Un passato da scordare (revisionato)

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FATIMA'S PROV

Oggi sono quattro mesi da quando sono riuscita finalmente a scappare dalla casa del Signor Johnson.
Si, li ho contati.
Non riesco a farne a meno perché nonostante io mostri di stare bene e di aver dimenticato tutto...beh è tutto una cazzata.
Ho ancora dentro tutto lo schifo che ho subito e mi sento sporca solo a ripensare a tutti quei abusi fisici e psicologici che ho subito, al fatto che lui abbia preso la mia verginità solo perché gli andava.
E' troppo da tenere dentro, solo per me. Mi sento che non ce la faccio più, che sto crollando.
Che se non parlo non ne uscirò mai.

"Io vorrei sfogarmi, ma non so da dove iniziare da quanto è intasata la mia testa" gli dico prendendo la testa tra le mani

"Ehi. Guardami Fatima " mi dice James
Parti da dove vuoi, basta che stai calma. Sono sempre io e non ti guarderò con occhi diversi dopo tutto questo te lo posso giurare piccola"

JAMES

"Davvero?" Mi chiede incerta guardandomi negli occhi.

"Si davvero piccola, Io ci sarò sempre per te" le sussurro

"L-lui..quando mi h-hanno adottata ero triste. Non avevo ancora digerito la morte dei miei genitori...i-io li aspettavo ancora, dicevo a me stessa che non erano morti, che e-era impossibile, che non potevo averli persi veramente...n-non potevo realmente aver perso la m-mia famiglia.
Noi volevamo venire qui per a-avere una vita migliore, mio padre sperava di trovare un lavoro per poterci mantenere e mia madre era pronta ad aiutarlo in tutto.
Volevano che studiassi, che mi creassi un futuro. Non pretendevano che diventassi un ministro, un dottore o addirittura un presidente dicevano."
Rise a quelle parole ed io con lei

"Loro volevano che io facessi quello che più mi sentivo, volevano che io fossi libera.
Quando mi hanno detto che ero sotto la tutela del S-signor Johnson ho capito che invece era t-tutto reale.
Il s-signor Johnson si mostrava g-gentile e si comportò bene f-fino a quando non a-arrivammo a casa s-sua.
H-ha iniziato a spintonarmi v-verso l'ingresso e appena chiuse l-la porta mi disse c-che mi a-avrebbe fatto capire il mio posto nella società e-essendo nera. Me lo ripeteva sempre...ogni giorno.
È i-iniziato il m-mio incubo d-da quel giorno.
N-non potevo mangiare perché i-ingrassavo e e-essendo nera non posso permettermelo diceva, non p-potevo uscire...mentre i miei coetanei uscivano e se mi permettevo anche solo a dire qualcosa erano guai.
L-lui beveva e ogni giorno tornava di notte ubriaco e ogni notte era un i-incubo.
Andavo a letto p-piena di lividi e molte volte a causa delle troppe botte svenivo."
Si ferma tremando
La prendo in braccia e cade dolcemente sulle mie gambe.

"Fatima" sussurro

Non risponde, sento solo i suoi singhiozzi...sta piangendo
La lascio sfogare

"S-scusami" dice

"Per che cosa?"

"Piango sempre"

"Fatima, puoi farlo. Quello che hai subito è una cosa che nessuno riuscirebbe a tenersi dentro senza scoppiare.
Hai tutto il diritto e la libertà di piangere, urlare, sbattere le porte o qualsiasi altra cosa.
È normale."

Dopo neanche 10 secondi inizia a piangere

"I-io non ce la f-faccio più.."
La stringo più forte.

"Va tutto bene, puoi sfogarti"

Quel pomeriggio Fatima la passò a piangere tra le mie braccia.
Sono contento che si sia confidata con me e che abbia capito che ci sarò sempre per lei.
Siamo sulla strada buona.

FATIMADove le storie prendono vita. Scoprilo ora