24. Alba, Sabato 13 settembre h. 21:00

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Ascolto "il cielo è vicino" dei Foo Fighters mentre il vaporetto mi porta verso casa.

Il cielo è vicino, così come la felicità è vicina, la vediamo, ma non arriviamo mai a possederla completamente. È come una visione nel deserto che svanisce appena ci avviciniamo.

Ho creduto alle parole di Max, nonostante una voce dentro di me mi implorasse di lasciar perdere, ho ceduto ai suoi complimenti.

Ho rimpiazzato i sentimenti che avrei dovuto provare con le parole di mia madre

Mi sono arresa alla paura di restare sola e mi sono legato alla prima persona che ha dimostrato dell'interesse per me.

E' stato un grosso errore. Quindi che gli insegnanti sono perché insegnano qual' è la strada giusta da percorrere e, questo in particolare, mi importanti sbagli in futuro a fare scelte diverse ma...

Ora devo osare una conclusione a questa storia che non dovresti mai dovuto iniziare.

Rifletto sul come farlo.

Il mio primo istinto sarebbe mandargli un messaggio e non vederlo ne sentirlo mai più.

Sarebbe da vigliacchi però.

Stringo i denti e decido (di nuovo, probabilmente per la centesima volta!) che che la cosa va fatta di persona.

Prendo il telefono e scrivo un messaggio "Dobbiamo vederci, devo parlarti" .

Mi risponde dopo qualche minuto.

"Ok"

Bene, è così impegnato che non riesce nemmeno a mettere insieme una frase.

"Stasera al Lido verso le 21:30 ?"

Di nuovo un laconico "Ok" mi arriva in risposta.

Bene. . .

Stasera andrò a letto da single e non dovrò sentirmi in colpa se fantasticirò su altri uomini.

Altri?

Fantasticherò su Ruben Miniati.

Alle otto sono quasi pronta ad uscire di casa, ho lo stomaco completamente chiuso e ho dovuto anche lottare con mia madre che pretendeva ancora che tornassi sulle mie posizioni e con mio padre che mi supplicava di starla a sentire così potuto guardare in pace il suo quiz alla tv.

Infilo la porta.

Ascensore.

Atrio.

Fuori.

L'aria della sera mi colpisce il viso sorprendendomi nel suo essere frizzante e nel suo anticipare la stagione fredda.

Mi riempio i polmoni quasi che fosse un magico balsamo che coraggio e comincio a camminare per le vie di Venezia diretta a Piazza san Marco dove prenderò la motonave diretta al Lido.

Mentre cammino sento vibrare la borsa, il mio telefono sta squillando, traffico un po'prima di trovarlo e rispondere ma alla fine schiaccio il tasto verde e rispondo.

E' Max

-Ciao tesoro, quindi che appuntamento appuntamento al Lido, ma ti dispiace se invece ci vediamo al bar dell'altra sera qui a Mestre? Sai non riesco proprio a spostarmi. . . -

Chiudo un attimo gli occhi e assorbo l'informazione.

Il Lido era un posto neutro, dove avrei potuto stare da soli.

Era anche posto dove la nostra storia era il inizio.

Invece in quel bar. . .

Purtroppo non ho scelta: stasera voglio finirla, così rispondo, senza evitare un po' di sarcasmo che sembra uscirmi direttamente dall'anima

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