15. Alba, Giovedì 11 Settembre h. 21:30

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Il tempo non passa mai quando si aspetta qualcosa.

Il pomeriggio si trascina dopo ora, ingoio la cena senza nemmeno sentire il sapore e saluto i miei con una sorta di sollievo: non sopportavo più lo sguardo apprensivo di mia madre e l'indifferenza di mio padre.

Mi siedo sul divano e prendo in mano il telefono, guardo l'ora per l'ennesima volta poi vado su Instagram, giusto per pensare ad altro per qualche secondo. Ho un messaggio in Direct : Ruben Miniati mi ha lasciato un messaggio in cui chiede di potermi seguire . . . Me lo chiede!

A giudicare dall'orario deve averlo scritto intorno all'ora di pranzo, non capisco perché ma non mi sono proprio accorta del messaggio durante il pomeriggio.

Mi affretto a rispondere "Lei può seguirmi ovunque".

Oddio! Forse ho esagerato, probabilmente è un'altra parte del mio corpo a parlare.

Cancello l'ultima parte sostituendola con un banale "benvenuto nella mia pagina".

Quest'uomo manda in tilt i miei freni inibitori, quando ho a che fare con lui mi sento . . . Diversa, quasi ci fosse un'altra me che viene fuori alla presenza di lui . . .

Sospiro, una ragazza fidanzata non dovrebbe pensare queste cose. . .

A proposito di fidanzato, sono già le ventuno e trenta e di Max non c'è traccia.

Gli scrivo :"A che punto sei?"

Il messaggio arriva ma non viene visualizzato, guardo l'orario del suo ultimo accesso, le tredici e trenta. Dove sarà? Inizio a preoccuparmi così provo a chiamarlo, il telefono squilla varie volte ma non risponde. Dopo circa dieci minuti un messaggio: " Sto arrivando".

Sospiro ma sono incazzata, avevo in mente uno di quegli incontri da litigata-pace-scopata, invece calcolando che i miei dovrebbero rientrare verso le ventitré e trenta e sono già le ventidue, non so quanto per starci dentro. Il citofono suona verso le ventidue e dieci, vado ad aspettarlo all'ascensore. All'aprirsi dello sportello mi abbraccia con il trasporto e mi bacia.

Io non rispondo al bacio e incrocio le braccia incamminandomi verso le scale che portano al mio appartamento. 

- Tesoro, che hai? –

Mi chiede premuroso seguendomi dentro la porta vetri che si richiude dietro le spalle.

Non rispondo, salgo in fretta le scale, siamo dentro il salotto di casa mia e mi siedo sul divano con le braccia incrociate, Max si siede accanto a me. 

- Cos'ho? Proprio non ne hai idea? –

Sono volutamente petulante, deve capire che il suo atteggiamento mi irrita.

 Lui fa un gesto vago con la mano 

- Capisco che sono arrivato con un po' di ritardo . . . - 

- Max più di un'ora! Che c'è una delle tue macchinette infernali stava per farti vincere somme da capogiro anche oggi? –

Il suo sguardo si accende 

- Beh, in effetti quella su cui giocavo l'altra sera non ha ancora pagato e io sento che siamo vicini! –

Sono sgomenta dalla sua mancanza di senso di colpa ma lui continua senza farci caso. 

- Ho investito tutto quello che ma non è bastato così ho bisogno dei soldi ad un tipo ma mi fa un tasso d'interesse alto, non è che mi rivolgere qualcosa tu? –

Resto a bocca aperta, tutto ciò che aveva? E perché non ha chiesto un prestito nella banca in cui? Glielo: chiedo 

- L'ho già fatto . . . questo sarebbe un piccolo extra . . . -

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