33. Alba, Giovedì 18settembre h. 6:30

16 0 0
                                    



Ho dormito come un sasso,sento le ossa doloranti e la sveglia mi strappa a quella santabeatitudine che non provavo da tempo.

Sono a casa di Ruben,nella sua stanza per gli ospiti, che è comunque più grande dellamia camera.

Ha scoperto quello chefacevo e mi ha seguito.

Quando sono uscita daquell'albergo, più morta che viva, lui mi aspettava fuori e mi haportato qui con il suo motoscafo, si è preso cura di me nonostantequello che avevo fatto.

Che ho fatto?

Un flashback improvviso siaffaccia alla mente.

Dominik che mi obbliga aconsegnargli i miei vestiti e poi mi chiude a chiave dentro quellacamera, in attesa dei clienti.

Erano stati tanti,quattro, forse cinque, facce sfocate e nomi che non ricordo, alcunisbrigativi, altri meno.

Alla fine, quando il mioaguzzino era tornato aveva preteso anche lui la sua parte.

Mi aveva detto che erostata fredda, che se volevo ripagare il mio debito in fretta dovevoessere più sveglia e che ci avrebbero pensato loro a insegnarmi comefare.

Mi aveva presa per icapelli obbligandomi a mettermi in ginocchio davanti al letto, miaveva appoggiato la testa e il busto sul materasso, mi avevapenetrato senza preamboli toccandomi il clitoride con la mano che glirestava libera.

Mio malgrado ero venuta elui con la sua solita espressione corrucciata mi aveva lanciato ivestiti obbligandomi a non lavarmi, che il suo liquido seminaledovevo tenermelo fino a casa.

Usciti dall'albergo sen'era andato, a quel punto era comparso Ruben.

Mi sentivo sporca e mivergognavo così ho cercato di evitarlo, di scappare, ma non ci sonoriuscita, anche perché una parte di me lo vuole disperatamente espera ancora di risolvere tutta questa dannata faccenda.

Ha promesso di aiutarmi emi ha portato dei vestiti da indossare oggi, credo fossero di suamoglie, ma non importa, non posso essere schizzinosa.

Vado in cucina, c'ètutto l'occorrente per preparare il caffè e in uno scaffale trovoanche delle merendine, faccio colazione e corro ad aprire l'armadiodove ieri sera Ruben ha riposto i vestiti.

Non ci posso credere: unoè uno scamiciato di Armani color grigio antracite con giaccaabbinata e il secondo è un tallieur a pantaloni color cipria con unacamicetta marrone di Hermes.

Sono abiti costosi che leisi è lasciata alle spalle e mi chiedo, alla luce di tutto quello chesto vivendo di recente, come si possa abbandonare un uomo come Ruben.

Scrollo la testa e indosso mocassini marca Tod's testa di moro.

Arriva un messaggio sulmio telefono, ho un attimo di esitazione prima di guardarlo, temo chesi tratti di Mangiafuoco o di qualcuno de suoi scagnozzi, invece sitratta di Ruben che mi informa che è già uscito, in ufficio avevauna pratica che non poteva aspettare.

Mi augura buona giornata emi invita a fare come se fosse casa mia.

E' stato un angelo, sentoancora il conforto del suo abbraccio, e la sensazione delle suelabbra sulle mie....

Che ho fatto?

Non dovevo dire nulla,affondare da sola senza tirarmi dietro un altro innocente.

Mi sono comportata nellostesso modo in cui Max si è comportato con me.

Mentre cammino per lecalli avviandomi a scuola, questi pensieri mi travolgono, inoltre,non ho idea di che lezione farò, non ho avuto tempo di prepararenulla.

Ha ragione Ruben quandodice che questa storia comprometterà comunque il mio lavoro.

Credo che stamattinacontatterà il maresciallo, è un suo amico e dice che ha la capacitàdi aiutarmi.

Prego in silenzio affinchévada tutto per il meglio.

Arrivo a scuola con un po'di anticipo e aspetto che suoni la prima campanella per far salire ibambini. 

-Ma come siamo eleganti stamattina!-

Mara si lancia in uncommento sarcastico

-Bello vero? Me lo ha dato un'amica a cui non entrava più!-

Improvviso, ma la scusarisulta credibile.

-Che fortuna che hai! E poi sei così magra che ti sta bene tutto!-

Tiro un sospiro per laballa andata in porto e lancio una frase di circostanza.

-Via, via, anche tu non hai proprio di che lamentarti ... -

La campanella suona almomento giusto e saliamo in classe, ognuna con il nostro gruppetto dialunni chiassosi.

Mentre si sistemano suibanchi cerco di organizzare la lezione come meglio posso.

Oggi, a casa, cercherò dirimettermi in pari, sempre che non mi chiami nessuno ...

No!

Non devo pensare a questo,devo impegnarmi per riuscire a superare questa situazione!

Le ore scivolano via earriva il momento di riconsegnare i bambini a loro genitori.

Quando anche l'ultimoalunno viene prelevato, saluto le colleghe che aspettano iritardatari e mi avvio verso casa.

Prendo in mano il telefonoper controllare messaggi e mi accorgo con gioia che ce n'è uno diRuben.

-Pranziamo insieme? -

Devo leggerlo due volteper realizzare che mi sta invitando a pranzo e che ...

Aspetta una risposta! Devochiamarlo!

Sfioro con il pollice ilsimbolo della cornetta verde, ho il cuore a mille.

Dopo due squilli la voceche ho imparato a distinguere da ogni altra sulla terra negli ultimigiorni mi risponde.

-Ciao alba! Hai avuto il mio messaggio?-

La sua voce è calda evagamente seria.

-Ciao Ruben . . . Si, ti sto chiamando per questo. -

-Dimmi che ti è possibile, per favore, è molto importante! -

Oddio, che è successo?

-Si, naturalmente basterà che io avvisi mia madre che non rientro. -

Anche se sicuramente leverrà un colpo!

-Perfetto, allora ti aspetto fra una mezz'ora nel mio appartamento.-

Il suo tono non ammetterepliche, né ho intenzione di fargliene.

-Certo, a tra poco!-

-A tra poco Alba! -

Riattacca e non riesco anon pensare che sono uscita da quell'appartamento stamattina e oraci sto rientrando per il pranzo, proprio come se fosse casa mia ...






oltre la laguna ( COMPLETO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora