7. Cervello fra i capelli

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André 

Tutti i sensi scattarono sull'attenti, ma il mio corpo rimase perfettamente immobile. Solo i miei occhi corsero verso Rhod, le pupille che saettavano sulla sua figura, cercando di escogitare un piano silenzioso insieme a lui. Eppure, il mago non ricambiava la mia occhiata: il suo sguardo era incollato sui quattro uomini. Fu in quel momento assurdo, mentre i briganti ci fissavano, pronti ad attaccare, che l'osservai attentamente. Portava i capelli color castagna molto corti ma, ai lati del viso, all'altezza delle tempie, due treccine sottili gli contornavano il volto, lunghe fino al petto; aveva gli occhi sottili, sembrava quasi che provenisse da qualche zone dell'oriente, eppure le iridi erano di un blu oltremare così intenso che pareva quasi che la magia potesse schizzargli fuori dallo sguardo in qualsiasi momento.

Ed effettivamente era così. Sulla punta dei suoi capelli iniziarono a formarsi delle scintille blu, simili a scoppiettii piccoli e luminosi, dimostrando quanto fosse pronto ad usare un qualche incantesimo letale; le labbra strette e a forma di cuore erano tirate in un'espressione contrita e colma di tensione; gli occhi assottigliati guardavano i nuovi arrivati, torvi. Il mago sembrava una molla pronta a scattare.

E nello stesso istante in cui lui si preparava a far combaciare i palmi delle mani, i briganti compresero.

«E' UN MAGO! Presto, allontanategli le mani!» E tutti si gettarono simultaneamente sul corpo gracile del bruno. Non fece in tempo ad unire i palmi che un uomo lo scaraventò al suolo, bloccandogli il braccio sinistro, ed un altro si occupò di quello destro. Mentre gli tappavano la bocca, lui sputò una serie di insulti molto coloriti e li fissò con uno sguardo furente. Non balbettava più.

Mi alzai in piedi, pronto a correre per dargli una mano, ma subito, quello che mi sembrò il capo dei briganti, mi puntò il pugnale sulla gola.

«Non ti muovere.» mi intimò, puntellandomi il collo con la lama. Abbassai gli occhi prima sull'arma, poi sul viso del brigante. Il suo era uno di quei classici volti dall'età indefinibile: avrebbe potuto avere una trentina d'anni come una sessantina; la barba era ispida ed incolta e l'espressione stupida tradiva un accenno di furbizia. In ogni caso, la sua minaccia non mi faceva né caldo né freddo. Lo guardai come guardavo ogni altra persona e rimasi in silenzio. Lui si voltò verso i suoi sgherri e mi indicò con un cenno del capo. «Legatelo e prendete tutto quello che hanno.»

Due scagnozzi si mossero simultaneamente come fossero una persona sola, dirigendosi verso le borse e i cavalli con dei sorrisoni in volto, sfregandosi le mani. Uno mi legò le braccia dietro la schiena, stringendomi i lacci intorno ai polsi talmente forte che probabilmente riuscì a fermarmi la circolazione. Non ci feci caso, avevo subito cose peggiori, per cui non mi scalfivano neppure. Invece, spostai lo sguardo sul mago, che aveva gli occhi iniettati di furore.

Lo studiai per qualche minuto, stranito. Quando i briganti si erano gettati in massa su di lui mi ero sentito inquietato, quasi... spaventato. Possibile? Io, che non sentivo il morso di quella paura disperata e angosciante da anni, mi ero sentito spaventato nel vedere quel corpicino piccolo, sopraffatto dalla brutalità dei briganti. Quasi mi venne da ridere. Quasi.

E allora rimasi a guardarlo, senza capire quelle mie sensazioni.

Avevano legato le mani anche a lui, ma alle estremità opposte di un lungo ramo d'albero, in modo che le mani restassero cautamente lontane fra di loro. Questo perché le leggende dicevano che i maghi potessero usare i propri poteri solo unendo i palmi delle mani. Pensavo fossero solo delle dicerie stravaganti, anche perché non conoscevo alcun mago, ma in quel momento ne ebbi la conferma. Dal modo in cui Rhod li guardava, mi chiesi che cosa avrebbe mai potuto fare, se fosse stato libero.

Per arrivare a Lei | 𝑩𝒐𝒚𝒙𝑩𝒐𝒚 |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora