Rhod
Correvo.
Sapevo che, fino ad un minuto prima, c'erano state le fiamme, che ci avevano avvolti con la forza devastante di un'esplosione, con la ferocia di un drago impazzito che spalanca le fauci con l'intenzione di uccidere. Ricordavo anche con chiarezza cos'era accaduto dopo.
Senza che mi concentrassi, senza che chiudessi gli occhi per ricorrere all'ultimo briciolo di forza che mi era rimasta, lasciai che tutto accadesse spontaneamente. Quando avevo percepito il pericolo, quando avevo capito che di tutti gli abitanti non sarebbe rimasta che cenere, il formicolio nelle mani mi aveva colto alla sprovvista. Avevo pensato alla paura devastante e agonizzante del rimanere solo, l'unico sopravvissuto. Avevo persino pensato che sarebbe rimasto anche il mercenario, e che io, assieme a lui, avrei dovuto reggere il peso di una colpa così grande.
Quegli orribili timori avevano risvegliato in me qualcosa di così improvviso, di così istintivo, che le mie mani avevano agito da sole: unendosi con uno schiocco, manifestando una forza abbastanza grande da resistere alle fiamme, avevano dato vita ad uno strano tipo di barriera.
Eppure, che tutti si fossero salvati o meno, io non potevo saperlo. La mia mente e il mio corpo, già duramente provati dallo scontro con gli orchi, non avevano retto altri sforzi. Sapevo di essere crollato, così come sapevo che la vita aveva abbandonato il mio corpo.
Quello che non sapevo, era perché stessi correndo.
Ma era più forte di me, non riuscivo a fermarmi e, soprattutto, non volevo. Il mio corpo non voleva. Così, mi limitai ad osservare quello che mi circondava, pur continuando la mia corsa.
Mi trovavo in un corridoio, abbastanza lungo da non vederne la fine. Le pareti erano costruite in semplice pietra grezza ed incastonate ad esse c'erano una serie di torce accese che illuminavano fiocamente l'ambiente. Le fiamme, ad ogni mio movimento, gettavano luci sinistre lungo le pareti. Di sfuggita, notavo anche che fra le pietre, ogni tanto si scorgeva il luccichio di qualcosa, come se sotto di esse si trovassero gemme preziose.
Era un luogo un po' lugubre, ma la cosa peggiore era che, alle mie spalle, era impossibile vedere il fondo del corridoio, perché al suo posto c'era un buio fitto ed impenetrabile.Mi accorsi in fretta che più correvo, più il buio dietro di me si infittiva.
Peggio, pian piano, le torce si spegnevano. Eppure, come se fosse stata l'unica cosa importante da fare, continuai a correre. L'idea di fermarmi non mi sfiorò neanche quando la gola e i polmoni iniziarono a bruciare, doloranti, urlando pietà. Le gambe si muovevano da sole, l'oscurità alle mie spalle si avvicinava sempre di più, il fuoco si estingueva crepitando. Gli unici suoni erano i miei passi e il mio ansimare confuso, unito al suono delle torce che si spegnevano all'improvviso. Non mi chiesi perché corressi.
Dentro di me, sapevo benissimo di non star semplicemente agitando le gambe. Io stavo fuggendo dal buio. Anzi, da qualcosa che si nascondeva dentro di esso. Esattamente, non avevo idea di cosa, ma avevo l'amara sensazione che se mi fossi fermato a vedere, le conseguenze non sarebbero state piacevoli.
Così, persistetti in quella che mi sembrava una fuga disperata, sentendo i polpacci tremare, sensazione che mi spinse a rallentare pian piano la corsa. Mi guardai indietro: la tenebra era più vicina di quanto pensassi, ma nulla si distingueva all'interno di essa. Eppure, si avvicinava con una calma ed una velocità innaturale, inquietante.
Perciò non rimasi più a guardarla. Mi voltai, rallentando appena per riprendere fiato, appoggiando una mano contro il corridoio, lasciandola scivolare lungo le pareti. Fu così che percepii sotto alle dita la pietra fredda e dura. Di solito, quando sognavo o avevo una visione, non era mai abbastanza potente da farmi percepire forti sensazioni quali il tatto o il gusto. Ma in quel momento potevo chiaramente constatare quanto la pietra fosse gelida, o quanto il vento che spirava alle mie spalle fosse ghiacciato.
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Per arrivare a Lei | 𝑩𝒐𝒚𝒙𝑩𝒐𝒚 |
MaceraCOMPLETATA (Capitoli: 38/38) || BOYXBOY - R18 || Dal capitolo 14: Ero stregato. Stavo baciando un principe che era già promesso ad un'altra. Stavo baciando un ragazzo che, con quegli occhi temporaleschi, era il rovescio del mio malefico potere. St...