bellissimi. Lo so che sono loro madre e forse la mia opinione non conta molto, però sono veramente bellissimi. Matheus è più grande di Shannon di appena due anni. Mi sembra solo ieri quando ho dato al mondo questo bambino, eppure sono già passati nove anni e giuro che farei altri dieci figli pur di provare la stessa felicità, al di là del dolore fisico.
Mathues si stropiccia gli occhietti azzurri ed io gli accarezzo i capelli ricciolini.

«Non vogliamo andarcene da qui!» dice con la voce tremante. É troppo affezionato a questa casa, questa città.

«Ritorneremo ogni volta che vorrete, d'accordo?» asciugo le lacrime ad entrambi e Shannon mi guarda con i suoi grandi occhi verde smeraldo.

«Ce lo prometti?» chiede mentre giocherella con i suoi boccoli castano scuro.

«Certo. Ora andiamo, ci stanno aspettando tutti!» esclamo con entusiasmo, ma in realtà, nemmeno io voglio andarmene dal luogo dove sono cresciuta, ma è arrivato il momento di lasciare tutto e andare via, alla fine la mia vera casa è la mia splendida famiglia, affinché sto con loro, sarò felice per sempre.

«Grazie José, ci vediamo all'uscita.» dico al nostro caro autista quando scendiamo dall'auto.

«Mamma, questa è l'ultima volta che verremo qui?» chiede Matheus non appena ci incamminiamo nello stadio.

«No, sono più che certa che ritorneremo qui più presto di quanto immagini.» lo rassicuro e prendo entrambi per le manine. Ancora ricordo la prima volta che sono entrata qui, ero così ingenua ed innocente, non conoscevo per nulla il calcio. Ed ora eccomi qui: moglie e mamma dei figli del calciatore che ha conquistato il mondo.
Quando i nostri piedi calpestano il prato verde, l'uomo che ha rubato il mio cuore, ci viene incontro con un sorriso, ma so che non è uno di quelli che gli viene dal cuore.

«Ciao amore» mi bacia e mi abbraccia tra le sue forti braccia, facendomi svanire la preoccupazione. «Ciao, bambini!» gli rivolge il più bello dei sorrisi e gli fa il solletico, poi si abbassa all'altezza della mia pancia «E ciao anche a te.» mi bacia dalla maglietta sulla pancia arrotondata. Il nostro terzo figlio nascerà tra cinque mesi, all'inizio della nostra nuova vita.
«Vi stavo aspettando» continua a dire, guardandomi dritta negli occhi, facendomi salire dei deliziosi brividi. Mi fa sempre lo stesso effetto di anni fa «Sento un peso qui...» si indica il petto, in direzione del cuore «penso di scoppiare a piangere da un momento all'altro» sussurra con voce tremante.

«Ney, andrà tutto bene, okay? Goditi al massimo questo momento. So quanto sei emozionato, e so quanto significa per te questo club, però sii forte e se piangi, allora meglio!» ridacchio e gli bacio le labbra carnose.

«Papino, puoi vincere per noi?» domandano in coro i bambini aggrappandosi alle gambe del padre.

«Lo farò. Adesso andate a sedervi con Meteo e Thiago che vi stanno aspettando.» ridacchia e i bambini corrono dai loro amichetti che non vedevano da qualche mese. Leo Messi si è ritirato solo l'anno scorso, ma l'amicizia tra i due è più bella di prima.

«Buona fortuna, amore.» gli sussurro all'orecchio per poi baciarlo in bocca. Mi fa l'occhiolino e mi siedo insieme ad Antonella.

Quando nello stadio, illuminato dalle sole luci dei cellulari,  si cominciano a diffondere le note dell'inno blaugrana, mio marito non trattiene più le lacrime. Ha la mano destra sul cuore e le guance rigate per colpa del pianto. So che non è triste, è solo malinconico all'idea di lasciare tutto questo, ma mi si spezza il cuore e vorrei consolarlo tra le mie braccia.

All'ottantesimo minuto, Rafinha da un assist spettacolare a Neymar che centra la rete con un colpo di tacco. Un boato scoppia sugli spalti ed io e i bambini piangiamo di felicità. Neymar si inginocchia e si prende il viso tra le mani, mentre tutti i giocatori si buttano su di lui, esultando.

La partita finisce 2-1 per la squadra Blaugrana. Tutto lo stadio si alza in piedi ad acclamare, gridare ed applaudire Neymar. Per l'ultima volta. Mio marito ringrazia battendo le mani, mentre le lacrime continuano incessanti ed un bellissimo sorriso gli si forma sul volto quando si gira a guardarci. È perfetto.
Vorrei rimanere bloccata qui per l'eternità. Amo Neymar ogni giorno di più nonostante problemi,litigi e riappacificate. Lui è il mio mondo, la mia casa.

NEYMAR'S POV.

Sono così agitato... Così... Non lo so. Diamine, non sono triste però non riesco a smettere a piangere. In trentacinque anni di vita ho pianto poche volte e questa è tra quelle. Barcellona, il Camp Nou, la mia squadra... Mi mancherà tutto questo e mi mancherà ancor di più non poter più giocare da professionista. Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato, ma non sono ancora pronto. Qui la mia vita è cambiata in meglio: ho conosciuto l'amore della mia vita e senza di lei sarei un uomo perso. Lei e i bambini stanno male quanto me all'idea di andarcene anche se Nice non  vuole darlo vedere. Qualche anno fa, parlavamo di come sarebbe stato ritornare in Brasile, ed ora che dobbiamo veramente ritornare lì, mi sento male alla sola idea, ma non perché io non voglia, sia chiaro, io amo il mio Paese con tutto me stesso ma... Questa è stata casa mia per così tanti anni. Quando mi giro in direzione della mia famiglia, incontro i gli occhi della mia splendida moglie e un sorriso contrasta le mie lacrime.

«Salve» comincio a dire quando mi viene dato un microfono. I boati diventano ancor più forti di prima e questo mi fa capire quanto sono stato amato da queste persone fantastiche. «Io... Non ho le parole per descrivere questo momento. Sembra irreale che dopo dei bellissimi quindici anni io debba lasciare Barcellona... Il Camp Nou. Ma giuro che ritornerò qui prima di quanto pensiate.
Vorrei ringraziare tutti voi per aver creduto in me in questi anni, la mia squadra che ormai è la mia famiglia, i miei parenti che mi hanno incoraggiato anche nei momenti più bui e soprattutto a mia moglie, Berenice e i miei figli Matheus e Shannon che mi amano come non mai e sono costretti a sopportarmi ogni giorno. Vi amo» dico guardando il bellissimo quadro famigliare. Nice si asciuga le lacrime con il dorso della mano e mi sorride dolcemente. Quel sorriso che mi ha conquistato dal primo istante. Non avrei mai scommesso che un giorno mi sarei innamorato perdutamente di una ragazza, e invece è successo. La amo ogni giorno di più e non vedo l'ora di iniziare a prendermi cura di lei e dei nostri figli e dedicarmi a loro come avrei dovuto fare in questi anni.
«Questo è un luogo in cui non mi sento solo. Questo è un luogo in cui mi sento a casa. Visca el Barça y Visca Catalunya!»

She will be loved.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora