34. Giù le maschere

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André



Il peso dell'uccisione di Rhod mi colpì a fondo.

Non ero riuscito a fare niente: era già difficile sopportare ogni volta la vista della sua morte. Ma lasciare che fossero le mie mani a finirlo... Non ne ero stato in grado. Non avrei potuto sopportare l'onta orribile di quel gesto e il principe, il coraggioso e gentile Francis, aveva posto fine alla vita del ragazzo che amavo macchiandosi le mani di sangue per la prima volta. Il sangue di un suo amico.

Eppure, dentro ai suoi occhi non trovai il peso insostenibile del senso di colpa. Lo sguardo grigio temporale del futuro regnante di Akra brillava di determinazione, come se, perduta definitivamente l'innocenza, qualcosa dentro di lui si fosse risvegliato.

«Cazzo... Dobbiamo muoverci.» esclamò Cyran, mentre osservava l'inquietante magia compiersi sotto i nostri occhi: le ipotesi del principe erano parzialmente giuste. Il corpo di Rhod, dopo la morte, non guariva semplicemente. Era come se tornasse al suo stato originale.

Dalla fanghiglia delle sabbie mobili iniziarono ad emergere brandelli di carne, che volavano a tutta velocità verso le gambe recise di Rhod e si appiccicavano ai moncherini, iniziando a ricostruire gli arti centimetro dopo centimetro, in un processo piuttosto lento.

Altri ululati risuonarono feroci fra il folto, squarciando l'aria. Il mercenario sfoderò lo spadone, puntandolo davanti a sé con un'espressione tesa, come se immaginasse già tutte le mostruosità che ci avrebbero attaccato molto presto. Non potevamo ancora andarcene, non finché il corpo del mio mago non si rimetteva in sesto.

Francis rimestò dentro al suo zaino con le dita macchiate di sangue - il sangue di Rhod - alla ricerca di qualcosa, che si rivelò essere poi una bussola. Lo sentii farfugliare una preghiera agli Dei, mentre roteava su se stesso alla ricerca del nord, aspettando che l'ago si calibrasse. Invece, quello iniziò a girare come una trottola, senza virare su nessun punto cardinale. L'ago era impazzito, come se la bussola si fosse smagnetizzata. Ma il problema era il Caos che avevamo intorno.

Mettendo via l'oggetto, il principe s'inginocchiò al mio fianco e poi tolse il fermaglio a forma di camelia della principessa dalle dita rigide del brunetto, porgendomelo. «André, guardami, ti prego. Abbiamo bisogno di te, adesso

Presi un profondo respiro e voltai la testa nella sua direzione, guardandolo attraverso la vista offuscata e mezza cieca con una faccia atona, priva di inflessioni, di paura o disperazione. Solo distante.

Mi mise il fermaglio fra le mani. «Credi di poter usare lo stesso incantesimo di localizzazione di Rhod?» Non risposi, almeno non subito. «Pensi di... di potercela fare?» Mi guardò dritto negli occhi, sapendo bene che usare ancora la magia mi avrebbe indebolito ancora più di quanto fossi. Mi trascinavo a stento.

«Sbrigatevi! Stanno arrivando!» sibilò Cyran, davanti a noi per farci scudo. Le gambe di Rhod erano guarite fino ai talloni. Mancava solo metà del piede. Il bosco tutt'intorno a noi sussultava e ondeggiava, come se un'intera orda stesse arrivando e già a distanza facesse vibrare fauci e artigli.

Presi il fermaglio dalle dita del principe. «Posso provarci. Intanto, puliscigli la ferita sul collo.» Lo squarcio sulla gola sgozzata di Rhod si era quasi completamente richiuso e la maggior parte del sangue si era riassorbito dentro alla pelle, ma ne restava ancora un bel po' incollato vicino al colletto della casacca che indossava.

Mentre il fulvo se ne occupava io strinsi fra le dita il fermaglio, aspettano di sentire qualcosa, ma non successe niente. Come aveva fatto Rhod? Durante l'assemblea nel castello di Akra, prima della partenza, aveva semplicemente toccato quell'oggetto e stabilito che sentiva di poter arrivare alla principessa. Aveva recitato qualche formula nella mente? Si era focalizzato su una sensazione in particolare?

Per arrivare a Lei | 𝑩𝒐𝒚𝒙𝑩𝒐𝒚 |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora