39. Alba, Sabato 20 Settembre h. 12:00

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Mi è venuto a prendere sul suo motoscafo bianco, bello come il sole con i suoi jeans, la camicia nera e il giubbotto di pelle color cuoio.

Cintura, giubbotto e scarpe dello stesso colore, ovviamente!

Sembro sua nonna nei miei pantaloni a sigaretta, la camicetta abbottonata fino in gola e un golfino di lana ricamato!

Sospiro, lui saluta i miei genitori educatissimo ed impeccabile come sempre, poi mi aiuta a salire sull'imbarcazione, ho la grazia di una foca zoppa, e devo reggermi forte a lui per non cadere. Mi fa sedere, sistema i bagagli e partiamo.

Il rumore del motoscafo è forte e impedisce la conversazione.

Dopo tutto quello che è successo e le discussioni con mia madre avute ieri, mi fa piacere avere la possibilità di restare in silenzio.

Di quando in quando giro lo sguardo per ammirarlo, la sua attenzione è concentrata sulla guida, quindi non si accorge di quello che sto facendo.

Spio le curve del suo profilo assaporando la stretta che sento nel basso ventre.

La sua abbronzatura, i capelli biondi e gli occhi azzurri, il fiato mi manca per un attimo e chiudo gli occhi respirando il suo profumo misto alla brezza della laguna.

Quando arriviamo alla rimessa l suo comportamento è pratico e sbrigativo, mi fa scendere e da disposizioni agli operai che curano la manutenzione delle barche.

Lo seguo verso la sua macchina e anche qui ho un moto d'ammirazione .

-Complimenti Ruben, hai una bellissima macchina!-

Lo sguardo che ricevo in cambio, unito alla sua frase sarcastica mi spinge a scusarmi per non essere troppo di compagnia.

Forse aveva voglia di parlare e io sono stata un specie di mummia tutto il tempo.

-Figurati! Ho la radio in macchina!-

Il tono della voce è ilare e distante, stento a riconoscere la stessa persona che poco fa ha salutato i miei genitori ...

Saliamo in macchina, lui accende la radio così come aveva detto e le note di Leviating iniziano a diffondersi insieme alla voce di Dua Lipa.

Chissà! Forse pensa che io sia un'ingrata; forse pensa che mi stia approfittando di lui, così cerco di ringraziarlo per ciò che ha fatto per me finora e di iniziare una conversazione, ma anche questo tentativo mi viene bloccato sul nascere accompagnato da uno sguardo che mi fa sentire un vero schifo.

Cerco di farmi la più piccola possibile sul sedile di quella lussuosa macchina e rinuncio a parlare ancora finché dopo un paio d'ore si ferma in un autogrill chiedendomi se ho fame come se nulla fosse.

Credo sia il mio turno di dare risposte sgarbate e così gli dico di non aver fame e che lo aspetterò in macchina anche se non è affatto vero e dovrei anche andare in bagno.

Ad un tratto lo sguardo nei suoi occhi cambia e ridiventa l'uomo premuroso che ho conosciuto fino a stamattina, si avvicina, mi mette una ciocca di capelli dietro l'orecchio e mi esorta ad entrare per mangiare qualcosa.

Il suo tocco mi riduce allo stato liquido e sono consapevole che in questo momento potrebbe chiedermi qualsiasi cosa e io accetterei, ma decido comunque di mantenere un tono, apre lo sportello per farmi scendere, non mi ero nemmeno accorta che avesse fatto il giro della macchina presa com'ero dalla sensazione del suo tocco.

Mi sta tendendo la mano ma decido di non prenderla e mi avvio verso i bagni dell'Autogrill.

Al mio ritorno lo trovo seduto ad un tavolo che addenta un panino con gusto e mi sorride.

oltre la laguna ( COMPLETO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora