Capitolo 31

204 18 28
                                    

Non mi disse mai quello che si erano detti in infermeria e io non glielo chiesi, un po' per paura della risposta ma soprattutto perché era una cosa che riguardava solo lei. Stava affrontando il suo demone nella battaglia finale, l'assassino di sua figlia, e mentre vagavo per i corridoi messi a soqquadro dalle mie compagne ricordo perfettamente la sensazione di inadeguatezza che mi perseguitava. Avevo paura che si sarebbe persa compiendo un altro omicidio. Avevo paura che l'ennesimo atto macabro l'avrebbe spinta maggiormente nell'oscurità. Ricordo anche che una parte di me, quella più oscura, era d'accordo con lei, la parte di me che è più simile a lei era perfettamente in linea con il suo pensiero. Come sempre avevo una lotta interiore e la testa piena di pensieri.

Ma quel giorno non c'era solo questo problema.

Quel giorno persi l'unica persona più simile ad una mamma che ho mai avuto all'interno di quel carcere.

Sole.

Lei voleva morire dignitosamente e ci chiede aiuto. Chiese aiuto alla sua famiglia. Così ci radunammo tutte nella cella e Saray compì il gesto di compassione che le acconsentì di passare oltre.

Fu molto triste, nessuna di noi riuscì a fermare le lacrime.

Sole era migliore di tutti noi messi assieme.

La nostra coscienza, la nostra spalla, il nostro porto sicuro.

Nel caos delle detenute a zonzo per il carcere, rimanemmo in silenzio accanto al suo corpo che giaceva sereno sulla sua brandina.

Una detenuta, una delle mie sentinelle mi viene a chiamare "Maca! Zulema.." soffiava dalla corsa "..in mensa"

Tutte ci alziamo di colpo e ci precipitiamo lì. Con mia grande sorpresa, un bel gruppo di noi si è radunato in un punto preciso. Mi faccio spazio e, con altrettanto stupore, vedo Zulema che tiene sotto tiro Sandoval in mezzo al cerchio. Per un istante incrocia il mio sguardo. Non l'ha ucciso. Alza in aria un paletto di legno appuntito sporco del sangue di Hierro. Una detenuta lo afferra e lo pianta nello stomaco di Sandoval. Il paletto viene passato come un testimone in mano a molte e ognuna infligge la giusta punizione a quel bastardo. Dopo poco Sandoval, o quello che ne resta, si inginocchia in fin di vita. Zulema si accuccia e con la canna della pistola lo spinge appena. Il suo corpo cade inerme sul pavimento in una pozza di sangue.

Sandoval era morto.

Alziamo tutte le mani al cielo in segno di vittoria.

Sapevamo che presto sarebbero entrate le teste d'acciaio e avrebbero fermato la rivolta. Ma ci restava un'ultima questione da risolvere.

Portiamo il corpo di Sole in mezzo al cortile e con torce di fuoco le celebriamo il funerale più grande e dignitoso della storia. Ci sediamo in cerchio, tutte noi, l'intero carcere femminile si riunisce attorno al focolare. Sono seduta accanto a Riccia e a Tere. Ci prendiamo tutte per mano e restiamo in assoluto silenzio.

Ricordo una sensazione di pace. Era tutto finito. Riuscii finalmente a respirare. Ma c'è stato un preciso momento in cui sentii l'esigenza di voltarmi indietro e di incrociare due occhi verde smeraldo. Lei era in fondo al gruppo e mi stava già guardando. Ci scambiammo un leggero sorriso complice e poi lei alzò gli occhi al cielo, io capii subito a chi stesse pensando: Fatima.

Entra la swat, l'esercito, la polizia.. so perfettamente che mi considereranno colpevole di essere a capo della rivolta. Ma non mi importa. Ho fatto quel che andava fatto. Non opponiamo resistenza, sappiamo che siamo messe alle strette. Nel giro di un'ora io e Zulema finiamo in isolamento.

Questa cella mi è maledettamente familiare "Cazzo mi mancava un sacco!"

"L'isolamento, Bionda?" Sento la sua voce venire dal bocchettone dell'aria.

C'era una voltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora