Priva di forze

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Fatima's pov
Una settimana.
Sette giorni, compresi i weekend.
Sette giorni che sono costantemente in ansia, che non riesco a far niente di produttivo.
La scuola è diventata l'ultimo mio problema ed, infatti, tutte le interrogazioni e le verifiche che ho sostenuto questa settimana sono sicuramente insufficienti.
Ho paura ad uscire di casa o semplicemente andare a lavoro da sola, ma anche quello è riduttivo se penso che non riesco manco a parlare in modo sciolto con i clienti del ristorante.
Li vedo tutti come possibili complici mandati da Maria e tutta questa ansia e panico non mi da tregua nemmeno un secondo.
Mangio a malapena e neanche a farlo apposta non riesco ad alzarmi che ho i giramenti di testa.
E' tutto così insensato ai miei occhi che non mi sforzo neanche.
Penso di aver dato tutto ciò che potevo, tutta la mia forza e il mio coraggio. Evidentemente, però, non basta perchè sennò non mi ritroverei di nuovo in questa situazione.
Per fortuna c'è James, cerca di aiutarmi come può. Purtroppo lo allontano spesso e mi dispiace mentirgli.
Pensa che io mangi, ma in realtà è il contrario. Non sa che sto malissimo non solo a livello psicologico, ma anche fisico.
Bea mi ha minacciato più volte di chiamarlo e dirgli ciò che sto combinando in realtà, ma non posso permetterglielo. Mi sforzerebbe solo a mangiare... perche diamine dovrei mangiare se poi tanto ci penserà Maria ad ammazzarmi, e di certo lì non me ne fregherà nulla del cibo.
E' tutto un tale casino. Mi sto lasciando andare, ma questa volta consapevolmente.
James merita di stare con una persona che non abbia tutti questi problemi, ma non lo capisce.
Io voglio solo che lui stia bene, che sia felice perchè è una brava persona, disposto a tutto per le persone che ama. Ma deve imparare a pensare anche a se stesso e al suo futuro.
Lo sento spesso al cellulare e mi dice sempre che sta andando benissimo a scuola e che sta prendendo tutti voti alti tant'è che ha recuperato la maggior parte delle materie che aveva insuffcienti. Gli mancano solo scienze e geografia e non potrei essere più felice.
Purtroppo, lo evito a scuola e questo lo frusta abbastanza perchè mi conosce e sa che in questi momenti mi chiudo automaticamente a riccio per poter difendere almeno le persone che mi stanno attorno.
Non voglio che abbiano problemi  per colpa mia, per l'ennesima volta. L'episodio del rapimento basta e avanza per tutti.
Adesso sono qui, chiusa da tutto il giorno in camera mia a fissare il soffitto.
Penso di essere sdraiata su questo letto da più ore con lo sguardo perso nel nulla. All'improvviso però mi alzo di scatto e analizzo la mia stanza. Vedo sulla scrivania pennelli, il mio album da disegno, le mie matite e il mio materiale di arte.
Mi alzo lentamente pur sapendo di non avere le forze necessarie a stare in piedi.
Non mi sento nemmeno il corpo, ma me ne frego e cammino lentamente verso la mia scrivania.
Faccio a malapena due passi che le mie gambe cedono miseramente e io con esse. Allungo, dunque, le mani stanche verso la scrivania e tiro tutto il materiale che cade sul pavimento.
Mi giro con tutte le mie forze, ma cado vicino al letto.
Resto con la schiena appoggiata sul letto seduta per terra sapendo che non riuscirò a rialzarmi facilmente.
Afferro il mio pennello, il colore nero e inizio a dipingere su un foglio grande del mio album. Lascio la mente sfogarsi, il nero che ricopre tutto il foglio, insieme al blu notte e poi come per scherzo prendo il verde e continuo a disegnare .
Non so cosa sto facendo particolarmente, è come se fossi in trance e sento gli occhi che fanno fatica a rimanere aperti.
Il prossimo colore che prendo è il rosso sangue e proprio quando stavo per usarlo sul mio dipinto vedo con la coda dell'occhio la porta aprirsi. Mi basta vedere le scarpe per capire chi è senza nemmeno alzare il viso.
Ritorno con gli occhi sul dipinto e quando sto per aggiungere il colore rosso, la mia mano viene afferrata dolcemente.
Resto a guardare quella mano priva di forze lasciando cadere il pennello.

"Fatima" mi chiama
Cosa vuole?

"Fatima, alzati. Vieni con me, va tutto bene" cerca di tranquilizarmi, ma la sento la sua preoccupazione. E' palpabile nella stanza e manda in ansia me.

"L-lasciami" mi scosto da lui lentamente ormai prossima ad uno svenimento.
Ero totalmente in panico e non sapevo come gestirla.
Questa settimana ho perso il conto ed ero sempre da sola ad affrontare gli attacchi di panico. Ma adesso c'era James e non volevo mi vedesse in questo stato pietoso.

"Ehi Ehi Ehi, Fatima guardami" mi prende il viso tra le mani puntando i suoi occhi dritti nei miei.
"N-non respiro" rivelo a fatica.
Era tutto così confuso e questo mi metteva in panico. Non volevo tutto questo, volevo solo pace ve lo giuro.

"Adesso ti aiuto io, stai calma" mi prende le mani per tranquilizzarmi e mi guida per fare dei respiri profondi

"Bravissima, sei forte Fatima. Continua così, brava respira ancora con me" finalmente riesco a calmarmi

James, notandomi stanca e priva di forze, mi prende in braccio e mi appoggia sul letto.
Mi accarezza lentamente i capelli lunghi con a volte dei bacini a stampo.
"Shhh, va bene Fatima" mi sussurra dopo un po'

All'improvviso, però, mi chiedo chi l'abbia chiamato qui. Non può essere stata Bea, non ne sarebbe capace...
"C-come mai s-sei qui?" sussurro

Sento un suo forte sospiro e poi risponde finalmente
"Te lo dico dopo, prima andiamo a mangiare. Ho già chiamato Giorgio e mia madre perchè dobbiamo parlare di una cosa abbastanza seria."
Dalla sua voce sento chiaramente che mi sta nascondendo qualcosa, ma lascio stare.
Mi aiuta ad alzarmi ed insieme andiamo in cucina mentre aspettiamo sua madre e Giorgio.
"Mangiamo insieme oggi okay? Stai tranquilla" mi rassicura e mi da un bacio in fronte.

E' proprio un bravo ragazzo.

SPAZIO AUTRICE:
Dopo tanto tempo eccomi, spero di avervi fatto felici con questa piccola parte.
Ne vedrete delle belle!

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