13. Quando mai qualcosa va?

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Francis


«E così, si tratta di una maledizione.» sintetizzai, dopo le sbrigative notizie che il mago ci aveva raccontato il giorno seguente alla sua cerimonia funebre mai conclusa. In effetti, ci eravamo svegliati da poco, ma il cieco ci aveva rifornito di cibo e di informazioni, portandoci perfino al centro del villaggio, in modo che ogni paesano potesse ringraziarci.

Ne ero stato piacevolmente stupito. Insomma, io non avevo fatto proprio nulla a parte farmi rapire, o stendere il Sacerdote di Somnus con un pugno. Tuttavia, mi ero impegnato nel rispondere ai loro ringraziamenti, nello stringere loro le mani, nell'elargire sorrisi. D'altra parte, se io ero quello che rispondeva al popolo, Cyran invece si rivolgeva alla parte femminile, gettando occhiolini e sorrisini a destra e a manca, premurandosi di scambiare maggiori attenzioni alle più... prosperose. Invece, il mago e l'erborista erano semplicemente rimasti indietro, a guardarci mentre noi ci prendevamo tutto il merito. Ma a loro non sembrava importare.

Mezz'ora dopo, saltammo in groppa ai nostri cavalli, gonfi di tutti i ringraziamenti ma ancora più stanchi di prima, assolutamente consapevoli del fatto che fossimo solo all'inizio del nostro viaggio, solo all'inizio di tutti i nostri guai. Gli zoccoli dei cavalli producevano un rumoreggiare lento e attutito, a contatto con la terra. Ed io cavalcavo accanto a Cyran, dietro ai nostri due accompagnatori. Ogni tanto rimpiangevo il fatto che il re non ci avesse fornito un'adeguata scorta, ma sapevo che era meglio così. Salvare la principessa era una cosa che dovevo fare io. Una cosa che dovevamo fare noi.

Mi fermai dinnanzi all'uscita del villaggio, voltai appena il busto indietro, intravedendo oltre le mie spalle le figure del mago e dell'erborista e, dietro di loro, i paesani che ci salutavano con le mani alzate. Sorrisi, ricambiai il cenno con la mano e dopo, da una delle sacche di cuoio che i cavalli trasportavano, presi la mappa dei territori a sud del Continente Meridionale. La srotolai, facendo attenzione a non rompere la carta ingiallita, per poi rivolgere un attento sguardo ai nomi d'inchiostro che costellavano la mappa, tanto minuscoli da lasciar capire da sé l'impegno che il disegnatore doveva averci profuso.

«Abbiamo due possibilità.» esordii, tracciando con un dito le strade possibili, dal villaggio fino al prossimo luogo nel quale fare sosta. «Potremmo seguire i piccoli villaggi limitrofi, oppure fermarci un po' di più nella metropoli di Kijani.»

«E incontrare altri svitati fanatici?» sbottò il mercenario, stringendo con una mano la briglia e con l'altra facendo un cenno di diniego. «Non ho mai frequentato alcuna ragazza di Kijani... sarà ora di farlo?» sghignazzò fra sé, pur platealmente, come se sbandierare ai quattro venti tutte le sue avventure fosse interessante. Alzai gli occhi al cielo.

«Penso che riposarci sia una motivazione più... consona alla situazione.» replicai, senza riuscire a nascondere una traccia di stizza e di... qualcos'altro. Non avevo dimenticato ciò che era successo tempo prima al lago, così come non avevo dimenticato che mi aveva salvato. Non sapevo cosa pensare del mercenario: bello da far paura, feroce quasi, ma volgare e rozzo in un modo che mi faceva arricciare il naso tutte le volte che parlava.

«Vada per Kijani.» André liquidò così quel principio di battibecco, mentre il mercenario si chiedeva sottovoce cosa volesse dire "consona". Io invece, rimasi in silenzio davanti alla seccata impassibilità dell'erborista. Così aprii la sacca per mettere al suo posto la mappa dei territori a sud, e mi accorsi con terrore che invece, quella del Continente Sconosciuto, alias Regni del Caos, mancava.

«Oh no...» mormorai. «Dov'è la mappa del Continente Sconosciuto?!» mi bloccai.

«Ce-ce... l'ho io.» balbettò alle mie spalle il mago, la testa china, poiché evidentemente temeva che lo rimproverassi. Invece, mi limitai a buttare fuori un sospiro di sollievo.

Per arrivare a Lei | 𝑩𝒐𝒚𝒙𝑩𝒐𝒚 |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora