Capitolo 2

240 21 10
                                        

OGGI

"Mamma, ma la guerriera mora perdonò mai la guerriera bionda?" Sofia spera con tutta se stessa in una risposta positiva, glielo leggo in quello sguardo da sognatrice.

"Amore ti dirò la verità.. non fu affatto semplice. Quelle due avevano molto da farsi perdonare a vicenda!" Cerco di essere più onesta possibile "Da quel giorno passò una settimana di totale silenzio.. non si salutavano nemmeno!" Esclamo e lei spalanca gli occhioni "Ma poi, un giorno, il destino decise di aiutarle.. si ritrovarono a lavorare nelle cucine del grande castello"

DIECI ANNI PRIMA

Zulema non mi rivolge nemmeno lo sguardo da esattamente una settimana. Passa tutto il suo tempo con Saray che si divide tra noi e lei. Oggi ci ritroviamo tutte a lavorare in cucina, questo carcere propone diverse attività di reinserimento nella società che giornalmente cambiamo. Oggi ci tocca cucinare o, per meglio dire, ci tocca fare le servette di Antonia che detta legge dietro ai fornelli.

Pelo le patate e mi concentro sul mio lavoro cercando di staccare la testa il più possibile, l'ansia della vendetta di Zulema mi toglie ore di sonno e inizio ad accusare la stanchezza. Finisco la cesta e faccio un fischio ad Altagracia, una guardia del carcere e una vera stronza "Capo.. sono finite. Che faccio?"

"Va a prendere un'altra cassa in dispensa" mi indica il montacarichi. Mi pulisco le mani in uno strofinaccio e sto per avviarmi quando sento "Zahir, aiuta Ferreiro" mi si congela il sangue nelle vene.

Guardo Zulema che per la prima volta mi regge lo sguardo "Non è necessario, ce la faccio" provo a uscire da questa bruttissima situazione.

"Non ti preoccupare, Biondina, ti aiuto volentieri" Zulema viene nella mia direzione e schiaccia il pulsante del montacarichi. Mi rendo conto che ormai le cose sono decise e la affianco. Il suo tono si fa un sussurro "Paura di morire nella dispensa, Macarena?"

Deglutisco a fatica e le rivolgo uno sguardo indifferente "Pensa Zulema.. ti sto dando anche l'occasione perfetta" avvicino il mio viso al suo in segno di sfida "Se fossi in te non esisterei a coglierla" la spiazzo, le porte si spalancano dandole l'opportunità di entrare e darmi le spalle.

Entro dopo di lei, le porte si chiudono alle mie spalle e sento che scendiamo. Il montacarichi fa un rumore metallico strano e improvvisamente si blocca. Merda.

Inizio a premere qualsiasi bottone che vedo maledicendo il destino e il karma negativo ma mi devo presto arrendere all'evidenza "Siamo bloccate, cazzo!"

Lei scoppia a ridere amara, si sente scomoda quasi quanto me "Cristo Macarena grazie per questa notizia perché da sola non c'ero proprio arrivata" risponde pungente rimanendo in piedi nella stessa posizione "Vedrai che se ne accorgeranno e lo faranno ripartire" si ma quando? Non mi va di restare bloccata con lei in due metri quadrati di spazio. Le probabilità di un omicidio si sono rapidamente moltiplicate.

Mi siedo a terra con la schiena attaccata alla parete, qualcosa mi dice che sarà una cosa lunga.

Passa un po' di tempo, potrebbero essere ore intere o cinque minuti non saprei dirlo perché il disagio che provo mi fa totalmente perdere il senso del tempo. Lei è rimasta nella stessa posizione, sembra annoiata più che in difficoltà, o forse sta fingendo molto bene.

Decido di togliermi questo dubbio lamentandomi, spezzando così il silenzio "Siamo chiuse qui da troppo tempo, porca troia"

"Anche a me non entusiasma l'idea di stare qui chiusa con te" mi risponde con sufficienza.

C'era una voltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora