eighteen plus one (pt.1)

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Il giorno del mio compleanno mi sveglio con una malinconia addosso che mi fa sentire un po' come Alex.

La mancanza della mia famiglia, della mia città, dei miei amici, si fa sentire un po' di più in una situazione in cui non mi sono mai trovato.

In tutti i diciannove anni della mia vita non ho mai festeggiato il compleanno lontano da casa, senza il tiramisù fatto da mia madre e senza mio padre che canta in modo stupido, ma tremendamente dolce, tanti auguri a te.

Svegliarmi senza mia sorella che corre in camera mia a svegliarmi con uno dei suoi forti e goffi abbracci, non poter festeggiare la sera in giro con i miei compagni.

Mi sento egoista a pensare che c'è gente che pagherebbe oro per stare qui al mio posto, che ringrazierebbe ogni dio e sarebbe mille volte più positivo e felice di me in questi giorni.

Eppure mi viene quasi impossibile vedere la positività in alcune situazioni, specialmente in quelle in cui mi sento inutile, come se nulla potesse cambiare e tutto ciò che faccio fosse solo peggio per tutti.

Amare, ballare, anche solo respirare sembra difficile, forse anche impossibile, in un momento in cui mi sembra di aver perso tutto me stesso e non so come comportarmi con gli altri.

Crea tutto un grosso buco nello stomaco, che inutilmente sto provando a colmare con dei biscotti al cioccolato, ovvero la prima cosa che ho trovato quando mezzo addormentato sono andato verso la credenza.

Sono le cinque del mattino, ed effettivamente mai mi sarei aspettato di alzarmi così presto di domenica mattina, soprattutto in una giornata che per me dovrebbe essere più importante delle altre.

Eppure non riuscivo a riaddormentarmi dopo essere andato in bagno, assalito da una sensazione di vuoto e dolore che ormai mi è quasi familiare.

La tisana calda rilassante che ho preparato non fa tanto effetto, visto che il sonno non torna nemmeno dopo averne bevuto un tazzone enorme.

Sto, allora, fermo ad osservare il nulla, finché non sento dei passi arrivare dietro di me.

Chi diavolo è ad essere sveglio a quest'ora?

I miei dubbi ricevono una risposta, quando sento la voce di malinconia in persona, voce impastata di sonno, che afferma "Che cazzo ci fai sveglio coglione?"

Ridacchio silenziosamente per non svegliare gli altri, poi gli rispondo. "Sei sempre così fine di prima mattina?"

Lui mi guarda storto, si siede di fronte a me e afferra con forza il pacco di biscotti che avevo in mano, prendendone un paio per poi rilanciarmelo. Successivamente ne mangia uno, con la bocca piena afferma: "Buono.", per poi chiudere gli occhi e non proferire parola per qualche minuto, facendomi sentire leggero per un po' di tempo.

Ad un tratto spalanca gli occhi e vedo quasi un sorriso comparire sul suo volto.

"Oh ma è il tuo compleanno! Auguri fra." Esclama, dandomi la mano per stringerla in una stretta amichevole.

Sento il dolore allo stomaco intensificarsi ancora di più, nel vedere qualcuno così felice per me, per qualcosa per cui non riesco a provare l'entusiasmo che dovrei avere. Non merito l'entusiasmo e la felicità di nessuno, finché non raggiungerò la mia.

E questo mi fa anche dubitare del rapporto tra me e Aimee.
Come fa lei ad amarmi, se non ne sono capace nemmeno io?

"Grazie Alex." Lo ringrazio, incurvando leggermente le labbra, non riuscendo a sorridere totalmente a causa dei sentimenti che mi stanno assalendo oggi.

"Non sei molto felice?" Mi chiede, seriamente interessato alla mia risposta.

Io scuoto la testa. Lui annuisce.

"Se c'è bisogno puoi parlare con me." Mi dice, ed io so che non è una frase fatta, perché Alex è una persona limpida e si interessa davvero agli altri.

"Un periodo no." Gli rispondo, continuando a mangiare i miei biscotti. Lui annuisce anche se non convinto.

Un periodo no che va avanti da tutta la vita, di cui però solo ora ho deciso di rendermi conto.

Strawberries and Cigarettes. || Christian StefanelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora