Capitolo 17

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"È la notte dei coltelli"

dico quasi balbettando, il mio corpo è ricoperto da un tremolio. È vero. Sta succedendo. Le teste d'acciaio entrano nella cella facendo un gran baccano. Lei mi afferra e mi spinge indietro. Si mette davanti a me e mi protegge con il suo corpo, mentre valuta la situazione. Sono sconvolta dalla situazione da non accorgermi che Zulema sta facendo di tutto per aiutare me. Sento urla, grida di dolore, bestemmie e ancora urla. Serro gli occhi aspettandomi il peggio quando mi sento afferrare per la felpa e mi ritrovo fuori dalla cella. Lei mi guarda preoccupata, non per sé stessa ma per me. Annuisco per farle capire che sto bene. Sto bene. Reagisci Maca. Due in divisa stanno per agguantarci quando Altagracia si intromette "Loro due no. Erano con me"

Mi affianco a Zulema mentre entrambe guardiamo quello che ci sembra un grandissimo massacro "Che significa?" Le chiedo. I nostri occhi sono rapiti fa scene di maltrattamenti del tutto immotivati.

"Unai.. era un secondino. Le detenute lo hanno ammazzato mentre noi eravamo.. beh lo sai" mi spiega brevemente. Mentre noi stavamo immerse prima nella merda di gallina e poi nella nostra. "Senti, non ti nascondo che mi hai spaventata.. Che cosa volevi dire con è la notte dei coltelli?"

"Che se non chiamiamo Castillo qui si faranno giustizia da soli" tutti escono, compresa Altagracia e restiamo da sole nel corridoio centrale. Corro nel bagno e lei mi insegue. So che non mi ha capita ma si fida abbastanza da non lasciare il mio fianco.

"Che stai facendo?" Mi chiede controllando ogni minimo movimento. Tiro su la manica e affondo il braccio nel water, ne tiro fuori un sacchetto con dentro un cellulare "Maca!" Mi chiama e dall'intonazione capisco subito che qualcosa non va. Alzo la testa e incontro le cinesi, ma non Akame. Appoggio il telefono sul bordo del water e mi tiro su in piedi. Zulema non abbandona nemmeno per un secondo il mio fianco.

"Zulema e Macarena avete osato affrontare Akame è il momento di pagare il vostro debito: una di voi affronterà ciò che le aspetta in lavanderia" annuncia una di loro senza alcuna intonazione. È questo che mi mette i brividi. La totale assenza di umanità nelle sue parole.

"Che cosa?" Le chiedo io.

"Il vostro destino"

Zulema si mette davanti a me. Lotterà. Ma non è giusto perché siamo in questo casino a causa mia. Non permetterò che le facciano del male. Se lottiamo finisce che entrambe la pagheremo cara. "Vattene" le sussurro.

"No" nessuno è capace di schiodarla da lì. Ma cosa siamo noi? Non lo so. Ho smesso di chiedermelo perché ogni volta sembra più difficile rispondere.

Le metto una mano sul fianco e la faccio voltare per guardarmi "Va via di qui" insisto sicura di quello che sto dicendo. Non mi mostro debole, fragile, vulnerabile. Non le mostro che ho paura per lei. Non glielo faccio capire.

Scuote la testa guardandomi negli occhi "No" è così dannatamente testarda, cocciuta e stramaledettamente bella.

Mi volto verso la più anziana "Vengo io, è tutto partito da me. Portatela via" non glielo chiedo, lo ordino. Senza avere la certezza che mi aiuterà nella mia richiesta. Per mia sorpresa lo fa, con un cenno leggero della mano due di loro avanzano nella direzione di Zulema.

Alza le mani per arrendersi. Lo so che è incazzata con me. Lo so che non sta accadendo ciò che vuole. Non me ne frega un cazzo "Non toccatemi ce la faccio anche da sola" prima di uscire si blocca. Sappiamo entrambe che se si voltasse per guardarmi anche solo per un secondo non uscirebbe più. Perciò non lo fa. Esce. Pur sapendo che questa sarà l'ultima volta che ci vedremo. Mi ritrovo da sola.

C'era una voltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora