"Lasciati andare.. solo questa volta"
Le sue mani stringono saldamente i miei fianchi. Punta lo sguardo nel mio cercando un consenso che non sono sicura sia giusto darle.
"Perché?" Perché dovrei farlo? Perché io? Perché noi? Perché per lei è così importante che io lo faccia? Perché è così tanto difficile? Perché la amo quando non dovrei? Semplicemente perché.
Si morde appena il labbro insicura se rispondermi o meno "Perché ne ho bisogno" alza una mano e mi accarezza il viso "Ho bisogno di te, Macarena" davanti a me non c'è lo scorpione più temuto del carcere. C'è una sposa bambina, c'è una ragazzina che ha subito dei maltrattamenti da parte di adulti vicino a lei, c'è una giovane donna violentata, c'è una madre che ha visto sua figlia stuprata. C'è un cumulo di pezzettini di una persona che tempo fa era Zulema.
Le afferro il viso e dolcemente la bacio, intensifica intrecciando la lingua con la mia mentre il getto d'acqua continua a piovere sulle nostre teste. Le tolgo la felpa e la camicia ormai fradicia e lei, presa dalle mie labbra sulle sue, mi lascia fare. Le mie mani tornano sul suo viso e le sue continuano a cingermi i fianchi spingendomi contro la parete piastrellata. Le sue labbra scendono lungo il mio collo e si fanno spazio per tutta la mia scollatura. Provo emozioni sempre nuove con lei, sempre più forti. Ma per come la vedo io, questa volta è lei che ha bisogno di essere al mio posto. Perciò inverto velocemente le posizioni, lei si sorprende mentre le strappo via la canottiera ed è la prima volta che la vedo quasi nuda. Nei suoi occhi leggo solo desiderio di andare oltre. Non c'è più timidezza. La voglia di smettere di soffrire è più forte della sua riservatezza. Spingo il mio corpo nudo contro il suo, facendo scontrare i nostri seni. La bacio sempre più intensamente, sempre più appassionatamente. La voglio. Non ho mai smesso di volerla. Lei però è rigida quando inizio a passare le mani lungo il suo corpo. Appoggio le labbra sul suo orecchio e le sussurro "Lasciami fare" una mano si intrufola sotto l'elastico e sfioro la sua apertura. Le scappa un leggero gemito ma è ancora rigida. "Sono io.. lascia che ci pensi io" continuo a sussurrarle mentre con le labbra faccio un percorso intorno al suo collo. Con una mano penso al suo seno denso e perfetto mentre con l'altra stimolo l'esterno della sua parte più sensibile. Cerca di soffocare i gemiti mentre la sento gradualmente rilassarsi. Appoggio la fronte contro la sua nel momento esatto in cui entro con due dita. Inizio un movimento rapido e costante, punta lo sguardo nel mio mentre le sue mani tengono il mio polso più vicino a lei possibile e il suo respiro si fa sempre più pesante. Sentirla in questo modo è una cosa nuova per me, sentirla gemere di piacere grazie a me è qualcosa che ancora mi sorprende. Ansimo con lei. Gemo con lei. Provo piacere con lei. Sento le sue pareti stringersi e viene dopo pochissimo soffocando il mio nome. La bacio intrecciando le nostre lingue mentre accompagno l'orgasmo e poi sfilo le dita. Appoggio la fronte contro la sua e chiudiamo gli occhi.
Ricordo che in quel momento avevo due consapevolezze: che l'amavo più di chiunque altro e che avevo appena commesso l'ennesimo errore.
So perfettamente che a momenti mi spezzerà. Lo fa sempre. Per questo la anticipo. Mi stacco da lei senza dire una parola, strizzo i capelli e avvolgo il mio corpo con l'asciugamano. Non la guardo negli occhi. Non posso permettermelo. Proprio non posso.
La sento coprirsi a sua volta e avvicinarsi lasciandomi dello spazio "Dove stai andando?" Il più lontano possibile ma, visto che siamo in carcere, non è molto.
Gli occhi mi si riempiono di lacrime "Io non ce la faccio" Non mi ha mai vista così spezzata a causa sua. Lei è la soluzione ma anche la causa della maggior parte dei miei problemi.
Mi rivesto velocemente "Stai dicendo che non lo vuoi?" Mi chiede costringendomi a guardarla.
Scuoto la testa "Lo voglio.." le sfioro il viso con le mani e le porto una ciocca di capelli bagnata dopo l'orecchio. È davvero bellissima "..non hai idea di quanto lo voglio" mi perdo nei suoi occhi così profondi "..Sto dicendo che non posso" scuoto la testa mentre le lacrime iniziano a offuscare la mia vista "Sei un casino e ogni volta mi trascini dentro. Lo fai sempre. Mi attiri con un comportamento e poi mi respingi"

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C'era una volta
FanfictionMacarena racconta a sua figlia Sofia la favola delle due guerriere che si odiavano.. ..la piccola non sa che questa non è altro che la storia di sua madre. CIAO AMICI.. SONO TORNATA! Spero che questa storia costruita principalmente sugli avvenime...