3. Alba Lunedì, 8 Settembre h.11:00

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L' aula è spaziosa edha ampie finestre che si affacciano su una delle tante calli diquesta città , Il cielo stamattina è terso e l'aria salmastra miriempie i polmoni.

I bambini entrano con illoro vociare chiassoso e riempiono la stanza della loro vivacità edei loro strilli, devo alzare un po' la voce per poter attirare laloro attenzione, ma poi, l'albero vicino alla lavagna fa la suamagia e riesco a portare avanti la mia prima lezione dell'annoscolastico. Chiacchierando mi informo sulla loro vita.

Rachele, una bimbabiondissima con grandi occhi azzurri è la meno timida in questo e silancia in un buffo monologo in cui mi racconta che abita poco lontanoda qui e delle varie peripezie che stamattina la sua mamma ha dovutoaffrontare per riuscire ad arrivare puntuali .

Certo Venezia non è lacittà in cui la gente tiene la macchina sotto casa e ci salta su dicorsa per andare al lavoro, qui ci si sposta a piedi, al limite siprende un vaporetto o una motonave ma tutta la vita quotidianarichiede una forma mentale diversa rispetto alle altre partid'Italia, i canali, i ponti e l'intreccio delle calli entrano afar parte integrante della vita e del carattere di ogni veneziano.

Poco a poco i bambini sisciolgono e tutti raccontano di sé stessi, della loro famiglia e deiloro gusti facendo a gara per farsi ascoltare da me e dalla maestradi sostegno .

Mi piace sbirciare nelleloro vite, mi porta in una dimensione che non mi appartiene ancora .

Mettere al mondo deibambini e avere una famiglia propria dev'essere un' esperienzaunica.

Il mio pensiero siscioglie dal corso ragionato e impostato del lavoro e corre a brigliasciolta lungo le strade della mia interiorità, mi sorprendo achiedermi se la possibilità di avere un figlio potrà mai esserecontemplata nella mia vita. Max potrebbe essere un buon padre? A unqualche livello di me si libera una sensazione di gelo e decido diricacciare indietro tutti i miei pensieri per focalizzarmi nuovamentesul lavoro.

La mattinata finisce e miaccingo a far uscire in modo ordinato i miei alunni . In primaelementare è un'impresa ardua: fanno fatica ad organizzare le lorocose e rimetterle nella cartella ma alla fine tutti sono pronti e infila mi porto l'indice alla bocca facendo segno di fare silenzio e,scese le scale, riconsegno ad uno ad uno i bimbi agli adulti che listanno aspettando controllando mentalmente che facciano parte deinomi scritti sul foglio che mi è stato consegnato stamattina: c'èuna normativa rigida, per questo non si possono consegnare minori achiunque , al momento dell'iscrizione va allegato un foglio connomi e fotocopia dei documenti di chi durantel'anno scolastico possa venirli a prendere .

Mentre mi avvio verso casala mente riprende il corso dei suoi pensieri e immagino la mia vitacon Max, per qualche motivo l'idea non mi da quella gioia che hovisto nelle amiche che si sono già sposate, Mara ad esempio, quandofaceva progetti per passare una vita insieme al suo Umberto sprizzavagioia da tutti pori ... Io invece mi sento quasi obbligata a doversembrare radiosa e così indosso la maschera della brava fidanzatinamentre dentro ho sempre questa sorta d'insoddisfazione che non mi famai essere veramente felice ... 

 Uff ! Sono a casa e mi infilonell'ascensore.





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